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Home » Politica » Donne leader nel mondo, ecco quante e dove sono. In Italia il vetro di cristallo non è stato ancora infranto

Donne leader nel mondo, ecco quante e dove sono. In Italia il vetro di cristallo non è stato ancora infranto

Ci siamo andati vicini, ma siamo ancora lontani. Nel nostro Paese non è mai esistito un presidente della Repubblica o un presidente del Consiglio donna. Dall'Europa all'Asia, invece la situazione è molto diversa. Chi sono dunque le donne più potenti sulla Terra

Ettore Maria Colombo
6 Febbraio 2022
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Ci siamo andati vicini, ma siamo ancora lontani. Mai, in Italia, c’è stato un Capo dello Stato o un presidente del Consiglio donna. Paradossalmente, mai come stavolta ci siamo andati vicino, ad eleggere un Capo dello Stato donna. Elisabetta Belloni, la ‘capa’ del Dis (il coordinamento dei servizi italiani di intelligence) in un confuso venerdì di 29 gennaio, è stata a un passo dal convolare all’alto incarico. L’accordo tra Salvini, Conte e Letta c’era, poi stoppato da un trittico inconsueto (Renzi-Tajani-Di Maio), e ancora oggi i giornali riempiono retroscena sul perché e per come di quella scelta non riuscita. 

È andata come è andata, cioè con la rielezione di Sergio Mattarella, e il Parlamento dei peones, che lo votava scrutinio dopo scrutinio, a fare la parte del leone, a differenza dei suoi leader. Poco male, anche perché Mattarella è, e resta, una sicurezza, per il Paese, ma certo è che di acqua ne dovrà passare, sotto i ponti, prima di vedere un Presidente della Repubblica donna, in Italia. Anche in quanto a presidenti del Consiglio, in realtà, siamo messi male: mai una donna è diventata premier, nessuna ci è mai andata vicino. E se è vero che una donna, e leader di partito (l’unica, oggi, in Italia), Giorgia Meloni, a capo di Fratelli d’Italia, ambisce a diventarlo, per ora non se ne parla, e chissà per quanto tempo ancora. 

Nilde Iotti (1920-1999) è stata la prima donna in Italia presidente della Camera

Le presidenti della Camera e i ministri donna in Italia

Certo, l’Italia ha conosciuto diversi presidenti dei due rami del Parlamento donne: la comunista Nilde Jotti, la prima donna presidente della Camera, nel 1979-1983 (poi riconfermata nel 1983 e nel 1987, diventando così la presidente della Camera rimasta in carica più a lungo), la leghista Irene Pivetti, presidente della Camera, ma per soli due anni, dal 1992 al 1994, di nuovo una presidente della Camera, Laura Boldrini, dal 2013 al 2018, e infine la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna a sedere sullo scranno di palazzo Madama, ed anche prima donna ad essere votata, con alcune possibilità di farcela, ma senza successo, a presidente della Repubblica, proprio questa volta. Abbiamo avuto anche diverse ministre donne, la prima delle quali è stata Tina Anselmi, al Lavoro, dal 1976 al 1978, durante il governo Andreotti. E proprio di una di loro, la titolare della Giustizia, Marta Cartabia, è stata a lungo nel toto-Colle. Ma se l’Italia dovrà ancora molto aspettare, la situazione nel resto del Mondo è molto diversa. Ecco il panorama degli altri Paesi. 

La finlandese Sanna Marin, 36 anni, è la più giovane premier nel mondo

Le donne leader nel mondo che hanno infranto il “vetro di cristallo”

Innanzitutto, va detto che, dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, sono ben 80 le donne diventate presidenti e premier, considerando tutto il mondo. Inoltre, in alcuni dei Paesi che le hanno elette, parafrasando la norvegese Gro Harlem Brundtland, “i bimbi chiedono alle mamme se anche un uomo può fare il premier”. In altri la tradizione di una leadership solo maschile è ormai superata. Un vero e proprio modello per realtà, come l’Italia, che stanno aspettando che l’ultimo soffitto di cristallo si infranga per sempre.

