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Ius Scholae, a che punto siamo? Gli (assurdi) emendamenti di Lega e Fratelli d'Italia: "Per la cittadinanza test sulle sagre italiane"

di ETTORE MARIA COLOMBO -
6 aprile 2022
Ius Scholae

Ius Scholae

Il leghista Igor Iezzi voleva sostituire la parola “raccogliere” con “radunare”. Un altro leghista, Cristian Invernizzi, “vi ha fatto ingresso” con “vi è giunto”. Ketty Fogliani, forse meno sensibile al fascino dell’Accademia della Crusca, con “vi è arrivato”. A Fogliani poi non piace la parola “interruzioni”, preferisce “discontinuità” (ma non è la stessa cosa). Alberto Stefani (sempre Lega) predilige, rispetto a “in tal senso”, la locuzione “a questo scopo”. Edoardo Ziello e Gianni Tonelli vogliono ‘tradurre’ il termine “espressa” uno con “specificata” e uno con “esternata”. Sembra un duello tra accademici, un gioco da cruciverba, un concorso per diventare italianisti oppure commentatori della Treccani. Invece, è solo una delle tante forme di ostruzionismo che la Lega e Fratelli d’Italia hanno messo in campo contro la proposta di legge sullo Ius Scholae (vuol dire concedere la cittadinanza italiana ai figli degli immigrati previo il completamento di un ciclo completo di studi), di cui si dibatte in Prima Commissione Affari costituzionali della Camera.

Emendamenti allo Ius Scholae, respinti perché "privi di contenuto"

Il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5s), a un certo punto, ha perso la pazienza e, in punto di diritto, ha respinto una mole di emendamenti francamente ridicola, pretestuosa e di chiaro spirito ostruzionistico. Pur con il linguaggio degno di un presidente di commissione, Brescia ha messo nero su bianco che “alcune proposte emendative risultano essere prive di contenuto normativo e pertanto hanno carattere meramente formale: ai sensi del paragrafo 5.5 della richiamata lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997, esse non saranno poste in votazione, ma eventualmente prese in considerazione ai soli fini del coordinamento formale del testo”. È un modo gentile e formale di Brescia per dire: smettetela di esercitare in modo così puerile l’ostruzionismo parlamentare.

Giuseppe Brescia

Il pentastellato Giuseppe Brescia, 38 anni, è presidente della Prima Commissione Affari costituzionali della Camera

Morale, sono 210 (su 730!) gli emendamenti alla proposta di legge sullo Ius Scholae che non saranno ammessi al voto o che non saranno posti in votazione in commissione Affari Costituzionali della Camera. Brescia spiega anche perché. Circa 140 emendamenti, prevalentemente di Fratelli d’Italia, puntavano ad abrogare o sostituire parole del testo rendendolo incomprensibile in lingua italiana. Altri 60 a firma Lega non saranno posti ai voti perché contengono modifiche di carattere meramente formale, proponendo sinonimi o altre scappatoie simili.

Gli emendamenti più assurdi: per la cittadinanza "test sulle sagre tipiche italiane"

Naturalmente, alcuni emendamenti di Lega e FdI avevano (e hanno) un carattere sostanziale e non solo formale, ma a loro volta di dubbio gusto. Ci sono emendamenti per negare la cittadinanza ai minori stranieri che abbiano “commesso atti di bullismo”, “riportato condanne penali” o “commesso atti violenti in orario scolastico”. Ma anche proposte che vorrebbero riservarla a chi abbia superato l’esame di licenza media o la maturitàcon il massimo dei voti”, “con valutazione media non inferiore al 9” o “all’8”, “a 90/100“, “a 85/100” o “a 80/100” (per la serie: o sei un vero ‘secchione’ o niente cittadinanza), o solo a chi ha studiato alle scuole private. O altre ancora che impongono lo svolgimento di prove scritte o orali “sulle tradizioni popolari più rinomate”, “sulle sagre tipiche italiane”, “sulla festa nazionale della Repubblica”, “sugli usi e costumi italiani dagli antichi romani a oggi”, “sulle festività nelle diverse regioni”, “sui prodotti tipici gastronomici italiani”. E qui invece siamo nel campo dell’assurdo: se sai cosa sono i tortellini alla bolognese, bene, sei cittadino, altrimenti nulla.

Matteo Salvini

Su 730 emendamenti allo Ius Scholae 484 sono stati presentati dalla Lega. Nella foto il segretario Matteo Salvini, 49 anni

Ius Scholae, cos'è e cosa prevede. La Lega: "È uno Ius Soli mascherato"

Eccoli, dunque, altri esempi dell’ostruzionismo leghista portato avanti in Commissione Affari Costituzionali alla Camera contro il disegno di legge sullo ius scholae, il cui testo base – elaborato dal presidente M5S Giuseppe Brescia – prevede che possano acquistare la cittadinanza italiana i minorenni stranieri nati in Italia o che vi siano arrivati entro i 12 anni, vi abbiano risieduto legalmente e senza interruzioni e abbiano frequentato regolarmente, per almeno cinque anni, uno o più cicli scolastici. Anche un esponente del governo – che non dovrebbe porre becco su una legge di iniziativa parlamentare, senza dire che fa parte di un governo di unità nazionale – leghista, il sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, parla di “Ius Soli mascherato” e “norma ideologica”, annunciando che “la Lega si opporrà a tale inaccettabile deriva”. Certo è che, su 730 emendamenti, ben 484 erano stati presentati proprio dalla Lega e portavano le firme di deputati del Carroccio: Gianni Tonelli, Edoardo Ziello, Laura Ravetto, Simona Bordonali, Ketty Fogliani, Igor Iezzi, Cristian Invernizzi, Alberto Stefani, Flavio Di Muro. Accanto a proposte razionali – ad esempio limitare lo ius scholae ai soli nati in Italia – nel fascicolo compare una valanga di provocazioni: oltre a quelle già citate, c’è la modifica che vorrebbe subordinare la cittadinanza all’esito positivo di una prova scritta consistente in un riassunto di un brano sulla musica italiana” o “di una prova scritta vertente sulle tradizioni valdostane“, “piemontesi“, “abruzzesi“, “marchigiane” e così via con tutte le altre regioni (distinguendo anche tra tradizioni “friulane” e “giuliane”, “emiliane” e “romagnole”).

