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Home » Politica » La Commissione Femminicidio in Senato approva la relazione sugli uomini autori di violenza di genere

La Commissione Femminicidio in Senato approva la relazione sugli uomini autori di violenza di genere

Intanto in Commissione Giustizia è iniziato l'esame del disegno di legge a firma Alessandra Maiorino per l'istituzione dei Cam, i Centri di ascolto per uomini maltrattanti

Marianna Grazi
17 Febbraio 2022
Valeria Valente, senatrice Pd, presidente  della Commissione Femminicidio

Valeria Valente, senatrice Pd, presidente della Commissione Femminicidio

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Nell’Italia che assiste, quasi quotidianamente, ad abusi e aggressioni, a femminicidi, ad attacchi sessisti, si fanno piccoli ma significativi passi avanti per contrastare il fenomeno della violenza di genere. Mercoledì 16 febbraio, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio al Senato ha approvato all’unanimità un’importante documento: la Relazione sugli uomini autori di violenza di genere. In una nota congiunta la presidente Valeria Valente (Pd), le relatrici Alessandra Maiorino (M5s) e Donatella Conzatti (Iv) e tutte le componenti della commissione di Palazzo Madama spiegano che si è trattato di un lavoro di approfondimento durato circa due anni, in cui sono stati sentiti esperti che operano nella prevenzione ed è state raccolte e catalogate pratiche e normative nazionali e internazionali in tema.

La Commissione Femminicidio al Senato approva la relazione sugli uomini autori di violenza di genere (Ansa)

La relazione: agire sugli uomini maltrattanti

La senatrice Alessandra Maiorino (M5S)

“Esprimiamo grande soddisfazione – affermano le senatrici – per il coraggio dimostrato dalla commissione nel voler indagare il lato oscuro della violenza, quello cioè di chi la violenza la agisce. È infatti necessario risalire alle cause, affrontarle a viso aperto e lavorare per sradicare la cultura nella quale la violenza contro le donne trova il suo humus ideale. Questi sono gli obiettivi che perseguono i centri di ascolto per uomini autori di violenza già esistenti nel nostro Paese, la cui funzione cruciale è riconosciuta nel documento approvato. Agire sui maltrattanti già ai primi segnali di violenza, indirizzarli a percorsi di trattamento volti a decostruire stereotipi di genere e fornire strumenti di gestione dei propri sentimenti, significa applicare pienamente la Convenzione di Istanbul, che all’art. 16 chiede agli Stati membri di proprio di istituire tali percorsi. La relazione sarà nei prossimi giorni discussa anche in Aula, per permettere a tutti i senatori e le senatrici di approfondire anche questo aspetto del contrasto alla violenza di genere”.

Ministra Bonetti: “Passo avanti nella prevenzione”

Sul risultato raggiunto mercoledì mattina in Commissione Femminicidio al Senato interviene dai suoi social anche la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti che sostiene si tratti di “un altro passo fondamentale nella protezione e nella tutela delle donne vittime di violenza, nel solco della Convenzione di Istanbul”.
Il richiamo, anche da parte sua, è appunto alla convenzione stipulata nella città turca nel 2011, ratificata da 45 Paesi e promossa dal Consiglio d’Europa in tema di prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Lo scorso anno aveva fatto scalpore l’uscita proprio del Paese ospitante e primo firmatario, la Turchia del presidente Erdogan. Tra gli 81 articoli della convenzione, al sedicesimo (Programmi di intervento di carattere preventivo e di trattamento) si invitano i Paesi ad adottare “le misure legislative e di altro tipo necessarie per istituire o sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, al fine di prevenire nuove violenze e modificare i modelli comportamentali violenti”.

La ministra per le Pari Opportunità Elena BonettiIl tema degli uomini maltrattanti infatti, anche secondo la ministra, è un nodo fondamentale per riuscire ad arginare il fenomeno della violenza. Per questo, sottolinea Bonetti nel post su Facebook, è importante ricordare quali sono le mosse già in atto all’interno delle istituzioni italiane: “È un punto che è stato ulteriormente rafforzato sia con gli interventi introdotti grazie a un emendamento di Donatella Conzatti alla legge di bilancio sia nel nuovo disegno di legge che ho presentato a dicembre insieme alle Ministre Cartabia e Lamorgese. Dal Governo continuiamo a lavorare per sostenere e tutelare le donne, investendo in prevenzione, formazione e nel rafforzamento delle reti territoriali, con le strategie integrate per la parità di genere e di contrasto alla violenza, che il Presidente Draghi ha voluto strutturali per il Paese”.

