Il riconoscimento dei figli delle coppie gay continua a infiammare il dibattito politico. Tanti sindaci di città italiane, piccole e grandi, sono pronti a dare battaglia: vogliono continuare a riconoscere i figli delle coppie gay e, soprattutto, vogliono contrastare la proposta del governo di Giorgia Meloni, che alcuni giorni fa ha chiesto che tutti i sindaci smettano di trascrivere i certificati di nascita dei figli nati all’estero con la Gpa (gestazione per altri), richiesta estesa a Milano anche per le coppie di donne che ricorrono alla fecondazione eterologa all’estero, cioè la donazione esterna di gameti, in questo caso di spermatozoi.
I sindaci che al momento hanno preso posizione sono (tutti del Pd) quelli di Milano (Beppe Sala), Bologna (Matteo Lepore), Roma (Roberto Gualtieri), Torino (Stefano Lo Russo) e Firenze (Dario Nardella). “Come sindaco di Firenze ho riconosciuto i figli delle coppie omogenitoriali, come ha fatto il collega Sala. Sono figure che hanno una loro personalità giuridica e non puoi abbandonarli a se stessi senza diritti. Firenze ha registrato i figli di queste coppie fino a quando ha potuto. Credo sia una battaglia di buon senso e civiltà che va fatta guardando prima di tutto all'interesse del bambino” spiega Nardella in un’intervista a “Non Stop News” su Rtl 102.5. Nel capoluogo toscano, dal 2017 al 2019 sono state 22 le registrazioni all’anagrafe di figli nati da coppie omosessuali. Poi l’iter si è interrotto a causa della varie pronunce della prefettura.
“La Corte Costituzionale ha detto in modo molto chiaro che questo vuoto legislativo deve essere colmato dal Parlamento – dice ancora Nardella - e non può essere lasciato al caso e alle pronunce delle procure e degli uffici giudiziari. Noi sindaci rappresentiamo le istituzioni, il principio di legalità è fondamentale e non possiamo disobbedire”. Secondo il primo cittadino di Firenze non è giusto e non è possibile tenere i bambini nel limbo “dove non c’è chiarezza dei diritti, dove non c'è una chiarezza sulla loro condizione anche familiare”. Da Nardella, quindi, l’invito alle istituzioni ad agire e anche in tempi rapidi. “Il Parlamento non faccia l'attendista, intervenga e soprattutto il governo non faccia battaglia ideologica – dice il sindaco - perché fare battaglia ideologica e polemica politica sulla pelle di queste bambine e di questi bambini è una cosa riprovevole, ed anche politicamente estremamente scorretta ed inaccettabile”.
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