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Scontro Ue-Ungheria, nuovo round nella battaglia per i diritti delle comunità Lgbtq+

La Commissione europea ha deferito il Paese guidato da Obran alla Corte di giustizia per la legge che vieta di parlare di omosessualità a minori

di MARIANNA GRAZI -
16 luglio 2022
Proteste contro la legge anti-LGBT

Proteste contro la legge anti-LGBT

La Commissione europea ha deciso di deferire l'Ungheria alla Corte di Giustizia. L'oggetto della contestazione è la legge sul 'divieto di promozione dell'omosessualità' ai minori. È passato un anno dalla sua approvazione, da parte del Parlamento ungherese ma fortemente voluta e promossa dal premier Viktor Orban. Nel frattempo, dopo le proteste andate in scena a più riprese dai campi di calcio (ricordiamo ad esempio l'Allianz Arena di Monaco illuminato con la bandiera arcobaleno in occasione degli Europei 2021) alle piste di F1, fino alle manifestazioni in piazza, c'è stato anche un referendum – nullo a causa della mancanza del quorum – che ha ribadito il no della società alla controversa misura.

Von der Leyen: "Legge vergognosa"

Il primo ministro ungherese Viktor Orban a Bruxelless, in Commissione Europea

Il provvedimento approvato nel giugno dello scorso anno, inoltre, aveva immediatamente incontrato l'opposizione dell'Unione Europea, tanto da essere definito "vergognoso" dalla presidente dell'Esecutivo Ue, Ursula von der Leyen. La legge vieta di mostrare agli under 18 qualsiasi contenuto, nei media e nelle scuole, che ritragga o promuova l'omosessualità o il cambio di sesso. "Questa legge non serve alla protezione dei bambini. Viene utilizzato come pretesto per discriminare l’orientamento sessuale delle persone. Questa legge è vergognosa, viola i valori fondamentali della Ue" aveva annunciato la presidente della Commissione già all'epoca, aprendo poi una procedura d’infrazione e, per aggiungere pressioni sul primo ministro ungherese, bloccando temporaneamente il Recovery plan magiaro da circa 7 miliardi di euro. Purtroppo però a nulla erano serviti richiami e minacce di tagli. Ad oggi, infatti, la legge rimane in vigore, nonostante anche il popolo ungherese si sia espresso chiaramente in merito alle elezioni politiche, annullando di fatto il referendum indetto da Orban. Secondo la Commissione, la legge viola le regole del mercato interno, i valori europei ed i diritti fondamentali degli individui, in particolare le persone Lgbtq+. Da Bruxelles, nel ribadire che la protezione dei bambini sia una priorità assoluta per l'Ue e gli Stati membri, si sottolinea come tuttavia la misura ungherese contenga disposizioni che "non sono giustificate sulla base della promozione di questo interesse fondamentale o sono sproporzionate a raggiungere l'obiettivo dichiarato".

La legge magiara viola i diritti fondamentali e le norme Ue

Pride di Budapest

Pride di Budapest, 2021

I legislatori di Budapest hanno violato numerose norme, dalla direttiva sui servizi dei media audiovisivi, a quella sul commercio elettronico, dal diritto alla protezione dei dati al principio della libera prestazione dei servizi. La legge magiara, inoltre, trasgredisce "in modo sistematico diversi diritti fondamentali" sanciti dalla Carta dei diritti Ue, tra cui l'inviolabilità della dignità umana, il diritto alla libertà di espressione e di informazione, il diritto alla vita privata e familiare, nonché il diritto alla non discriminazione. "Per la gravità di tali violazioni - scrive Bruxelles - le disposizioni impugnate violano anche i valori comuni di cui all'articolo 2 Tue". Il deferimento alla Corte è la fase successiva della procedura d'infrazione avviata dalla Commissione il 15 luglio 2021 con l'invio a Budapest di una lettera di messa in mora a cui ha fatto seguito un l'invio di un parere motivato.