Dalla Germania di Angela Merkel, che ha da poco finito un quindicennio (dal 2005 al 2021) alla guida del suo Paese come Cancelliera, fino all’elezione in Finlandia di Sanna Marin, che con i suoi 34 anni è la più giovane premier al mondo, sono davvero tante (venti) le donne che ricoprono il ruolo di capo di Stato o di governo.

Intanto, bisogna specificare che, tra queste 20, abbiamo contato sia chi ricopre la carica di capo del governo sia chi, invece, è capo dello Stato senza una funzione politica, ma solo istituzionale. Tra queste 20 leader, alcune le conosciamo già piuttosto bene, altre appartengono a Paesi che forse non ci saremmo mai aspettati di veder scegliere una donna come guida. Eppure…

Ursula von der Leyen, 63 anni, è presidente della Commissione europea

Le donne leader in Europa

Ma qual è la situazione delle donne al vertice nel mondo? A guidare la classifica della leadership rosa in Europa, che ha eletto una donna, Ursula Von der Leyen, alla guida della Commissione Ue, ci sono sicuramente i Paesi del Nord, dalla vicina Lituania, a Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca e – ma solo fino al 2021 – Germania.

Secondo dati del 2019, al Parlamento europeo siede il 36% di donne. Considerando i 27 Paesi Ue e il Regno Unito, solo il 14,3% dei premier è donna e tra i presidenti la quota sale appena al 21,4%. L’Europa conta il 30% di ministri donne contro il 19% su scala mondiale. Su scala globale, invece, su circa 200 Paesi, solo 20 sono guidati da capi di Stato donne. Va anche ricordato che in Europa, i Paesi del Nord tengono alto il tasso di women empowerment, presentando un pool di quattro Prime Ministre e tutte sotto i 59 anni.

Estonia: due donne ai vertici. A gennaio del 2022 Kaja Kallas ha prestato giuramento, diventando la prima donna a guidare un governo in Estonia, ma soprattutto affiancando un’altra donna, Kersti Kaljulaid, 51 anni, presidente del Paese baltico dal 2016. L’Estonia è, dunque, da allora, il primo e il solo Paese al mondo ad avere donne nelle due principali posizioni di capo dello Stato e capo del governo. Il premier Kaja Kallas è leader del Partito riformista (destra liberale), ex europarlamentare, europeista, 43 anni ed è anche ‘figlia d’arte’: suo padre è, infatti, l’ex primo ministro Siim Kallas, in carica dal 2010 al 2014. 

Danimarca: Mette Frederiksen è la premier dal 27 giugno 2019. Dal 2011 al 2014, Frederiksen è stata ministro del Lavoro nel Governo Thorning-Schmidt I e, dal 2014 al 2015, ha ricoperto l’incarico di ministro della Giustizia. Dal 28 giugno 2014 è la leader dei socialdemocratici. E’ spesso criticata per le sue posizioni molto dure contro immigrazione e lotta alla prostituzione.

Finlandia: La premier finlandese Sanna Mirella Marin, in carica dal dicembre 2019, ha un primato: quello di essere la più giovane leader di governo nel mondo. Classe 1985, a soli 34 anni ha preso la guida dell’esecutivo finlandese. Già ministra dei Trasporti, astro nascente del partito socialdemocratico (SPD). Marin è cresciuta in una famiglia di due mamme.

Georgia: Nel novembre 2018 la Georgia ha eletto il suo primo capo di Stato donna, Salome Zurabishvili. Nata a Parigi 68 anni fa da genitori georgiani che avevano lasciato il Paese nel 1921, dopo l’annessione all’Unione Sovietica, ha fatto carriera nella diplomazia francese. Nel 2003 è stata ambasciatrice a Tbilisi e l’anno successivo ha ottenuto la cittadinanza. Viene allora scelta come ministro degli Esteri, ruolo ricoperto fino al 2005. Nel 2006 ha fondato il partito “La via della Georgia” ed è stata eletta in Parlamento. La sua candidatura alla presidenza è stata sostenuta da “Sogno Georgiano”, partito di governo, fondato nel 2012 dal miliardario Bidzina Ivanishvili.

