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Home » Politica » Diciottenni al voto anche per il Senato: quattro milioni di cittadini si appropriano dei pieni diritti politici

Diciottenni al voto anche per il Senato: quattro milioni di cittadini si appropriano dei pieni diritti politici

Il costituzionalista Stefano Ceccanti, fra i padri della riforma: "Impossibile ipotizzare chi ne trarrà vantaggi. Dal 1994 non esiste più derivazione diretta dal voto genitoriale. I giovanissimi porteranno sensibilità sul clima e sui diritti in generale e chiederanno percorsi di lavoro prevedibili". "Voto ai sedicenni? Solo alle amministrative"

Domenico Guarino
10 Luglio 2021
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Palazzo Madama ha dato il via libera al Ddl che porta a 18 anni la soglia per il voto per il Senato. Il provvedimento ha avuto 178 sì, 15 no e 30 astenuti ed è stato quindi approvato in via definitiva. Per la promulgazione e l’entrata in vigore, però, bisognerà attendere tre mesi per un eventuale referendum confermativo  in quanto il testo non ha ottenuto in tutte le votazioni il quorum dei due terzi.

Cosa significa questa riforma  in concreto per la democrazia italiana e per i giovani cittadini in particolare? Lo abbiamo chiesto al prof. Stefano Ceccanti, costituzionalista dell’Università La Sapienza di Roma, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali di Montecitorio

Innazitutto -dice Ceccanti che ha sostenuto sin dall’inizio il progetto di riforma- si tratta di un passo in avanti dovuto:  la differenza di età tra la Camera e il Senato era  insensata, e teneva fuori dal voto per Palazzo Madama qualcosa come  4 milioni di elettori, che ora si riappropriano della pienezza dei propri diritti politici”.  ”Una discriminazione  del genere -sottolinea Ceccanti-  non esiste in un nessun altro paese europeo, ed averla abolita è un segno di civiltà in sé. Cosa ne pensano i giovani? (Leggi l’articolo)

Stefano Ceccanti, costituzionalista e parlamentare Pd

Chi potrà avvantaggiarsi del voto giovanile?

“Difficile dirlo. Ascolto letture per cui il centrosinistra avrebbe voluto questa legge perché ne sarebbe favorito, ma in realtà nessuno può assolutamente dirlo. Il voto dei giovani è imprevedibile e variegato. L’unica cosa che mi pare ormai acclarata è che da alcuni anni oramai  non esiste più quella derivazione diretta dal voto genitoriale che osservavamo nei decenni precedenti: almeno dal 1994 abbiamo assistito infatti a uno scostamento sempre più evidente  tra il voto dei figli e quello dei genitori”.

Teme che qualcuno possa essere tentato dal referendum per abrogare la legge, non essendo stata approvata con il voto favorevole dei 2/3 come disposto per le riforme costituzionali?

“In linea di principio è possibile, ma io sono abbastanza convinto che non accadrà. Quindi credo che ottobre la legge entrerà in vigore, e dalle prossime elezioni ne vedremo gli effetti. Che non saranno banali”.

Ad esempio?

“Ad esempio, l’equiparazione tra l’età del voto al Senato e quella alla Camera: negli ultimi  anni abbiamo avuto maggioranze diverse tra i due rami del parlamento e questo anche perché  un elettore su dieci votava solo per la Camera. Una stortura vistosa:   poi,  finalmente,  il cambiamento socioculturale che c’è stato nell’orientamento politico delle generazioni negli ultimi decenni ora sarà pienamente rappresentato in tutti e due i rami del Parlamento”.

E dell’estensione del voto ai sedicenni, ipotizzata dal suo partito, cosa pensa?

“Che sarebbe meglio limitarla alle elezioni amministrative perché quello può costituire un primo apprendimento civico ravvicinato all’esperienza diretta”.

Quale contributo in particolare, secondo lei, i giovanissimi possono portare al dibattito democratico, soprattutto in questa fase?

“I giovanissimi giustamente si accostano alla politica a partire da alcune loro priorità di temi e interessi, il diritto di voto li aiuta a collegare queste loro sensibilità alle offerte politiche e aiuta queste ultime ad evolvere, ad essere sensibili nei loro confronti.  Tra le priorità che vedo, oltre a un’ evidente mobilitazione per il clima, mi sembra ci sia ad esempio  tanto una preoccupazione materiale, per una prevedibilità dei percorsi di lavoro, quanto   una post-materiale di sensibilità ai diritti”.

 

 

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È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Palazzo Madama ha dato il via libera al Ddl che porta a 18 anni la soglia per il voto per il Senato. Il provvedimento ha avuto 178 sì, 15 no e 30 astenuti ed è stato quindi approvato in via definitiva. Per la promulgazione e l'entrata in vigore, però, bisognerà attendere tre mesi per un eventuale referendum confermativo  in quanto il testo non ha ottenuto in tutte le votazioni il quorum dei due terzi. Cosa significa questa riforma  in concreto per la democrazia italiana e per i giovani cittadini in particolare? Lo abbiamo chiesto al prof. Stefano Ceccanti, costituzionalista dell'Università La Sapienza di Roma, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali di Montecitorio Innazitutto -dice Ceccanti che ha sostenuto sin dall'inizio il progetto di riforma- si tratta di un passo in avanti dovuto:  la differenza di età tra la Camera e il Senato era  insensata, e teneva fuori dal voto per Palazzo Madama qualcosa come  4 milioni di elettori, che ora si riappropriano della pienezza dei propri diritti politici”.  ”Una discriminazione  del genere -sottolinea Ceccanti-  non esiste in un nessun altro paese europeo, ed averla abolita è un segno di civiltà in sé. Cosa ne pensano i giovani? (Leggi l'articolo)
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