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Divari di genere nel rapporto Irpet: le donne alle prese col lavoro, le competenze, il potere

di IACOPO NATHAN -
7 aprile 2022
Divari di genere

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Uno studio dell’Irpet, l’istituto regionale di programmazione economica della Toscana, chiamato “I divari di genere in Toscana. Un’analisi strutturale” si è concentrato su tutti quegli aspetti che contribuiscono ad aumentare le differenze di genere che a tutt’oggi sono presenti nella società. Lavoro, reddito, competenze, tempo e potere sono solo alcuni degli aspetti che ancora tengono aperto il divario di genere, e su cui largamente è stato dibattuto, cercando di capire come arrivare ad una soluzione, e quali strade percorrere per abbattere le disuguaglianze.
Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori fiorentina

Studio Irpet: il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori che si è tenuta a Firenze

"Da questo studio emergono dati che stiamo toccando con mano nel quotidiano – dice Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale-. Ancora oggi, una donna su due non lavora perché non è possibile conciliare i tempi di vita e quelli professionali, ed è “costretta” a scegliere tra figli e lavoro. La Toscana con il 70,1 per cento risulta molto vicina alla media Ue, restandone di poco al di sotto. Sto lavorando a un grande progetto che si chiama Toscana 2050. Nell’idea che ho di Toscana del Futuro, la cura della famiglia deve essere condivisa fra uomo e donna, padre e madre insieme. Immagino una Toscana con gender gap azzerato molto prima. Deve essere il presente e in certe realtà per fortuna lo è”. Alla presentazione è intervenuta anche la direttrice de La Nazione, Agnese Pini: “Il tema del rispetto delle donne attiene alla questione dei diritti umani. In Italia non lavora neppure una donna su due: il 49 per cento, mentre in Europa la media è il 67 per cento. L’Italia è nel G7, ha la seconda manifattura d’Europa. Ci troviamo di fronte a un problema enorme di diritti umani, gigantesco. I media sono intrisi di stereotipi culturali e linguistici, il nostro tessuto sociale è profondamente squilibrato, quando parliamo di donne. deve agire la politica. Deve darsi una percentuale, diciamoci che nel 2025 dobbiamo arrivare al 60 per cento di donne occupate, se vogliamo colmare questo divario storico che non è accettabile”.
gender pay gap

La media europea dei tassi di attività delle donne tra i 20 e i 64 anni sfiora, nel 2019, il 73%, mentre quella italiana è ferma al 60,5%

“Dobbiamo proseguire nell’impegno di costruire quella cultura di parità che a volte ci manca – aggiunge la presidente della commissione regionale per le Pari opportunità, Francesca Basanieri - . Ringrazio la direttrice Agnese Pini, che ha scelto di raccontare le donne attraverso il suo lavoro, anche attraverso il portale ‘Luce!’. Le donne purtroppo sono raccontate soprattutto per la cronaca quasi quotidiana delle violenze e dei femminicidi o per le eccellenze, che perlopiù fanno colore. Molto più di rado si racconta il mondo delle donne, delle loro professioni. Questo è il momento migliore per fare il punto anche attraverso i dati. Questa giornata, spiega la presidente, “è un punto d’inizio di un percorso che intendiamo avviare attraverso le province della Toscana, per conoscere direttamente le commissioni pari opportunità nelle città, per creare una rete capillare di collaborazione che possa funzionare”. “Il nostro lavoro deve andare su più livelli, il principale è ovviamente quello culturale – aggiunge la presidente della commissione Sviluppo economico Ilaria Bugetti -. Il settennato dei fondi strutturali che si apre è strategico e nei prossimi mesi saremo impegnati a dare indirizzi sulla loro destinazione: l’idea di criteri premianti per le aziende e le imprese che assumano donne è da valutare con interesse”. Ha concluso la conferenza l’assessore regionale Alessandra Nardini, cercando di parlare anche di quelli che sono gli obbiettivi concreti e futuri della regione Toscana: “La disuguaglianza è un grande problema sociale, e dobbiamo lavorare per abbattere più stereotipi possibile. Dobbiamo partire dai più piccoli, in modo che crescano già consapevoli. Abbiamo bisogno di strumenti per far arrivare questo messaggio, per questo inizieremo con la formazione e la sensibilizzazione già nelle scuole”.