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Lo Ius scholae infiamma il Parlamento: è scontro aperto tra i partiti, sindaci a favore

La Lega 'minaccia' di far cadere il governo se passerà. La tattica parlamentare dem e l'associazione Ali che si schiera per lo ius soli

di ETTORE MARIA COLOMBO -
5 luglio 2022
Camera Ius scholae

Camera Ius scholae

E se il governo non cadesse ‘per colpa’ dei 5S? Non è solo da lì che arrivano guai, per Draghi. 

La Lega alza il tiro su ius scholae e cannabis

A muoversi, pericolosamente, e a minare la stabilità dell’esecutivo, infatti, in questi giorni, è anche la Lega. E sui temi detti dei ‘diritti civili’. Ma è davvero realistico pensare che su Ius scholae e cannabis si rischia davvero la crisi? Vediamo cosa è successo e le posizioni in campo. Lo Ius scholae (la cittadinanza ai bambini arrivati in Italia prima dei 12 anni e figli di immigrati regolari residenti in Italia che hanno compiuto un ciclo di studi di almeno cinque anni) e la cannabis (la coltivazione, a solo uso domestico e terapeutico, di quattro piantine, di cui parliamo in un altro articolo) sono diventate, improvvisamente, materia di scontro politico fuori e all’interno della maggioranza di governo, facendo scoppiare un ‘caso’ su cui è dovuto intervenire, direttamente, anche il premier Mario Draghi. Il quale, durante la conferenza stampa di giovedì scorso, convocata per rispondere alle accuse di Conte sui suoi (presunti) sms con Beppe Grillo, ha dovuto specificare che “sono proposte di iniziativa parlamentare. Il governo, su di esse, non prende posizione e quindi io non le commento”. Formalmente, è un ‘lavarsi le mani’, su temi così importanti e caldi, necessitato da una ‘temperatura’ fin troppo calda, dentro la maggioranza di governo, a rischio crisi. In pratica, è un dire ai partiti: sbrigatevela da soli. 

Per Salvini e i suoi “il governo è a rischio”…

Matteo Salvini al parco La Pinetina di Guidonia durante incontro con cittadinanza

D’altro canto, la Lega si è mostrata irremovibile, dicendo che il governo “è a rischio” proprio perché Pd e M5s stanno portando all’esame dell’aula dei Deputati, questi due provvedimenti. “Mi sembra evidente la volontà della sinistra di far saltare il governo – ha tuonato il leader della Lega, Matteo Salvini durante una infuocata assemblea dei deputati leghisti a Montecitorio – mentre noi in Senato approviamo l’equo compenso, alla Camera Pd e 5Stelle hanno imposto lo ius soli mascherato (sic, è tutt’altro, nd.) e la droga libera (ri-sic, ndr)”. Minacce condite dalle accuse rivolte al Pd di Enrico Letta che “una volta rappresentava i lavoratori e adesso ha come priorità la droga e gli immigrati”…. Anche uno solitamente moderato come il capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari, esplode: “La vedo grigia. Si va verso l’irreparabile. Così il Pd fa cadere il governo. È una forzatura e un atteggiamento suicida”, dice. Morale, se la Camera votasse – trovando i voti necessari – lo ius scholae (che, come vedremo, è stato rinviato alla prossima settimana) e cannabis, un minuto dopo la Lega arriverebbe a dichiarare chiusa la maggioranza e l’esperienza di governo. Che poi è quello che si augura anche la Meloni, protagonista dell’ennesimo scontro a distanza proprio con Letta: “Se vuoi cannabis e ius scholae abbi il coraggio di andare a elezioni e chiederlo agli italiani”.  Al netto della contro-polemica (i dem hanno scovato dichiarazioni di anni fa della Meloni che si diceva favorevole allo ius scholae, lei controreplica che lo chiedeva dopo un intero ciclo di studi di 10 anni e non di cinque, come è nella proposta attuale, firmata dal 5S Brescia), resta l’atteggiamento ostruzionistico e battagliero della Lega che, con Igor Iezzi, capogruppo in commissione Affari costituzionali e relatore di minoranza sulla legge, ha annunciato di aver già depositato 1500 emendamenti: “Faremo di tutto per evitare che l’attuale legge sulla cittadinanza venga stravolta da questo scempio, barricate comprese”. Insomma, in aula sarà battaglia, con FdI – e parte, ma non tutta, FI – a dare battaglia. Il Pd annuncia che “non cederà di un millimetro”, ergo non si potrà che andare allo scontro in Aula. 

