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Home » Politica » Marge Simpson con la testa mozzata di Khamenei in mano: “The Final Cut” di aleXsandro Palombo

Marge Simpson con la testa mozzata di Khamenei in mano: “The Final Cut” di aleXsandro Palombo

A Milano lo street artist completa il trittico di opere realizzate per solidarietà con le donne iraniane e per condannare la durissima repressione adottata dalla Repubblica Islamica

Marianna Grazi
4 Febbraio 2023
Il trittico The Cut (aleXsandro Palombo)

Il trittico The Cut (aleXsandro Palombo)

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Come le proteste nella Repubblica Islamica, che sembrano affievolirsi a volte, strette nella morsa della repressione, ma non si spengono, allo stesso modo le manifestazioni di solidarietà e appoggio alla rivolta, pur censurate, non si fermano. E così anche Marge Simpson torna ad apparire davanti al Consolato Generale dell’Iran a Milano, nell’opera finale intitolata “The Final Cut – Marge e Khamenei” dello street artist aleXsandro Palombo. Quest’ultima opera chiude la serie del trittico di opere chiamate “The Cut”, ponendo con il suo tipico stile dissacrante un ulteriore tassello di critica contro il pugno di ferro del regime dittatoriale di Teheran.

“The Final Cut – Marge e Khamenei” accanto a “The Cut 2” (aleXsandro Palombo)

Nella serie di tre murales Palombo ha preso infatti una chiara posizione di condanna nei confronti della dittatura e degli orrori perpetrati in questi mesi dalle autorità iraniana contro i manifestanti, che hanno iniziato a protestare all’indomani della morte di Masha Amini mentre si trovava in custodia della polizia morale per aver indossato male il velo. Nell’opera “The Cut 1” Marge si tagliava i capelli davanti al consolato dell’Iran a Milano per celebrare proprio la 22enne di origine curda e il coraggio delle donne iraniane. Il murales era stato però rimosso in meno di 24 ore. L’artista aveva reagito alla rimozione dell’opera realizzando “The Cut 2“, con il personaggio che mostra il dito medio. Nell’ultimo murale dal titolo “The Final Cut” Marge Simpson riappare ancora davanti alla sede diplomatica della Repubblica islamica nel capoluogo lombardo, accanto alla seconda opera, ma questa volta con la testa dell’Ayatollah Ali Khamenei in mano, un’immagine simbolica che vuole essere un inno alla libertà e un incoraggiamento alla resistenza.

 

The Final Cut – Marge e Khamenei (aleXsandro Palombo)

“Il 1 Gennaio, con un tweet dal suo account ufficiale – racconta Palombo – l’Ayatollah Khamenei ha fatto un chiaro invito agli artisti dichiarando che ‘l’arte dovrebbe raccontare modelli esemplari quali il generale Soleimani’. Ho accolto il suo invito e ho preso parte a questo insolito concorso realizzando l’opera ‘The
Final Cut’ perché ho pensato fosse opportuno immortalare come finisce un modello esemplare“.

Khamenei su Twitter (aleXsandro Palombo)

Il personaggio citato dall’Ayatollah, Qasem Soleimani, era il più potente e sanguinario comandante della Forza Qods del regime iraniano ed è stato ucciso in un raid americano, segnalato anche nelle liste dell’Unione Europea come terrorista. “L’arma più forte di Khamenei è la censura, perché è l’unico modo che ha per togliere voce al popolo e distorcere la realtà – ha aggiunto Palombo -, per commettere i suoi crimini e continuare ad imporre il suo controllo. Per questo l’arte diventa un megafono indispensabile contro la censura per dar voce alla gente e scardinare quell’aura di sacralità che il dittatore si è cucito addosso”. Spesso la serie “The Cut” è stata utilizzata come simbolo di protesta in tante manifestazioni in giro per il mondo e perfino Wikipedia in lingua Inglese e Farsi l’ha inserita nella pagina che spiega il significato del “Taglio dei Capelli delle donne iraniane“.

الکساندرو پالمبو (aleXsandro Palombo)، هنرمند ایتالیایی کاراکتر مارج سیمپسون را با موهای کوتاه شده روی دیوار مقابل کنسولگری ایران در میلان نقاشی

کرد.[۴۸][۴۹]

In Iran, intanto, l’orrore delle violenze e delle repressioni perpetrate dalla dittatura nei confronti dei manifestanti e delle donne non accenna a fermarsi: oltre 500 persone sono state uccise dall’inizio delle proteste popolari, negli ultimi mesi il regime ha giustiziato 4 giovani che avevano preso parte alle proteste per Mahsa Amini e sono oltre 100 quelli arrestati che rischiano altre condanne a morte. E mentre l’Ayatollah Khamenei nega anche l’utilizzo di internet ai cittadini, attraverso la sua feroce censura, lui usa liberamente i suoi profili Twitter con cui lancia proclami al mondo.

 

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Un post condiviso da aleXsandro Palombo (@alexsandropalombo)

