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Home » Politica » Addio signora Italia, l’onda di una presidente della Repubblica donna s’infrange sul no del Pd

Addio signora Italia, l’onda di una presidente della Repubblica donna s’infrange sul no del Pd

Dopo la sesta votazione i due partiti maggioritari di Lega e Movimento 5 stelle avevano aperto al campo delle donne, senza fare un nome: "Una donna in gamba" le parole di Salvini, "Una donna Presidente delle Repubblica" quelle di Conte. Ma il Partito Democratico si tira indietro e chiude a una donna la strada del Quirinale

Sofia Francioni
29 Gennaio 2022
Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
02-06-2021 Roma, Italia
Politica
Concerto cerimonia al Quirinale per la Festa dell Repubblica
Nella foto: Elisabetta Belloni direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis)

Photo Mauro Scrobogna /LaPresse
June 02, 2021  Rome, Italy
Politics
Concert ceremony at the Quirinale for the Republic Day
In the photo: Elisabetta Belloni Director General of the Department of Information for Security (Dis)

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse 02-06-2021 Roma, Italia Politica Concerto cerimonia al Quirinale per la Festa dell Repubblica Nella foto: Elisabetta Belloni direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) Photo Mauro Scrobogna /LaPresse June 02, 2021  Rome, Italy Politics Concert ceremony at the Quirinale for the Republic Day In the photo: Elisabetta Belloni Director General of the Department of Information for Security (Dis)

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Questa volta non ci sono dubbi: il Partito Democratico si è opposto alla logica di trovare un accordo per il futuro presidente della Repubblica circoscrivendo la scelta sulla base del genere e partendo dalla necessità che fosse una donna. Dopo la fine della sesta votazione, il 28 gennaio, alle 20 il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5S Giuseppe Conte hanno fatto sapere che i due maggiori partiti del Parlamento (rispettivamente 212 e 235 Grandi Elettori) erano d’accordo su quale dovesse essere il criterio dietro la scelta del nome: “Eleggere una donna, ma in gamba“, ha detto Salvini di fronte ai giornalisti. Mentre Conte, più vago, ha parlato speranzoso soltanto di “una donna presidente della Repubblica: potrebbe essere arrivato il momento”.

Ed ecco, però, che il Pd, invece che rispondere sul punto e dunque sulla necessità/ debito storico di eleggere una presidente donna, denuncia una fuga in avanti e ci si barrica dentro. La scelta è impraticabile perché non concordata: “l’iniziativa di Giuseppe Conte, che d’intesa con Matteo Salvini annuncia di voler lavorare a una presidente della Repubblica donna, non è stata concordata al tavolo del centrosinistra. Il Pd ha accolto con sconcerto la fuga in avanti di Conte”, fanno sapere da fonti del Nazareno.

A cui fa eco, allineandosi, il ministro degli Esteri pentastellato Di Maio, che dichiara: “Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l’accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto”, dando già per scontato che – dopo Maria Elisabetta Alberti Casellati e prima che i due leader lo rivendicassero – anche il nome della presidente del Dis Belloni fosse già bruciato.

Da Italia Viva, invece, Matteo Renzi, ignora la richiesta del comun denomitore al femminile per un nome al Quirinale e sposta l’attenzione sul nome: “Gira voce che Belloni stia arrivando a Montecitorio per incontrare i leader di maggioranza. Si sappia – dice intorno alle 21 del 28 gennaio – che un leader non la incontrerà: io. Ho grandissima amicizia, affetto, per lei ma non arrivo al punto di immaginarla presidente della Repubblica, per il lavoro che fa”. A cui Salvini – immediato – risponde: “È incredibile l’agitazione di Matteo Renzi, perché lo terrorizza l’idea di una donna in gamba al Quirinale?“.

La domanda del leader della Lega è la stessa che rilanciamo al Partito Democratico: perché un campo largo (come richiesto dal segretario del Pd, Enrico Letta) non è stato quello delle donne? L’onda travolgente di una donna al Quirinale si scontra con quella della stabilità. Ma soprattutto contro il no di un partito che sa dare alle donne soltanto ruoli da vice.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Questa volta non ci sono dubbi: il Partito Democratico si è opposto alla logica di trovare un accordo per il futuro presidente della Repubblica circoscrivendo la scelta sulla base del genere e partendo dalla necessità che fosse una donna. Dopo la fine della sesta votazione, il 28 gennaio, alle 20 il leader della Lega Matteo Salvini e quello del M5S Giuseppe Conte hanno fatto sapere che i due maggiori partiti del Parlamento (rispettivamente 212 e 235 Grandi Elettori) erano d'accordo su quale dovesse essere il criterio dietro la scelta del nome: "Eleggere una donna, ma in gamba", ha detto Salvini di fronte ai giornalisti. Mentre Conte, più vago, ha parlato speranzoso soltanto di "una donna presidente della Repubblica: potrebbe essere arrivato il momento". Ed ecco, però, che il Pd, invece che rispondere sul punto e dunque sulla necessità/ debito storico di eleggere una presidente donna, denuncia una fuga in avanti e ci si barrica dentro. La scelta è impraticabile perché non concordata: "l'iniziativa di Giuseppe Conte, che d'intesa con Matteo Salvini annuncia di voler lavorare a una presidente della Repubblica donna, non è stata concordata al tavolo del centrosinistra. Il Pd ha accolto con sconcerto la fuga in avanti di Conte", fanno sapere da fonti del Nazareno. A cui fa eco, allineandosi, il ministro degli Esteri pentastellato Di Maio, che dichiara: "Trovo indecoroso che sia stato buttato in pasto al dibattito pubblico un alto profilo come quello di Elisabetta Belloni. Senza un accordo condiviso. Lo avevo detto ieri: prima di bruciare nomi bisognava trovare l'accordo della maggioranza di governo. Tutto ciò, inoltre, dopo che oggi è stata esposta la seconda carica dello Stato. Così non va bene, non è il metodo giusto", dando già per scontato che - dopo Maria Elisabetta Alberti Casellati e prima che i due leader lo rivendicassero - anche il nome della presidente del Dis Belloni fosse già bruciato. Da Italia Viva, invece, Matteo Renzi, ignora la richiesta del comun denomitore al femminile per un nome al Quirinale e sposta l'attenzione sul nome: "Gira voce che Belloni stia arrivando a Montecitorio per incontrare i leader di maggioranza. Si sappia - dice intorno alle 21 del 28 gennaio - che un leader non la incontrerà: io. Ho grandissima amicizia, affetto, per lei ma non arrivo al punto di immaginarla presidente della Repubblica, per il lavoro che fa". A cui Salvini - immediato - risponde: "È incredibile l'agitazione di Matteo Renzi, perché lo terrorizza l'idea di una donna in gamba al Quirinale?". La domanda del leader della Lega è la stessa che rilanciamo al Partito Democratico: perché un campo largo (come richiesto dal segretario del Pd, Enrico Letta) non è stato quello delle donne? L'onda travolgente di una donna al Quirinale si scontra con quella della stabilità. Ma soprattutto contro il no di un partito che sa dare alle donne soltanto ruoli da vice.
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