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Home » Politica » Giorgia Meloni a Rimini: “Mi sento fischiata da quando ho 16 anni”

Giorgia Meloni a Rimini: “Mi sento fischiata da quando ho 16 anni”

La premier replica alle contestazioni durante il suo intervento al congresso della Cgil. E ironizza sulla stola "Pensati sgradita" ispirata a quella di Chiara Ferragni a Sanremo

Letizia Cini
17 Marzo 2023
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Rimini

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Rimini

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“Mi sento fischiata da quando ho 16 anni. Potrei dire che sono Cavaliere al merito su questo“. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al congresso della Cgil di Rimini riferendosi alle contestazioni che ci sono state al momento del suo intervento con alcuni dei partecipanti che prima l’hanno fischiata e poi sono usciti dalla sala con il pungo alzato cantando Bella ciao.

Giorgia Meloni, che ha poi ringraziato la Cgil dell’invito, riferendosi ai dati su disoccupazione e salari bassi, ha affermato che “la ricchezza la creare le aziende con i lavoratori. Quello che compete allo Stato è immaginare regole giuste”, pur ribadendo la necessità di “un sistema di ammortizzatori sociali universali”. Infine, una stoccata sul reddito di cittadinanza: “È un errore mettere nello stesso calderone chi poteva lavorare e chi non poteva lavorare”.

E ancora sul fronte occupazionale la presidente del Consiglio ha aggiunto: “Le ricette usate finora non hanno funzionato, bisogna immaginare una strada nuova, quella di puntare tutto sulla crescita economica“, ha sottolineato Giorgia Meloni, intervenendo dal palco del XIX congresso della Cgil a Rimini. “La ricchezza la creano le aziende con il loro lavoratori, la povertà non si abolisce per decreto”, ha

Giorgia Meloni: “Pensati sgradita? Non pensavo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica“
Combo di una foto della portavoce della minoranza interna alla Cgil, Eliana Como, con la stola “Meloni pensati sgradita in Cgil” e di Chiara Ferragni a Sanremo con la stola “Pensati libera”

“Ringrazio tutta la Cgil dell’invito e anche chi mi contesta con slogan efficaci, ho visto ’pensati sgradita’ – ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in apertura del suo discorso a Rimini al congresso della Cgil commentando una frase riportata su un vestito che la nota influencer ha indossato al festival di Sanremo – . Non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica“. aggiunto.

“Oggi non è un giorno come gli altri, oggi è la festa dell’Unità Nazionale, la mia presenza, oltre a colmare l’assenza di un presidente del Consiglio a questo congresso dopo 27 anni, cerca di celebrare l’unità nazionale, l’unità non è annullare la contrapposizione, l’unità è l’interesse superiore”, le parole di Giorgia Meloni che, in apertura di intervento, hacondannato l’assalto alla sede del sindacato a Corso d’Italia a Roma, strappando così qualche applauso. “Questo congresso è un esercizio di democrazia e partecipazione che non può lasciare indifferente chi ha responsabilità decisionali e chi come me sa quanto questi eventi tengano vive queste dinamiche – aggiunge -. Il confronto è necessario e utile. Se questo è l’approccio ci sono ottime ragioni per confrontarci con la forza delle idee che ciascuno legittimamente rivendica”.

La giornata

‘O bella ciao, una mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor…’. Giorgia Meloni sale sul palco del Congresso nazionale della Cgil a Rimini poco dopo mezzogiorno di  oggi, venerdì 17 marzo, invitata dal segretario nazionale Maurizio Landini, e viene accolta da un coro che intona il canto della Resistenza partigiana. In doppiopetto blu con bottoni dorati e camicia bianca, fa più di una smorfia con la bocca, alza le sopracciglia ascoltando le prime strofe poi afferra con le mani i due microfoni sul leggio e decide di interrompere la contestazione con un “dunque, buongiorno a tutti, ringrazio il segretario generale Landini, ringrazio tutta la Cgil dell’invito…”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’

Il presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia fa buon viso a cattivo gioco senza replicare (“ringrazio pure chi mi contesta, in alcuni casi anche con degli slogan efficaci che ho letto sulle agenzie stampa…”), ma non riesce a trattenesi a punge la platea con una battuta richiamando lo slogan sanremese sull’abito da sera dell’influencer Chiara Ferragni: “Ho visto lo slogan ‘Pensati sgradita’, uno slogan efficace anche se non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica…”. In sala cala il silenzio, che durerà per tutto l’intervento del capo del governo. Oltre mezz’ora di discorso, un po’ a braccio ma soprattutto leggendo un testo scritto, durante il quale non ci sarà nessun fischio, nemmeno in occasione della battuta sulla moglie di Fedez. L’unico applauso quando ricorda l’assalto alla sede romana del sindacato da parte di Forza Nuova.