Germania: Cancelliera della Germania dal 22 novembre 2005, Angela Merkel, 66 anni, è tra le più note donne leader al mondo. Dal 2006 al 2019 il magazine Forbes ha inserito Merkel tra le 100 donne più potenti del pianeta. Alla fine del 2021, però, dopo le ultime elezioni, ha dovuto passare il testimone a un uomo, Olaf Scholz (Spd) e così il suo lungo ‘regno’ a guida della Germania è finito. 

Gran Bretagna: Dal 6 febbraio 1952, quando è succeduta al padre, re Giorgio VI, Elisabetta II – nata Elizabeth Alexandra Mary, il 21 aprile 1926 a Londra – è la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami dei 15 Paesi del Commonwealth. Quasi 95enne, il suo regno è il più longevo al mondo, 69 anni.

Islanda: Katrìn Jakobsdòttir è il primo ministro dell’Islanda dal 30 novembre 2017. È la seconda donna a ricoprire questo incarico nel Paese dopo Jòhanna Sigurdardòttir, che era stata nominata nel 2009. Leader dei Verdi, Jakobsdottir, 44 anni, dichiaratamente femminista, è alla guida di una coalizione tripartitica composta da Partito dell’Indipendenza, Partito Progressista e i Verdi.

Lituania: Ingrida Imonyt è primo ministro della Lituania dallo scorso 11 dicembre. Economista di formazione, 46 anni, dal 2009 al 2013 è stata ministro delle Finanze ed ha condotto una politica economica di austerità durante la crisi finanziaria globale. Eletta in Parlamento nel 2016, due anni dopo ha vinto le primarie del suo partito, l’Unione della Patria – Democratici Cristiani di Lituania.

Norvegia: Erna Solberg è primo ministro dal 16 ottobre 2013 e leader del partito conservatore norvegese. Ad affiancare Solberg, 59 anni, soprannominata la “Angela Merkel della Norvegia”, a due importanti dicasteri ci sono altre donne: Ine Eriksen Soreide, ministra degli Esteri e Marit Berger Rosland agli Affari Europei. Si occupa spesso di diritti femminili anche se vorrebbe leggi più restrittive per l’aborto.

Serbia: Ana Brnabi è primo ministro della Serbia dal 29 giugno 2017, eletta con il Partito progressista. L’economista 45enne è la prima donna, dichiaratamente omosessuale, a ricoprire tale carica nel Paese, ma si definisce europeista e tecnocratica e il suo governo, pur conservatore, punta su educazione e digitalizzazione.

Slovacchia: Dal marzo 2019 presidente della Slovacchia è Zuzana Caputova, 45 anni, giurista e avvocato, madre divorziata con due figlie, prima donna ad essere eletta capo di Stato nell’Europa centro-orientale. Si è impegnata a lavorare per i diritti di tutti, anche di immigrati e persone LGBT, contro ogni forma di ingiustizia.

Malta: va ricordato che l’esecutivo è stato nelle mani di Marie Louise Coleiro Preca dal 2014 all’aprile 2019, la più giovane premier del Paese.

Kamala Harris, 57 anni, è vicepresidente degli Stati Uniti d’America

Le donne leader negli Stati Uniti d’America

Stati Uniti: Kamala Harris è la prima donna, e per giunta con origini afroasiatiche, a diventare vicepresidente degli Stati Uniti, accanto al 46mo capo di Stato, il democratico Joe Biden.

America centrale: Paula-Mae Weekes è presidente di Trinidad e Tobago, laureata in legge e in carica dal 2018. L’avvocatessa Mia Amor Mottley è la premier delle Barbados dal 2018. In Nicaragua, governato col pugno duro dal marito Daniel Ortega, la vicepresidente è Rosario Murillo, esponente di spicco del Fronte sandinista di liberazione nazionale, partito di governo dal 1979, salvo qualche breve parentesi. Nessun paese del Sud America ha premier donna.

Sheikh Hasina Wazed, 74 anni, primo ministro del Bangladesh, è considerata una delle donne più potenti al mondo

Le donne leader in Asia e Oceania

Bangladesh: La guida del governo è in mano a Sheikh Hasina Wazed, in carica dal 2009, considerata una delle donne più potenti del mondo, al 28mo posto nella classifica Forbes.

