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Home » Politica » Ius soli, un sogno per molti ‘neo-italiani’. La proposta della cittadinanza ‘sportiva’ di Malagò e la battaglia politica. Le tre proposte di legge ferme in Parlamento

Ius soli, un sogno per molti ‘neo-italiani’. La proposta della cittadinanza ‘sportiva’ di Malagò e la battaglia politica. Le tre proposte di legge ferme in Parlamento

Le imprese dell'atletica azzurra a Tokyo2020 sono piombate a tutta velocità sull'asfittico dibattito politico sul tema, che fa leva su tre proposte di legge firmate da Boldrini, Orfini e Polverini. Il carico da 11 lo ha messo il presidente del Coni con lo ius "sportivo". Ecco lo stato dell'arte su una materia destinata a cambiare al più presto

Ettore Maria Colombo
11 Agosto 2021
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Gli Olimpionici di Tokyo sono ‘veri’ italiani?

 

Gli ori di Marcell Jacobs (nato a El Paso, Texas, Usa, ma da madre italiana e padre statunitense, è cresciuto a Desenzano sul Garda e ora vive a Roma, ma è stato sempre ‘italiano’ grazie alla madre) nei 100 metri ed Eseosa Desalu (nato da genitori nigeriani, vive a Sabbioneta, in provincia di Mantova, è italiano ‘solo’ dal 2021, quando, cioè, ha finalmente compiuto 18 anni) nella staffetta 4×100 alle Olimpiadi di Tokyo hanno riaperto il dibattito sullo ius soli sportivo e, più in generale, sullo ius soli in quanto tale.

 

Certo è che Jacobs e Desalu – come gli altri atleti olimpici che hanno portato i colori dell’Italia (il 38% della squadra dell’Atletica, 76 atleti e il 15%, uno su dieci, della delegazione olimpica, 384 atleti) – si sono sempre sentiti solo ‘italiani’.

 

Lorenzo Patta, Lamont Marcell Jacobs, Eseosa Fostine Desalu e Filippo Tortu sul gradino più alto del podio della staffetta 4×100

Lo ius soli sportivo: la proposta di Malagò

Ecco perché presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha lanciato, da Tokyo, una dirompente proposta, subito stoppato dalla Lega di Salvini, ma trovando il favor di partiti come il Pd e anche della ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese.

 

Si tratta dello ius soli sportivo e consiste nella possibilità per i giovani stranieri di partecipare a competizioni per squadre che rappresentano una nazionalità diversa dalla loro a “18 anni e un giorno”. La richiesta di Malagò riguarda proprio le tortuose procedure per ottenere la cittadinanza: “Non ci deve essere una via crucis: a partire dai 18 anni e un minuto chi ha quei requisiti deve avere la cittadinanza italiana”. Parole assennate, oltre che sacrosante, anche se limitate allo sport.

 

In realtà uno ‘ius soli sportivo’ esiste già…

Ma lo ius soli sportivo in Italia esiste o no? Una legge del 2016 – “Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia” – prevede già, in realtà, una forma particolare di ius soli sportivo. La norma prevede che una ragazza o un ragazzo immigrato in Italia, anche se non ancora in possesso della cittadinanza italiana, possa essere tesserato da un club italiano e partecipare regolarmente alle competizioni se regolarmente residente nel nostro Paese, dal compimento del decimo anno di età.

 

I minori “non regolarmente residenti” possono fare sport, dunque, ma non possono essere inseriti nelle selezioni nazionali, per cui invece è necessario avere la ‘normale’ cittadinanza italiana. Chi si trova in questa situazione deve, infatti, aspettare di compiere 18 anni e poi avviare la pratica per ottenere la cittadinanza italiana. Insomma, un bel ginepraio, giuridico e politico.

 

Ius soli, la proposta del segretario dem Letta e la ferma opposizione della destra. M5s nicchia

 

Ma veniamo al dibattito politico. A rilanciare il tema della cittadinanza da acquisire dopo un ciclo di studi (ius culturae) o da genitori stranieri che vivono e risiedono in Italia (ius soli) è stato il neo segretario del Pd, Enrico Letta, a febbraio scorso, rilanciando una ‘vecchia’ proposta dem.

Restano nettamente contrari Lega e FdI, meno tranchant la posizione di Forza Italia, al cui interno coesistono diverse sensibilità sul tema. Italia viva è a favore, ma non si scalda più di tanto. L’M5s è disponibile al confronto, ma ad oggi non ha mai chiesto particolari accelerazioni.