“Questo è un appuntamento al quale non ho voluto rinunciare – dice Giorgia Meloni motivando la sua presenza -, banalmente in segno di rispetto per un sindacato, che è la più antica organizzazione del lavoro nella nostra nazione e anche in coerenza con un percorso di ascolto e confronto che il governo ha inteso inaugurare e intende portare avanti”. Meloni decide di fare il suo ingresso dal cancello principale, senza evitare la protesta dei peluche organizzata dalla minoranza del sindacato. Dimostra, anche con questa scelta, di non temere le contestazioni – “Mi fischiano da quando avevo 16 anni, sono cavaliere al merito in questa materia…” – e spiega di aver voluto partecipare all’assise per tenere aperto un dialogo e confrontarsi proprio con chi “idealmente è più lontano”, perché quel che conta è essere uniti, proprio nel giorno dell’anniversario dell’Unità d’Italia. “

Questo Congresso nazionale – sottolinea il premier – è un esercizio di democrazia e partecipazione, che non può lasciare indifferenti chi ha responsabilità decisionali a livello politico come me e chi come me, aggiungo, provenendo da una lunga esperienza politica, sa anche quanto queste occasioni tengano vivo e dinamico qualsiasi movimento… Detto ciò, questa mia presenza ha fatto discutere oggi. Ho letto alcune ricostruzioni che, lo confesso, mi hanno divertito, in forza delle quali si riteneva che dopo aver confermato la mia presenza, avrei messo in discussione quella stessa presenza per il timore delle contestazioni e di essere fischiata…”. “

Signori – assicura – io vengo fischiata più o meno da quando avevo 16 anni, sono 30 anni che qualcuno mi fischia. Per cui non mi sottraggo a un contesto sapendo che è difficile, non mi spaventa ma è molto più profonda la ragione per cui oggi ho deciso di essere qui. Perché oggi non è un giorno come altri, oggi è il 17 marzo, la festa dell’Unità nazionale in cui si celebra la nascita statutaria della nostra nazione. E la mia presenza non esprime solo la volontà di colmare quel vuoto, che vede da 27 anni l’assenza del capo del governo al Congresso della Cgil. Era normale che fosse il presidente del Consiglio, diciamoci la verità, idealmente più lontano dalla platea che ho di fronte a essere qui dopo 27 anni?”, chiede la premier rispondendosi poi da sola: ‘’Io penso di sì, perché con questa presenza, con questo confronto, oggi possiamo autenticamente tentare di celebrare l’Unità nazionale”.

“L’unità – argomenta la leader di Via della Scrofa – non è annullare la contrapposizione che ha un ruolo positivo, addirittura un ruolo educativo per qualsiasi comunità. L’Unità è un’altra cosa, l’interesse superiore, il comune destino che dà un senso alla contrapposizione…”. Per lapremier Meloni, l’intervento davanti alla platea della Cgil è anche l’occasione per snocciolare e difendere i contenuti della riforma del fisco varata ieri dal Consiglio dei ministri: “Per favorire la crescita occupazionale, per aumentare le retribuzioni, io credo che la base sia far ripartire l’econonomia, sostenere il sistema produttivo, restituire all’Italia anche un po’ di sana fiducia in se stessa, liberare le sue energie migliori. E’ esattamente la visione che sta alla base della riforma fiscale”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni giura nelle mani di Mattarella
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni giura nelle mani del Capo dello Stato Sergio Mattarella

Una riforma, osserva Meloni, “frettolosamente bocciata da alcuni”. “Noi – prosegue – lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva del sistema fiscale, che migliori l’efficienza della struttura delle imposte, che riduca il carico fiscale, che contrasti adeguatamente l’evasione fiscale con un tax gap, che è stabilmente intorno ai 100 miliardi di euro nonostante gli interventi che si sono succeduti nel tempo. Una riforma che semplifichi gli adempimenti a carico dei contribuenti, che crei un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuente. Vogliamo in sostanza usare la leva fiscale come strumento base di promozione della crescita economica”. La lotta all’evasione, assicura la premier, sarà una priorità del governo “ma non bisogna confondere l’evasione fiscale con la caccia al gettito che molto spesso lo Stato italiano ha fatto negli ultimi anni”, mette in guardia l’inquilina di Palazzo Chigi.

