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Home » Politica » Giovane, donna, transgender, nera: Erika Hilton rivoluziona la politica brasiliana e sfida Bolsonaro

Giovane, donna, transgender, nera: Erika Hilton rivoluziona la politica brasiliana e sfida Bolsonaro

Prima transgender consigliera comunale a San Paolo, è la pasionaria di Socialismo Libertà, partito di estrema sinistra. Si batte contro i crimini omo e transfobici in costante crescita con Bolsonaro. Nel 2022 si candiderà per il Parlamento nella sfida al premier in carica

Sofia Francioni
17 Ottobre 2021
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Erika Hilton

È la prima donna transgender eletta al consiglio comunale di San Paolo, la città più grande del Brasile, e per il Time uno volti dei nuovi leader del futuro. Erika Hilton, 27 anni, viene descritta dalla stampa nazionale e internazionale come una forza della natura: energica, pasionaria, combattiva. La sua voce, così forte, dice di averla tirata fuori molto presto, da quando a 14 anni è stata cacciata di casa dai genitori, vicini alla chiesa evangelica, per aver fatto outing sulla sua identità di genere. Fino all’età di vent’anni è infatti vissuta per strada, facendo la prostituta, ed è lì che ha messo a fuoco la sua visione politica: “Dopo l’abbandono della mia famiglia, ho sentito una spinta che mi ha coinvolta sempre di più”, ha raccontato al Time. Finché nel 2015 è diventata attivista per i diritti delle persone transgender, dopo che sull’autobus una compagnia privata le aveva negato il permesso di usare il suo nuovo nome, da donna, per il biglietto. Nel 2020, poi, si è candidata sostenuta dal partito di estrema sinistra, Socialismo e Libertà, per il ruolo di consigliera comunale a San Paolo, ottenendo più voti di qualsiasi altra candidata donna nel paese e a marzo di quest’anno è stata nominata presidente della commissione per i diritti umani del consiglio comunale, ruolo che spera di utilizzare per aumentare l’attenzione sul razzismo e sui diritti Lgbtq+, le sue battaglie da sempre. Ma la Hilton dichiara di aver già sperimentato la resistenza “al mio nome e al progetto politico che rappresento” da parte di alti funzionari dello Stato e all’interno del Municipio.

Omicidi in serie per omofobia

In Brasile ogni 19 ore una persona Lgbtq+ viene uccisa per omofobia. Nel 2020 gli omicidi di donne trans sono aumentati del 45%, di queste i due terzi sono donne nere. Bersaglio di minacce, sui social media ma anche nelle sale del Municipio, anche la Hilton, che sostiene di non avere paura o forse di non poterselo permettere: “La mia presenza come giovane donna trans nera nelle sale del potere è indispensabile in questo momento, una dimostrazione che non ci faremo intimidire da questi attacchi”.

Erika Hilton

“Minacce alla mia integrità fisica”

Ad agosto 2021, però, intervistata dal Metropolis, ammise: “La mia vita è stata segnata da molte paure. E ho dovuto avere il coraggio di affrontarle tutte, anche per arrivare viva fino a qui. Ho paura perché vengo dal partito di Marielle Franco, sono in un paese che è il primo al mondo a uccidere le persone trans, ma questo non basta a paralizzarmi. Il Consiglio Comunale è uno spazio che riflette ciò che è la società brasiliana. E la società è razzista, transfobica e misogina. Ora, la minaccia alla mia integrità fisica, con le persone che mi inseguono, che bussano alla porta del mio ufficio, genera molta preoccupazione”.

Crimini transfobici aumentati dopo l’avvento del premier

Ma: “Il coraggio viene dalla necessità di occupare sempre più spazi, di aprire le porte delle legislature, di aprire le porte della democrazia e di far rispettare quelle che non sono solo le agende, ma le nostre vite. Queste agende riguardano la nostra esistenza”. Secondo gli attivisti il grande numero di crimini transfobici in Brasile in crescita sono stati innescati, in gran parte, dall’elezione del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro.