L’escamotage procedurale innescato dal Pd

Il segretario del Pd, Enrico Letta (D), e il presidente del M5s Giuseppe Conte, durante l'evento della Cgil ''Il Lavoro interroga'' (ANSA)

Infatti, una volta che, dal proscenio del dibattito politico, ci si sposta nelle aule parlamentari, ci si accorge che, sempre sugli stessi due temi (ius scholae e cannabis) è successo anche molto altro. Innanzitutto, va spiegata quella che – a molti – era sembrato come un ‘cedimento’ del Pd alla Lega e ai sostenitori delle due leggi in questione. Infatti, il deputato dem Emanuele Fiano, l’altra mattina, giovedì, si è alzato nell’aula della Camera per chiedere un rinvio “tecnico” di cinque giorni delle due proposte – il cui dibattito era già stato incardinato in Aula ed è iniziato, appunto, il 30 giugno scorso - al fine di votarle prima della pausa estiva, cioè dal 5 luglio in poi. Ma non si è trattato di un rinculo per tacitare la Lega e seppellire le proposte sotto il tappeto del rinvio. Solo di un escamotage procedurale per evitare che i due testi, così ‘cari’ al centrosinistra, finiscano in coda ai lavori d’aula di luglio, con un calendario già fissato, con il rischio che slittino a settembre, se non anche oltre. Così facendo, invece, le due proposte avranno la precedenza sugli altri provvedimenti, come peraltro aveva già stabilito la conferenza dei capigruppo della Camera. Considerando, però, che il dl Aiuti – quello che contiene il termovalorizzatore a Roma e pure lo stop al superbonus al 110% e le trivelle, cioè i temi su cui i 5S potrebbero volere sfilarsi – ha la priorità e va discusso subito (il Dl Aiuti è attualmente all’esame delle commissioni Bilancio e Finanze), si conta di iniziare l’esame di ius scholae e cannabis entro la metà di luglio per cercare di approvarli prima della pausa estiva. “Nessun cedimento, quindi”, assicura la capogruppo dem Debora Serracchiani, “ma anzi una scelta che ci consente di raggiungere quello che per noi resta un obiettivo prioritario” (che poi, in realtà, sono due, appunto). Dura, come si diceva, la reazione della Lega, che promette di seppellire lo ius scholae sotto 1500 emendamenti. 

Ma il Pd tratta con FI per spezzare il fronte

Anche la Cei in campo per lo Ius scholae, 'basta ideologie'

Intanto, il Pd continua a trattare con FIcontraria alla cannabis, ma in parte favorevole allo ius scholae con deputate come Renata Polverini che avevano presentato una proposta di legge simile – che chiede di allungare a otto anni il ciclo di studi dei bambini immigrati per ottenere la cittadinanza – un’ultima mediazione su cui gli azzurri, divisi al loro interno tra favorevoli e contrari, potrebbero cedere, staccandosi così dalla Lega. Per paradosso, sulla richiesta di rinvio, mentre FdI è intervenuta contro, la Lega ha parlato a favore, ribadendo che non sono loro “priorità” e che è “una vergogna” che siano iscritti all’odg. Nessun passo indietro da parte dei giallorossi, dunque. “Bisogna andare avanti. Bisogna dare risposte a un tema di civiltà su cui questo Paese deve finalmente legiferare”, ha ribadito in mattinata il ministro dell'Agricoltura grillino, Stefano Patuanelli. “Credo che la soluzione proposta sia un buon compromesso. Io sono favorevole allo Ius soli, sarei favorevole ad un provvedimento ancora più ampio, ma è giusto anche mediare fra le posizioni delle forze politiche e quella credo sia la mediazione giusta, così come quella sulla cannabis”. Infatti, su entrambi i fronti (ius scholae e cannabis) i voti del M5s ci sono, e compatti, come pure quelli degli scissionisti di Di Maio (Ipf), ma anche quelli di Iv di Renzi e dei totiani, cioè di molti dei componenti del gruppo Misto. Al netto dell’ostruzionismo, dunque, il fronte ex ‘giallorosso’ (più un discreto manipolo di centristi) ha i voti per far passare i due testi, magari anche con l’aiuto di una fetta degli azzurri (che però è nettamente contraria alla cannabis). Insomma, almeno lo ius scholae potrebbe passare. Questo, però, alla Camera. Al Senato sarebbe tutto un altro paio di maniche. Lì i numeri dell’ex fronte giallorosso sono, di certo, ben più ballerini e i due testi potrebbero finire presto insabbiati. Una cosa è certa. Una crisi di governo su leggi che riguardano i diritti civili non si è mai avuta, nel nostro Paese, ma date le avvisaglie della Lega anche questo potrebbe succedere, presto, in Italia. 

