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Home » Politica » Il ddl Zan parce sepulto, parcheggiato al Senato. Non ci sono i numeri (e incombe il voto), anche il Pd si è accorto.

Il ddl Zan parce sepulto, parcheggiato al Senato. Non ci sono i numeri (e incombe il voto), anche il Pd si è accorto.

Mancano i voti (come perfidamente Renzi ha fatto notare al senatore proponente) e non c'è l'opportunità politica di trattarlo in piena campagna amministrativa. Il ddl è su un binario morto dove potrebbe trovare la propria eutanasia. Il centrodestra sfotte: lo portiamo noi in aula...

Ettore Maria Colombo
11 Settembre 2021
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“Tanto tuonò che piovve” dicevano le nostre nonne. Il ddl Zan è finito su un binario morto, praticamente rimandato a ‘data da destinarsi’, ma la verità è che ‘nun jene po’ frega de meno a nessuno” come dice un senatore dem romano.
Niente proclami di Fedez, sull’argomento, niente dichiarazioni infuocate di ‘pasionarie’ dei diritti Lgbt+, niente discussioni accese sui social. Niente di niente. E, soprattutto, non una dichiarazione ufficiale una da parte del Pd – come pure di M5s e LeU – che sull’altare del ddl Zan volevano immolarsi, a costo di ‘cercar la bella morte’, in Senato, come pareva fino a luglio.

Il ddl Zan è finito su un binario morto – come “Luce!” aveva pronosticato sin dagli inizi di agosto parlando con diversi senatori democrat – e la cosa non sembra interessare davvero a nessuno. Ma conviene prima capire prima cosa è successo.

Alessandro Zan al Milano Pride

Non c’è più “urgenza”

“Il ddl Zan – quello che, per il Pd, Letta in testa, andava approvato ‘al più presto’ e ‘così com’è’ – non è più una ‘urgenza’, per il Pd, come pure per 5Stelle e LeU. Questa la realtà dei fatti, su cui la destra, ovviamente, salta sopra a pié pari, tra finte domande retoriche (“Ma non era ‘urgente’ per voi?”) e veri e propri sfottò. Che succede? Urge prima ‘decrittare’ quanto è successo martedì nella conferenza dei capigruppo che, ogni settimana, si riunisce per decidere il calendario dei lavori.
La nota ufficiale che battono le agenzie – mentre tutte le attenzioni sono concentrate sulla Camera dove ci si accapiglia sul nuovo decreto Covid-Green Pass – è assai ‘formale’, fredda, ‘ufficiale’. La nota recita così: “La conferenza dei capigruppo del Senato ha approvato all’unanimità il calendario dei lavori. Questa settimana si prosegue come previsto con i lavori delle commissioni. Il 14 settembre approderà in aula il decreto Covid-Green Pass, a seguire l’assemblea affronterà le riforme del processo penale e di quello civile, entrambe attualmente all’esame della commissione Giustizia. E’ quanto ha riferito la vicepresidente di turno dell’assemblea, Paola Taverna (M5S)”. E il ddl Zan? Rimandato a miglior sorte, magari più avanti, chissà quando, si vedrà… Dal Pd ‘official’, sia quello del gruppo che del partito, non arriva nessuna reazione. Silenzio di tomba. Il Pd cerca di ‘tenerla bassa’.

Il Pd cerca di ‘tenerla bassa’, la Lega lo sfotte

La verità è che – spiega un senatore dem di peso – “è che facciamo slittare lo Zan per la stessa ragione per cui Letta non ha chiesto di concludere la discussione ad agosto… La preoccupazione è sui numeri, e quindi sul risultato finale. Letta non vuole “letture” sullo Zan in campagna elettorale”.

Il Whatsapp di Renzi: “Ale, avete i voti?”

Ecco, i numeri. Proprio Alessandro Zan, padre della legge, nel suo libro, appena uscito, Senza Paura (Mondadori), in cui ha anche rivelato di aver visto, in Grecia, un senatore leghista ‘baciare’ un uomo (Pronta la replica di Salvini: “Mi mancavano i parlamentari guardoni…”) – rivela che Matteo Renzi, leader di Iv, lo aveva avvertito, via Whats’App: “Ale, siete sicuri di avere i voti? Attenti ai voti…”. Ecco, il problema è sempre quello: i voti, specie quando arriveranno quelli a scrutinio segreto, ‘non’ ci sono e il Pd, ora, finalmente, dopo aver ‘intignato’ per mesi, sullo Zan. lo ha capito. Ergo, meglio soprassedere, buttare la palla in avanti, rimandare l’esame del ddl a – presunti – giorni migliori.