Il disegno di legge per l’istituzione dei Cam

Il disegno di legge Maiorino punta all’istituzione dei Centri di ascolto per uomini maltrattanti (Cam)

Ma le mosse del Parlamento in tema non si esauriscono qui. Mercoledì 16 febbraio stesso, mentre in Commissione Femminicidio veniva approvata la relazione sugli uomini autori di violenza di genere, in un’altra Commissione al Senato, quella della Giustizia, è iniziato l’esame del disegno di legge della senatrice Alessandra Maiorino (Movimento 5 Stelle), per l’istituzione di percorsi di aiuto per gli uomini maltrattanti. La proposta di legge presentata dalla pentastellata a novembre 2021 punta all’istituzione dei Centri di ascolto per uomini maltrattanti (Cam), cioè strutture che forniscono una guida e un supporto psicologico per quei soggetti maschili che si rendono conto di non riuscire a gestire le proprie relazioni ed emozioni e temono di diventare violenti o di esserlo già.  “La violenza contro le donne è un problema che riguarda gli uomini, sono gli uomini che devono interrogarsi – spiega Maiorino – Finora si è agito solo sulla protezione delle vittime senza ambire ad andare alla causa del problema, che sono appunto gli uomini violenti. È nostro dovere fare tutto il possibile per fermare la violenza fin dal suo primo manifestarsi, senza aspettare che l’escalation raggiunga il suo apice più drammatico. Questo è l’obiettivo dei centri di ascolto per uomini maltrattanti – conclude la senatrice – oggetto della relazione approvata in commissione femminicidio e del disegno di legge a mia prima firma, su cui ieri la commissione giustizia ha iniziato il suo esame”.

Aiutare gli uomini che maltrattano, picchiano, molestano, uccidono le donne non è un controsenso. È l’unica soluzione per estirpare alle radici la malerba della violenza di genere. Se non si affronta il problema alla base, ovvero dal punto di vista dell’uomo maltrattante, frutto di stereotipi e di una visione patriarcale e maschilista ben radicata nella società italiana, non saranno mai sufficienti gli interventi – sempre tardivi – per sopperire alle conseguenze delle loro azioni e proteggere – quando possibile – le donne vittime.

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

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Nell'Italia che assiste, quasi quotidianamente, ad abusi e aggressioni, a femminicidi, ad attacchi sessisti, si fanno piccoli ma significativi passi avanti per contrastare il fenomeno della violenza di genere. Mercoledì 16 febbraio, la Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio al Senato ha approvato all'unanimità un'importante documento: la Relazione sugli uomini autori di violenza di genere. In una nota congiunta la presidente Valeria Valente (Pd), le relatrici Alessandra Maiorino (M5s) e Donatella Conzatti (Iv) e tutte le componenti della commissione di Palazzo Madama spiegano che si è trattato di un lavoro di approfondimento durato circa due anni, in cui sono stati sentiti esperti che operano nella prevenzione ed è state raccolte e catalogate pratiche e normative nazionali e internazionali in tema.
La Commissione Femminicidio al Senato approva la relazione sugli uomini autori di violenza di genere (Ansa)

La relazione: agire sugli uomini maltrattanti

La senatrice Alessandra Maiorino (M5S)
“Esprimiamo grande soddisfazione - affermano le senatrici - per il coraggio dimostrato dalla commissione nel voler indagare il lato oscuro della violenza, quello cioè di chi la violenza la agisce. È infatti necessario risalire alle cause, affrontarle a viso aperto e lavorare per sradicare la cultura nella quale la violenza contro le donne trova il suo humus ideale. Questi sono gli obiettivi che perseguono i centri di ascolto per uomini autori di violenza già esistenti nel nostro Paese, la cui funzione cruciale è riconosciuta nel documento approvato. Agire sui maltrattanti già ai primi segnali di violenza, indirizzarli a percorsi di trattamento volti a decostruire stereotipi di genere e fornire strumenti di gestione dei propri sentimenti, significa applicare pienamente la Convenzione di Istanbul, che all’art. 16 chiede agli Stati membri di proprio di istituire tali percorsi. La relazione sarà nei prossimi giorni discussa anche in Aula, per permettere a tutti i senatori e le senatrici di approfondire anche questo aspetto del contrasto alla violenza di genere”.

