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Home » Politica » Divari di genere nel rapporto Irpet: le donne alle prese col lavoro, le competenze, il potere

Divari di genere nel rapporto Irpet: le donne alle prese col lavoro, le competenze, il potere

Presentata a Firenze l'analisi strutturale, condotta su input della commissione per le Pari opportunità della Toscana, presieduta da Francesca Basanieri: “Dobbiamo proseguire nell’impegno di costruire quella cultura di parità che a volte manca“

Iacopo Nathan
7 Aprile 2022
Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori fiorentina

Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori fiorentina

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Uno studio dell’Irpet, l’istituto regionale di programmazione economica della Toscana, chiamato “I divari di genere in Toscana. Un’analisi strutturale” si è concentrato su tutti quegli aspetti che contribuiscono ad aumentare le differenze di genere che a tutt’oggi sono presenti nella società. Lavoro, reddito, competenze, tempo e potere sono solo alcuni degli aspetti che ancora tengono aperto il divario di genere, e su cui largamente è stato dibattuto, cercando di capire come arrivare ad una soluzione, e quali strade percorrere per abbattere le disuguaglianze.

Il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori fiorentina
Studio Irpet: il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo e le relatrici presenti alla giornata di lavori che si è tenuta a Firenze

“Da questo studio emergono dati che stiamo toccando con mano nel quotidiano – dice Antonio Mazzeo, presidente del consiglio regionale-. Ancora oggi, una donna su due non lavora perché non è possibile conciliare i tempi di vita e quelli professionali, ed è “costretta” a scegliere tra figli e lavoro. La Toscana con il 70,1 per cento risulta molto vicina alla media Ue, restandone di poco al di sotto. Sto lavorando a un grande progetto che si chiama Toscana 2050. Nell’idea che ho di Toscana del Futuro, la cura della famiglia deve essere condivisa fra uomo e donna, padre e madre insieme. Immagino una Toscana con gender gap azzerato molto prima. Deve essere il presente e in certe realtà per fortuna lo è”.

Alla presentazione è intervenuta anche la direttrice de La Nazione, Agnese Pini: “Il tema del rispetto delle donne attiene alla questione dei diritti umani. In Italia non lavora neppure una donna su due: il 49 per cento, mentre in Europa la media è il 67 per cento. L’Italia è nel G7, ha la seconda manifattura d’Europa. Ci troviamo di fronte a un problema enorme di diritti umani, gigantesco. I media sono intrisi di stereotipi culturali e linguistici, il nostro tessuto sociale è profondamente squilibrato, quando parliamo di donne. deve agire la politica. Deve darsi una percentuale, diciamoci che nel 2025 dobbiamo arrivare al 60 per cento di donne occupate, se vogliamo colmare questo divario storico che non è accettabile”.

gender pay gap
La media europea dei tassi di attività delle donne tra i 20 e i 64 anni sfiora, nel 2019, il 73%, mentre quella italiana è ferma al 60,5%

“Dobbiamo proseguire nell’impegno di costruire quella cultura di parità che a volte ci manca – aggiunge la presidente della commissione regionale per le Pari opportunità, Francesca Basanieri – . Ringrazio la direttrice Agnese Pini, che ha scelto di raccontare le donne attraverso il suo lavoro, anche attraverso il portale ‘Luce!’. Le donne purtroppo sono raccontate soprattutto per la cronaca quasi quotidiana delle violenze e dei femminicidi o per le eccellenze, che perlopiù fanno colore. Molto più di rado si racconta il mondo delle donne, delle loro professioni. Questo è il momento migliore per fare il punto anche attraverso i dati. Questa giornata, spiega la presidente, “è un punto d’inizio di un percorso che intendiamo avviare attraverso le province della Toscana, per conoscere direttamente le commissioni pari opportunità nelle città, per creare una rete capillare di collaborazione che possa funzionare”.

“Il nostro lavoro deve andare su più livelli, il principale è ovviamente quello culturale – aggiunge la presidente della commissione Sviluppo economico Ilaria Bugetti -. Il settennato dei fondi strutturali che si apre è strategico e nei prossimi mesi saremo impegnati a dare indirizzi sulla loro destinazione: l’idea di criteri premianti per le aziende e le imprese che assumano donne è da valutare con interesse”.

Ha concluso la conferenza l’assessore regionale Alessandra Nardini, cercando di parlare anche di quelli che sono gli obbiettivi concreti e futuri della regione Toscana: “La disuguaglianza è un grande problema sociale, e dobbiamo lavorare per abbattere più stereotipi possibile. Dobbiamo partire dai più piccoli, in modo che crescano già consapevoli. Abbiamo bisogno di strumenti per far arrivare questo messaggio, per questo inizieremo con la formazione e la sensibilizzazione già nelle scuole”.

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Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Uno studio dell’Irpet, l’istituto regionale di programmazione economica della Toscana, chiamato “I divari di genere in Toscana. Un’analisi strutturale” si è concentrato su tutti quegli aspetti che contribuiscono ad aumentare le differenze di genere che a tutt’oggi sono presenti nella società. Lavoro, reddito, competenze, tempo e potere sono solo alcuni degli aspetti che ancora tengono aperto il divario di genere, e su cui largamente è stato dibattuto, cercando di capire come arrivare ad una soluzione, e quali strade percorrere per abbattere le disuguaglianze.
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