Il centrodestra ‘azzanna’ il Pd sul rinvio…

Ovviamente, però, a destra, non stanno nella pelle. “Il Senato – sillaba il capogruppo di FdI, Ignazio La Russa – tornerà a discutere del ddl Zan per il contrasto dell’omofobia dopo le elezioni amministrative. Nessuno della maggioranza ha proposto di proseguire nel programma originario che prevedeva per questa settimana il ddl Zan. Ricordo – aggiunge, e qui il ghigno di La Russa si fa davvero mefistofelico – che ci hanno fatto impazzire, ci hanno fatto portare il provvedimento in Aula prima che fossero conclusi i lavori della commissione e senza relatore per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Non è escluso – ghigna La Russa – che alla prossima riunione lo chiediamo noi, di inserirlo”.

Simone Pillon

Accusa con sfottò

Il senatore, ultra-cattolico-tradizionalista, Simone Pillon (sbeffeggiato da Fedez&co. sui social) si prende la personale rivincita: “Non si vede neanche l’ombra, del famigerato ddl Zan, che scompare ancora una volta dal calendario del Senato. Dopo aver bloccato il Parlamento per mesi,  l’urgenza non c’è più, esattamente come dicevamo noi, prendendoci accuse di omofobia. Come al solito, due pesi e due misure”. Come dar torto al povero, e tanto bistrattato, povero, Pillon?

La mancanza di numeri ‘certi e certificati’…

Il ‘problemino’ che ha spinto il Pd – ma anche M5s e LeU – a non chiedere, nella conferenza dei capigruppo del Senato, la calendarizzazione del ddl Zan – tema, peraltro, uscito dalle battaglie ‘identitarie’ del Pd in meno di un’estate come un gelato che si scioglie troppo presto sotto il sole – è presto detto. Sono due, uno politico e uno di tattica parlamentare. Il primo, quello politico, è che Letta non voleva fare ‘brutta figura’, in piena campagna elettorale, vedendosi affossare il ddl, di cui per mesi ha fatto una bandiera, dentro l’Aula perché, banalmente, senza Iv (che vuole riaprire la discussione sul testo), i giallorossi non hanno i numeri per far passare, da soli, il testo in Aula.

L’emendamento ‘killer’ a firma Calderoli

Il secondo, quello di tattica parlamentare, è che – come spiega uno dei senatori ‘lupi’ smaliziati che presidiano l’aula di palazzo Madama per il Pd – “il primo voto sarebbe stato un emendamento preclusivo dell’intero testo del ddl che, se passa, affosserebbe lo Zan”. A tenerselo in canna, l’emendamento ‘preclusivo’ è il solito Roberto Calderoli, mago leghista dei numeri come delle battaglie parlamentari condotte in Aula, anche grazie al suo ruolo di vicepresidente del Senato.
In pratica, il dispositivo Calderoli chiede di stoppare l’esame e tornare in Aula. “Se passava, lo Zan era morto”, fanno notare dal Pd. Poi, certo, c’è la propaganda di entrambi gli schieramenti, sull’argomento. Maurizio Gasparri (FI) attacca il centrosinistra, dicendo che “sanno che è una norma impopolare, ecco perché l’hanno accantonata”. Dal canto suo, Monica Cirinnà, senatrice Pd in prima linea sui diritti civili, parla di “una decisione saggia”, ma “non legata al merito dei contenuti del ddl ma per due ragioni. Il Senato, in questa fase, è ingolfato, tra le due riforme della giustizia legate ai fondi del Pnrr da chiudere e la sessione di bilancio che inizia, al Senato, il 15 ottobre. Inoltre, l’acuirsi della campagna elettorale, che rende le posizioni ideologiche, finendo per stritolare un testo che si occupa di crimini d’odio contro le persone”. Motivazioni pietose che nascondono cruda realtà.