Ministra Bonetti: "Passo avanti nella prevenzione"

Sul risultato raggiunto mercoledì mattina in Commissione Femminicidio al Senato interviene dai suoi social anche la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti che sostiene si tratti di "un altro passo fondamentale nella protezione e nella tutela delle donne vittime di violenza, nel solco della Convenzione di Istanbul". Il richiamo, anche da parte sua, è appunto alla convenzione stipulata nella città turca nel 2011, ratificata da 45 Paesi e promossa dal Consiglio d’Europa in tema di prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Lo scorso anno aveva fatto scalpore l'uscita proprio del Paese ospitante e primo firmatario, la Turchia del presidente Erdogan. Tra gli 81 articoli della convenzione, al sedicesimo (Programmi di intervento di carattere preventivo e di trattamento) si invitano i Paesi ad adottare "le misure legislative e di altro tipo necessarie per istituire o sostenere programmi rivolti agli autori di atti di violenza domestica, per incoraggiarli ad adottare comportamenti non violenti nelle relazioni interpersonali, al fine di prevenire nuove violenze e modificare i modelli comportamentali violenti". La ministra per le Pari Opportunità Elena BonettiIl tema degli uomini maltrattanti infatti, anche secondo la ministra, è un nodo fondamentale per riuscire ad arginare il fenomeno della violenza. Per questo, sottolinea Bonetti nel post su Facebook, è importante ricordare quali sono le mosse già in atto all'interno delle istituzioni italiane: "È un punto che è stato ulteriormente rafforzato sia con gli interventi introdotti grazie a un emendamento di Donatella Conzatti alla legge di bilancio sia nel nuovo disegno di legge che ho presentato a dicembre insieme alle Ministre Cartabia e Lamorgese. Dal Governo continuiamo a lavorare per sostenere e tutelare le donne, investendo in prevenzione, formazione e nel rafforzamento delle reti territoriali, con le strategie integrate per la parità di genere e di contrasto alla violenza, che il Presidente Draghi ha voluto strutturali per il Paese".

Il disegno di legge per l'istituzione dei Cam

Il disegno di legge Maiorino punta all’istituzione dei Centri di ascolto per uomini maltrattanti (Cam)
Ma le mosse del Parlamento in tema non si esauriscono qui. Mercoledì 16 febbraio stesso, mentre in Commissione Femminicidio veniva approvata la relazione sugli uomini autori di violenza di genere, in un'altra Commissione al Senato, quella della Giustizia, è iniziato l'esame del disegno di legge della senatrice Alessandra Maiorino (Movimento 5 Stelle), per l'istituzione di percorsi di aiuto per gli uomini maltrattanti. La proposta di legge presentata dalla pentastellata a novembre 2021 punta all’istituzione dei Centri di ascolto per uomini maltrattanti (Cam), cioè strutture che forniscono una guida e un supporto psicologico per quei soggetti maschili che si rendono conto di non riuscire a gestire le proprie relazioni ed emozioni e temono di diventare violenti o di esserlo già.  "La violenza contro le donne è un problema che riguarda gli uomini, sono gli uomini che devono interrogarsi - spiega Maiorino - Finora si è agito solo sulla protezione delle vittime senza ambire ad andare alla causa del problema, che sono appunto gli uomini violenti. È nostro dovere fare tutto il possibile per fermare la violenza fin dal suo primo manifestarsi, senza aspettare che l'escalation raggiunga il suo apice più drammatico. Questo è l'obiettivo dei centri di ascolto per uomini maltrattanti - conclude la senatrice - oggetto della relazione approvata in commissione femminicidio e del disegno di legge a mia prima firma, su cui ieri la commissione giustizia ha iniziato il suo esame". Aiutare gli uomini che maltrattano, picchiano, molestano, uccidono le donne non è un controsenso. È l'unica soluzione per estirpare alle radici la malerba della violenza di genere. Se non si affronta il problema alla base, ovvero dal punto di vista dell'uomo maltrattante, frutto di stereotipi e di una visione patriarcale e maschilista ben radicata nella società italiana, non saranno mai sufficienti gli interventi - sempre tardivi - per sopperire alle conseguenze delle loro azioni e proteggere - quando possibile - le donne vittime.
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