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La legge sul catcalling non basta, in Francia diventano "zone rosse" i quartieri a rischio per le donne

di ELISA CAPOBIANCO -
17 aprile 2021
CatcallingFrancia2

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La Francia continua la sua battaglia contro il catcalling ovvero la molestia di strada. A farsene portavoce, ancora una volta, la ministra alla Cittadinanza Marlène Schiappa che qualche giorno fa ha raccontato in televisione la sua personale disavventura legata ad un «avvicinamento» non desiderato. Una disavventura dalla quale forse deriva la determinazione che la componente del governo di Parigi dimostra in questi anni per la causa. Dalle parole di condanna verso questa pratica che, secondo lei e molte femministe francesi, lede i diritti nonché la dignità delle donne, fino alle azioni concrete. Tre anni fa, una legge contro le violenze sessuali e sessiste (anche verbali), adesso un’azione di polizia mirata a «liberare» i quartieri dai molestatori. Il primo step: mappare la Francia in base alle criticità – rilevate sul numero delle denunce registrate – per individuare zone rosse dove è necessario potenziare i controlli antimolestia. La ministra ha annunciato che duemila poliziotti, dei diecimila da assumere, verranno desticati proprio al servizio di protezione delle donne. L’obiettivo? «Creare dei Qsr ovvero dei quartieri senza molestatori».  

Quella legge antimolestie che deve ancora funzionare

Il catcalling  in Francia è reato è ’già’ dal 2018 con una legge promossa proprio dalla ministra Marlène Schiappa. Il principio era ed è punire «chi non permette alle donne di potersi muovere liberamente». Quindi al bando comportamenti ma anche commenti con «connotazione sessuale e sessista» in luogo pubblico. La legge – approvata non senza polemiche, anche da parte di donne esponenti della cultura e del mondo dello spettacolo – però non ha avuto al momento l’effetto sperato. Le sanzioni sono state soltanto poche migliaia. Tante le ragioni. Alcune culturali, la maggior parte però legate alle lacune presenti nello stesso testo di legge che prevede la flagranza di reato come ha ben spiegato anche Anais Bourdet, militante di Marsiglia diventata simbolo della lotta al catcalling attraverso la piattaforma femminista Paye ta shnek dove raccoglie denunce di soprusi da tutta la nazione. «Anche se i molestatori non sono molto intelligenti – ha dichiarato – è assai difficile che agiscano davanti a un agente di polizia!“.