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Home » Politica » Concia: “Spero sia l’ultimo Pride senza legge contro l’omotransfobia. E dopo la Zan matrimoni egualitari e adozioni per i gay”

Concia: “Spero sia l’ultimo Pride senza legge contro l’omotransfobia. E dopo la Zan matrimoni egualitari e adozioni per i gay”

La parlamentare che legò il nome alle prime battaglie contro l'omotransfobia legge il significato della giornata dell'orgoglio lgtbqia+: "L'Italia è arretrata a causa della politica, rimasta indietro rispetto ai cittadini". "I timori della Chiesa sulla legge Zan? Esiste l'autonomia scolastica, non c'è pericolo di forzature ideologiche sull'educazione contro violenza e bullismo"

Sofia Francioni
26 Giugno 2021
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Oggi, da Milano a Roma, in sei piazze italiane si celebrerà l’ultima giornata del Pride month. Un appuntamento che quest’anno, a pochi giorni dal voto in Senato sul Ddl Zan, ha ancora più valenza politica. Anche perché nel 2021 la comunità Lgbtqia+ italiana festeggia 50 anni dalla nascita del movimento nel nostro Paese e dalla sua prima manifestazione pubblica in suolo italiano. “È tempo di andare avanti con determinazione perché le famiglie omogenitoriali, le coppie same-sex, le persone transgender, non binarie e gender non conformi, le persone della comunità Lgbtqia+ tutte attendono ancora risposte, a livello istituzionale nazionale e locale, per tutte le volte in cui i diritti sono stati disattesi: nella propria vita familiare, sul lavoro, nella vita pubblica, a scuola, per la propria salute”, scrive programmaticamente il coordinamento del Milano Pride 2021.

Abbiamo intervistato l’onorevole Anna Paola Concia (Pd), protagonista di un’altra stagione di battaglie arcobaleno, sullo stato dei diritti per le persone Lgbtquia+ e sulle chance del Ddl Zan.

Anna Paola Concia (foto Marco Mori/New Press Photo)

Onorevole, è la giornata conclusiva della Pride Week, lei partecipa?
“No, perché sono a Francoforte, mia moglie è tedesca e vivo tra l’Italia e la Germania”.

Mettendo per un momento da parte il Ddl Zan, quali sono i diritti da mettere in agenda per la comunità Lgbtqia+?
“I prossimi obiettivi che abbiamo all’orizzonte sono il matrimonio egualitario e la possibilità per le coppie gay di adottare”.

Per le persone Lgbtqia+ anche le proprie case possono diventare degli ambienti difficili in cui vivere. In particolare durante il lockdown, ma non solo, sono state tante le realtà associative che si sono unite per cercare di creare reti di sostegno. I servizi di supporto psicologico o di protezione dovrebbero rientrare nel welfare?
“Certamente. Qui in Germania questi servizi sono welfare. In Italia, comunque, qualcosa sta nascendo, grazie anche ad alcune istituzioni. La Regione Lazio, ad esempio, ha inaugurato una casa rifugio per ragazzi e ragazze Lgbtquai+, anche se, lo ricordo, rimane il minimo sindacale. Questi servizi sono molto importanti per la comunità perché purtroppo le ragazze e i ragazzi vengono ancora cacciati di casa quando fanno coming out”.

Perché in Germania sì e in Italia no?
“Perché noi siamo in ritardo. In Germania la legge sulle unioni civili risale al 2001, quella sui matrimoni invece al 2017 ed è grazie a questa legge che io sono regolarmente sposata con mia moglie. L’Italia fa fatica sui diritti civili, anzi, in questi anni molto spesso tende addirittura a tornare indietro. Basti pensare a quello che accade riguardo al diritto delle donne all’interruzione di gravidanza. Ma l’Italia è così: fa un passo avanti e tre indietro”.

La causa dell’arretratezza in tema diritti è la politica italiana?
“Sì, diciamo che il grande problema è che la politica, e l’ho visto anche da parlamentare, è sempre stata un passo indietro rispetto all’evoluzione della società”.

I cittadini invece sono pronti?
“Quando ero in Parlamento i sondaggi dicevano che i cittadini erano pronti a dare nuovi diritti, ma purtroppo la politica italiana su questi temi ingaggia sempre delle battaglie sanguinose. La sinistra è più consapevole del cambiamento della società, ma c’è ancora un centrodestra arretrato, che guarda a Orban invece che alla Merkel. Io mi sono sposata grazie al fatto che la cancelliera ha dato libertà di voto al suo partito conservatore, facendo in modo che tanti potessero votare a favore della legge sul matrimonio. La differenza rispetto ai nostri conservatori è abissale. In Inghilterra, invece, fu Cameron a promuoverla, altro conservatore. I nostri purtroppo non sono evoluti come quelli di altri paesi d’Europa”.

Ha fatto bene il segretario Letta a non voler incontrare Salvini per un confronto sul testo del Ddl Zan?
“Quando ero relatrice in Parlamento, i miei colleghi della Lega mi dicevano beatamente che loro non avrebbero mai votato una legge contro l’omotransfobia, come estensione della Legge Mancino, perché loro non erano d’accordo neanche con quest’ultima. La posizione della Lega è nota, almeno a me, da tanti anni ed è ovvio che Letta non si fidi. Se guardiamo alla storia di quel partito e a come si è comportato nelle aule parlamentari rispetto a questo tema, è evidente che la richiesta di Salvini sia strumentale. Dovrebbero invece rivolgersi ai liberali di Forza Italia”.