Giorgia Meloni

Fratelli d'Italia ha presentato 167 emendamenti allo Ius Scholae. Nella foto, la presidente Giorgia Meloni, 45 anni

Gli emendamenti di Fratelli d'Italia per rendere il testo privo di senso compiuto

Fratelli d’Italia invece ha adottato una strategia diversa. Tra i 167 emendamenti sottoscritti da Emanuele Prisco e Augusta Montaruli ce n’erano 140 in cui si chiedeva di sopprimere o sostituire parole qualsiasi all’interno del testo in modo da renderlo privo di senso compiuto: sono stati tutti dichiarati inammissibili nella seduta di lunedì in Commissione. Altri sessanta a firma Lega invece non saranno messi ai voti perché, come detto, contengono modifiche di carattere meramente formale, proponendo ad esempio sinonimi. Il termine per la presentazione dei ricorsi era fissato alle 15 di ieri. Ora si attendono i pareri del governo e del relatore Brescia: “Non temiamo l’ostruzionismo, la società è pronta a una riforma della legge della cittadinanza che metta al centro il percorso scolastico”, ha detto il presidente.

Silvio Berlusconi

Forza Italia ha assunto un atteggiamento più costruttivo nei confronti dello Ius Scholae, presentando 11 emendamenti mirati. Nella foto, il presidente Silvio Berlusconi, 85 anni

I pochi emendamenti di Forza Italia

Più costruttivo, nell’ambito del centrodestra, l’atteggiamento di Forza Italia, che ha presentato pochi emendamenti mirati (11): “Non abbiamo presentato alcun emendamento soppressivo o ostruzionistico perché avevamo condiviso il testo base, che prende spunto anche da una proposa di legge della nostra Renata Polverini (insieme a quelle a prima firma rispettivamente di Matteo Orfini e Laura Boldrini riassunte nel testo Brescia, ndr)”, ha detto il capogruppo azzurro in Commissione Carlo Sarro: “La nostra richiesta, rispetto al testo del relatore Brescia, è che il ciclo scolastico sia effettivamente frequentato e positivamente concluso”, dice ragionevole Sarro.

Enrico Letta

Anche il Pd ha presentato emendamenti per "migliorare il testo". Nella foto il segretario Enrico Letta, 55 anni

Gli emendamenti del Pd per "migliorare il testo"

Una quindicina, invece, gli emendamenti del Pd. Spiegano i dem Matteo Mauri e Stefano Ceccanti: “Vogliamo confermare l'impianto di fondo e migliorare alcuni aspetti, in modo da dare al nostro Paese una legge finalmente all'altezza dei tempi”. Quindi cambiare il requisito dell’età (rientra nella legge chi arriva entro i 17 anni); sanare le situazioni pregresse, gratuità delle domande. Italia Viva a sua volta, chiede di prevedere anche i corsi universitari nel ciclo di studi. Liberi e Uguali vuole allargare la platea. E via così.

Salvini e Meloni si schierano contro Forza Italia

Lo Ius Scholae, versione minimalista dello Ius Soli, cioè della legge attesa da decenni che darebbe la cittadinanza italiana ai bambini figli di immigrati nati o cresciuti in Italia, per il Pd e per il segretario Enrico Letta è una battaglia per i diritti che non può più essere rinviata. Così come per i 5Stelle. E anche Forza Italia ha aperto. Se una legge sullo Ius Soli è politicamente impossibile da ottenere, il ragionamento degli ex giallorossi è stato quello di portare avanti lo Ius Scholae cercando di staccare Forza Italia dal resto del centrodestra, come oggettivamente si sta facendo. Ma sia Matteo Salvini che Giorgia Meloni hanno risposto: non se ne parla. Meloni ha sottoscritto un emendamento che ribadisce: la cittadinanza si ottiene a 18 anni, ne fa richiesta l’interessato, se si è completato con successo un ciclo scolastico di 8 anni, è possibile avere delle “facilitazioni”.

Quanti sono i figli di stranieri (di fatto italiani)?

Sono 850 mila i ragazzi figli di stranieri, ma italiani a tutti gli effetti tranne che all’anagrafe. Rincara la dose Brescia che convocherà nei prossimi giorni i capigruppo in commissione per tentare una soluzione: “Di fronte a un testo molto concreto, sono rimaste incrostazioni ideologiche. C’è un dato curioso. La Lega ha presentato 200 emendamenti al decreto sul caro bollette e più del doppio alla nuova legge sulla cittadinanza. Chi sostiene questa legge e questa idea di società andrà avanti a testa alta”. E ha del tutto ragione.