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Home » Politica » Il ‘Banksy cinese’ espone a Brescia, ma arriva la censura di Pechino: “Tutte bugie, annullate la mostra”

Il ‘Banksy cinese’ espone a Brescia, ma arriva la censura di Pechino: “Tutte bugie, annullate la mostra”

Emilio Del Buono, primo cittadino: "Andiamo avanti; noi ospitiamo artisti del dissenso di vari paesi, la sfida della Cina all'Occidente sarà la costante di questo secolo". Fratelli d'Italia: "Qui l'arte è libera: il governo convochi l'ambasciatore per insegnarglielo"

Piero Ceccatelli
24 Ottobre 2021
L'artista Badiucao a Brescia, 22 ottobre 2021. La mostra dell'artista-dissidente cinese Badiucao che si aprirà il 13 novembre a Brescia non è gradita alla Cina. Con una lettera inviata dall'ambasciata cinese al sindaco della città Emilio Del Bono Pechino ne ha chiesto l'annullamento ma il primo cittadino ha già dichiarato che non se ne parla. 'La Cina (non) è vicina' ovvero 'Badiucao: opere di un artista dissidente' , allestita nel museo di Santa Giulia, rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022 ed è - scrive Brescia Today - l'evento di punta del Festival della Pace in programma dal 12 al 26 novembre. Il Banksy cinese, come è soprannominato l'artista di Shanghai che lavora in esilio in Australia, ha pesantemente criticato il governo di Pechino per la gestione della crisi innescata dal covid, ma già da prima della pandemia è in costante rotta di collisione con i vertici del Partito comunista cinese.
ANSA/FILIPPO VENEZIA

L'artista Badiucao a Brescia, 22 ottobre 2021. La mostra dell'artista-dissidente cinese Badiucao che si aprirà il 13 novembre a Brescia non è gradita alla Cina. Con una lettera inviata dall'ambasciata cinese al sindaco della città Emilio Del Bono Pechino ne ha chiesto l'annullamento ma il primo cittadino ha già dichiarato che non se ne parla. 'La Cina (non) è vicina' ovvero 'Badiucao: opere di un artista dissidente' , allestita nel museo di Santa Giulia, rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022 ed è - scrive Brescia Today - l'evento di punta del Festival della Pace in programma dal 12 al 26 novembre. Il Banksy cinese, come è soprannominato l'artista di Shanghai che lavora in esilio in Australia, ha pesantemente criticato il governo di Pechino per la gestione della crisi innescata dal covid, ma già da prima della pandemia è in costante rotta di collisione con i vertici del Partito comunista cinese. ANSA/FILIPPO VENEZIA

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La mostra dell’artista-dissidente cinese Badiucao che si aprirà il 13 novembre a Brescia non è gradita alla Cina. Con una lettera inviata dall’ambasciata cinese al sindaco della città Emilio Del Bono (Pd) Pechino ne ha chiesto l’annullamento ma il primo cittadino ha dichiarato che non se ne parla.

Badiucao a Brescia

“Le opere in mostra sono piene di bugie anti-cinesi, distorcono i fatti, diffondono false informazioni, fuorviano la comprensione del popolo italiano e feriscono gravemente i sentimenti del popolo cinese mettendo in pericolo le relazioni amichevoli tra Cina e Italia”, afferma l’ambasciata cinese nella missiva recapitata a palazzo Loggia esprimendo “forte insoddisfazione” per l’iniziativa e chiedendo al Comune di “agire rapidamente per cancellare le attività”.

“‘La Cina (non) è vicina’, ovvero ‘Badiucao: opere di un artista dissidente’,  allestita nel museo di Santa Giulia, rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022 ed è – scrive il sito Brescia Today, citato dall’Ansa – l’evento di punta del Festival della Pace in programma dal 12 al 26 novembre”.

Il Banksy cinese, come è soprannominato l’artista di Shanghai che lavora in esilio in Australia, ha pesantemente criticato il governo di Pechino per la gestione della crisi innescata dal covid, ma già da prima della pandemia è in costante rotta di collisione con i vertici del Partito comunista cinese. Nel 2018 il presidente Xi Jinping fece pressioni per annullare una mostra ad Hong dell’artista che soprattutto attraverso i social ha raccontato visivamente censura e violazioni dei diritti umani, la crisi degli uiguri, le proteste a Hong Kong.

Il sindaco: “Ospitiamo dissidenti di ogni Paese”

 

Baudicao con la vicesindaco di Brescia Laura Castelletti

“Una presa di posizione o una comunicazione che ci segnalasse un disagio simile” come quella inviata dall’ambasciata cinese il sindaco di Brescia Emilio Del Bono non l’aveva mai ricevuta.  Intervistato dal Foglio, il sindaco Del Bono spiega che Brescia “sin dagli anni Settanta ha sempre ospitato artisti del dissenso, polacchi, russi, ungheresi, e che ovviamente oggi apre anche finestre su altre parti del mondo”.

Ma precisa che “l’amicizia dei due popoli, quello italiano e quello cinese, non è in discussione. Siamo una città di immigrazione, e siamo una città democratica, abituata al pluralismo delle voci. In quanto tale dobbiamo poter esprimere il nostro giudizio sui sistemi politici, sui regimi. Ma credo sia importante far capire che si può rimanere amici anche criticando alcune cose”.

