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Home » Politica » La Germania sfratta le famiglie afghane per far posto ai rifugiati ucraini in fuga dalla guerra

La Germania sfratta le famiglie afghane per far posto ai rifugiati ucraini in fuga dalla guerra

Centinaia di persone, di famiglie, fuggite dopo il ritorno dei talebani al potere sono ora costrette a lasciare le loro case per la decisione del governo tedesco di dare priorità a coloro che arrivano dal Paese in guerra

Marianna Grazi
26 Aprile 2022
Afghanistan-Germania-sfratti-rifugiati-Ucraina

Centinaia di famiglie afghane costrette a lasciare i loro alloggi in Germania per far posto ai profughi ucraini

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Afghani-evacuati-Germania
Un volo Lufthansa pronto a partire verso la Germania con centinaia di profughi afghani

A Berlino centinaia di famiglie di rifugiati afgani sono state sfrattate per fare spazio ai profughi in arrivo dall’Ucraina, come riporta la rivista Foreign Policy. “Gli sfratti non sono stati pubblicizzati intenzionalmente”, afferma Tareq Alaows, un membro del Consiglio per i rifugiati di Berlino, un gruppo di diverse organizzazioni che si occupa di migliorare le condizioni di vita nella capitale tedesca e di far rispettare i loro diritti. “Alcune persone vivevano nelle loro case da anni e sono state strappate dalle loro strutture sociali, compresi i bambini che sono stati trasferiti in luoghi lontani dalle loro rispettive scuole”.
Intanto il governo tedesco ha detto che sta lavorando per trovare una soluzione sicura per le queste persone che hanno perso nuovamente la loro casa, ma alcuni rifugiati sostengono di essere stati costretti a spostarsi già più e più volte.

Intere famiglie afghane sfrattate

Intere famiglie rifugiate dall’Afghanistan in Germania costrette a lasciare le loro abitazioni per fare posto alle persone in fuga dall’Ucraina

Hanno bussato alla porta quando Parwana Amiri stava facendo colazione con suo marito e le sue due figlie piccole. Fuori c’era un ospite inatteso, un assistente sociale, che portava una notizia ancora più inaspettata: la famiglia avrebbe dovuto sgomberare la propria casa per accogliere i rifugiati appena arrivati dall’Ucraina. Nessuna domanda, nessuna negoziazione, solo “fuori entro 24 ore”, è stato detto loro. È quanto riporta Foreign Policy, che ha raccolto centinaia di storie simili. Amiri (uno pseudonimo che ha chiesto venga usato per la sua sicurezza), 33 anni, attivista sociale afghana, è arrivata a Berlino alla fine di gennaio, fuggendo dai talebani con l’aiuto del governo tedesco dopo aver ricevuto minacce di morte per due anni consecutivi; ora è una delle centinaia di connazionali che, in tutta la Germania, sono stati messi da parte per far posto ai nuovi rifugiati arrivati dall’Ucraina. Anche un uomo di 30 anni, che ha chiesto di rimanere anonimo, è arrivato nello stato europeo a gennaio con la madre e due fratelli minori, uno dei quali soffre di una malattia cardiaca. Dopo che la famiglia è stata sfrattata dallo stesso complesso in cui aveva vissuto Amiri, lui – unico a parlare inglese della famiglia – è stato separato dai familiari e gli è stato offerto un alloggio in un’altra parte della città.

Liberare i “centri di arrivo” per gli ucraini

Centri di arrivo dei rifugiati_ Germania
Germania, centinaia di persone vivono stabilmente nei centri di arrivo per rifugiati nonostante vengano considerati alloggi temporanei

