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Home » Politica » Arabia Saudita, l’attivista Salma al-Shehab condannata a 34 anni di carcere per i suoi tweet

Arabia Saudita, l’attivista Salma al-Shehab condannata a 34 anni di carcere per i suoi tweet

La sentenza è la più dura mai inflitta nel Regno agli attivisti per i diritti delle donne. Ma potrebbe non essere l'ultima

Marianna Grazi
17 Agosto 2022
Salma al-Shehab

Salma al-Shehab

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Una dottoranda dell’Università di Leeds (Regno Unito), che si occupa di assistenza sanitaria ed è madre di due bambini, è stata condannata a 34 anni di carcere in Arabia Saudita, la pena più pesante mai comminata a un’attivista per i diritti delle donne nel Regno, secondo quanto affermano ricercatori e attivisti.
Secondo la Freedom Initiative, un’organizzazione per i diritti umani con sede a Washington, Salma al-Shehab era in vacanza in Arabia Saudita nel gennaio 2021 e aveva programmato di tornare nel Regno Unito quando è stata arrestata.

La pena per Shehab: da 6 a 34 anni per i tweet

Salma al-Shehab
Salma al-Shehab

Inizialmente la giovane era stata condannata a sei anni di detenzione per i tweet che aveva pubblicato a favore dei diritti nel Paese. Ma in appello, la settimana scorsa, il Tribunale penale specializzato dell’Arabia Saudita ha aumentato la pena a 34 anni, oltre a un divieto di viaggiare per lo stesso lasso di tempo. Se questo non bastasse Salma al-Shehab potrebbe non essere la sola: da quando ha reso pubblica la sentenza di Al-Shehab, venerdì scorso, Bethany Alhaidari, responsabile del dossier saudita di The Freedom Initiative, ha dichiarato di aver ricevuto notizie attendibili di molte altre persone le cui sentenze sono state drasticamente aumentate durante i recenti appelli nei tribunali sauditi.

L’escalation nella repressione del dissenso

Inoltre, al momento dell’arresto di Al-Shehab nella Provincia Orientale del Regno, Alhaidari ha detto che ci sono state segnalazioni di centinaia di giovani donne detenute. Non è chiaro se siano state incriminate o quali siano le accuse, ma ci sono indizi che molte siano state arrestate per il loro uso dei social media, compresi i retweet o semplicemente l’uso di hashtag. Secondo gli osservatori, la sentenza sul caso della dottoranda dell’ateneo di Leeds rappresenta una marcata escalation nella repressione del dissenso da parte del principe ereditario Mohammed bin Salman e riflette il peggioramento della situazione dei diritti, nonostante alcune riforme che hanno fatto notizia negli ultimi anni.

To my knowledge: this is the longest sentence given to anyone, far exceeds the standard 25 years life sentence in international law (with the usual potential to get it reduced) https://t.co/WaVpEAtC3B

— هالة الدوسري (@Hala_Aldosari) August 14, 2022

“Questo è irrazionale, straziante e disastroso per le centinaia di donne detenute o che saranno detenute con accuse simili, di sostegno ai diritti o alla libertà”, ha twittato Hala Dosari, attivista e studiosa saudita. “Questo riflette anche una maggiore insicurezza del regime, sia all’interno che all’estero”. In un’intervista rilasciata nel 2014 alla Fiera internazionale del libro di Riyadh, Shehab, che ha due figli di quattro e sei anni, ha dichiarato che i giovani dovrebbero pensare a come servire al meglio il Paese con i loro studi. “Non pensate solo a come servire voi stessi. Pensate a come servire la società in base alle sue esigenze”, annunciava la ragazza, che all’epoca stava studiando per un master in odontoiatria. Più di recente, ha sostenuto sui social media l’attivista per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul, che è stata rilasciata dal carcere nel febbraio 2021, poco dopo la detenzione di Shehab.

