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Home » Politica » Il matrimonio egualitario in Senato: presentato un disegno di legge per colmare il gap

Il matrimonio egualitario in Senato: presentato un disegno di legge per colmare il gap

Il testo, scritto con l'aiuto del giurista Rotelli, esperto in diritti della comunità Lgbtq+, e di varie associazioni civili, è stato presentato dalla senatrice M5S Alessandra Maiorino. "Il nostro compito - dice - è spingere verso la direzione giusta: quella dell’uguaglianza sostanziale e formale di tutte le persone"

Marianna Grazi
4 Aprile 2022
matrimonio egualitario

matrimonio egualitario

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Il confronto con gli altri Paesi a volte è inevitabile e, come spesso accade, l’Italia ha la triste fama di essere sempre (o quasi) l’ultima o la peggiore. In termini di diritti civili, ad esempio, ed è questo il caso. Siamo infatti l’unico Stato dell’Europa occidentale a non aver legalizzato ancora il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Certo, dal 2016, con la Legge Cirinnà (dal nome della senatrice dem che ne è la promotrice) ci sono le unioni civili, comunque un riconoscimento, dirà qualcuno. Peccato che queste siano ormai un istituto giuridico talmente obsoleto da essere stato superato in Paesi ben diversi dal nostro, come il cattolicissimo Cile, che invece ha recentemente introdotto le nozze omosessuali, o la non democratica Cuba, che ha chiesto ai suoi cittadini di votare per l’introduzione del nuovo “codice della famiglia” che prevede anche il matrimonio egualitario.

Duemila le unioni civilitra persone dello stesso sesso in Italia nel 2021
Duemila le unioni civilitra persone dello stesso sesso in Italia nel 2021

Nonostante né la Costituzione né ragioni giuridiche lo vietino, in invece Italia non è previsto. Per questo, a gennaio, è stata presentata una proposta di referendum al Senato, intitolata “Sì al matrimonio egualitario“, sostenuta da un comitato trasversale che ha come primo firmatario Fabrizio Marrazzo, del partito Gay-Lgbt+, e raccoglie adesioni dal M5S, al Pd fino a Forza Italia. Ma non solo, perché più recentemente, per la precisione giovedì 31 marzo, è stata avanzato sempre a Palazzo Madama un disegno di legge sia sulle nozze omosessuali, sia sulla filiazione per le coppie omogenitoriali, altro tema caldo in tema di diritti civili.

A presentare è stata la senatrice penstastellata Alessandra Maiorino, che subito dopo ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Il matrimonio, come tutti i diritti fondamentali, è un diritto universale e inalienabile (articolo 2 Costituzione), il che impedisce di negarne a qualunque essere umano il riconoscimento e la garanzia sulla base di una caratteristica personale, qual è l’orientamento sessuale”. Migliaia di persone, infatti, a causa di questa ‘caratteristica’, sono impossibilitate a godere di eguali diritti, il che comporta inevitabilmente “pessime ricadute non solo sulla qualità della vita di tante cittadine e cittadini italiani ma anche sui loro figli e figlie, i cui diritti ad avere entrambi le figure genitoriali pienamente riconosciute, insieme a tutti gli altri affetti familiari, sono stati ribaditi in una recente sentenza della Corte Costituzionale e nelle precedenti sentenze 32 e 33 del 2021”.

La senatrice Alessandra Maiorino ha presentato un ddl sul matrimonio egualitario e la filiazione

Il testo del disegno di legge è stato realizzato anche grazie al supporto del giurista Antonio Rotelli, esperto in diritti della comunità Lgbtq+, e di varie associazioni come Arcigay. L’obiettivo è quello di superare le resistenze culturali che impediscono, ormai da anni, alle persone Lgbtq+ di godere appieno di diritti importantissimi, come quello a formare una famiglia. Nel nostro Paese infatti, non è prevista la possibilità di adottare dei figli (stepchild adoption), nonostante esistano circa 7.500 coppie omogenitoriali, di cui almeno 500 con bambini a carico (censimento della popolazione 2011). La Corte Costituzionale, che tante volte sta facendo da apripista e da stimolo per i legislatori soprattutto in materia di diritti civili, ha definito l’assenza di una norma per l’omogenitorialità “un grave vuoto di tutela dell’interesse dei minori”, come riportato da Repubblica. Un vuoto che ormai appare quasi scandaloso se paragonato alle leggi negli altri stati europei e non solo.

