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Home » Politica » Il rosa si porta poco. Solo 15 le donne candidate a sindaco alle prossime elezioni amministrative

Il rosa si porta poco. Solo 15 le donne candidate a sindaco alle prossime elezioni amministrative

Domenica 12 giugno sarà "Election Day": gli italiani sono chiamati a esprimersi nei Referendum sulla giustizia e 9 milioni di elettori voteranno anche le nuove amministrazioni locali, in quasi mille comuni e 26 capoluoghi di provincia

Ettore Maria Colombo
9 Giugno 2022
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Solo 15 candidate in 26 capoluoghi di provincia

Il potere politico in Italia è saldamente in mano agli uomini: lo dimostrano anche le candidature alle prossime elezioni amministrative

In Italia il potere in generale e quello politico in particolare rimane saldamente in mano agli uomini. Poche le donne che si dedicano alla cosa pubblica. E così poche sono anche le candidate alle prossime amministrative: in tutto sono 15 a correre per la carica di sindaco nelle 26 città capoluogo di provincia (andranno al voto, il 12 giugno, per il primo turno, in totale, quasi mille comuni per 9 milioni di elettori) contro una sessantina di uomini, con un rapporto di 1 a 4. D’altronde, delle 26 città che andranno al voto (tra cui quattro capoluoghi di Regione: Genova, L’Aquila, Catanzaro, Palermo), solo due oggi sono governate da donne. Certo, meglio 15 candidate che nessuna. Nel 2021 le cose andavano peggio, tanto che nel Pd scoppiò un caso proprio per la mancanza di candidature rosa nelle grandi città, mentre quest’anno sono 9 le donne dem in pista nei capoluoghi di provincia.
Il segretario Enrico Letta, contento del passo in avanti del suo partito, ha voluto aprire la campagna elettorale per le amministrative presentando la squadra di donne e la portavoce delle donne dem, Cecilia D’Elia, dice: “Se va bene aumentiamo il numero di sindache, inoltre in lista le donne risultano poi tra le più votate” che è come dire unire l’utile al dilettevole…

L’eccezione Piacenza e le candidate principali

Nelle urne, in ogni caso, a queste elezioni amministrative, ci sarà solo una contesa tutta al femminile, nella città di Piacenza dove entrambi gli schieramenti puntano su due donne: la sindaca uscente di centrodestra, Patrizia Barbieri, viene sfidata da Katia Tarasconi, campo progressista.

Sono solo 15 le candidate sindache in 26 capoluoghi di provincia che eleggeranno le nuove amministrazioni comunali domenica 12 giugno. I candidati maschi sono invece una sessantina, in un rapporto 1 a 4

Ma a Viterbo e a Catanzaro, è Fratelli d’Italia a mettere in campo due donne che corrono, peraltro, fuori dallo schieramento del centrodestra e in solitaria per FdI. A Viterbo sarà Laura Allegrini che si propone il doppio match: contro la candidata sindaca del centrosinistra Alessandra Troncarelli e contro Claudio Ubertini, appoggiato da Lega e Forza Italia. Mentre a Catanzaro c’è Wanda Ferro, politica di destra di lungo corso, coordinatrice del partito, deputata, che dice: “Avere una leader come Giorgia Meloni fa la differenza: avendo situazioni complesse è lei che ha voluto schierare delle donne”.
La mappa delle candidate sindache vede le democratiche Stefania Pezzopane (deputata) a L’Aquila; Luisa Fasiolo a Gorizia; Patrizia Manasseno a Cuneo, Santa Scommegna a Barletta; Federica Fratoni a Pistoia; Piera Sommovigo a La Spezia, Barbara Minghetti a Como. Alcune sono gare davvero tutte in salita, come a Pistoia dove Federica Fratoni punta a restituire alla sinistra la città contro Alessandro Tomasi il sindaco uscente di Fratelli d’Italia.

A Lodi è la Lega a ricandidare la sindaca uscente Sara Casanova. Stefano Locatelli, responsabile degli enti locali leghisti premette: “Non ci siamo neppure posti il problema di donne e uomini, chi vale e ha capacità viene candidato”. E perciò le candidate sindache della Lega nelle città capoluogo di provincia sono appunto solo a Lodi e, in coalizione, a Piacenza. In totale, sono 5 nei Comuni superiori a 15 mila abitanti e 11 negli altri centri. I 5Stelle dove corrono da soli hanno presentato donne per guidare le amministrazioni: Silvia Cina a Cuneo; Maria Angela Carone a Barletta.

Le candidate delle liste minori in corsa

A far crescere la quota rosa delle candidate sindache nel mare magnum delle candidature ci sono le liste civiche o quelle di piccoli partiti. A Genova, ad esempio, ci sono due candidate sindaco, Antonella Marras per Sinistra insieme e Cinzia Ronzitti per il Partito comunista dei lavoratori; a Palermo c’è l’eurodeputata Francesca Donato, che è stata militante leghista fino al 2017, no vax e no Euro, ma che ora è appoggiata dall’ex pm Ingroia e la civica Rita Barbera, direttrice delle carceri Ucciardone e Pagliarelli. Sono oltre dieci, in totale, le candidate sindache civiche nelle altre città capoluogo, tra queste Lucia Olivotto, che è stata vicesindaca a Belluno e Adria Bartolich, ex deputata e sindacalista a Como. Una politica rosa pallido.