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«Ho ricevuto un messaggio dalla scuola... hanno messo tutti i bambini in classe perché c’era dell’attività della polizia e il mio cuore è esploso di paura. Per fortuna non è successo niente perciò sto tornando a casa. Però l’idea che mia figlia di 7 anni, suona l’allarme a scuola e deve di corsa andare in classe e chiudersi a chiave... è assurdo.»

Dopo la preoccupazione, ha postato una nuova storia in cui ha rassicurato tutti, annunciando la buona riuscita dell’operazione.

#lucenews #lucelanazione #biancabalti
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Una dottoranda dell'Università di Leeds (Regno Unito), che si occupa di assistenza sanitaria ed è madre di due bambini, è stata condannata a 34 anni di carcere in Arabia Saudita, la pena più pesante mai comminata a un'attivista per i diritti delle donne nel Regno, secondo quanto affermano ricercatori e attivisti. Secondo la Freedom Initiative, un'organizzazione per i diritti umani con sede a Washington, Salma al-Shehab era in vacanza in Arabia Saudita nel gennaio 2021 e aveva programmato di tornare nel Regno Unito quando è stata arrestata.

La pena per Shehab: da 6 a 34 anni per i tweet

Salma al-Shehab
Salma al-Shehab
Inizialmente la giovane era stata condannata a sei anni di detenzione per i tweet che aveva pubblicato a favore dei diritti nel Paese. Ma in appello, la settimana scorsa, il Tribunale penale specializzato dell'Arabia Saudita ha aumentato la pena a 34 anni, oltre a un divieto di viaggiare per lo stesso lasso di tempo. Se questo non bastasse Salma al-Shehab potrebbe non essere la sola: da quando ha reso pubblica la sentenza di Al-Shehab, venerdì scorso, Bethany Alhaidari, responsabile del dossier saudita di The Freedom Initiative, ha dichiarato di aver ricevuto notizie attendibili di molte altre persone le cui sentenze sono state drasticamente aumentate durante i recenti appelli nei tribunali sauditi.

L'escalation nella repressione del dissenso

Inoltre, al momento dell'arresto di Al-Shehab nella Provincia Orientale del Regno, Alhaidari ha detto che ci sono state segnalazioni di centinaia di giovani donne detenute. Non è chiaro se siano state incriminate o quali siano le accuse, ma ci sono indizi che molte siano state arrestate per il loro uso dei social media, compresi i retweet o semplicemente l'uso di hashtag. Secondo gli osservatori, la sentenza sul caso della dottoranda dell'ateneo di Leeds rappresenta una marcata escalation nella repressione del dissenso da parte del principe ereditario Mohammed bin Salman e riflette il peggioramento della situazione dei diritti, nonostante alcune riforme che hanno fatto notizia negli ultimi anni.

To my knowledge: this is the longest sentence given to anyone, far exceeds the standard 25 years life sentence in international law (with the usual potential to get it reduced) https://t.co/WaVpEAtC3B

— هالة الدوسري (@Hala_Aldosari) August 14, 2022
"Questo è irrazionale, straziante e disastroso per le centinaia di donne detenute o che saranno detenute con accuse simili, di sostegno ai diritti o alla libertà", ha twittato Hala Dosari, attivista e studiosa saudita. "Questo riflette anche una maggiore insicurezza del regime, sia all'interno che all'estero". In un'intervista rilasciata nel 2014 alla Fiera internazionale del libro di Riyadh, Shehab, che ha due figli di quattro e sei anni, ha dichiarato che i giovani dovrebbero pensare a come servire al meglio il Paese con i loro studi. "Non pensate solo a come servire voi stessi. Pensate a come servire la società in base alle sue esigenze", annunciava la ragazza, che all'epoca stava studiando per un master in odontoiatria. Più di recente, ha sostenuto sui social media l'attivista per i diritti delle donne Loujain al-Hathloul, che è stata rilasciata dal carcere nel febbraio 2021, poco dopo la detenzione di Shehab.
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