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Home » Politica » Claudia e Alagia, mamma e figlia in politica. L’unione fa la forza, il volto femminile della rivoluzione

Claudia e Alagia, mamma e figlia in politica. L’unione fa la forza, il volto femminile della rivoluzione

Le due donne sono entrambe candidate per le prossime elezioni amministrative a Pistoia. Unite da un legame che va oltre la semplice consanguineità, combattono insieme la 'battaglia' gentile per portare i valori femminili in politica

Domenico Guarino
26 Maggio 2022
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Delle signore non è cortese rivelare l’età anagrafica, ma possiamo dirvi che Alagia (Scardigli) ha 25 anni. Con Claudia (Placanica) forma una coppia inossidabile, nella vita come nella politica. Una coppia legata da un legame fortissimo. Anzi, dal legame per antonomasia: Claudia e Alagia sono infatti, rispettivamente, mamma e figlia. E sono entrambe candidate alle prossime elezioni amministrative di Pistoia nella lista Ancora Italia/Pistoia altrimenti. Non capita tutti i giorni di imbattersi in due candidate che possano vantare un così stretto rapporto. Siamo andati perciò a curiosare nella loro storia. E abbiamo scoperto un mondo di ideali, affetti, pratiche, sintonie che raramente si vedono. Soprattutto in politica. Un mondo in cui l’essere ‘famiglia’ e l’essere donne non ha un ruolo secondario. Affatto.

alagia e claudia politica pistoia
Alagia Scardigli e Claudia Placanica sono mamma e figlia unite dalla comune passione politica

Chi è che ha trascinato l’altra nell’avventura politica?

Claudia: “Siamo entrambe due donne vitali quindi direi che è stata la vita stessa a trascinarci. Per non essere trascinate in un abisso senza fine, abbiamo sviluppato un senso di consapevolezza e di responsabilità che ci ha portato a condividere questa esperienza, che non è la prima”.

alagia scardigli
Alagia Scardigli, 25 anni, è tra le candidate del partito Ancora Italia/Pistoia altrimenti per le prossime elezioni amministrative

Perché la decisione di candidarsi?

Alagia: “È la naturale conseguenza al nostro impegno politico. Dal momento che ci abbiamo messo la faccia quando era addirittura vietato incontrarsi con le altre persone, figuriamoci se non ci esponiamo dal momento in cui possiamo fare qualcosa anche a livello pratico per la politica della nostra città”.

Esiste ancora una ‘questione femminile’ in politica? E in cosa consiste?

Claudia: “La questione femminile in politica c’è ed è sempre la stessa dato che non è cambiato assolutamente niente, perché, con tutte le modalità rinnovate che hanno individuato, non hanno fatto altro che perpetuare la solita ottica e i vecchi sistemi profondamente intrisi di maschilismo, che non hanno nulla a che vedere con il nostro Partito. In politica purtroppo fino ad ora ci sono stati i mediocri ma c’è bisogno di donne come noi, che non siano spinte da uomini ma che siano autodeterminate e capaci capaci portare avanti i valori femminili”.

Come l’hanno presa i vostri parenti/amici?

Alagia: “I nostri parenti e i nostri amici sono abituati al fatto che facciamo sempre tutto insieme, compresa la politica, quindi ormai non si sorprendono più!”.

Claudia Placanica politica
Claudia Placanica, candidata alle elezioni amministrative di Pistoia

Che significato ha per voi questo legame, dal punto di vista politico?

Claudia: “Per me essere madre non è un’attività, è una condizione che permea tutta la vita, quindi il fatto di condividere anche questa ulteriore esperienza è un altro fattore che va a cementare la nostra relazione. Che non è solo quella madre-figlia ma è qualcosa che va al di là, come a noi interessa andare oltre la dicotomia destra-sinistra“.

Cosa significa oggi essere famiglia?

Alagia: “La famiglia è il nucleo primario di ogni forma di relazione ed è il motivo per cui oggi viene attaccata come non mai e dunque la risposta a questo attacco deve essere quel tipo di azione che stiamo compiendo io e la mamma, ovvero perseguire un obiettivo comune determinato da una trasmissione serena e spontanea di certi valori. Siccome mia madre e mio padre mi hanno cresciuta con certi principi, io mi comporto di naturale conseguenza e per questo sono impegnata in politica con lei”.

Cosa sperate di ottenere col vostro impegno?

Alagia: “Da questo impegno speriamo di riuscire a ottenere qualcosa a livello pratico e di coinvolgere quante più persone possibili. Al momento, entrambe le cose stanno accadendo”.

Comunque vada, in bocca al lupo!

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“Per noi disabili cose come questa sarebbero troppo semplici. Forse non tutti sanno che la realtà è che, se una persona nelle mie condizioni desidera partecipare a un qualsiasi evento, solitamente gli viene richiesto di individuare per conto proprio gli organizzatori, cercare sul rispettivo sito le indicazioni sulla modalità di richiesta dei biglietti (che variano da organizzatore ad organizzatore) e in fine allegare alla domanda di partecipazione il certificato di invalidità e un documento d’identità. Mai ci è permesso di usare le piattaforme online ad acquisto diretto come Ticketone.

Mi sono sentito ulteriormente discriminato: oltre ai miei limiti fisici mi sono dovuto scontrare con ulteriori ostacoli rappresentati da procedure imposte da persone che non hanno la minima idea di cosa significhi la parola ‘inclusione‘. E quello che più mi ha sorpreso è che questi limiti siano arrivati in abbinamento ad un evento di Jovanotti, che ritengo un paladino dell’inclusione. Mi chiedo se lui sia a conoscenza di tutto questo e cosa ne pensi in tal caso”.

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  • “Per cantare ho affrontato un lungo percorso di logopedia, ma voglio fare della musica un posto più inclusivo. 

Mi chiamo Francesco, in arte Brazzo, sono sordo e nella vita faccio rap”. In una frase, lo specchio di una vita in salita. La fatica di imparare a cantare senza poter ascoltare nulla se non “le vibrazioni delle casse”, gli anni della logopedia e la voglia di mettere in versi la realtà, le battaglie per il riconoscimento della propria comunità e la denuncia sociale.

Brazzo nasce a Taranto in una famiglia di sordi da tre generazioni e si trasferisce a Milano nel 2008.

“Già da bambino desideravo cantare solo che mi sentivo imbarazzato per il fatto che un sordo potesse cantare. Ho iniziato a parlare a cinque anni, all’inizio non parlavo molto bene e ho affrontato un lungo percorso di logopedia. Poi a trent’anni avevo questo desiderio lasciato nel cassetto e ho deciso di lanciarmi”.

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Claudia Placanica politica
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