Giorgia Meloni rivendica “con orgoglio” le scelte compiute dal suo esecutivo in materia di fisco e torna a ribadire il suo no al salario minimo: “Non è la strada giusta. La soluzione a mio avviso è estendere i contratti collettivi a vari settori e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro”.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini durante il congresso del sindacato a Rimini

Ma soprattutto definisce “doverosa” l’abolizione del reddito di cittadinanza per gli abili al lavoro: “Non credo che chi è in grado di lavorare debba essere mantenuto dallo Stato con i proventi delle tasse di chi lavora duramente, percependo spesso poco più di chi prende il reddito di cittadinanza”, scandisce Giorgia Meloni al termine di quello che è stato definito dai vertici della Cgil un incontro “franco” e “cordiale”, tra due persone che si conoscono da tempo, durato circa 40 minuti. Così viene descritto il faccia a faccia di oggi tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini a margine del congresso del sindacato a Rimini. Un colloquio “a 360 gradi” sui “temi dell’attualità”. Tra i due, viene sottolineato da fonti governative, ci sono naturalmente “differenze” anche rilevanti, ma anche l’intenzione di “discutere”.

Invoca più volte il cambio di passo, un’inversione di rotta per un Paese troppo a lungo fermo, Giorgia Meloni. Con una accelerazione che, a suo dire, passa anche da un “riforma presidenzialista”, una delle “più potenti misure di sviluppo che possiamo immaginare”. Nonché da una politica che rimetta al centro la famiglia. “Stiamo affrontando la glaciazione demografica – rimarca – per affrontare questo problema, penso che la sfida sia quella di un piano economico e culturale, imponente, per rilanciare la centralità della famiglia”. Partendo “dal sostegno al lavoro femminile, agli incentivi a chi assume donne e neo mamme, con strumenti di conciliazione casa-lavoro e una tassazione che torni a tenere conto alla composizione del nucleo familiare”. Misure e riforme su cui ragionare insieme, tentando il “gioco di squadra” al netto di distanze innegabili. E contrastando “uniti” venti temibili che spirano sul Paese. “Credevamo che il tempo della contrapposizione ideologica feroce fosse alle nostre spalle – sottolinea infatti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – e invece in questi mesi, purtroppo, mi pare che siano sempre più frequenti segnali di ritorno alla violenza politica, con l’inaccettabile attacco degli esponenti di estrema destra alla Cgil” e le azioni “dei movimenti anarchici che si rifanno alle Br”.

Il timido applauso e le rose

Per questo, “credo sia necessario che tutte le forze politiche, sindacati e corpi intermedi combattano insieme contro questa deriva, senza eccezioni e tentennamenti”,le sue parole. Ed è qui che strappa un timido applauso. Lasciando il Palacongressi, dopo un faccia a faccia con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini durato circa mezz’ora, viene omaggiata da un mazzo di rose bianche, pensiero che Fdi le tributa in una giornata complicata ma di cui lei, l’underdog che ha rovesciato i pronostici, si dichiara “soddisfatta” per un appuntamento (che alla vigilia era ritenuto “non privo di rischi“) a cui “era giusto e doveroso” partecipare.

 

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

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La giornata

‘O bella ciao, una mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor...’. Giorgia Meloni sale sul palco del Congresso nazionale della Cgil a Rimini poco dopo mezzogiorno di  oggi, venerdì 17 marzo, invitata dal segretario nazionale Maurizio Landini, e viene accolta da un coro che intona il canto della Resistenza partigiana. In doppiopetto blu con bottoni dorati e camicia bianca, fa più di una smorfia con la bocca, alza le sopracciglia ascoltando le prime strofe poi afferra con le mani i due microfoni sul leggio e decide di interrompere la contestazione con un “dunque, buongiorno a tutti, ringrazio il segretario generale Landini, ringrazio tutta la Cgil dell’invito...”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni in copertina sul settimanale ’Grazia’
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Una riforma, osserva Meloni, “frettolosamente bocciata da alcuni”. “Noi - prosegue - lavoriamo per consegnare agli italiani una riforma complessiva del sistema fiscale, che migliori l’efficienza della struttura delle imposte, che riduca il carico fiscale, che contrasti adeguatamente l’evasione fiscale con un tax gap, che è stabilmente intorno ai 100 miliardi di euro nonostante gli interventi che si sono succeduti nel tempo. Una riforma che semplifichi gli adempimenti a carico dei contribuenti, che crei un nuovo rapporto di fiducia tra Stato e contribuente. Vogliamo in sostanza usare la leva fiscale come strumento base di promozione della crescita economica”. La lotta all’evasione, assicura la premier, sarà una priorità del governo “ma non bisogna confondere l’evasione fiscale con la caccia al gettito che molto spesso lo Stato italiano ha fatto negli ultimi anni”, mette in guardia l’inquilina di Palazzo Chigi. Giorgia Meloni rivendica “con orgoglio” le scelte compiute dal suo esecutivo in materia di fisco e torna a ribadire il suo no al salario minimo: “Non è la strada giusta. La soluzione a mio avviso è estendere i contratti collettivi a vari settori e intervenire per ridurre il carico fiscale sul lavoro”.
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Il timido applauso e le rose

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