La verità è che, a ogni legislatura, in Parlamento non esisteva (e non esiste neppure oggi) una maggioranza numerica per poter approvare una legge sulla cittadinanza per i residenti stranieri.

 

Una maggioranza, sul tema, non c’è mai stata

Nella XVII legislatura, la precedente a questa, il governo Renzi ci provò, a fare lo ius soli, ma dovette fermarsi: Ala di Verdini e Ncd di Alfano – che permisero a quel governo di nascere e poi di esistere – già avevano ‘concesso’ molto (la legge sui diritti civili) e non vollero fare altro.

 

Nella presente legislatura, la XVIII, sono ben tre le proposte di legge per riformare la cittadinanza, ma sono tutte e tre ferme nella I commissione Affari costituzionali della Camera, presidente il pentastellato Giuseppe Brescia, che ora si dice “pronto” a tirarle fuori, dopo averle tenute ferme. Anche perché proprio i 5Stelle, sempre pronti a rivendicare ‘diritti’ (giustizia, omofobia, etc), su questo tema e da questo orecchio non ci sentono.

 

Il testo base non c’è, ma c’è il relatore, Brescia

L’iter delle proposte di legge sullo ius soli, nella I commissione di Montecitorio, è ripreso, formalmente, nell’agosto del 2020, ma da subito il percorso è finito su una strada in salita. Non solo per la ferma opposizione delle forze di centrodestra, ma soprattutto per le divisioni interne all’allora maggioranza di governo (quella ‘giallorossa’ del governo Conte due): Pd e Leu che spingevano per farlo, M5s che frenava e Iv, come altri gruppi, che invece nicchiavano.

Il relatore del testo sarebbe lo stesso Brescia, ma manca ancora un testo base e, finora, l’unica cosa fatta è stato un ciclo di venti audizioni. Poi ci sono tre proposte di legge singole depositate.

 

Lamont Marcell Jacobs, Lorenzo Patta, Eseosa Fostine Desalu e Filippo Tortu

 

Le tre proposte di legge in materia

La prima proposta è a prima firma della ex presidente della Camera, oggi deputata del Pd, Laura Boldrini: la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore, bastano cinque anni per ottenerla. E’ un vero – e molto strong – ius soli, integrato dallo ius culturae. La seconda è a firma del dem Matteo Orfini: si tratta qui, invece, di un ponderato mix tra ius culturae e ius soli ‘temperato’: infatti, disciplina l’estensione della cittadinanza per nascita per i bimbi nati nel nostro Paese da genitori stranieri, residenti da almeno 5 anni, ma prevede anche lo ius culturae.

La terza proposta di legge è a prima firma di Renata Polverini (entrata e uscita da Forza Italia) ed è un vero ius culturae: si attiva per i bimbi stranieri che abbiano concluso un ciclo di scuole primarie, previo il superamento di un esame che ne accerti la conoscenza della cultura, della lingua italiana e dei suoi principi.

Tre proposte di legge molto simili, come si vede, e che dunque sarebbero facilmente unificabili, ove Brescia si decidesse a far partire l’iter per adottare un testo base e chiederne la discussione in commissione. Pur scontando, come è ovvio, il duro ostruzionismo che farebbero la Lega e FdI.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

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Ius soli, la proposta del segretario dem Letta e la ferma opposizione della destra. M5s nicchia

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Le tre proposte di legge in materia

La prima proposta è a prima firma della ex presidente della Camera, oggi deputata del Pd, Laura Boldrini: la cittadinanza si acquista a seguito di una dichiarazione di volontà espressa da un genitore, bastano cinque anni per ottenerla. E’ un vero - e molto strong - ius soli, integrato dallo ius culturae. La seconda è a firma del dem Matteo Orfini: si tratta qui, invece, di un ponderato mix tra ius culturae e ius soli ‘temperato’: infatti, disciplina l’estensione della cittadinanza per nascita per i bimbi nati nel nostro Paese da genitori stranieri, residenti da almeno 5 anni, ma prevede anche lo ius culturae. La terza proposta di legge è a prima firma di Renata Polverini (entrata e uscita da Forza Italia) ed è un vero ius culturae: si attiva per i bimbi stranieri che abbiano concluso un ciclo di scuole primarie, previo il superamento di un esame che ne accerti la conoscenza della cultura, della lingua italiana e dei suoi principi. Tre proposte di legge molto simili, come si vede, e che dunque sarebbero facilmente unificabili, ove Brescia si decidesse a far partire l’iter per adottare un testo base e chiederne la discussione in commissione. Pur scontando, come è ovvio, il duro ostruzionismo che farebbero la Lega e FdI.
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