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Legalizzatela! Il ddl sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis compie timidi passi in avanti

di ETTORE MARIA COLOMBO -
3 settembre 2021
cannabis

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Spunta, come un fiore di ginestra in montagna, il ddl sulla legalizzazione della cannabis…   La deputata del M5s, Caterina Licatini, con l’appoggio e il consenso dell’intero Movimento, e il deputato di +Europa, Riccardo Magi (praticamente da solo…) ‘ci provano’, a portare avanti un ddl di depenalizzazione della cannabis.   Entro settembre, come vedremo più avanti, arriverà persino al voto, in commissione Giustizia della Camera (presidente ne è il pentastellato Mario Perantoni), dopo essere rimasto ‘in sonno’ per mesi, il testo base sulla cannabis. A ‘verificare’ le diverse posizioni tra i gruppi parlamentari sarà lo stesso presidente, relatore del testo, come ha detto al termine dell’ufficio di presidenza della sua commissione. “La novità principale – ha spiegato Perantoni – riguarda la coltivazione a uso personale di poche piante che sarà equiparata alla detenzione per uso personale. Non pensiamo tanto all’uso ludico (della cannabis, ndr.) – precisa Perantoni – quanto alle necessità delle persone che coltivano autonomamente poche piante di cannabis e soltanto per uso terapeutico”.  

Le battagliere parole dell’ex radicale Magi

“L’adozione di un testo unificato frutto dei testi abbinati, tra cui quello a mia prima firma, sulla coltivazione domestica di cannabis e sulla depenalizzazione dei reati di lieve entità, è una tappa importante per la prosecuzione dell’iter parlamentare”, dice Riccardo Magi, deputato e presidente di Più Europa, nonché ex radicale. “L’auspicio del presidente Perantoni è anche il mio ma, trattandosi di un provvedimento di iniziativa parlamentare, è necessario verificare da subito la disponibilità di una solida maggioranza a chiederne l'esame in aula. In questo modo potremo costruire un percorso certo verso l’approvazione evitando che l’iter subisca ancora rinvii dovuti alle necessità di esaminare decreti e alla mancanza di volontà politica”, aggiunge il deputato radicale. “Serve un’assunzione di responsabilità delle forze politiche di fronte all’urgenza di modificare una legge ideologica che non ha garantito giustizia, salute, legalità né un'efficace lotta alla criminalità”, conclude Magi.  

Caterina Licatini (M5S) presenta la proposta di legge sulla liberalizzazione della cannabis

Licatini (M5s): “Per uso terapeutico non fa male”

  Parla, invece, e volentieri, a ‘Luce!’, la deputata Caterina Licatini. Giovane (classe 1979), alla prima legislatura, si dice ‘inesperta’ nei rapporti con la stampa, ma il suo accento siculo conquista così come la forza dei suoi argomenti. Tra le curiosità il fatto che Licatini, di mestiere farmacista, coltiva piante di cannabis sul balcone di casa, in quanto ha aderito alla campagna “Meglio legale”, presentata anche in Parlamento.   “Nei voti che si sono susseguiti finora, ho visto, con una certa preoccupazione, le astensioni di Iv, FI, di Coraggio Italia e di altri gruppi minori, oltre che l’ostilità preconcetta di tutto il centrodestra, e ho notato anche molti imbarazzi nel Pd”, spiega la deputata pentastellata. “Credo – continua – che si tratti di un problema mentale e culturale, più che politico. Vogliamo favorire la depenalizzazione e l’auto-coltivazione, non certo l’abuso delle droghe. La Lega ha contro-risposto con una pdl contro ‘tutte’ le droghe, ma il problema droghe va affrontato con conoscenza e sapienza. Siamo favorevoli all’aumento delle pene per tutte le droghe che fanno davvero ‘male’ (eroina, cocaina, Lsd, acidi, crack), ma la cannabis ha un alto valore sociale, oltre che terapeutico, lo dice, ormai, anche l’Oms. La cannabis non ha effetti collaterali invalidanti, a differenze di altre droghe, che sono mortali. Le sostanze stupefacenti non sono tutte uguali. Alcune provocano morte o alterazioni gravi dello stato psicofisico o dell’organismo umano, la cannabis non può finire dentro questo calderone. La proposta di mediazione di Perantoni vuole solo depenalizzare l’auto-coltivazione della cannabis, come riconosciuto anche dalla Corte di Cassazione, che non giudica più il fatto un reato, se coltivata in modo rudimentale e per poche piantine. Chi fa una battaglia ideologica contro la cannabis, come Salvini, non sa di cosa parla. Finora, in tre anni, in Parlamento, non abbiamo fatto un passo in avanti, ma forse è arrivata l’ora giusta”. “Segnalo anche – sottolinea la Licatini – che la ministra Dadone (M5s), che ha la delega alle tossicodipendenze, dopo molti anni di inerzia dei precedenti governi, ha deciso di riconvocare la Conferenza nazionale sulle droghe, un passo deciso e importante per affrontare il problema nella sua completezza. Mi dispiace che gruppi come Iv, dove militano deputati come Giachetti, e il Pd, siano troppo ‘timidi’ su questo argomento”.
   