I candidati dem di Rimini si scambiano i vestiti

Uscendo, però, dalle aule parlamentari ci si trova con comportamenti che, nel Pd, sembrano ispirati dalla ‘filosofia’ di chi il ddl Zan lo vuole veder approvato “subito, così com’è” (Letta dixit) come dimostra il caso raccontato, giovedì scorso, sulle cronache di Rimini del Resto del Carlino.
Con una foto che ha smosso le coscienze e che è subito diventata ‘virale’ sui social, Edoardo Carminucci e Annamaria Barilari, entrambi candidati nelle fila del Pd di Rimini a sostegno del candidato sindaco, Jamil Sadegholvaad, ‘parlano’ alla comunità Lgbt+ meglio di qualsiasi ‘tattica’ parlamentare da esperti di regolamento. Leggi l’articolo

Nella foto, la Barilari, 49 anni, è vestita con un completo da uomo mentre Carminucci, che ne ha 22, indossa un abito da sera da donna con tanto di tulle. Perché – scrivono i due su Facebook – “i vestiti non hanno genere! Vogliamo andare oltre gli stereotipi di genere! Perché i vestiti, le scarpe, gli accessori sono e rimangono meri oggetti. Cosa è da uomini e cosa da donne? Decidiamolo noi!”.

Piovono, ovviamente, le critiche, non solo gli applausi dell’Arcigay – che parla di un’iniziativa dallo “spirito giocoso e giusta dose di provocazione e di una iniziativa importante ed esistenziale per molte persone”, con il presidente Marco Tonti, a sua volta candidato e capolista della lista Rimini Coraggiosa – ai due candidati dem. Due che, almeno loro, al ddl Zan ci credono.

Il Pd non ‘crede’ più alla bontà del ddl Zan?

Aleszandro Zan

Il Pd, oggi, invece, assai meno. Del resto, come aveva anticipato a “Luce!” Alan Ferrari, vicepresidente del gruppo dem al Senato, ancora ai primi di agosto, “siamo pronti, per aggirare l’emendamento killer di Calderoli, a presentare un ordine del giorno che chiede all’aula del Senato che chiede di ‘salvare’ i principi generali ispiratori del ddl Zan, ma che, di fatto, chiede anche che torni in commissione…”. Esattamente quello che chiedevano, dal canto loro, Iv e, ovviamente, Lega e FI, e pure da mesi. La verità è che il ddl Zan, di cui si discuterà ‘formalmente’, dopo le elezioni amministrative, quando le Camere subiranno una pausa ‘forzata’, è ‘morto’. Infatti, il Senato, come la Camera, a partire da metà ottobre inizieranno la ‘sessione di bilancio’, dove si discute solo e esclusivamente della legge Finanziaria, e di nessun altro tema. In pratica, il ddl Zan, per ora, parce sepulto. Non sembra che, al Pd, la cosa dispiaccia più di tanto.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
“Tanto tuonò che piovve” dicevano le nostre nonne. Il ddl Zan è finito su un binario morto, praticamente rimandato a ‘data da destinarsi’, ma la verità è che ‘nun jene po’ frega de meno a nessuno” come dice un senatore dem romano. Niente proclami di Fedez, sull’argomento, niente dichiarazioni infuocate di ‘pasionarie’ dei diritti Lgbt+, niente discussioni accese sui social. Niente di niente. E, soprattutto, non una dichiarazione ufficiale una da parte del Pd – come pure di M5s e LeU – che sull’altare del ddl Zan volevano immolarsi, a costo di ‘cercar la bella morte’, in Senato, come pareva fino a luglio. Il ddl Zan è finito su un binario morto – come “Luce!” aveva pronosticato sin dagli inizi di agosto parlando con diversi senatori democrat - e la cosa non sembra interessare davvero a nessuno. Ma conviene prima capire prima cosa è successo.
Alessandro Zan al Milano Pride

Non c'è più "urgenza"

"Il ddl Zan – quello che, per il Pd, Letta in testa, andava approvato 'al più presto' e 'così com’è' - non è più una ‘urgenza’, per il Pd, come pure per 5Stelle e LeU. Questa la realtà dei fatti, su cui la destra, ovviamente, salta sopra a pié pari, tra finte domande retoriche (“Ma non era ‘urgente’ per voi?”) e veri e propri sfottò. Che succede? Urge prima ‘decrittare’ quanto è successo martedì nella conferenza dei capigruppo che, ogni settimana, si riunisce per decidere il calendario dei lavori. La nota ufficiale che battono le agenzie - mentre tutte le attenzioni sono concentrate sulla Camera dove ci si accapiglia sul nuovo decreto Covid-Green Pass - è assai ‘formale’, fredda, ‘ufficiale’. La nota recita così: “La conferenza dei capigruppo del Senato ha approvato all’unanimità il calendario dei lavori. Questa settimana si prosegue come previsto con i lavori delle commissioni. Il 14 settembre approderà in aula il decreto Covid-Green Pass, a seguire l’assemblea affronterà le riforme del processo penale e di quello civile, entrambe attualmente all’esame della commissione Giustizia. E’ quanto ha riferito la vicepresidente di turno dell’assemblea, Paola Taverna (M5S)”. E il ddl Zan? Rimandato a miglior sorte, magari più avanti, chissà quando, si vedrà… Dal Pd ‘official’, sia quello del gruppo che del partito, non arriva nessuna reazione. Silenzio di tomba. Il Pd cerca di ‘tenerla bassa’.