Tra i rilievi avanzati dal Vaticano sul Ddl Zan ci sono anche le iniziative nelle scuole per la giornata contro l’omotransfobia.
“Mi occupo da tempo di scuola e vorrei ricordare che nell’ordinamento italiano è prevista la legge sull’autonomia scolastica, ciò significa che le scuole hanno la libertà di organizzare delle iniziative o meno, ma anche di scegliere in quali modalità svolgerle. Non vedo quindi il pericolo di forzature ideologiche. Comunque, la giornata contro l’omotransfobia a livello internazionale è già istituita ed è il 17 maggio. Inoltre, la proposta contenuta nel provvedimento è quella di sensibilizzare i ragazzi contro il bullismo, la violenza omotransfobica ed educarli al rispetto delle diversità, quindi mi chiedo come si faccia a essere contro”.

La comunità Lgbtqia+ rivendica il diritto alla propria identità di genere. Secondo lei, in Italia, i servizi sanitari pubblici dedicati alle persone che devono affrontare un percorso di transizione sono sufficienti?
“Nel nostro ordinamento con la legge del 1982 sul cambio di sesso i percorsi di transizione sono molto codificati. Rendere più lievi e accoglienti questi processi dovrebbe rientrare nell’ambito della civiltà e sarebbe garanzia, dal punto di vista psicologico e sanitario, di tutela delle persone che accedono a questi servizi”.

Arriviamo al Ddl Zan: il voto al Senato sulla calendarizzazione del provvedimento è previsto per il 6 luglio. Al momento sembra che ci saranno 168 voti favorevoli e 153 contrari. Ma le cifre potrebbero invertirsi con il voto a scrutinio segreto del 13 luglio. Lei cosa prevede?
“Io mi auguro solo che questo sia l’ultimo Pride senza una legge contro l’omotransfobia”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Oggi, da Milano a Roma, in sei piazze italiane si celebrerà l’ultima giornata del Pride month. Un appuntamento che quest’anno, a pochi giorni dal voto in Senato sul Ddl Zan, ha ancora più valenza politica. Anche perché nel 2021 la comunità Lgbtqia+ italiana festeggia 50 anni dalla nascita del movimento nel nostro Paese e dalla sua prima manifestazione pubblica in suolo italiano. “È tempo di andare avanti con determinazione perché le famiglie omogenitoriali, le coppie same-sex, le persone transgender, non binarie e gender non conformi, le persone della comunità Lgbtqia+ tutte attendono ancora risposte, a livello istituzionale nazionale e locale, per tutte le volte in cui i diritti sono stati disattesi: nella propria vita familiare, sul lavoro, nella vita pubblica, a scuola, per la propria salute”, scrive programmaticamente il coordinamento del Milano Pride 2021. Abbiamo intervistato l’onorevole Anna Paola Concia (Pd), protagonista di un’altra stagione di battaglie arcobaleno, sullo stato dei diritti per le persone Lgbtquia+ e sulle chance del Ddl Zan.
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La Regione Lazio, ad esempio, ha inaugurato una casa rifugio per ragazzi e ragazze Lgbtquai+, anche se, lo ricordo, rimane il minimo sindacale. Questi servizi sono molto importanti per la comunità perché purtroppo le ragazze e i ragazzi vengono ancora cacciati di casa quando fanno coming out”. Perché in Germania sì e in Italia no? “Perché noi siamo in ritardo. In Germania la legge sulle unioni civili risale al 2001, quella sui matrimoni invece al 2017 ed è grazie a questa legge che io sono regolarmente sposata con mia moglie. L’Italia fa fatica sui diritti civili, anzi, in questi anni molto spesso tende addirittura a tornare indietro. Basti pensare a quello che accade riguardo al diritto delle donne all’interruzione di gravidanza. Ma l’Italia è così: fa un passo avanti e tre indietro”. 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Tra i rilievi avanzati dal Vaticano sul Ddl Zan ci sono anche le iniziative nelle scuole per la giornata contro l’omotransfobia. “Mi occupo da tempo di scuola e vorrei ricordare che nell’ordinamento italiano è prevista la legge sull’autonomia scolastica, ciò significa che le scuole hanno la libertà di organizzare delle iniziative o meno, ma anche di scegliere in quali modalità svolgerle. Non vedo quindi il pericolo di forzature ideologiche. Comunque, la giornata contro l’omotransfobia a livello internazionale è già istituita ed è il 17 maggio. Inoltre, la proposta contenuta nel provvedimento è quella di sensibilizzare i ragazzi contro il bullismo, la violenza omotransfobica ed educarli al rispetto delle diversità, quindi mi chiedo come si faccia a essere contro”. La comunità Lgbtqia+ rivendica il diritto alla propria identità di genere. Secondo lei, in Italia, i servizi sanitari pubblici dedicati alle persone che devono affrontare un percorso di transizione sono sufficienti? “Nel nostro ordinamento con la legge del 1982 sul cambio di sesso i percorsi di transizione sono molto codificati. Rendere più lievi e accoglienti questi processi dovrebbe rientrare nell’ambito della civiltà e sarebbe garanzia, dal punto di vista psicologico e sanitario, di tutela delle persone che accedono a questi servizi”. Arriviamo al Ddl Zan: il voto al Senato sulla calendarizzazione del provvedimento è previsto per il 6 luglio. Al momento sembra che ci saranno 168 voti favorevoli e 153 contrari. Ma le cifre potrebbero invertirsi con il voto a scrutinio segreto del 13 luglio. Lei cosa prevede? “Io mi auguro solo che questo sia l’ultimo Pride senza una legge contro l’omotransfobia”.
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