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I diritti civili nel nuovo Parlamento nascono già ‘morti’: tra opposizioni e paure è tutto da rifare

Chiunque vinca le prossime elezioni, nessuno (tantomeno il centro-sinistra) avrà i numeri per riproporli. E il centrodestra non ci pensa manco…

di ETTORE MARIA COLOMBO -
31 luglio 2022
Diritti Civili Parlamento

Diritti Civili Parlamento

Al netto della cantante Elodie, pronta a espatriare se la Meloni vincerà le elezioni (ma lo farà, poi? Se ne dubita) e pure di un’altra cantante, Giorgia, molto più melodica, che l’altra (Meloni) preferisce non ascoltarla neppure (e quest'ultima però, dice: "Le tue canzoni mi piacciono, io ti ascolto": uno a zero per Meloni), e dunque dello schierarsi di una serie di vip (specie i cantanti) che, sui social, vanno fortissimo, ma poi votano gli elettori, a prescindere dai cd che comprano o della musica che, via Spotify o altro ascoltano, una cosa è quasi sicura. Anzi, la si può dare per certa. Del resto, non è stato fatto niente negli ultimi anni, in cui c’è stato prima il governo Conte bis, con un’alleanza di centrosinistra (Pd-LeU-M5s) e poi l’esecutivo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, che all’interno aveva tutte le forze progressiste, ma pure Lega e FI, ostili a tali temi, mentre solo FDI era rimasta all’opposizione. Un’occasione persa soprattutto dal Pd (e LeU), che si presenterà agli elettori sventolando queste bandiere, ma con un consuntivo assai deficitario.

I diritti civili, in Parlamento, erano già ‘morti’

Parlamento diritti

Tra opposizioni, 'paure' e paludi parlamentari nessuno dei ddl sui temi etici e civili è stato approvato negli ultimi anni

I diritti civili (legge Zan, ddl fine vita o eutanasia, ddl cannabis legale, ddl procreazione assistita e, ovviamente, ius soli sotto forma di ius scholae), già hanno stentato, e parecchio, in Parlamento, durante la legislatura che, ormai, volge al termine al punto che nessuno di essi è stato approvato. Il ddl Zan, come si sa, si è arenato al Senato, pur essendo passato alla Camera, in prima lettura, dove Iv e centrodestra hanno opposto un muro. Lo ius scholae è approdato all’esame dell’aula, della Camera, e lì si è fermato. Il ddl cannabis non è uscito neppure dai cassetti delle commissioni, come pure la procreazione assistita. Il ddl fine vita, approvato alla Camera, doveva sbarcare al Senato, ma non ci è mai arrivato… Vuoi, un po’, per l’opposizione ‘cattiva’ di Lega-FDI-FI (anche se, quest’ultima, non tutta intera), che le ha sventolate come casus belli per fare, più volte, la crisi di governo, vuoi per l’ignavia e la paura del centrosinistra (pezzi di Pd e 5Stelle, l’ostilità manifesta di Iv), vuoi per la consueta palude parlamentare, vuoi perché c’era sempre qualcos’altro di più urgente da discutere, non se n’è fatto nulla. E dunque, amen. Tutto da rifare.

Le Camere in attività ma per gli affari correnti e la maledizione del bicameralismo ‘perfetto’

Le Camere sono ancora in attività, in realtà, ma solo per il "disbrigo degli affari correnti", proprio come il governo Draghi, che resterà in carica – come le Camere – fino all’insediamento delle nuove, il 13 ottobre, e l’arrivo del nuovo governo. Ergo, le leggi di iniziativa parlamentare non hanno fatto né faranno un solo passo in avanti. Al netto del fatto tecnico che, quando le Camere si sciolgono, si 'ammonta' tutto, come a carte. L’iter dei vari ddl, cioè, deve ripartire da zero e fare il consueto giro dell’oca: commissioni competenti – discussione degli emendamenti – approvazione in sede referente – aula (di uno dei due rami del Parlamento) e poi lo stesso iter nella seconda aula. Si chiama "bicameralismo perfetto", Renzi con la sua riforma costituzionale provò a modificarlo, il popolo sovrano disse no.

La certa vittoria del centrodestra le impedirà, ma anche se il centrosinistra ‘pareggiasse’…

Giorgia Meloni

La leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni è da molti vista come la nuova Premier Italiana dopo le elezioni di fine settembre

In ogni caso faranno una pessima fine, i diritti civili, nella legislatura che si aprirà, la XIX dell’età repubblicana. Infatti, la ormai prevedibile, se non scontata, vittoria del centrodestra – con Giorgia Meloni futuro premier, ma fosse Antonio Tajani non cambierebbe molto e, ove mai, fosse Matteo Salvini men che meno – impedirà che tutte le diverse leggi rimaste, a oggi, a mezz’aria possano mai fare un passo in avanti. Come si sa, su tutti quei ddl (ius soli sotto qualsiasi forma, figurarsi cannabis e fine vita, ancora di più i diritti della comunità Lgbtq…), la posizione del centrodestra è univoca e comune: non se ne parla neppure, non le vogliamo fare, non le faremo mai. Almeno, una posizione chiara. Ma anche in caso di miracoloso pareggio tra il centrodestra e il Fronte Repubblicano, che vuole cercare di tenere insieme tutto e il suo contrario (Pd-RossoVerdi-Azione/+Europa-Iv-Ipf-sindaci), anche con l’apporto del M5s, storicamente aperto, sui diritti civili, i numeri per portare ‘a dama’ queste leggi non ci sarebbero comunque, ahinoi. Del resto, se non ci si è riusciti nella XVIII legislatura, questa che è ormai agli sgoccioli, dove – al netto delle varie scissioni interne ai 5s – la teorica maggioranza (ex) giallorossa aveva i numeri per farle approvare (e così non è stato…), non si capisce perché, tali numeri, dovrebbero arridere, a uno schieramento che, ‘in pancia’, ha anche diversi esponenti moderati e poco liberal e che soprattutto avrà ben altri guai da sbrogliare. Il bilancio dell’attuale legislatura, dopo lo scioglimento anticipato delle Camere, si chiude, dunque, con un bello ‘zero’ alla voce diritti civili. In sostanza, ai tanti chi dicono che la legislatura che si chiude il 25 settembre è stata un fallimento, in tema di diritti civili, come dar loro torto?