Candidata alla Camera al grido #ForaBolsonaro

Anche la Hilton la pensa così: “La bandiera che ci unisce è #ForaBolsonaro. Non possiamo permettergli di continuare a governare e farla franca con i suoi crimini”. Il partito di Erika, Socialismo e Libertà (Psol), di sinistra radicale, le ha chiesto di candidarsi per un seggio alla camera dei deputati del Brasile, la camera bassa del Congresso, a ottobre del prossimo anno. La sinistra brasiliana, infatti, si sta già preparando per impedire al presidente in carica Bolsonaro di ottenere alle elezioni del 2022 il suo secondo mandato.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Erika Hilton
È la prima donna transgender eletta al consiglio comunale di San Paolo, la città più grande del Brasile, e per il Time uno volti dei nuovi leader del futuro. Erika Hilton, 27 anni, viene descritta dalla stampa nazionale e internazionale come una forza della natura: energica, pasionaria, combattiva. La sua voce, così forte, dice di averla tirata fuori molto presto, da quando a 14 anni è stata cacciata di casa dai genitori, vicini alla chiesa evangelica, per aver fatto outing sulla sua identità di genere. Fino all’età di vent’anni è infatti vissuta per strada, facendo la prostituta, ed è lì che ha messo a fuoco la sua visione politica: “Dopo l’abbandono della mia famiglia, ho sentito una spinta che mi ha coinvolta sempre di più”, ha raccontato al Time. Finché nel 2015 è diventata attivista per i diritti delle persone transgender, dopo che sull’autobus una compagnia privata le aveva negato il permesso di usare il suo nuovo nome, da donna, per il biglietto. Nel 2020, poi, si è candidata sostenuta dal partito di estrema sinistra, Socialismo e Libertà, per il ruolo di consigliera comunale a San Paolo, ottenendo più voti di qualsiasi altra candidata donna nel paese e a marzo di quest’anno è stata nominata presidente della commissione per i diritti umani del consiglio comunale, ruolo che spera di utilizzare per aumentare l’attenzione sul razzismo e sui diritti Lgbtq+, le sue battaglie da sempre. Ma la Hilton dichiara di aver già sperimentato la resistenza “al mio nome e al progetto politico che rappresento” da parte di alti funzionari dello Stato e all’interno del Municipio.

Omicidi in serie per omofobia

In Brasile ogni 19 ore una persona Lgbtq+ viene uccisa per omofobia. Nel 2020 gli omicidi di donne trans sono aumentati del 45%, di queste i due terzi sono donne nere. Bersaglio di minacce, sui social media ma anche nelle sale del Municipio, anche la Hilton, che sostiene di non avere paura o forse di non poterselo permettere: “La mia presenza come giovane donna trans nera nelle sale del potere è indispensabile in questo momento, una dimostrazione che non ci faremo intimidire da questi attacchi”.
Erika Hilton

"Minacce alla mia integrità fisica"

Ad agosto 2021, però, intervistata dal Metropolis, ammise: “La mia vita è stata segnata da molte paure. E ho dovuto avere il coraggio di affrontarle tutte, anche per arrivare viva fino a qui. Ho paura perché vengo dal partito di Marielle Franco, sono in un paese che è il primo al mondo a uccidere le persone trans, ma questo non basta a paralizzarmi. Il Consiglio Comunale è uno spazio che riflette ciò che è la società brasiliana. E la società è razzista, transfobica e misogina. Ora, la minaccia alla mia integrità fisica, con le persone che mi inseguono, che bussano alla porta del mio ufficio, genera molta preoccupazione”.

Crimini transfobici aumentati dopo l'avvento del premier

Ma: “Il coraggio viene dalla necessità di occupare sempre più spazi, di aprire le porte delle legislature, di aprire le porte della democrazia e di far rispettare quelle che non sono solo le agende, ma le nostre vite. Queste agende riguardano la nostra esistenza”. Secondo gli attivisti il grande numero di crimini transfobici in Brasile in crescita sono stati innescati, in gran parte, dall’elezione del presidente di estrema destra Jair Bolsonaro.

Candidata alla Camera al grido #ForaBolsonaro

Anche la Hilton la pensa così: “La bandiera che ci unisce è #ForaBolsonaro. Non possiamo permettergli di continuare a governare e farla franca con i suoi crimini”. Il partito di Erika, Socialismo e Libertà (Psol), di sinistra radicale, le ha chiesto di candidarsi per un seggio alla camera dei deputati del Brasile, la camera bassa del Congresso, a ottobre del prossimo anno. La sinistra brasiliana, infatti, si sta già preparando per impedire al presidente in carica Bolsonaro di ottenere alle elezioni del 2022 il suo secondo mandato.
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