Myanmar: Nonostante crescenti critiche in patria e all’estero – tra cui le pesanti accuse di genocidio ai danni dei Rohingya – la storica leader birmana Aung San Suu Kyi, 75 anni, è stata riconfermata al potere dopo la vittoria alle elezioni parlamentari dello scorso novembre della sua Lega nazionale per la democrazia (Lnd). Molti nella maggioranza dei Bamar la venerano come madre della nazione. Nobel per la pace nel 1991, dal 2010 è libera dopo anni di prigionia durante la dittatura.

Nepal: Dal 2015 la presidentessa del Nepal è Bidhya Devi Bhandari, leader del partito comunista, 60 anni, nota per le sue battaglie per i diritti delle donne.

Nuova Zelanda: Lo scorso novembre, Jacinda Arden, popolare prima ministra della Nuova Zelanda, è stata riconfermata per un secondo mandato. Capo del Partito laburista dal 2017, la 40enne Arden è ambientalista e lotta contro la discriminazione. Il suo nome è diventato famoso nel mondo per la sua gestione esemplare della crisi della strage di Christchurch, compiuta il 15 marzo 2019 contro due moschee, dando prova di una leadership salda e profondamente umana. Un’altra crisi che Arden ha gestito con successo è stata quella della pandemia di Covid-19.

Singapore: Da settembre 2017 il presidente di Singapore è una donna, Halimah Yacob, la prima a ricoprire l’incarico. Di etnia malese, classe 1954, la sua elezione è stata accolta come la volontà di affermare l’identità multiculturale e multietnica della piccola ma influente repubblica.

Sahle-Work Zewde, 71 anni, presidente dell’Etiopia, è l’unica donna capo di Stato in Africa

Le donne leader in Africa

Etiopia: In Africa l’unica donna capo di Stato in carica è Sahle-Work Zewde, eletta in Etiopia nell’ottobre 2018, prima donna alla presidenza nel Paese. Diplomatica di lungo corso, fino alla sua elezione ha ricoperto la carica di rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres presso l’Unione africana.

Togo: Lo scorso ottobre in Togo è stata nominata la prima premier donna, Victoire Tomegah Dogbè, 60 anni. Laureata in Scienze economiche in Togo, ha maturato una lunga esperienza nella cooperazione, tra l’altro alle Nazioni Unite, prima di diventare ministro dello Sviluppo, dell’Artigianato, della Gioventù nel suo Paese.

Gabon: Anche il Gabon ha un primo ministro donna, Rose Christiane Ossouka Raponda, 56 anni, economista, esperta di finanza pubblica, in carica da agosto 2020. Alle spalle ha una lunga carriera da fedele alleata del presidente Ali Bongo Odimba, la cui famiglia è al potere da decenni. Dal 2012 al 2014 è stata ministro del Bilancio, dal 2014 al 2019 sindaco della capitale Libreville, e poi ministro della Difesa da febbraio 2019.

In Africa il protagonismo politico femminile passa, però, anche attraverso le rappresentanze nei Parlamenti. Il Parlamento del Ruanda, ad esempio, è il primo al mondo per numero di donne, che sono il 56% di tutti i deputati. 

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  • La questione femminile è indubbiamente uno dei temi più dibattuti dell’epoca contemporanea. C’è chi teorizza la necessità di un welfare di genere capace di consentire alle donne di poter imboccare la strada della realizzazione personale senza dover rinunciare alla famiglia, chi scommette tutto su una rivoluzione culturale che, però, tarda ad arrivare.

Di sicuro, un lavoro più flessibile potrebbe essere d’aiuto. Ma, al di là di una parentesi – peraltro neanche troppo ben gestita – in fase Covid-19, lo smart working pare essere solo un ricordo. Ma come stanno le cose nel resto d’Europa? 

