Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Politica » Donne e giustizia, il tetto di cristallo del Csm e della magistratura che l’Italia non riesce ancora a rompere

Donne e giustizia, il tetto di cristallo del Csm e della magistratura che l’Italia non riesce ancora a rompere

Alla Camera il convegno organizzato da Aitra 'Giustizia e rappresentanza di genere'. La giurista Florinda Scicolone: "Fino a quando non ci sarà un riequilibro non ci sarà un vero beneficio per la democrazia stessa"

Ettore Maria Colombo
22 Marzo 2022
La ministra della Giustizia, Marta Cartabia

La ministra della Giustizia, Marta Cartabia

Share on FacebookShare on Twitter

“Giustizia e rappresentanza di genere”. Sembra apparire un tema ‘laterale’, mentre la guerra infuria e donne e bambine scappano dall’Ucraina, ma non lo è affatto. Se ne parla in un convegno organizzato ieri pomeriggio, nella sede della nuova Aula dei gruppi parlamentari della Camera, dall’Aitra (Associazione italiana trasparenza e corruzione), con molti ospiti, tutti qualificati. A partire dall’on. Cristina Rossello (Forza Italia, ligure, di professione avvocato), prima firmataria di un progetto di legge su riequilibrio delle quote di genere dentro il Csm. Introduceva i lavori Florinda Scicolone, responsabile relazioni istituzionali di Aitra, e giurista d’impresa, e moderava la tavola rotonda seguente Paola Balducci, professoressa di Procedura Penale alla Luiss e già membro laico del Csm. A concludere i lavori c’era Francesco Paolo Sisto, sottosegretario di Stato alla giustizia nel governo Draghi.

Marta Cartabia, 58 anni, è ministro della Giustizia dal 13 febbraio 2021

Il 2022 è un anno importante per la giustizia italiana, quella della riforma dell’ordinamento giudiziario portata avanti dal ministro Marta Cartabia e, proprio in questi mesi, all’esame del Parlamento. L’Unione europea, e i fondi del PNRR, chiedono una giustizia più veloce e più affidabile, di riformare un sistema lento, vecchio, inadeguato. Il Csm, nel frattempo, è stato travolto e squassato da scandali violenti (l’inchiesta sul ‘sistema’ di Palamara, il libro di Sallusti, le inchieste sulla procura di Milano e di Roma, etc.) che hanno fatto esplodere una questione morale mai vista finora, nel Csm e ai vertici della magistratura, strigliati più volte anche dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Aitra ha voluto questo momento di confronto per parlare di un aspetto specifico come la questione della rappresentanza e dell’equilibrio di genere, tassello importante in questo contesto. “Fino a quando non ci sarà un riequilibrio di genere non ci sarà un vero beneficio per la democrazia stessa” ammonisce la Scicolone. Giorgio Martellino, presidente di Aitra, parla di una “sinergia del mondo del pubblico e del privato che Aitra persegue dalla sua nascita, legandolo alla sostenibilità e alla governance perché la trasparenza è fondamentale per entrambi i mondi. La corruzione può essere fermata anche con la parità di genere”. Maria Masi, prima donna mai eletta a presidente del Consiglio nazionale forense, mette l’accento sulla disparità di genere tra avvocatura e magistratura: tra gli avvocati già dal 2012 è stato stabilito l’equilibrio di genere per le elezioni di secondo grado con l’introduzione della doppia preferenza nei distretti e a livello nazionale con numeri che vedono, ormai, la presenza femminile superiore a quella maschile, dentro l’avvocatura. La Masi si augura “che anche il Csm proceda a questa riforma”. La legge di riferimento è quella delle quote rosa della legge Golfo-Mosca per i cda che la Scicolone porta come esempio di buona pratica.