Il Pd cerca di ‘tenerla bassa’, la Lega lo sfotte

La verità è che – spiega un senatore dem di peso – “è che facciamo slittare lo Zan per la stessa ragione per cui Letta non ha chiesto di concludere la discussione ad agosto… La preoccupazione è sui numeri, e quindi sul risultato finale. Letta non vuole “letture” sullo Zan in campagna elettorale”.

Il Whatsapp di Renzi: "Ale, avete i voti?"

Ecco, i numeri. Proprio Alessandro Zan, padre della legge, nel suo libro, appena uscito, Senza Paura (Mondadori), in cui ha anche rivelato di aver visto, in Grecia, un senatore leghista ‘baciare’ un uomo (Pronta la replica di Salvini: “Mi mancavano i parlamentari guardoni…”) – rivela che Matteo Renzi, leader di Iv, lo aveva avvertito, via Whats’App: “Ale, siete sicuri di avere i voti? Attenti ai voti…”. Ecco, il problema è sempre quello: i voti, specie quando arriveranno quelli a scrutinio segreto, ‘non’ ci sono e il Pd, ora, finalmente, dopo aver ‘intignato’ per mesi, sullo Zan. lo ha capito. Ergo, meglio soprassedere, buttare la palla in avanti, rimandare l’esame del ddl a – presunti - giorni migliori.

Il centrodestra ‘azzanna’ il Pd sul rinvio…

Ovviamente, però, a destra, non stanno nella pelle. “Il Senato – sillaba il capogruppo di FdI, Ignazio La Russa - tornerà a discutere del ddl Zan per il contrasto dell’omofobia dopo le elezioni amministrative. Nessuno della maggioranza ha proposto di proseguire nel programma originario che prevedeva per questa settimana il ddl Zan. Ricordo – aggiunge, e qui il ghigno di La Russa si fa davvero mefistofelico - che ci hanno fatto impazzire, ci hanno fatto portare il provvedimento in Aula prima che fossero conclusi i lavori della commissione e senza relatore per l’urgenza che avevano. Adesso se ne parla dopo le elezioni. Non è escluso – ghigna La Russa – che alla prossima riunione lo chiediamo noi, di inserirlo”.
Simone Pillon

Accusa con sfottò

Il senatore, ultra-cattolico-tradizionalista, Simone Pillon (sbeffeggiato da Fedez&co. sui social) si prende la personale rivincita: “Non si vede neanche l’ombra, del famigerato ddl Zan, che scompare ancora una volta dal calendario del Senato. Dopo aver bloccato il Parlamento per mesi,  l’urgenza non c’è più, esattamente come dicevamo noi, prendendoci accuse di omofobia. Come al solito, due pesi e due misure”. Come dar torto al povero, e tanto bistrattato, povero, Pillon?

La mancanza di numeri ‘certi e certificati’…

Il ‘problemino’ che ha spinto il Pd – ma anche M5s e LeU – a non chiedere, nella conferenza dei capigruppo del Senato, la calendarizzazione del ddl Zan – tema, peraltro, uscito dalle battaglie ‘identitarie’ del Pd in meno di un’estate come un gelato che si scioglie troppo presto sotto il sole – è presto detto. Sono due, uno politico e uno di tattica parlamentare. Il primo, quello politico, è che Letta non voleva fare ‘brutta figura’, in piena campagna elettorale, vedendosi affossare il ddl, di cui per mesi ha fatto una bandiera, dentro l’Aula perché, banalmente, senza Iv (che vuole riaprire la discussione sul testo), i giallorossi non hanno i numeri per far passare, da soli, il testo in Aula.