Un percorso da conoscere e, perché no, moltiplicare viene dalle isole Canarie. Si tratta di Female Startup Leaders, una comunità imprenditrici che per la loro attività hanno scelto Tenerife, promuovendo e incentivando lo smart working. Con il sostegno del Ministero del turismo, dell’industria e del commercio del Governo delle Canarie, il progetto rappresenta un punto di riferimento per tutte le donne (e gli uomini) che hanno intenzione non solo di provarci ma di riuscirci. Per le fondatrici, le Canarie rappresentano il luogo perfetto per mantenere in equilibrio il benessere emotivo con quello sociale, continuando a dedicarsi al proprio lavoro a distanza.

"Il lavoro del futuro e il futuro del lavoro passano attraverso la soluzione mista, né 100% remoto né 100% in loco. Di sicuro, però, non esistono soluzioni standard. Ottimo sarebbe che ogni azienda scegliesse il modo più efficiente per far lavorare i propri team, che sia in loco, misto o remoto. Il lavoro a distanza porta più libertà e autonomia al lavoratore. Se gestito correttamente, aiuta a fare una vita più equilibrata e ciò vale sia per gli uomini che per le donne”.

Una cosa è certa: il lavoro del futuro è sempre più nomade. Trasferirsi alle Canarie non è cosa facile, ma viene da pensare che anche l’Italia offre location d’eccezione quantomeno paragonabili a Tenerife. Perché non iniziare a guardare in questa direzione?

✍ Margherita Ambrogetti Damiani 

#lucenews #lucelanazione #femalestartupleaders
  • È morta all’età di 64 anni l’attrice Lisa Loring, famose per aver interpretato Mercoledì Addams nella sitcom La famiglia Addams nella metà degli anni Sessanta. 

La sua morte è stata annunciata da Laure Jacobson, un
  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

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Ci siamo andati vicini, ma siamo ancora lontani. Mai, in Italia, c’è stato un Capo dello Stato o un presidente del Consiglio donna. Paradossalmente, mai come stavolta ci siamo andati vicino, ad eleggere un Capo dello Stato donna. Elisabetta Belloni, la ‘capa’ del Dis (il coordinamento dei servizi italiani di intelligence) in un confuso venerdì di 29 gennaio, è stata a un passo dal convolare all’alto incarico. L’accordo tra Salvini, Conte e Letta c’era, poi stoppato da un trittico inconsueto (Renzi-Tajani-Di Maio), e ancora oggi i giornali riempiono retroscena sul perché e per come di quella scelta non riuscita.  È andata come è andata, cioè con la rielezione di Sergio Mattarella, e il Parlamento dei peones, che lo votava scrutinio dopo scrutinio, a fare la parte del leone, a differenza dei suoi leader. Poco male, anche perché Mattarella è, e resta, una sicurezza, per il Paese, ma certo è che di acqua ne dovrà passare, sotto i ponti, prima di vedere un Presidente della Repubblica donna, in Italia. Anche in quanto a presidenti del Consiglio, in realtà, siamo messi male: mai una donna è diventata premier, nessuna ci è mai andata vicino. E se è vero che una donna, e leader di partito (l’unica, oggi, in Italia), Giorgia Meloni, a capo di Fratelli d’Italia, ambisce a diventarlo, per ora non se ne parla, e chissà per quanto tempo ancora. 
Nilde Iotti (1920-1999) è stata la prima donna in Italia presidente della Camera