La deputata di Forza Italia Cristina Rossello, 60 anni, ha avanzato una proposta per il riequilibrio di genere dentro al Csm

Riequilibrio di genere nel Csm, la proposta dell’on. Rossello

Qui si innesta la proposta di legge dell’on. Rossello che, presentata già a inizio legislatura, riprende proprio la filosofia della legge Golfo-Mosca sul ruolo e la funzione della governance femminile e si propone un riequilibrio di genere anche dentro il Csm dove, nelle ultime quattro tornate elettorali, sono state elette solo otto donne mentre la popolazione delle magistrate è di netto superiore ai colleghi uomini, sfiorando il 54%, un trend in crescita. La Rossello ricorda che anche nella proposta di riforma della legge elettorale del Csm, oggi in Parlamento, ci sono due articoli (l’art. 28 della riforma sulla eleggibilità dei membri laici per la pareticità delle opportunità e l’art. 31 sulla convocazione delle elezioni che rispicchi l’equilibrio di genere) che fanno, pur se blandamente, riferimento alla rappresentanza di genere con il sorteggio temperato, ma si rischia che le nuove elezioni del Csm, che si terranno a luglio, avvengano sempre con le stesse regole. L’on Rossello spiega che “di fronte agli scandali non si può far finta di nulla. I magistrati devono essere al di sopra di ogni sospetto. La mia pdl non ha solo la mia firma, è aperta a modifiche, ho lavorato con tutti i gruppi politici, la parità di genere si può imporre, dentro la magistratura, solo partendo dall’introduzione delle quote di genere. Significa più democrazia e trasparenza”.

Francesco Paolo Sisto, 66 anni, è sottosegretario di Stato alla Giustizia nel governo Draghi

In Italia più di un magistrato su due è donna

Ma è utile anche fornire qualche dato, per capire meglio l’importanza e la portata della questione. Nonostante, oggi, in Italia, il 53,8% dei magistrati italiani siano donne (5308 su un totale di 9787) e gli uomini solo una minoranza, il 46% (4479) – un dato peraltro rilevante e in controtendenza rispetto ad altri ambiti lavorativi, economici e politici, dove le donne sono largamente sotto rappresentate, la disparità di genere non emerge tanto dalla presenza complessiva delle donne, quanto dalla loro esclusione dalle posizioni di rilievo, che è altissima. Dai dati raccolti da Openpolis (risalenti al 2021) è evidente che se le donne sono, paradossalmente, sovra-rappresentate tra i magistrati ordinari (56,7%) la loro presenza diminuisce man mano che si considerano incarichi di maggiore rilevanza, da quelli semi-direttivi a quelli direttivi. Negli incarichi semi-direttivi su dieci uomini ci sono meno di cinque donne e negli incarichi direttivi solo uno su quattro sono donne e tre su quattro sono uomini.

Nel Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) solo il 28,6% dei togati è donna

Tra i togati del Csm solo il 28,6% è donna

Peggiore ancora il divario di genere dentro il Csm, l’organo di autogoverno della magistratura italiana che ne stabilisce tutti gli incarichi. Tra gli attuali membri togati del Csm, solo il 28,6% (6) sono donne. Sempre nella consiliatura in corso, va notato che tutte e sei le donne presente sono state elette dai magistrati (nessuna dai laici) e che se la quota di donne tra i togati è la più alta dal 1994 a oggi (28,6%), ma le donne, nel Csm, non sono mai state più del 25%. La disparità di genere tra i membri eletti del Csm riguarda sia i “togati” che i “laici”, in misura solo lievemente diversa. Se si considerano tutte le consiliature dal 1963 a oggi, le donne elette dal Parlamento come membri del Consiglio superiore della magistratura sono state complessivamente solo 10, mentre quelle elette dai magistrati 18 per un totale di appena 28 elette in cinquant’anni.

Il Csm, meglio ricordarlo, è composto da 27 membri, di cui 24 sono eletti e tre sono di diritto. Le donne vi sono entrate a far parte dal 1981. Tra i membri eletti, 16 vengono detti ‘togati’ (votati da tutti i magistrati ordinari) e otto i ‘laici’ (eletti dal Parlamento). I tre membri ‘di diritto’ sono invece il Presidente della Repubblica, che presiede il Csm, il Primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore Generale della stessa Corte. Ebbene, nessuna donna è mai stata membro di diritto del Csm come dei suoi vertici. Un ‘tetto di cristallo’ ancora tutto da sfondare.

