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La vita in carcere nelle prigioni della Bulgaria: tra tutele inapplicate e timidi passi avanti nei diritti

Il Comitato per la prevenzione della tortura, organismo del Consiglio d'Europa, ha stilato l'ultimo rapporto sulla condizione dei detenuti del Paese Balcanico

di DOMENICO GUARINO -
28 ottobre 2022
detenuto

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Maltrattamento durante i fermi di polizia, violenza tra detenuti, una grave carenza di personale e problemi con la fornitura di medicinali: nel nuovo rapporto sulla sua visita in Bulgaria a ottobre 2021, il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) del Consiglio d’Europa lancia l’allarme carcere nel Paese balcanico.

Nel report del Comitato per la prevenzione della tortura si evidenziano le criticità ancora presenti nelle carceri bulgare ma anche i passi avanti fatti

Il CPT esprime in particolare "grande rammarico per l’assenza di reali progressi nell’applicazione di tutele fondamentali contro il maltrattamento, in particolare il diritto di comunicare la detenzione di una persona a una terza parte, il diritto di accesso a un avvocato e a un medico e il diritto a essere informati di tali diritti". Secondo quanto ricostruito nel rapporto, queste tutele non sono praticamente mai applicate nel periodo iniziale del fermo di polizia, di 24 ore. Le autorità bulgare, da parte loro, hanno presentato le misure prese o concepite per attuare le raccomandazioni formulate dal Comitato nel rapporto, rivendicando i progressi compiuti. In effetti lo stesso CPT ha accolto con favore "la rarità di casi di maltrattamento da parte del personale, la riduzione della popolazione carceraria e alcuni miglioramenti nelle condizioni di vita". Allo stesso modo è stato valutato positivamente come "la stragrande maggioranza delle persone interpellate ha dichiarato di aver ricevuto un trattamento consono da parte della polizia". Il Comitato sottolinea inoltre come sviluppo positivo il fatto che, dalla visita periodica del 2017, "la popolazione carceraria in Bulgaria è ulteriormente diminuita e la norma legale nazionale di 4 metri quadrati per detenuto è stata globalmente rispettata negli istituti visitati (ad eccezione del carcere di Plovdiv)". Tuttavia, rimane il fatto che la violenza tra i detenuti rimane un problema e la carenza di personale penitenziario non fa che aumentare il rischio; e che le condizioni materiali della detenzione “potrebbero essere considerate accettabili per un massimo di 24 ore, ma sono risultate insoddisfacenti per periodi più lunghi”