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Certo, l’Italia ha conosciuto diversi presidenti dei due rami del Parlamento donne: la comunista Nilde Jotti, la prima donna presidente della Camera, nel 1979-1983 (poi riconfermata nel 1983 e nel 1987, diventando così la presidente della Camera rimasta in carica più a lungo), la leghista Irene Pivetti, presidente della Camera, ma per soli due anni, dal 1992 al 1994, di nuovo una presidente della Camera, Laura Boldrini, dal 2013 al 2018, e infine la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna a sedere sullo scranno di palazzo Madama, ed anche prima donna ad essere votata, con alcune possibilità di farcela, ma senza successo, a presidente della Repubblica, proprio questa volta. Abbiamo avuto anche diverse ministre donne, la prima delle quali è stata Tina Anselmi, al Lavoro, dal 1976 al 1978, durante il governo Andreotti. E proprio di una di loro, la titolare della Giustizia, Marta Cartabia, è stata a lungo nel toto-Colle. Ma se l’Italia dovrà ancora molto aspettare, la situazione nel resto del Mondo è molto diversa. Ecco il panorama degli altri Paesi. 
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Innanzitutto, va detto che, dalla fine degli anni Sessanta ad oggi, sono ben 80 le donne diventate presidenti e premier, considerando tutto il mondo. Inoltre, in alcuni dei Paesi che le hanno elette, parafrasando la norvegese Gro Harlem Brundtland, "i bimbi chiedono alle mamme se anche un uomo può fare il premier". In altri la tradizione di una leadership solo maschile è ormai superata. Un vero e proprio modello per realtà, come l’Italia, che stanno aspettando che l’ultimo soffitto di cristallo si infranga per sempre. Dalla Germania di Angela Merkel, che ha da poco finito un quindicennio (dal 2005 al 2021) alla guida del suo Paese come Cancelliera, fino all’elezione in Finlandia di Sanna Marin, che con i suoi 34 anni è la più giovane premier al mondo, sono davvero tante (venti) le donne che ricoprono il ruolo di capo di Stato o di governo. Intanto, bisogna specificare che, tra queste 20, abbiamo contato sia chi ricopre la carica di capo del governo sia chi, invece, è capo dello Stato senza una funzione politica, ma solo istituzionale. Tra queste 20 leader, alcune le conosciamo già piuttosto bene, altre appartengono a Paesi che forse non ci saremmo mai aspettati di veder scegliere una donna come guida. Eppure…
Ursula von der Leyen, 63 anni, è presidente della Commissione europea

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Ma qual è la situazione delle donne al vertice nel mondo? A guidare la classifica della leadership rosa in Europa, che ha eletto una donna, Ursula Von der Leyen, alla guida della Commissione Ue, ci sono sicuramente i Paesi del Nord, dalla vicina Lituania, a Norvegia, Finlandia, Islanda, Danimarca e – ma solo fino al 2021 - Germania. Secondo dati del 2019, al Parlamento europeo siede il 36% di donne. Considerando i 27 Paesi Ue e il Regno Unito, solo il 14,3% dei premier è donna e tra i presidenti la quota sale appena al 21,4%. L'Europa conta il 30% di ministri donne contro il 19% su scala mondiale. Su scala globale, invece, su circa 200 Paesi, solo 20 sono guidati da capi di Stato donne. Va anche ricordato che in Europa, i Paesi del Nord tengono alto il tasso di women empowerment, presentando un pool di quattro Prime Ministre e tutte sotto i 59 anni. Estonia: due donne ai vertici. A gennaio del 2022 Kaja Kallas ha prestato giuramento, diventando la prima donna a guidare un governo in Estonia, ma soprattutto affiancando un'altra donna, Kersti Kaljulaid, 51 anni, presidente del Paese baltico dal 2016. L'Estonia è, dunque, da allora, il primo e il solo Paese al mondo ad avere donne nelle due principali posizioni di capo dello Stato e capo del governo. Il premier Kaja Kallas è leader del Partito riformista (destra liberale), ex europarlamentare, europeista, 43 anni ed è anche ‘figlia d'arte’: suo padre è, infatti, l'ex primo ministro Siim Kallas, in carica dal 2010 al 2014.  Danimarca: Mette Frederiksen è la premier dal 27 giugno 2019. Dal 2011 al 2014, Frederiksen è stata ministro del Lavoro nel Governo Thorning-Schmidt I e, dal 2014 al 2015, ha ricoperto l'incarico di ministro della Giustizia. Dal 28 giugno 2014 è la leader dei socialdemocratici. E’ spesso criticata per le sue posizioni molto dure contro immigrazione e lotta alla prostituzione. 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Kamala Harris, 57 anni, è vicepresidente degli Stati Uniti d'America