L’emendamento ‘killer’ a firma Calderoli

Il secondo, quello di tattica parlamentare, è che – come spiega uno dei senatori ‘lupi’ smaliziati che presidiano l’aula di palazzo Madama per il Pd – “il primo voto sarebbe stato un emendamento preclusivo dell’intero testo del ddl che, se passa, affosserebbe lo Zan”. A tenerselo in canna, l’emendamento ‘preclusivo’ è il solito Roberto Calderoli, mago leghista dei numeri come delle battaglie parlamentari condotte in Aula, anche grazie al suo ruolo di vicepresidente del Senato. In pratica, il dispositivo Calderoli chiede di stoppare l’esame e tornare in Aula. “Se passava, lo Zan era morto”, fanno notare dal Pd. Poi, certo, c’è la propaganda di entrambi gli schieramenti, sull’argomento. Maurizio Gasparri (FI) attacca il centrosinistra, dicendo che “sanno che è una norma impopolare, ecco perché l’hanno accantonata”. Dal canto suo, Monica Cirinnà, senatrice Pd in prima linea sui diritti civili, parla di “una decisione saggia”, ma “non legata al merito dei contenuti del ddl ma per due ragioni. Il Senato, in questa fase, è ingolfato, tra le due riforme della giustizia legate ai fondi del Pnrr da chiudere e la sessione di bilancio che inizia, al Senato, il 15 ottobre. Inoltre, l’acuirsi della campagna elettorale, che rende le posizioni ideologiche, finendo per stritolare un testo che si occupa di crimini d’odio contro le persone”. Motivazioni pietose che nascondono cruda realtà.

I candidati dem di Rimini si scambiano i vestiti

Uscendo, però, dalle aule parlamentari ci si trova con comportamenti che, nel Pd, sembrano ispirati dalla ‘filosofia’ di chi il ddl Zan lo vuole veder approvato “subito, così com’è” (Letta dixit) come dimostra il caso raccontato, giovedì scorso, sulle cronache di Rimini del Resto del Carlino. Con una foto che ha smosso le coscienze e che è subito diventata ‘virale’ sui social, Edoardo Carminucci e Annamaria Barilari, entrambi candidati nelle fila del Pd di Rimini a sostegno del candidato sindaco, Jamil Sadegholvaad, ‘parlano’ alla comunità Lgbt+ meglio di qualsiasi ‘tattica’ parlamentare da esperti di regolamento. Leggi l'articolo Nella foto, la Barilari, 49 anni, è vestita con un completo da uomo mentre Carminucci, che ne ha 22, indossa un abito da sera da donna con tanto di tulle. Perché – scrivono i due su Facebook – “i vestiti non hanno genere! Vogliamo andare oltre gli stereotipi di genere! Perché i vestiti, le scarpe, gli accessori sono e rimangono meri oggetti. Cosa è da uomini e cosa da donne? Decidiamolo noi!”. Piovono, ovviamente, le critiche, non solo gli applausi dell’Arcigay – che parla di un’iniziativa dallo “spirito giocoso e giusta dose di provocazione e di una iniziativa importante ed esistenziale per molte persone”, con il presidente Marco Tonti, a sua volta candidato e capolista della lista Rimini Coraggiosa - ai due candidati dem. Due che, almeno loro, al ddl Zan ci credono.

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Aleszandro Zan
Il Pd, oggi, invece, assai meno. Del resto, come aveva anticipato a “Luce!” Alan Ferrari, vicepresidente del gruppo dem al Senato, ancora ai primi di agosto, “siamo pronti, per aggirare l’emendamento killer di Calderoli, a presentare un ordine del giorno che chiede all’aula del Senato che chiede di ‘salvare’ i principi generali ispiratori del ddl Zan, ma che, di fatto, chiede anche che torni in commissione…”. Esattamente quello che chiedevano, dal canto loro, Iv e, ovviamente, Lega e FI, e pure da mesi. La verità è che il ddl Zan, di cui si discuterà ‘formalmente’, dopo le elezioni amministrative, quando le Camere subiranno una pausa ‘forzata’, è ‘morto’. Infatti, il Senato, come la Camera, a partire da metà ottobre inizieranno la ‘sessione di bilancio’, dove si discute solo e esclusivamente della legge Finanziaria, e di nessun altro tema. In pratica, il ddl Zan, per ora, parce sepulto. Non sembra che, al Pd, la cosa dispiaccia più di tanto.
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