“La proposta di legge che la senatrice Maiorino ha depositato sul matrimonio egualitario è un segnale politico importante, che tiene alta l’attenzione sull’orizzonte della piena uguaglianza – afferma Gabriele Piazzoni, segretario generale Arcigay -. Siamo consapevoli che difficilmente si troverà lo spazio e il tempo per discutere e approvare questa proposta, tuttavia è significativo che la proposta sia sul piatto, anche solo per sottolineare una lacuna grave che ancora permane nell’ordinamento del nostro Paese. L’auspicio è che le forze politiche progressiste ne capiscano la necessità e la pongano nella propria agenda di governo”, aggiunge Piazzoni.

I “Papà per scelta” sono tra le 7.500 coppie omogenitoriali presenti in Italia

Per questo, anche se per il momento è solo una proposta che dovrà passare al vaglio del Parlamento – e sappiamo dai trascorsi quanto possa essere difficile superare resistenze pregiudiziali in materia -, il ddl della senatrice Maiorino è comunque un punto di partenza per tornare a parlare di questi temi, per colmare un gap che relega le persone della comunità Lgbtq+ a cittadin* di serie B. “Noi crediamo che l’uguaglianza davanti alla legge sia una e indissolubile, e non si è davvero uguali se non lo si è sempre – dichiara la pentastellata -. Le forze conservatrici vogliono tenere il nostro Paese nel medioevo del diritto, ostacolando la piena democrazia e impedendo ad una parte di cittadinanza di avere pari diritti e pari doveri. Il nostro compito è spingere verso la direzione giusta: quella dell’uguaglianza sostanziale e formale di tutte le persone. Con l’affossamento della legge Zan pensavano di averci demoralizzato, mentre ci hanno solo spinto ad esigere ancora di più. La Storia è dalla nostra parte, e non potranno fermarla!”.

 

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Il confronto con gli altri Paesi a volte è inevitabile e, come spesso accade, l'Italia ha la triste fama di essere sempre (o quasi) l'ultima o la peggiore. In termini di diritti civili, ad esempio, ed è questo il caso. Siamo infatti l’unico Stato dell’Europa occidentale a non aver legalizzato ancora il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Certo, dal 2016, con la Legge Cirinnà (dal nome della senatrice dem che ne è la promotrice) ci sono le unioni civili, comunque un riconoscimento, dirà qualcuno. Peccato che queste siano ormai un istituto giuridico talmente obsoleto da essere stato superato in Paesi ben diversi dal nostro, come il cattolicissimo Cile, che invece ha recentemente introdotto le nozze omosessuali, o la non democratica Cuba, che ha chiesto ai suoi cittadini di votare per l'introduzione del nuovo "codice della famiglia" che prevede anche il matrimonio egualitario.
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I "Papà per scelta" sono tra le 7.500 coppie omogenitoriali presenti in Italia
Per questo, anche se per il momento è solo una proposta che dovrà passare al vaglio del Parlamento - e sappiamo dai trascorsi quanto possa essere difficile superare resistenze pregiudiziali in materia -, il ddl della senatrice Maiorino è comunque un punto di partenza per tornare a parlare di questi temi, per colmare un gap che relega le persone della comunità Lgbtq+ a cittadin* di serie B. "Noi crediamo che l’uguaglianza davanti alla legge sia una e indissolubile, e non si è davvero uguali se non lo si è sempre - dichiara la pentastellata -. Le forze conservatrici vogliono tenere il nostro Paese nel medioevo del diritto, ostacolando la piena democrazia e impedendo ad una parte di cittadinanza di avere pari diritti e pari doveri. Il nostro compito è spingere verso la direzione giusta: quella dell’uguaglianza sostanziale e formale di tutte le persone. Con l’affossamento della legge Zan pensavano di averci demoralizzato, mentre ci hanno solo spinto ad esigere ancora di più. La Storia è dalla nostra parte, e non potranno fermarla!”.
 
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