Le donne leader negli Stati Uniti d'America

Stati Uniti: Kamala Harris è la prima donna, e per giunta con origini afroasiatiche, a diventare vicepresidente degli Stati Uniti, accanto al 46mo capo di Stato, il democratico Joe Biden. America centrale: Paula-Mae Weekes è presidente di Trinidad e Tobago, laureata in legge e in carica dal 2018. L'avvocatessa Mia Amor Mottley è la premier delle Barbados dal 2018. In Nicaragua, governato col pugno duro dal marito Daniel Ortega, la vicepresidente è Rosario Murillo, esponente di spicco del Fronte sandinista di liberazione nazionale, partito di governo dal 1979, salvo qualche breve parentesi. Nessun paese del Sud America ha premier donna.
Sheikh Hasina Wazed, 74 anni, primo ministro del Bangladesh, è considerata una delle donne più potenti al mondo

Le donne leader in Asia e Oceania

Bangladesh: La guida del governo è in mano a Sheikh Hasina Wazed, in carica dal 2009, considerata una delle donne più potenti del mondo, al 28mo posto nella classifica Forbes. Myanmar: Nonostante crescenti critiche in patria e all'estero - tra cui le pesanti accuse di genocidio ai danni dei Rohingya - la storica leader birmana Aung San Suu Kyi, 75 anni, è stata riconfermata al potere dopo la vittoria alle elezioni parlamentari dello scorso novembre della sua Lega nazionale per la democrazia (Lnd). Molti nella maggioranza dei Bamar la venerano come madre della nazione. Nobel per la pace nel 1991, dal 2010 è libera dopo anni di prigionia durante la dittatura. Nepal: Dal 2015 la presidentessa del Nepal è Bidhya Devi Bhandari, leader del partito comunista, 60 anni, nota per le sue battaglie per i diritti delle donne. Nuova Zelanda: Lo scorso novembre, Jacinda Arden, popolare prima ministra della Nuova Zelanda, è stata riconfermata per un secondo mandato. Capo del Partito laburista dal 2017, la 40enne Arden è ambientalista e lotta contro la discriminazione. Il suo nome è diventato famoso nel mondo per la sua gestione esemplare della crisi della strage di Christchurch, compiuta il 15 marzo 2019 contro due moschee, dando prova di una leadership salda e profondamente umana. Un'altra crisi che Arden ha gestito con successo è stata quella della pandemia di Covid-19. Singapore: Da settembre 2017 il presidente di Singapore è una donna, Halimah Yacob, la prima a ricoprire l'incarico. Di etnia malese, classe 1954, la sua elezione è stata accolta come la volontà di affermare l'identità multiculturale e multietnica della piccola ma influente repubblica.
Sahle-Work Zewde, 71 anni, presidente dell'Etiopia, è l'unica donna capo di Stato in Africa

Le donne leader in Africa

Etiopia: In Africa l'unica donna capo di Stato in carica è Sahle-Work Zewde, eletta in Etiopia nell'ottobre 2018, prima donna alla presidenza nel Paese. Diplomatica di lungo corso, fino alla sua elezione ha ricoperto la carica di rappresentante del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres presso l'Unione africana. Togo: Lo scorso ottobre in Togo è stata nominata la prima premier donna, Victoire Tomegah Dogbè, 60 anni. Laureata in Scienze economiche in Togo, ha maturato una lunga esperienza nella cooperazione, tra l'altro alle Nazioni Unite, prima di diventare ministro dello Sviluppo, dell'Artigianato, della Gioventù nel suo Paese. Gabon: Anche il Gabon ha un primo ministro donna, Rose Christiane Ossouka Raponda, 56 anni, economista, esperta di finanza pubblica, in carica da agosto 2020. Alle spalle ha una lunga carriera da fedele alleata del presidente Ali Bongo Odimba, la cui famiglia è al potere da decenni. Dal 2012 al 2014 è stata ministro del Bilancio, dal 2014 al 2019 sindaco della capitale Libreville, e poi ministro della Difesa da febbraio 2019. In Africa il protagonismo politico femminile passa, però, anche attraverso le rappresentanze nei Parlamenti. Il Parlamento del Ruanda, ad esempio, è il primo al mondo per numero di donne, che sono il 56% di tutti i deputati. 
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