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Home » Politica » Islanda, gelati gli entusiasmi: dopo il riconteggio le donne in Parlamento si fermano al 47%

Islanda, gelati gli entusiasmi: dopo il riconteggio le donne in Parlamento si fermano al 47%

La verifica post voto ha visto ridursi da 33 a 30 il numero delle deputate sul totale di 63. L'isola dei ghiacci resta con la Svezia il paese con maggior rappresentanza femminile (47%), frutto di una consolidata cultura della parità fra generi

Federico Martini
27 Settembre 2021
Iceland's Prime minister Katrín Jakobsdottir and top candidate of the Left Green Movement speaks to the media at a polling station in Iceland's capital Reykjavik on September 25, 2021, during the country's parliamentary elections to elect members of the Althing. (Photo by Halldor KOLBEINS / AFP)

Iceland's Prime minister Katrín Jakobsdottir and top candidate of the Left Green Movement speaks to the media at a polling station in Iceland's capital Reykjavik on September 25, 2021, during the country's parliamentary elections to elect members of the Althing. (Photo by Halldor KOLBEINS / AFP)

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Aveva guadagnato, con giustificato orgoglio, il traguardo del primo Paese d’Europa ad avere un parlamento a maggioranza femminile, ma appena poche ore dopo l’Islanda ha perso il suo primato. (Leggi l’articolo) Dei 63 seggi dell’Althingi, l’Assemblea unicamerale islandese, 30 saranno occupati da deputate, ovvero il 47,6%, quando in precedenza sembrava che le donne fossero 33, cioè oltre il  52%. Il presidente della commissione elettorale, Ingi Tryggvason, ha infatti reso noto che dopo il riconteggio in una delle sei circoscrizioni dell’isola, che ha peraltro un sistema elettorale assai complesso, 3 seggi sono stati riassegnati a degli uomini.

Nessun Paese europeo ha mai oltrepassato la soglia simbolica del 50 per cento, ma ora l’Islanda contende alla Svezia il primato in Europa con il 47% di deputate, secondo i dati dell’Unione Interparlamentare.

A lasciare indietro l’Europa sono i tre Paesi che nel resto del mondo hanno oltre il 50% di rappresentanza femminile. In testa il Ruanda con il 61,3% di donne nella Camera bassa, seguito da Cuba (53,4%) e Nicaragua (50,6%). Messico ed Emirati Arabi si fermano al 50%.

In Italia, invece, la percentuale di elette alla Camera è del 36,06%, in Senato del 35,11%. Sia la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti che il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni avevano salutato con favore l’annunciato sorpasso delle donne nel parlamento islandese.

 

Islanda, avanguardia della parità

 

Il risultato del voto degli islandesi resta comunque importante, ma dietro c’è una cultura della parità di genere che pone il Paese da 12 anni consecutivi in testa alla classifica del Forum economico mondiale. In Islanda il congedo parentale è uguale per uomini e donne, la sua prima legge sulla parità di retribuzione risale al 1961 e per annullare le residue ineguaglianze salariali tra sessi nel 2018 è stata approvata una legge che impone alle aziende con oltre 25 dipendenti una certificazione che attesti la parità retributiva, non solo di genere ma anche etnica.

L’Islanda è stato inoltre il primo Paese al mondo ad eleggere un presidente donna nel 1980, l’allora cinquantenne Vigds Finnbogadottir, rieletta per altri tre mandati e in carica per 16 anni.

 

Indebolita la leader uscente

 

Katrin Jakobsdottir

Anche l’attuale premier è una donna: Katrin Jakobsdottir, ma a lei il voto ha lasciato un pò di amaro in bocca. Il suo partito Sinistra-Verdi ha perso tre seggi e con il 12,6% è passata al terzo posto dietro ai suoi due alleati dell’eterogenea coalizione di governo composta dal Partito del Progresso (centrodestra) di Sigurour Ingi Johannsson e dal Partito dell’Indipendenza (conservatore) del veterano della politica dell’isola Bjarni Benediktsson.

Proprio il Partito del Progresso è il grande vincitore con il 17,3% dei voti, che porta a 13 i suoi seggi, cinque in più rispetto al voto del 2017. In testa come primo partito restano comunque i conservatori dell’ex primo ministro Benediktsson con il 24,4% dei suffragi e 16 seggi. Una nuova geografia parlamentare che ridisegna i rapporti di forza nel governo e potrebbe costare il posto alla premier.

I due partiti di destra potrebbero cedere alla tentazione di una coalizione più omogenea con i centristi della Riforma e/o del Centro. Nonostante la popolarità della premier, che ha reso le tasse sul reddito più progressive, ha aumentato il budget per l’edilizia popolare e ha esteso il congedo parentale, il suo secondo mandato non è scontato.

 

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Aveva guadagnato, con giustificato orgoglio, il traguardo del primo Paese d’Europa ad avere un parlamento a maggioranza femminile, ma appena poche ore dopo l’Islanda ha perso il suo primato. (Leggi l'articolo) Dei 63 seggi dell’Althingi, l’Assemblea unicamerale islandese, 30 saranno occupati da deputate, ovvero il 47,6%, quando in precedenza sembrava che le donne fossero 33, cioè oltre il  52%. Il presidente della commissione elettorale, Ingi Tryggvason, ha infatti reso noto che dopo il riconteggio in una delle sei circoscrizioni dell’isola, che ha peraltro un sistema elettorale assai complesso, 3 seggi sono stati riassegnati a degli uomini. Nessun Paese europeo ha mai oltrepassato la soglia simbolica del 50 per cento, ma ora l’Islanda contende alla Svezia il primato in Europa con il 47% di deputate, secondo i dati dell’Unione Interparlamentare. A lasciare indietro l’Europa sono i tre Paesi che nel resto del mondo hanno oltre il 50% di rappresentanza femminile. In testa il Ruanda con il 61,3% di donne nella Camera bassa, seguito da Cuba (53,4%) e Nicaragua (50,6%). Messico ed Emirati Arabi si fermano al 50%. In Italia, invece, la percentuale di elette alla Camera è del 36,06%, in Senato del 35,11%. Sia la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti che il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni avevano salutato con favore l'annunciato sorpasso delle donne nel parlamento islandese.  

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Anche l’attuale premier è una donna: Katrin Jakobsdottir, ma a lei il voto ha lasciato un pò di amaro in bocca. Il suo partito Sinistra-Verdi ha perso tre seggi e con il 12,6% è passata al terzo posto dietro ai suoi due alleati dell’eterogenea coalizione di governo composta dal Partito del Progresso (centrodestra) di Sigurour Ingi Johannsson e dal Partito dell’Indipendenza (conservatore) del veterano della politica dell’isola Bjarni Benediktsson. Proprio il Partito del Progresso è il grande vincitore con il 17,3% dei voti, che porta a 13 i suoi seggi, cinque in più rispetto al voto del 2017. In testa come primo partito restano comunque i conservatori dell’ex primo ministro Benediktsson con il 24,4% dei suffragi e 16 seggi. Una nuova geografia parlamentare che ridisegna i rapporti di forza nel governo e potrebbe costare il posto alla premier. I due partiti di destra potrebbero cedere alla tentazione di una coalizione più omogenea con i centristi della Riforma e/o del Centro. Nonostante la popolarità della premier, che ha reso le tasse sul reddito più progressive, ha aumentato il budget per l’edilizia popolare e ha esteso il congedo parentale, il suo secondo mandato non è scontato.  
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