Potrebbe interessarti anche

Festival Universitario a Milano il 13 maggio
Lifestyle

Festival Universitario: formazione, tecnologia e sostenibilità

23 Marzo 2023
L'onorevole Elena Bonetti
Economia

“Parità che genera”: le imprese inclusive fatturano il 23% in più

22 Marzo 2023
L'atletica mondiale dice no alla partecipazione di transgender donne alle gare internazionali nella categoria femminile
Sport

Atletica, le trans escluse dalle gare internazionali femminili

24 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
“Giustizia e rappresentanza di genere”. Sembra apparire un tema ‘laterale’, mentre la guerra infuria e donne e bambine scappano dall’Ucraina, ma non lo è affatto. Se ne parla in un convegno organizzato ieri pomeriggio, nella sede della nuova Aula dei gruppi parlamentari della Camera, dall’Aitra (Associazione italiana trasparenza e corruzione), con molti ospiti, tutti qualificati. A partire dall’on. Cristina Rossello (Forza Italia, ligure, di professione avvocato), prima firmataria di un progetto di legge su riequilibrio delle quote di genere dentro il Csm. Introduceva i lavori Florinda Scicolone, responsabile relazioni istituzionali di Aitra, e giurista d’impresa, e moderava la tavola rotonda seguente Paola Balducci, professoressa di Procedura Penale alla Luiss e già membro laico del Csm. A concludere i lavori c’era Francesco Paolo Sisto, sottosegretario di Stato alla giustizia nel governo Draghi.
Marta Cartabia, 58 anni, è ministro della Giustizia dal 13 febbraio 2021
Il 2022 è un anno importante per la giustizia italiana, quella della riforma dell’ordinamento giudiziario portata avanti dal ministro Marta Cartabia e, proprio in questi mesi, all’esame del Parlamento. L'Unione europea, e i fondi del PNRR, chiedono una giustizia più veloce e più affidabile, di riformare un sistema lento, vecchio, inadeguato. Il Csm, nel frattempo, è stato travolto e squassato da scandali violenti (l’inchiesta sul ‘sistema’ di Palamara, il libro di Sallusti, le inchieste sulla procura di Milano e di Roma, etc.) che hanno fatto esplodere una questione morale mai vista finora, nel Csm e ai vertici della magistratura, strigliati più volte anche dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Aitra ha voluto questo momento di confronto per parlare di un aspetto specifico come la questione della rappresentanza e dell’equilibrio di genere, tassello importante in questo contesto. “Fino a quando non ci sarà un riequilibrio di genere non ci sarà un vero beneficio per la democrazia stessa” ammonisce la Scicolone. Giorgio Martellino, presidente di Aitra, parla di una “sinergia del mondo del pubblico e del privato che Aitra persegue dalla sua nascita, legandolo alla sostenibilità e alla governance perché la trasparenza è fondamentale per entrambi i mondi. La corruzione può essere fermata anche con la parità di genere”. Maria Masi, prima donna mai eletta a presidente del Consiglio nazionale forense, mette l’accento sulla disparità di genere tra avvocatura e magistratura: tra gli avvocati già dal 2012 è stato stabilito l’equilibrio di genere per le elezioni di secondo grado con l’introduzione della doppia preferenza nei distretti e a livello nazionale con numeri che vedono, ormai, la presenza femminile superiore a quella maschile, dentro l’avvocatura. La Masi si augura “che anche il Csm proceda a questa riforma”. La legge di riferimento è quella delle quote rosa della legge Golfo-Mosca per i cda che la Scicolone porta come esempio di buona pratica.
La deputata di Forza Italia Cristina Rossello, 60 anni, ha avanzato una proposta per il riequilibrio di genere dentro al Csm