Il movimento dei sindaci per la cittadinanza: lo ius soli onorario di Bologna e i comuni di Ali

Ma non solo in Parlamento si dà ‘battaglia’, sul tema della cittadinanza agli immigrati, ma anche nel Paese. A Bologna, la scorsa settimana, in molti sono scesi in piazza per accompagnare il voto che si è tenuto in seno al consiglio comunale che ha dato il ‘via libera’ (un atto simbolico, ovviamente, più che concreto) allo ius soli. Il riferimento simbolico è nello Statuto cittadino, in attesa dell'auspicata riforma della legge sulla cittadinanza italiana. E così 11 mila ragazzi con genitori stranieri saranno bolognesi ‘onorari’. Dopo la maratona in consiglio comunale, la maggioranza ha votato compatta (26 voti di Pd, Coalizione Civica, M5S, Europa Verde e lista Conti e Lepore, più il sindaco) il sì alla modifica dello Statuto comunale: i minori nati in Italia da genitori stranieri con permesso di soggiorno o nati all'estero, ma che qui hanno completato almeno un ciclo scolastico o di formazione, riceveranno la cittadinanza onoraria di Bologna.

Sono 21.775 i bambini e i ragazzi con cittadinanza non italiana che frequentano le scuole bolognesi, dalle materne alle superiori, e tra questi sono 11 mila gli under 18 che hanno compiuto almeno un ciclo scolastico a Bologna. Un modo per riconoscere loro l'appartenenza al luogo che li ha accolti e dove sono cresciuti al pari dei coetanei italiani, ma anche per mandare un segnale al Parlamento. “È un voto storico - esulta il sindaco Matteo Lepore (Pd) - Chi nasce o studia a Bologna da oggi potrà essere cittadino onorario bolognese. Dalle città può nascere un tempo nuovo, che spinga il Parlamento ad approvare una piena cittadinanza senza ipocrisie. A partire dalla proposta sullo Ius Scholae”.

La prima mano alzata per raccogliere queste richieste di ascolto c'è già: Dario Nardella (Pd) ha raccolto l'invito di Lepore. "Firenze condivide l'iniziativa di Bologna - ha detto il sindaco del capoluogo toscano - le scelte delle città sono utili a smuovere il Parlamento. Così noi sindaci dimostriamo di essere anche leader politici”. Anche il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, presidente di Ali (Autonomie per l’Italia, che raccoglie oltre 3 mila comuni di centrosinistra) ha subito rilanciato l’iniziativa: “Ali sarà in prima linea su un tema caldo in Parlamento, quello dello ius scholae, protagonista di questa battaglia per il riconoscimento di un diritto dovuto, coinvolgendo gli amministratori locali per far sì che ogni comunità si senta un’unica comunità, pur nelle diversità di chi la vive”. Insomma, come sempre, i comuni italiani – e, in particolare quelli di centrosinistra – sono sempre ‘un passo avanti’ rispetto al Parlamento e, in generale, alla politica.