"Se i malati vanno dal pusher"

   
“Nei Paesi in cui la cannabis è stata legalizzata – è la riflessione della Licatini – i numeri parlano chiaro. Il numero dei reati e delle violenze è calato in modo drastico. Un ragazzino che si rivolge allo spacciatore per una canna finisce in un giro pericoloso e viene trattato alla stregua di un delinquente. Si muore di crack, di eroina, di anfetamina, non certo di mariujana, che ha solo un effetto ludico, rilassante, non preoccupante. Inoltre, spesso i malati o ancor più anche i familiari si ritrovano a dover ricorrere allo spacciatore piuttosto che andare in farmacia oppure provvedono da sé con l’autocoltivazione, rischiando un processo penale e venendo trattati come delinquenti (Walter De Benedetto è solo uno fra i tanti). È tutto ciò è ingiusto due volte”. Parole ragionevoli, sensate, giuste, ma…
   

Centrodestra pronto alle barricate

 
 
Ma… parliamoci chiaro. La possibilità che un disegno di legge per la depenalizzazione (non la legalizzazione, per carità) della cannabis venga approvato, in questo Parlamento e in questo scorcio di legislatura, è pari allo ‘zero, virgola’. In Senato, ci si prepara a uno scontro feroce sul ddl Zan (il ddl che punisce i reati contro la omotransfobia), che rischia di finire affossato.   Alla Camera, invece, non si sa cosa fare prima. C’è il ddl sullo ius soli (tre proposte di legge, un mix tra ius soli propriamente detto e ius culturae), ferme nelle commissioni competenti, con il centrodestra già sulle barricate, come sul ddl Zan.
    Una storica battaglia dei Radicali e i ‘timidi’ del Pd
    Anche sulla legge sul ‘fine vita’, zero passi in avanti. Finirà che arriverà prima il referendum, proposto dall’associazione ‘Luca Coscioni’, che ha già raccolto oltre 700 mila firme su un quesito che si propone di introdurre l’eutanasia ‘legale’, facendosi beffe dell’inerzia del Parlamento.   Anche in questo caso, il centrodestra, di governo come di opposizione, non ne vuole  sapere e tende a ‘mettere mano alla pistola’ solo se ne sente parlare. Figurarsi su un tema ‘scottante’ come la depenalizzazione delle droghe leggere, storica battaglia dei Radicali, tanto per cambiare, ma – da diversi anni – anche del Movimento 5S.   Inoltre, mentre sul ddl Zan, come sullo ius soli, la ‘battaglia’ del Pd è aperta e dura, sull’eutanasia, come pure sulla cannabis, i dem sono assai guardinghi, circospetti e ‘timidi’, ecco, in questo – e solo in questo – ‘in linea’ con la ‘tradizione’ del partitone della Sinistra, cioè quel Pci-Pds-Ds-Pd che, di legalizzare la cannabis e, in generale, le droghe leggere, non ha mai voluto, e non solo in spregio e disprezzo dei Radicali di Marco Pannella, ma per forma mentis ‘culturale’ contraria, da sempre, a ogni tipo di ‘droghe’. Un po’, appunto, proprio come il centrodestra…    

La sinistra ‘radicale’ lancia un referendum…

   
In ogni caso, a sinistra, c’è chi ci prova lo stesso. Fino a qualche tempo fa, per dire, era la ex sinistra ‘radicale’ e, secoli fa, extraparlamentare, poi quella impersonata dal Prc, oggi quella gravitante intorno a Sinistra italiana guidata da Nicola Fratoianni (oggi all’opposizione del governo Draghi) e, fuori dal Parlamento, da ‘Possibile’ di Pippo Civati. Sapendo che, in Parlamento, “una legge così non passerà mai”, Fratoianni rilancia l’idea di Civati: “Civati ha scritto un post in cui propone un referendum per la legalizzazione della cannabis con l’idea di rivolgersi alle persone per aggirare l’ostilità cieca della politica. Penso che Civati abbia ragione e voglio dire che Sinistra Italiana ci sta. In un Paese in cui Renzi, Salvini e soci propongono pure un referendum per eliminare il reddito di cittadinanza e restringere il perimetro dei diritti, è utile e urgente - conclude Fratoianni - che ci sia chi lavora per allargarli”. Il problema, in questo caso, però è un altro ed è perfettamente speculare, ma in senso opposto, alla ‘rincorsa’ tra referendum sull’eutanasia e proposta di legge sul ‘fine vita’. Infatti, se – in questo caso – le firme raccolte in calce al quesito sono un’enormità perché, evidentemente, gli italiani ‘sentono’ forte il problema dell’eutanasia, e quindi il referendum potrebbe arrivare ‘prima’ del Parlamento, la legalizzazione della cannabis si dubita che sia un tema così ‘sentito’, in Italia… Potrebbe arrivare, assai ‘prima’, il Parlamento, pur se non in questa legislatura, ma la prossima…