La decisione degli sfratti è stata presa dal Dipartimento per l’integrazione, il lavoro e i servizi sociali del Senato di Berlino, il quale sostiene che essa è “basata su considerazioni operative necessarie e difficili” e che non c’erano alternative. Tareq Alaows, parlando con Foreign Policy, riferisce che il governo ha giustificato il provvedimento dichiarando che gli afghani sono stati allontanati dai cosiddetti “centri di arrivo“, dove dovrebbero comunque rimanere solo per brevi periodi. Alcune famiglie, tuttavia, vivevano lì da anni, mentre altre erano alloggiate in strutture simili ad alberghi, tutte pagate dal governo tedesco. “Sono poche le persone le cui condizioni di vita sono migliorate, mentre la maggior parte ha paura di parlare, temendo che le loro dichiarazioni possano avere un impatto sul loro status di immigrati”, ha aggiunto il membro del Consiglio per i rifugiati,  spiegando che nella sola Berlino sono state liberate forzatamente circa 10 residenze. “Naturalmente non è colpa degli ucraini, ma dobbiamo riflettere sul nostro spirito di solidarietà se si rivolge solo a certe persone. Negli ultimi mesi è stato dimostrato che un trattamento diverso dei rifugiati è possibile, e che questo deve essere radicato sistematicamente nella nostra società” prosegue Alaows.

Il governo: “Misura dolorosa ma necessaria”

“Ci dispiace che questo abbia causato ulteriori difficoltà alle famiglie afgane [e che] le persone coinvolte si siano dovute spostare dal loro ambiente familiare e adesso possano avere difficoltà a mantenere le loro relazioni sociali”, ha detto Stefan Strauss, l’addetto stampa del dipartimento. Strauss riferisce che Berlino ha un totale di 83 diverse sistemazioni per i rifugiati, che ospitano già circa 22mila persone, ma che gli ucraini in arrivo hanno bisogno di essere raggruppati in pochi centri di arrivo definiti per semplificare la procedura. Inoltre il funzionario ha spiegato che alle persone afghane sfrattate è stata data un’altra sistemazione “permanente” di qualità equivalente, escludendo bagni e cucine in comune. Non sempre, però, la situazione è così rosea.

Container alloggi per rifugiati
Altre famiglie invece vengono sistemate in container adibiti ad alloggi o in ex strutture alberghiere

I rifugiati in Germania

Prima dell’invasione russa dell’Ucraina, la Germania era il più grande Paese europeo ad ospitare i rifugiati, aprendo le sue frontiere già nel 2015 alle persone in fuga dalla guerra in Siria. Si stima che nello Stato vivano oggi più di 1,24 milioni di profughi. Quando i talebani hanno invaso la capitale afgana lo scorso agosto, il governo tedesco ha fatto fuggire circa 5.000 persone, la maggior parte delle quali afgane. “Da allora ha evacuato ulteriormente circa 4.000 persone, e noi ne abbiamo gestite altre 3.000”, ha detto Theresa Breuer, co-fondatrice dell’associazione no-profit Kabul Luftbrücke. Questo porta il numero totale di afghani arrivati in Germania dopo la presa di potere dei talebani a circa 12.000.
Da quando è iniziata l’invasione russa in Ucraina, il confine con la Polonia è diventato un primo punto di ingresso per molti profughi fuggiti dalla guerra e finora sono stati registrati 60.000 nuovi arrivati. L’ex aeroporto Tegel di Berlino, già vuoto, è stato trasformato nel più grande centro di arrivo della città, con una capacità di ospitare fino a 2.600 persone a notte. Proprio come la maggior parte degli afghani, solo una manciata di ucraini però rimarrà stabilmente nella capitale tedesca; la maggior parte di loro è invece diretta in uno dei 16 Länder del Paese.