Riequilibrio di genere nel Csm, la proposta dell'on. Rossello

Qui si innesta la proposta di legge dell’on. Rossello che, presentata già a inizio legislatura, riprende proprio la filosofia della legge Golfo-Mosca sul ruolo e la funzione della governance femminile e si propone un riequilibrio di genere anche dentro il Csm dove, nelle ultime quattro tornate elettorali, sono state elette solo otto donne mentre la popolazione delle magistrate è di netto superiore ai colleghi uomini, sfiorando il 54%, un trend in crescita. La Rossello ricorda che anche nella proposta di riforma della legge elettorale del Csm, oggi in Parlamento, ci sono due articoli (l’art. 28 della riforma sulla eleggibilità dei membri laici per la pareticità delle opportunità e l’art. 31 sulla convocazione delle elezioni che rispicchi l’equilibrio di genere) che fanno, pur se blandamente, riferimento alla rappresentanza di genere con il sorteggio temperato, ma si rischia che le nuove elezioni del Csm, che si terranno a luglio, avvengano sempre con le stesse regole. L’on Rossello spiega che “di fronte agli scandali non si può far finta di nulla. I magistrati devono essere al di sopra di ogni sospetto. La mia pdl non ha solo la mia firma, è aperta a modifiche, ho lavorato con tutti i gruppi politici, la parità di genere si può imporre, dentro la magistratura, solo partendo dall’introduzione delle quote di genere. Significa più democrazia e trasparenza”.
Francesco Paolo Sisto, 66 anni, è sottosegretario di Stato alla Giustizia nel governo Draghi

In Italia più di un magistrato su due è donna

Ma è utile anche fornire qualche dato, per capire meglio l’importanza e la portata della questione. Nonostante, oggi, in Italia, il 53,8% dei magistrati italiani siano donne (5308 su un totale di 9787) e gli uomini solo una minoranza, il 46% (4479) - un dato peraltro rilevante e in controtendenza rispetto ad altri ambiti lavorativi, economici e politici, dove le donne sono largamente sotto rappresentate, la disparità di genere non emerge tanto dalla presenza complessiva delle donne, quanto dalla loro esclusione dalle posizioni di rilievo, che è altissima. Dai dati raccolti da Openpolis (risalenti al 2021) è evidente che se le donne sono, paradossalmente, sovra-rappresentate tra i magistrati ordinari (56,7%) la loro presenza diminuisce man mano che si considerano incarichi di maggiore rilevanza, da quelli semi-direttivi a quelli direttivi. Negli incarichi semi-direttivi su dieci uomini ci sono meno di cinque donne e negli incarichi direttivi solo uno su quattro sono donne e tre su quattro sono uomini.
Nel Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) solo il 28,6% dei togati è donna

Tra i togati del Csm solo il 28,6% è donna

Peggiore ancora il divario di genere dentro il Csm, l'organo di autogoverno della magistratura italiana che ne stabilisce tutti gli incarichi. Tra gli attuali membri togati del Csm, solo il 28,6% (6) sono donne. Sempre nella consiliatura in corso, va notato che tutte e sei le donne presente sono state elette dai magistrati (nessuna dai laici) e che se la quota di donne tra i togati è la più alta dal 1994 a oggi (28,6%), ma le donne, nel Csm, non sono mai state più del 25%. La disparità di genere tra i membri eletti del Csm riguarda sia i "togati" che i "laici", in misura solo lievemente diversa. Se si considerano tutte le consiliature dal 1963 a oggi, le donne elette dal Parlamento come membri del Consiglio superiore della magistratura sono state complessivamente solo 10, mentre quelle elette dai magistrati 18 per un totale di appena 28 elette in cinquant’anni. Il Csm, meglio ricordarlo, è composto da 27 membri, di cui 24 sono eletti e tre sono di diritto. Le donne vi sono entrate a far parte dal 1981. Tra i membri eletti, 16 vengono detti ‘togati’ (votati da tutti i magistrati ordinari) e otto i ‘laici’ (eletti dal Parlamento). I tre membri ‘di diritto’ sono invece il Presidente della Repubblica, che presiede il Csm, il Primo Presidente della Corte di Cassazione e il Procuratore Generale della stessa Corte. Ebbene, nessuna donna è mai stata membro di diritto del Csm come dei suoi vertici. Un ‘tetto di cristallo’ ancora tutto da sfondare.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto