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Home » Politica » Eva Dal Canto e la campagna #ilgiornodopo contro la violenza sulle donne rilanciata da Luce!

Eva Dal Canto e la campagna #ilgiornodopo contro la violenza sulle donne rilanciata da Luce!

Nella giornata del 25 novembre, riproponiamo la nostra intervista a Eva Dal Canto, 29 anni, vittima di stupro che ad aprile ha lanciato la campagna #ilgiornodopo, come reazione al video in cui Beppe Grillo cerca di scagionare il figlio Ciro indagato per stupro, e scrive: "Il giorno dopo sono andata a scuola"

Marianna Grazi
25 Novembre 2021
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Il giorno dopo. Un tempo figurato che, a dispetto dell’apparenza, può rappresentare un’ora, una settimana, un mese, anni. O anche mai. Per le vittime di violenza sessuale, quel “giorno dopo” significa tante cose. Ecco perché Eva Dal Canto, ragazza di 29 anni che abita a Manchester, ad aprile non ha potuto non rispondere al video-sfogo di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, dando vita a una campagna che ancora oggi a distanza di mesi funziona. Dodici anni fa, Eva fu abusata sessualmente e solo dopo molto tempo ha riconosciuto quel fatto come violenza. Sul suo profilo Instagram posta una foto con la quale lancia l’hashtag #ilgiornodopo, per sensibilizzare e far capire che non sempre si è immediatamente consapevoli di aver subito uno stupro. Aderendo alla sua campagna, anche noi vogliamo fare luce sulla sua vicenda e sul forte messaggio lanciato da Eva.

 

Cos’hai provato vedendo il video di Beppe Grillo?
“Mi sono subito arrivati molti messaggi dalle amiche, anch’esse sopravvissute a stupri, che hanno condiviso il mio filmato e le loro impressioni. Mi sono sentita indignata, ho provato rabbia e disgusto. È stata un’esternazione molto volgare e violenta, eccessiva. Questo fa parte di una strategia comunicativa propria di Beppe Grillo, che ha sempre utilizzato toni molto forti e scorretti nei confronti di personalità femminili anche molto importanti. Quindi non mi sorprende che abbia usato quelle parole, non mi sorprende che abbia detto ciò che ha detto. Non voglio entrare più di tanto nel merito della vicenda perché è in atto un’indagine da parte della magistratura, alla quale spetta chiarire la questione”.

Che messaggio ha voluto lanciare e cosa invece è emerso, secondo te?
“Il signor Grillo ha detto di aver voluto difendere il figlio ‘da padre’. Però ciò che ha fatto è stato difendere lo stupro, non il figlio. Se avesse voluto difendere il ragazzo avrebbe detto altre cose e utilizzato altri toni. In questo modo ha colpevolizzato la persona che ha denunciato la violenza sessuale e, credetemi, ci vuole coraggio da leoni per farlo. Poche donne ce l’hanno, io non ho avuto questo coraggio. Ha insultato questa ragazza con motivazioni assolutamente assurde, irragionevoli. Quello che si fa dopo uno stupro, nei giorni successivi, non va ad invalidare ciò che è accaduto o rende il gesto meno grave”.

Quindi non è una reazione da padre che difende un figlio?
“No, assolutamente. In passato mi sono ritrovata in situazione in cui persone che mi erano molto amiche sono state denunciate per violenza o per abusi. Io sono sempre dalla parte delle vittime, delle persone che sopravvivono. Se vuoi supportare la persona perché pensi che sia innocente o perché è un membro della tua famiglia tu dici ‘Io sono dalla parte di chi denuncia, ma su questa vicenda farà chiarezza la magistratura’. Questa è la miglior difesa. Se screditi chi ha denunciato perché poi è andata al mare o perché ha continuato la sua vita, invalidi il tuo discorso e il senso della difesa. Se vuoi difendere difendi la persona, non l’azione”.

Tu sai che vuol dire subire una violenza sessuale. Puoi dirci cosa ha significa oggi e cosa speri che cambi in futuro?
“Spero che le generazioni future abbiano una consapevolezza maggiore di cosa sia il consenso. Ma il consenso entusiasta, non quello ottenuto con la coercizione. Spero ci sia una cultura del sé, che spinga le persone a riconoscere cosa vogliono e cosa è legittimo venga loro fatto. Ai miei tempi, 12 anni fa, questa consapevolezza non c’era. Oltre a me, avevo amici e amiche che vivevano in relazioni tossiche. Per noi era una cosa normale. Non c’era la sensibilità necessaria per capire che certe cose non le volevamo”.

Cosa diresti alla ragazza che ha denunciato Ciro Grillo e gli altri?
“Ti credo. Non è stata colpa tua. Poi c’è un dopo, c’è quello che io ho chiamato ‘il giorno dopo’ “.

La tua campagna #ilgiornodopo è appena nata e sta già avendo successo. Quale messaggio vuoi lanciare?
“Vorrei che diventasse un luogo virtuale di incontro, dove sopravvissute e sopravvissuti possano costruire insieme un cammino di rinascita e di riappropriazione della felicità che ci è stata negata”.

I social possono essere uno strumento di sensibilizzazione su certi temi?
“È necessario usare i social per questo scopo. Sono sempre stati concepiti per quello e, ora più che mai, sono uno strumento per empatizzare con altre persone. Siamo attratti dai post delle celebrità per cui noi gioiamo, ma altre invece utilizzano queste piattaforme per parlare del loro dolore o di vicende traumatiche. Tramite le loro parole c’è come un esorcismo collettivo, per cui persone comuni che hanno vissuto le stesse esperienze, in piccolo, si sentono chiamate in causa e si sentono liberate come se avessero parlato loro. In queste ore mi, sono arrivati tanti messaggi da altre vittime di violenza che non hanno mai parlato, per scelta. Io rispetto questa loro scelta e le sostengo. Alcune mi hanno detto ‘o non voglio o non posso parlare ma leggere che tu l’hai detto mi ha liberato’. È necessario condividere e avere tutti una rete di supporto e di solidarietà”.

Il giorno dopo può essere anche un mese o un anno dopo?
“Certo. Il giorno dopo è un concetto variabile, può essere anche un’ora dopo. Può essere un arco temporale che va dall’immediato dopo della violenza a poi tutto il percorso di rinascita”.

Quanto tempo serve a metabolizzare un abuso?
“Io mi sono resa conto di non volere quello che mi era successo molto tempo dopo, elaborando la vicenda in terapia. Lì ho capito che stavo molto male, la situazione in cui mi trovavo mi stava avvelenando e portando alla morte. A volte serve del tempo per metabolizzare il fatto di aver subito una violenza, perché può capitare a tutti e da parte di tutti”.

La violenza sulle donne riguarda tutti?
“Il problema della violenza sulle persone che s’identificano come donne o nascono biologicamente femmine è trasversale, non conosce distinzioni di classe, religione, ceto o etnia. È un problema diffuso, ma statisticamente ci sono fasce della popolazione che sono più colpite. Questo non significa che è un problema limitato a quelle”.

Serve una risposta politica o il cambiamento deve partire dalla società?
“Il cambiamento deve partire dalla società, perché rappresenta la base che sceglie poi la classe politica, che la vota e la supporta. E fornisce la cassa di risonanza ai politici per capire che tipo di impatto hanno sull’elettorato. Per questo mi preoccupa il messaggio di Grillo e lo scalpore che ha destato. Serve un cambiamento a 360 gradi”.

Quanto è importante che anche gli uomini parlino di questi temi e condannino la violenza?
“Molto, molto, molto importante. Quando si parla di femminismo gli uomini non si sentono chiamati in causa. Ma il femminismo è un movimento che abbraccia uomini e donne all’interno di un percorso per l’uguaglianza contro gli abusi e contro le sopraffazioni di un genere sull’altro. La cultura patriarcale è quella che poi porta molti uomini, anch’essi vittime di abusi, a non denunciare, perché vengono ridicolizzati. C’è bisogno di una presa di coscienza da parte di uomini, donne e persone non binarie”.

Nel nostro canale parliamo di inclusione della diversità e di coesione sociale. Cosa rappresenta per te la parola Luce?
“Per me è la possibilità. Quando penso al termine luce mi immagino un’alba, penso alla giornata che inizia, carica di promesse, possibilità e di nuovi cammini”.

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Instagram

  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
Il giorno dopo. Un tempo figurato che, a dispetto dell'apparenza, può rappresentare un'ora, una settimana, un mese, anni. O anche mai. Per le vittime di violenza sessuale, quel "giorno dopo" significa tante cose. Ecco perché Eva Dal Canto, ragazza di 29 anni che abita a Manchester, ad aprile non ha potuto non rispondere al video-sfogo di Beppe Grillo in difesa del figlio Ciro, dando vita a una campagna che ancora oggi a distanza di mesi funziona. Dodici anni fa, Eva fu abusata sessualmente e solo dopo molto tempo ha riconosciuto quel fatto come violenza. Sul suo profilo Instagram posta una foto con la quale lancia l'hashtag #ilgiornodopo, per sensibilizzare e far capire che non sempre si è immediatamente consapevoli di aver subito uno stupro. Aderendo alla sua campagna, anche noi vogliamo fare luce sulla sua vicenda e sul forte messaggio lanciato da Eva.   Cos'hai provato vedendo il video di Beppe Grillo? "Mi sono subito arrivati molti messaggi dalle amiche, anch'esse sopravvissute a stupri, che hanno condiviso il mio filmato e le loro impressioni. Mi sono sentita indignata, ho provato rabbia e disgusto. È stata un'esternazione molto volgare e violenta, eccessiva. Questo fa parte di una strategia comunicativa propria di Beppe Grillo, che ha sempre utilizzato toni molto forti e scorretti nei confronti di personalità femminili anche molto importanti. Quindi non mi sorprende che abbia usato quelle parole, non mi sorprende che abbia detto ciò che ha detto. Non voglio entrare più di tanto nel merito della vicenda perché è in atto un'indagine da parte della magistratura, alla quale spetta chiarire la questione". Che messaggio ha voluto lanciare e cosa invece è emerso, secondo te? "Il signor Grillo ha detto di aver voluto difendere il figlio 'da padre'. Però ciò che ha fatto è stato difendere lo stupro, non il figlio. Se avesse voluto difendere il ragazzo avrebbe detto altre cose e utilizzato altri toni. In questo modo ha colpevolizzato la persona che ha denunciato la violenza sessuale e, credetemi, ci vuole coraggio da leoni per farlo. Poche donne ce l'hanno, io non ho avuto questo coraggio. Ha insultato questa ragazza con motivazioni assolutamente assurde, irragionevoli. Quello che si fa dopo uno stupro, nei giorni successivi, non va ad invalidare ciò che è accaduto o rende il gesto meno grave". Quindi non è una reazione da padre che difende un figlio? "No, assolutamente. In passato mi sono ritrovata in situazione in cui persone che mi erano molto amiche sono state denunciate per violenza o per abusi. Io sono sempre dalla parte delle vittime, delle persone che sopravvivono. Se vuoi supportare la persona perché pensi che sia innocente o perché è un membro della tua famiglia tu dici 'Io sono dalla parte di chi denuncia, ma su questa vicenda farà chiarezza la magistratura'. Questa è la miglior difesa. Se screditi chi ha denunciato perché poi è andata al mare o perché ha continuato la sua vita, invalidi il tuo discorso e il senso della difesa. Se vuoi difendere difendi la persona, non l'azione". Tu sai che vuol dire subire una violenza sessuale. Puoi dirci cosa ha significa oggi e cosa speri che cambi in futuro? "Spero che le generazioni future abbiano una consapevolezza maggiore di cosa sia il consenso. Ma il consenso entusiasta, non quello ottenuto con la coercizione. Spero ci sia una cultura del sé, che spinga le persone a riconoscere cosa vogliono e cosa è legittimo venga loro fatto. Ai miei tempi, 12 anni fa, questa consapevolezza non c'era. Oltre a me, avevo amici e amiche che vivevano in relazioni tossiche. Per noi era una cosa normale. Non c'era la sensibilità necessaria per capire che certe cose non le volevamo". Cosa diresti alla ragazza che ha denunciato Ciro Grillo e gli altri? "Ti credo. Non è stata colpa tua. Poi c'è un dopo, c'è quello che io ho chiamato 'il giorno dopo' ". La tua campagna #ilgiornodopo è appena nata e sta già avendo successo. Quale messaggio vuoi lanciare? "Vorrei che diventasse un luogo virtuale di incontro, dove sopravvissute e sopravvissuti possano costruire insieme un cammino di rinascita e di riappropriazione della felicità che ci è stata negata". I social possono essere uno strumento di sensibilizzazione su certi temi? "È necessario usare i social per questo scopo. Sono sempre stati concepiti per quello e, ora più che mai, sono uno strumento per empatizzare con altre persone. Siamo attratti dai post delle celebrità per cui noi gioiamo, ma altre invece utilizzano queste piattaforme per parlare del loro dolore o di vicende traumatiche. Tramite le loro parole c'è come un esorcismo collettivo, per cui persone comuni che hanno vissuto le stesse esperienze, in piccolo, si sentono chiamate in causa e si sentono liberate come se avessero parlato loro. In queste ore mi, sono arrivati tanti messaggi da altre vittime di violenza che non hanno mai parlato, per scelta. Io rispetto questa loro scelta e le sostengo. Alcune mi hanno detto 'o non voglio o non posso parlare ma leggere che tu l'hai detto mi ha liberato'. È necessario condividere e avere tutti una rete di supporto e di solidarietà". Il giorno dopo può essere anche un mese o un anno dopo? "Certo. Il giorno dopo è un concetto variabile, può essere anche un'ora dopo. Può essere un arco temporale che va dall'immediato dopo della violenza a poi tutto il percorso di rinascita". Quanto tempo serve a metabolizzare un abuso? "Io mi sono resa conto di non volere quello che mi era successo molto tempo dopo, elaborando la vicenda in terapia. Lì ho capito che stavo molto male, la situazione in cui mi trovavo mi stava avvelenando e portando alla morte. A volte serve del tempo per metabolizzare il fatto di aver subito una violenza, perché può capitare a tutti e da parte di tutti". La violenza sulle donne riguarda tutti? "Il problema della violenza sulle persone che s'identificano come donne o nascono biologicamente femmine è trasversale, non conosce distinzioni di classe, religione, ceto o etnia. È un problema diffuso, ma statisticamente ci sono fasce della popolazione che sono più colpite. Questo non significa che è un problema limitato a quelle". Serve una risposta politica o il cambiamento deve partire dalla società? "Il cambiamento deve partire dalla società, perché rappresenta la base che sceglie poi la classe politica, che la vota e la supporta. E fornisce la cassa di risonanza ai politici per capire che tipo di impatto hanno sull'elettorato. Per questo mi preoccupa il messaggio di Grillo e lo scalpore che ha destato. Serve un cambiamento a 360 gradi". Quanto è importante che anche gli uomini parlino di questi temi e condannino la violenza? "Molto, molto, molto importante. Quando si parla di femminismo gli uomini non si sentono chiamati in causa. Ma il femminismo è un movimento che abbraccia uomini e donne all'interno di un percorso per l'uguaglianza contro gli abusi e contro le sopraffazioni di un genere sull'altro. La cultura patriarcale è quella che poi porta molti uomini, anch'essi vittime di abusi, a non denunciare, perché vengono ridicolizzati. C'è bisogno di una presa di coscienza da parte di uomini, donne e persone non binarie". Nel nostro canale parliamo di inclusione della diversità e di coesione sociale. Cosa rappresenta per te la parola Luce? "Per me è la possibilità. Quando penso al termine luce mi immagino un'alba, penso alla giornata che inizia, carica di promesse, possibilità e di nuovi cammini".
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