Immigrati e richiedenti asilo: problemi burocratici

Amiri, che è arrivata in Germania alla fine di gennaio, è stata registrata a Berlino, dove ora ha un permesso di residenza di tre anni. “Il mio ex capo è stato ucciso a Kabul, e dopo aver ricevuto anche io una serie di minacce ho temuto per la mia vita. Mia figlia continua a chiedere se i talebani verranno qui, e finalmente posso dirle ‘no’. Questa è la prima volta che mi sento al sicuro, e sono grata perché la Germania sta costruendo un futuro per le mie figlie“, ha detto l’attivista. Lei la sua famiglia sono già stati trasferiti due volte dallo sfratto avvenuto marzo e ora vivono in un ex hotel nella periferia nord di Berlino, a Reinickendorf, reclamizzato come un rifugio temporaneo per persone “senza dimora”. Il nuovo alloggio, inoltre, non è economico: 37 euro a notte a persona, circa 4.500 euro al mese. Una somma esorbitante anche per la lussuosa capitale. E non è nemmeno chiaro quanto tempo potranno rimanere: la prima residenza della famiglia, un piccolo ma ben fornito appartamento container, spettava loro fino a quando non fossero stati in grado di trovare un proprio appartamento. Il termine ultimo per restare nel nuovo rifugio scadrà alla fine di luglio. “Non sappiamo dove ci manderanno dopo” afferma la donna.

famiglie in fuga dall'Afghanistan
Famiglie in fuga dall’Afghanistan lo scorso agosto: la Germania ha accolto circa 12mila persone. Dall’Ucraina, invece, sono entrati finora 60mila profughi

Anche gli assistenti sociali tedeschi hanno espresso la loro frustrazione per il trattamento che il governo riserva agli afgani, così come ad altri rifugiati mediorientali e nordafricani. Uno dei maggiori problemi emersi, sostengono, è che la maggior parte delle persone che cercano sicurezza in Germania entrano nel sistema di asilo, che concede loro una residenza temporanea che viene rivalutata ogni sei mesi, ma la maggior parte degli afgani evacuati dallo scorso agosto ha saltato completamente questo processo, ricevendo immediatamente permessi di residenza di tre anni. “Questo significa che subito dopo il loro arrivo, gli afgani sono entrati nella stessa categoria – e sono trattati come – dei richiedenti asilo che hanno ottenuto il permesso e che hanno già vissuto in Germania per anni, che sono in grado di parlare la nostra lingua e di orientarsi nel nostro sistema”, ha spiegato un funzionario. “Ecco perché, anche se [Amiri] è appena arrivata qui, non le è stata offerta la stessa assistenza. Secondo il suo status di immigrata, dovrebbe vivere in Germania già da anni”.

Amiri però non perde la speranza e in lei spunta anche una solidarietà sincera per i nuovi profughi in arrivo dall’est Europa: “Quando per la prima volta abbiamo visto cosa stava accadendo in Ucraina, ho pianto per quella gente. Conosco la guerra e i suoi orrori. Piango ancora per loro”,dichiara a Foreign Policy. Poi però conclude con un messaggio rivolto al Paese che la ospita: “Chiedo solo di essere trattati tutti allo stesso modo: un rifugiato è un rifugiato“.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
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A Berlino centinaia di famiglie di rifugiati afgani sono state sfrattate per fare spazio ai profughi in arrivo dall'Ucraina, come riporta la rivista Foreign Policy. "Gli sfratti non sono stati pubblicizzati intenzionalmente", afferma Tareq Alaows, un membro del Consiglio per i rifugiati di Berlino, un gruppo di diverse organizzazioni che si occupa di migliorare le condizioni di vita nella capitale tedesca e di far rispettare i loro diritti. "Alcune persone vivevano nelle loro case da anni e sono state strappate dalle loro strutture sociali, compresi i bambini che sono stati trasferiti in luoghi lontani dalle loro rispettive scuole". Intanto il governo tedesco ha detto che sta lavorando per trovare una soluzione sicura per le queste persone che hanno perso nuovamente la loro casa, ma alcuni rifugiati sostengono di essere stati costretti a spostarsi già più e più volte.