I dati dell’Anci e il pink power in Europa

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia

Del resto, anche i numeri generali parlano chiaro. Secondo un report del 2019 dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, le donne che ricoprono la carica di sindaco sono 1.065, il 13% circa dei 7.904 Comuni. Non solo. Nell’indice sull’uguaglianza di genere 2021, elaborato dall’Istituto europeo uguaglianza di genere, l’Italia è al 14esimo posto tra i 27 Stati membri; unica consolazione il fatto che l’Italia negli ultimi 20 anni ha fatto registrare i maggiori progressi nell’Unione. Nelle istituzioni più alte si registra infatti un’inversione di tendenza: nel 2018 risultano elette in Parlamento 334 donne, pari a circa il 35%, oltre la media europea del 32,8%. Scarseggiano in tutta Europa anche le leader di partito: sono il 26,1% e solo in Svezia e Finlandia sono più della metà. L’eccezione, in Italia? Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague

Solo 15 candidate in 26 capoluoghi di provincia

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L’eccezione Piacenza e le candidate principali

Nelle urne, in ogni caso, a queste elezioni amministrative, ci sarà solo una contesa tutta al femminile, nella città di Piacenza dove entrambi gli schieramenti puntano su due donne: la sindaca uscente di centrodestra, Patrizia Barbieri, viene sfidata da Katia Tarasconi, campo progressista.
Sono solo 15 le candidate sindache in 26 capoluoghi di provincia che eleggeranno le nuove amministrazioni comunali domenica 12 giugno. I candidati maschi sono invece una sessantina, in un rapporto 1 a 4
Ma a Viterbo e a Catanzaro, è Fratelli d’Italia a mettere in campo due donne che corrono, peraltro, fuori dallo schieramento del centrodestra e in solitaria per FdI. A Viterbo sarà Laura Allegrini che si propone il doppio match: contro la candidata sindaca del centrosinistra Alessandra Troncarelli e contro Claudio Ubertini, appoggiato da Lega e Forza Italia. Mentre a Catanzaro c’è Wanda Ferro, politica di destra di lungo corso, coordinatrice del partito, deputata, che dice: “Avere una leader come Giorgia Meloni fa la differenza: avendo situazioni complesse è lei che ha voluto schierare delle donne”. La mappa delle candidate sindache vede le democratiche Stefania Pezzopane (deputata) a L’Aquila; Luisa Fasiolo a Gorizia; Patrizia Manasseno a Cuneo, Santa Scommegna a Barletta; Federica Fratoni a Pistoia; Piera Sommovigo a La Spezia, Barbara Minghetti a Como. Alcune sono gare davvero tutte in salita, come a Pistoia dove Federica Fratoni punta a restituire alla sinistra la città contro Alessandro Tomasi il sindaco uscente di Fratelli d’Italia. A Lodi è la Lega a ricandidare la sindaca uscente Sara Casanova. Stefano Locatelli, responsabile degli enti locali leghisti premette: “Non ci siamo neppure posti il problema di donne e uomini, chi vale e ha capacità viene candidato”. E perciò le candidate sindache della Lega nelle città capoluogo di provincia sono appunto solo a Lodi e, in coalizione, a Piacenza. In totale, sono 5 nei Comuni superiori a 15 mila abitanti e 11 negli altri centri. I 5Stelle dove corrono da soli hanno presentato donne per guidare le amministrazioni: Silvia Cina a Cuneo; Maria Angela Carone a Barletta.

Le candidate delle liste minori in corsa

A far crescere la quota rosa delle candidate sindache nel mare magnum delle candidature ci sono le liste civiche o quelle di piccoli partiti. A Genova, ad esempio, ci sono due candidate sindaco, Antonella Marras per Sinistra insieme e Cinzia Ronzitti per il Partito comunista dei lavoratori; a Palermo c’è l’eurodeputata Francesca Donato, che è stata militante leghista fino al 2017, no vax e no Euro, ma che ora è appoggiata dall’ex pm Ingroia e la civica Rita Barbera, direttrice delle carceri Ucciardone e Pagliarelli. Sono oltre dieci, in totale, le candidate sindache civiche nelle altre città capoluogo, tra queste Lucia Olivotto, che è stata vicesindaca a Belluno e Adria Bartolich, ex deputata e sindacalista a Como. Una politica rosa pallido.

I dati dell’Anci e il pink power in Europa

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia
Del resto, anche i numeri generali parlano chiaro. Secondo un report del 2019 dell’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, le donne che ricoprono la carica di sindaco sono 1.065, il 13% circa dei 7.904 Comuni. Non solo. Nell'indice sull'uguaglianza di genere 2021, elaborato dall'Istituto europeo uguaglianza di genere, l'Italia è al 14esimo posto tra i 27 Stati membri; unica consolazione il fatto che l'Italia negli ultimi 20 anni ha fatto registrare i maggiori progressi nell'Unione. Nelle istituzioni più alte si registra infatti un'inversione di tendenza: nel 2018 risultano elette in Parlamento 334 donne, pari a circa il 35%, oltre la media europea del 32,8%. Scarseggiano in tutta Europa anche le leader di partito: sono il 26,1% e solo in Svezia e Finlandia sono più della metà. L’eccezione, in Italia? Giorgia Meloni, leader di Fratelli d'Italia.
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