È in risposta a certi atteggiamenti che Palombo, artista milanese d’adozione e attivista, dal suo canale Instagram ma soprattutto dai muri della città affronta con le sue opere – satiriche, riflessive e irriverenti – temi attuali e urgenti, concentrandosi sulla cultura pop, la società, le disuguaglianze, l’inclusione e la diversità, l’etica e i diritti umani. Tra le sue ultime creazioni, il 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria, l’artista ha svelato “Binario 21, I Simpson deportati ad Auschwitz”, due murales realizzati sulle pareti esterne del Memoriale della Shoah di Milano. In precedenza sono diventate famose in tutto il mondo la sua serie del 2013 “Principesse Disney Disabili” un’opera che ha messo in luce in modo provocatorio il tema della diversità e dell’inclusività, e “Just Because I Am a Woman“, apparsa sui muri del capoluogo lombardo nel 2019 con i volti delle donne della politica mondiale ritratte come vittime di violenza e acquisita dal Museo delle Arti Decorative del Louvre di Parigi nel 2021, entrando a far parte della collezione nazionale.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Come le proteste nella Repubblica Islamica, che sembrano affievolirsi a volte, strette nella morsa della repressione, ma non si spengono, allo stesso modo le manifestazioni di solidarietà e appoggio alla rivolta, pur censurate, non si fermano. E così anche Marge Simpson torna ad apparire davanti al Consolato Generale dell’Iran a Milano, nell’opera finale intitolata "The Final Cut - Marge e Khamenei" dello street artist aleXsandro Palombo. Quest'ultima opera chiude la serie del trittico di opere chiamate "The Cut", ponendo con il suo tipico stile dissacrante un ulteriore tassello di critica contro il pugno di ferro del regime dittatoriale di Teheran.
"The Final Cut - Marge e Khamenei" accanto a "The Cut 2" (aleXsandro Palombo)
Nella serie di tre murales Palombo ha preso infatti una chiara posizione di condanna nei confronti della dittatura e degli orrori perpetrati in questi mesi dalle autorità iraniana contro i manifestanti, che hanno iniziato a protestare all'indomani della morte di Masha Amini mentre si trovava in custodia della polizia morale per aver indossato male il velo. Nell'opera "The Cut 1" Marge si tagliava i capelli davanti al consolato dell'Iran a Milano per celebrare proprio la 22enne di origine curda e il coraggio delle donne iraniane. Il murales era stato però rimosso in meno di 24 ore. L'artista aveva reagito alla rimozione dell'opera realizzando "The Cut 2", con il personaggio che mostra il dito medio. Nell'ultimo murale dal titolo "The Final Cut" Marge Simpson riappare ancora davanti alla sede diplomatica della Repubblica islamica nel capoluogo lombardo, accanto alla seconda opera, ma questa volta con la testa dell’Ayatollah Ali Khamenei in mano, un'immagine simbolica che vuole essere un inno alla libertà e un incoraggiamento alla resistenza.  
The Final Cut - Marge e Khamenei (aleXsandro Palombo)
"Il 1 Gennaio, con un tweet dal suo account ufficiale - racconta Palombo - l'Ayatollah Khamenei ha fatto un chiaro invito agli artisti dichiarando che 'l'arte dovrebbe raccontare modelli esemplari quali il generale Soleimani'. Ho accolto il suo invito e ho preso parte a questo insolito concorso realizzando l'opera 'The Final Cut' perché ho pensato fosse opportuno immortalare come finisce un modello esemplare".
Khamenei su Twitter (aleXsandro Palombo)
Il personaggio citato dall'Ayatollah, Qasem Soleimani, era il più potente e sanguinario comandante della Forza Qods del regime iraniano ed è stato ucciso in un raid americano, segnalato anche nelle liste dell’Unione Europea come terrorista. "L’arma più forte di Khamenei è la censura, perché è l’unico modo che ha per togliere voce al popolo e distorcere la realtà - ha aggiunto Palombo -, per commettere i suoi crimini e continuare ad imporre il suo controllo. Per questo l’arte diventa un megafono indispensabile contro la censura per dar voce alla gente e scardinare quell’aura di sacralità che il dittatore si è cucito addosso". Spesso la serie "The Cut" è stata utilizzata come simbolo di protesta in tante manifestazioni in giro per il mondo e perfino Wikipedia in lingua Inglese e Farsi l'ha inserita nella pagina che spiega il significato del "Taglio dei Capelli delle donne iraniane".
الکساندرو پالمبو (aleXsandro Palombo)، هنرمند ایتالیایی کاراکتر مارج سیمپسون را با موهای کوتاه شده روی دیوار مقابل کنسولگری ایران در میلان نقاشی کرد.[۴۸][۴۹]
In Iran, intanto, l’orrore delle violenze e delle repressioni perpetrate dalla dittatura nei confronti dei manifestanti e delle donne non accenna a fermarsi: oltre 500 persone sono state uccise dall'inizio delle proteste popolari, negli ultimi mesi il regime ha giustiziato 4 giovani che avevano preso parte alle proteste per Mahsa Amini e sono oltre 100 quelli arrestati che rischiano altre condanne a morte. E mentre l’Ayatollah Khamenei nega anche l'utilizzo di internet ai cittadini, attraverso la sua feroce censura, lui usa liberamente i suoi profili Twitter con cui lancia proclami al mondo.
 
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Un post condiviso da aleXsandro Palombo (@alexsandropalombo)

È in risposta a certi atteggiamenti che Palombo, artista milanese d'adozione e attivista, dal suo canale Instagram ma soprattutto dai muri della città affronta con le sue opere - satiriche, riflessive e irriverenti - temi attuali e urgenti, concentrandosi sulla cultura pop, la società, le disuguaglianze, l’inclusione e la diversità, l’etica e i diritti umani. Tra le sue ultime creazioni, il 27 gennaio in occasione della Giornata della Memoria, l'artista ha svelato "Binario 21, I Simpson deportati ad Auschwitz”, due murales realizzati sulle pareti esterne del Memoriale della Shoah di Milano. In precedenza sono diventate famose in tutto il mondo la sua serie del 2013 "Principesse Disney Disabili" un’opera che ha messo in luce in modo provocatorio il tema della diversità e dell'inclusività, e "Just Because I Am a Woman", apparsa sui muri del capoluogo lombardo nel 2019 con i volti delle donne della politica mondiale ritratte come vittime di violenza e acquisita dal Museo delle Arti Decorative del Louvre di Parigi nel 2021, entrando a far parte della collezione nazionale.
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