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Liberare i "centri di arrivo" per gli ucraini

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Germania, centinaia di persone vivono stabilmente nei centri di arrivo per rifugiati nonostante vengano considerati alloggi temporanei
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Il governo: "Misura dolorosa ma necessaria"

"Ci dispiace che questo abbia causato ulteriori difficoltà alle famiglie afgane [e che] le persone coinvolte si siano dovute spostare dal loro ambiente familiare e adesso possano avere difficoltà a mantenere le loro relazioni sociali", ha detto Stefan Strauss, l'addetto stampa del dipartimento. Strauss riferisce che Berlino ha un totale di 83 diverse sistemazioni per i rifugiati, che ospitano già circa 22mila persone, ma che gli ucraini in arrivo hanno bisogno di essere raggruppati in pochi centri di arrivo definiti per semplificare la procedura. Inoltre il funzionario ha spiegato che alle persone afghane sfrattate è stata data un'altra sistemazione "permanente" di qualità equivalente, escludendo bagni e cucine in comune. Non sempre, però, la situazione è così rosea.
Container alloggi per rifugiati
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Immigrati e richiedenti asilo: problemi burocratici

Amiri, che è arrivata in Germania alla fine di gennaio, è stata registrata a Berlino, dove ora ha un permesso di residenza di tre anni. "Il mio ex capo è stato ucciso a Kabul, e dopo aver ricevuto anche io una serie di minacce ho temuto per la mia vita. Mia figlia continua a chiedere se i talebani verranno qui, e finalmente posso dirle 'no'. Questa è la prima volta che mi sento al sicuro, e sono grata perché la Germania sta costruendo un futuro per le mie figlie", ha detto l'attivista. Lei la sua famiglia sono già stati trasferiti due volte dallo sfratto avvenuto marzo e ora vivono in un ex hotel nella periferia nord di Berlino, a Reinickendorf, reclamizzato come un rifugio temporaneo per persone "senza dimora". Il nuovo alloggio, inoltre, non è economico: 37 euro a notte a persona, circa 4.500 euro al mese. Una somma esorbitante anche per la lussuosa capitale. E non è nemmeno chiaro quanto tempo potranno rimanere: la prima residenza della famiglia, un piccolo ma ben fornito appartamento container, spettava loro fino a quando non fossero stati in grado di trovare un proprio appartamento. Il termine ultimo per restare nel nuovo rifugio scadrà alla fine di luglio. "Non sappiamo dove ci manderanno dopo" afferma la donna.
famiglie in fuga dall'Afghanistan
Famiglie in fuga dall'Afghanistan lo scorso agosto: la Germania ha accolto circa 12mila persone. Dall'Ucraina, invece, sono entrati finora 60mila profughi
Anche gli assistenti sociali tedeschi hanno espresso la loro frustrazione per il trattamento che il governo riserva agli afgani, così come ad altri rifugiati mediorientali e nordafricani. Uno dei maggiori problemi emersi, sostengono, è che la maggior parte delle persone che cercano sicurezza in Germania entrano nel sistema di asilo, che concede loro una residenza temporanea che viene rivalutata ogni sei mesi, ma la maggior parte degli afgani evacuati dallo scorso agosto ha saltato completamente questo processo, ricevendo immediatamente permessi di residenza di tre anni. "Questo significa che subito dopo il loro arrivo, gli afgani sono entrati nella stessa categoria – e sono trattati come – dei richiedenti asilo che hanno ottenuto il permesso e che hanno già vissuto in Germania per anni, che sono in grado di parlare la nostra lingua e di orientarsi nel nostro sistema", ha spiegato un funzionario. "Ecco perché, anche se [Amiri] è appena arrivata qui, non le è stata offerta la stessa assistenza. Secondo il suo status di immigrata, dovrebbe vivere in Germania già da anni". Amiri però non perde la speranza e in lei spunta anche una solidarietà sincera per i nuovi profughi in arrivo dall'est Europa: "Quando per la prima volta abbiamo visto cosa stava accadendo in Ucraina, ho pianto per quella gente. Conosco la guerra e i suoi orrori. Piango ancora per loro",dichiara a Foreign Policy. Poi però conclude con un messaggio rivolto al Paese che la ospita: "Chiedo solo di essere trattati tutti allo stesso modo: un rifugiato è un rifugiato".
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