“Anche nella nota dell’ambasciata – prosegue Del Bono – si percepisce la volontà della Cina di costruire rapporti di amicizia, e da una parte è apprezzabile, ma la Cina sta anche sfidando le democrazie occidentali, e forse questo sarà il vero tema del Ventunesimo secolo. Un paese che non si è dimostrato bellicoso, ma molto più pervasivo e presente dal punto di vista culturale ed economico. Di certo una considerazione che va fatta è che non abbiamo organizzato un convegno politico in cui si discute del sistema cinese, è piuttosto l’arte a infastidire».

 

“Il governo convochi l’ambasciatore”

“Il Governo convochi immediatamente l’ambasciatore cinese e spieghi che in Italia l’arte è libera e tale deve restare, Pechino la smetta con le sue ingerenze economiche e culturali”, è la reazione di Fratelli d’Italia che in una nota a firma del capogruppo di Fdi in commissione esteri della Camera Andrea Dalmastro delle Vedove e del consigliere comunale di Brescia Giangiacomo Calovini sottolineano: “Non accettiamo alcuna censura da parte dell’ambasciata cinese, la libertà di pensiero e di espressione sono il sale della democrazia. Bene ha fatto il sindaco Del Bono a rispedire al mittente ogni indebita pressione”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
La mostra dell’artista-dissidente cinese Badiucao che si aprirà il 13 novembre a Brescia non è gradita alla Cina. Con una lettera inviata dall’ambasciata cinese al sindaco della città Emilio Del Bono (Pd) Pechino ne ha chiesto l’annullamento ma il primo cittadino ha dichiarato che non se ne parla.
Badiucao a Brescia
"Le opere in mostra sono piene di bugie anti-cinesi, distorcono i fatti, diffondono false informazioni, fuorviano la comprensione del popolo italiano e feriscono gravemente i sentimenti del popolo cinese mettendo in pericolo le relazioni amichevoli tra Cina e Italia", afferma l’ambasciata cinese nella missiva recapitata a palazzo Loggia esprimendo "forte insoddisfazione" per l’iniziativa e chiedendo al Comune di "agire rapidamente per cancellare le attività". "'La Cina (non) è vicina', ovvero ‘Badiucao: opere di un artista dissidente',  allestita nel museo di Santa Giulia, rimarrà aperta fino al 13 febbraio 2022 ed è - scrive il sito Brescia Today, citato dall'Ansa - l’evento di punta del Festival della Pace in programma dal 12 al 26 novembre". Il Banksy cinese, come è soprannominato l’artista di Shanghai che lavora in esilio in Australia, ha pesantemente criticato il governo di Pechino per la gestione della crisi innescata dal covid, ma già da prima della pandemia è in costante rotta di collisione con i vertici del Partito comunista cinese. Nel 2018 il presidente Xi Jinping fece pressioni per annullare una mostra ad Hong dell’artista che soprattutto attraverso i social ha raccontato visivamente censura e violazioni dei diritti umani, la crisi degli uiguri, le proteste a Hong Kong.

Il sindaco: "Ospitiamo dissidenti di ogni Paese"

 
Baudicao con la vicesindaco di Brescia Laura Castelletti
"Una presa di posizione o una comunicazione che ci segnalasse un disagio simile" come quella inviata dall’ambasciata cinese il sindaco di Brescia Emilio Del Bono non l’aveva mai ricevuta.  Intervistato dal Foglio, il sindaco Del Bono spiega che Brescia "sin dagli anni Settanta ha sempre ospitato artisti del dissenso, polacchi, russi, ungheresi, e che ovviamente oggi apre anche finestre su altre parti del mondo". Ma precisa che "l’amicizia dei due popoli, quello italiano e quello cinese, non è in discussione. Siamo una città di immigrazione, e siamo una città democratica, abituata al pluralismo delle voci. In quanto tale dobbiamo poter esprimere il nostro giudizio sui sistemi politici, sui regimi. Ma credo sia importante far capire che si può rimanere amici anche criticando alcune cose". "Anche nella nota dell’ambasciata - prosegue Del Bono - si percepisce la volontà della Cina di costruire rapporti di amicizia, e da una parte è apprezzabile, ma la Cina sta anche sfidando le democrazie occidentali, e forse questo sarà il vero tema del Ventunesimo secolo. Un paese che non si è dimostrato bellicoso, ma molto più pervasivo e presente dal punto di vista culturale ed economico. Di certo una considerazione che va fatta è che non abbiamo organizzato un convegno politico in cui si discute del sistema cinese, è piuttosto l’arte a infastidire».  

"Il governo convochi l'ambasciatore"

"Il Governo convochi immediatamente l’ambasciatore cinese e spieghi che in Italia l’arte è libera e tale deve restare, Pechino la smetta con le sue ingerenze economiche e culturali", è la reazione di Fratelli d’Italia che in una nota a firma del capogruppo di Fdi in commissione esteri della Camera Andrea Dalmastro delle Vedove e del consigliere comunale di Brescia Giangiacomo Calovini sottolineano: "Non accettiamo alcuna censura da parte dell’ambasciata cinese, la libertà di pensiero e di espressione sono il sale della democrazia. Bene ha fatto il sindaco Del Bono a rispedire al mittente ogni indebita pressione".
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