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Home » Politica » Bullismo e omofobia a scuola: perché non parlarne è già una forma di discriminazione

Bullismo e omofobia a scuola: perché non parlarne è già una forma di discriminazione

Molto spesso sono proprio le scuole i luoghi dove, invece di imparare ad accettare e rispettare la diversità, si verificano aggressioni e molestie contro i ragazzi LGBTQ+. Ma i dati nazionali non ne parlano

Camilla Prato
7 Maggio 2021
giornata contro omofobia 17 maggio

Il ministero dell'Istruzione ha diffuso una circolare

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A volte, la discriminazione, non riguarda solo il fatto concreto, ma anche come quel fatto viene riportato e diventa un caso. Un esempio viene dagli studi e dalle ricerche statistiche sul fenomeno del bullismo: i numeri nazionali su questo fenomeno associato all’omofobia e trasnfobia, temi caldi del dibattito pubblico, sono ormai datati oltre che pochissimi. E chi dovrebbe trattarlo invece non lo prende neppure in considerazione.

L’ultimo report in merito è quello di Arcigay del 2010, che si occupava di bullismo omofobico nelle scuole secondarie di primo e secondo grado dell’Italia Centro-settentrionale. Già 11 anni fa i numeri parlavano chiaro: l’80% degli studenti dichiarava di sentir utilizzare termini volgari omofobici per offendere o prendere in giro i compagni, e oltre il 40% ha assistito ad atti di bullismo verso persone che sembravano non rispondere alle loro caratteristiche di genere. Nell’ultima ricerca Istat sul bullismo in Italia, risalente al 2014, questo tipo di vessazione discriminatoria non viene proprio presa in considerazione.

Per correre ai ripari, allora, alcune Regioni si sono mosse da sole. Un caso è quello dell’Umbria: una ricerca promossa nel 2020 dalla Regione, dall’Università degli Studi di Perugia e dall’associazione LGBT Omphalos su oltre 1300 studenti e studentesse riporta che, nelle scuole, circa 2 studenti su 10 vengono offesi o presi in giro per il loro orientamento sessuale (reale o presunto) o per come esprimono la propria femminilità o mascolinità. Questo tipo di atteggiamenti colpisce in particolare i maschi: 1 ragazzo su 10 è vittima di molestie fisiche o aggressioni, 1 su 15 viene insultato o preso in giro assiduamente e 1 su 20 subisce aggressioni frequenti.

Purtroppo anche in questo caso i dati raccolti sono uno specchio molto ridotto del fenomeno, perché delle 127 scuole presenti sul territorio umbro solo il 20% ha aderito alla ricerca, mentre circa la metà ha esplicitamente rifiutato. La mancanza di dati rappresenta un problema molto grave, che rispecchia il mancato interesse in un fenomeno attuale e diffuso che, quando analizzato, porta numeri allarmanti. Da un’indagine Doxa è emerso infatti che il 24% delle persone LGBT+ afferma di essere stato discriminato a scuola. Il luogo dove invece bisognerebbe imparare a rispettare le diversità.

Nella nuova proposta di legge, il noto Ddl Zan, all’art.6 c’è la proposta di stabilire una Giornata nazionale contro l’omotransfobia ogni 17 maggio, con iniziative organizzate dalle  amministrazioni pubbliche, dalle istituzioni ma anche dalle scuole. Questa proposta però è già stata criticata come un tentativo di introdurre ‘la teoria gender’ nelle scuole e di manipolare le menti dei più piccoli. BAsterebbe solo leggere con attenzione l’articolo, invece, per vedere che quelle previste per le istituzioni scolastiche, anche primarie, sono iniziative esclusivamente volte al contrasto delle discriminazioni e della violenza omofobica.

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Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
A volte, la discriminazione, non riguarda solo il fatto concreto, ma anche come quel fatto viene riportato e diventa un caso. Un esempio viene dagli studi e dalle ricerche statistiche sul fenomeno del bullismo: i numeri nazionali su questo fenomeno associato all'omofobia e trasnfobia, temi caldi del dibattito pubblico, sono ormai datati oltre che pochissimi. E chi dovrebbe trattarlo invece non lo prende neppure in considerazione. L'ultimo report in merito è quello di Arcigay del 2010, che si occupava di bullismo omofobico nelle scuole secondarie di primo e secondo grado dell'Italia Centro-settentrionale. Già 11 anni fa i numeri parlavano chiaro: l'80% degli studenti dichiarava di sentir utilizzare termini volgari omofobici per offendere o prendere in giro i compagni, e oltre il 40% ha assistito ad atti di bullismo verso persone che sembravano non rispondere alle loro caratteristiche di genere. Nell'ultima ricerca Istat sul bullismo in Italia, risalente al 2014, questo tipo di vessazione discriminatoria non viene proprio presa in considerazione. Per correre ai ripari, allora, alcune Regioni si sono mosse da sole. Un caso è quello dell'Umbria: una ricerca promossa nel 2020 dalla Regione, dall'Università degli Studi di Perugia e dall'associazione LGBT Omphalos su oltre 1300 studenti e studentesse riporta che, nelle scuole, circa 2 studenti su 10 vengono offesi o presi in giro per il loro orientamento sessuale (reale o presunto) o per come esprimono la propria femminilità o mascolinità. Questo tipo di atteggiamenti colpisce in particolare i maschi: 1 ragazzo su 10 è vittima di molestie fisiche o aggressioni, 1 su 15 viene insultato o preso in giro assiduamente e 1 su 20 subisce aggressioni frequenti. Purtroppo anche in questo caso i dati raccolti sono uno specchio molto ridotto del fenomeno, perché delle 127 scuole presenti sul territorio umbro solo il 20% ha aderito alla ricerca, mentre circa la metà ha esplicitamente rifiutato. La mancanza di dati rappresenta un problema molto grave, che rispecchia il mancato interesse in un fenomeno attuale e diffuso che, quando analizzato, porta numeri allarmanti. Da un'indagine Doxa è emerso infatti che il 24% delle persone LGBT+ afferma di essere stato discriminato a scuola. Il luogo dove invece bisognerebbe imparare a rispettare le diversità. Nella nuova proposta di legge, il noto Ddl Zan, all'art.6 c'è la proposta di stabilire una Giornata nazionale contro l’omotransfobia ogni 17 maggio, con iniziative organizzate dalle  amministrazioni pubbliche, dalle istituzioni ma anche dalle scuole. Questa proposta però è già stata criticata come un tentativo di introdurre 'la teoria gender' nelle scuole e di manipolare le menti dei più piccoli. BAsterebbe solo leggere con attenzione l'articolo, invece, per vedere che quelle previste per le istituzioni scolastiche, anche primarie, sono iniziative esclusivamente volte al contrasto delle discriminazioni e della violenza omofobica.
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