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Home » Politica » Sofagate, qualcuno dia una mano a Ursula von der Leyen. Charles Michel non sembra esserne in grado

Sofagate, qualcuno dia una mano a Ursula von der Leyen. Charles Michel non sembra esserne in grado

È più grave che un ministro dell'Uganda non abbia salutato la presidente della Commissione europea o che il presidente del Consiglio Ue non abbia per l'ennesima volta reagito? Menomale che nel messaggio di scuse dopo il sofagate ad Ankara disse: "Dovremo evitare situazioni di questo tipo in futuro"

Remy Morandi
23 Febbraio 2022
Ursula von der Leyen e Charles Michel

Ursula von der Leyen e Charles Michel

Share on FacebookShare on Twitter

Qualcuno dia una mano a Ursula von der Leyen, perché il presidente del Consiglio europeo Charles Michel non sembra esserne in grado. Sono passati alcuni giorni dal nuovo sofagate, dalla gaffe (o sessismo?) del ministro degli Esteri dell’Uganda, Odongo Jeje, che al vertice Ue-Africa a Bruxelles ha completamente ignorato la presidente della Commissione europea per andare a salutare solo i due maschietti, il presidente francese Emmanuel Macron e, appunto, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Tutti si indignarono perché, di nuovo, dopo lo scandaloso primo sofagate del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, un altro uomo si era reso protagonista di una grave mancanza di rispetto nei confronti della presidente della Commissione europea. Però poi, riflettendoci e nemmeno più di tanto, viene ora da chiedersi: è più grave che un ministro dell’Uganda non abbia salutato la von der Leyen o forse che per la seconda volta il presidente del Consiglio europeo non abbia mosso un dito, figuriamoci una mano, per aiutare la collega e leader dell’Unione europea?

Ma ripercorriamo quanto accaduto, sia a Bruxelles che ad Ankara.

Sofagate a Bruxelles, Charles Michel non reagisce (Stagione 1, episodio 2)

Oh no, it’s #sofagate all over again. Good thing that this time Emmanuel Macron was there to save the day 🙂 pic.twitter.com/kvqdIDLOcc

— Viktor Daněk (@ViktorDanek_) February 18, 2022

Giovedì 17 febbraio si è tenuto a Bruxelles il vertice bilaterale tra Europa e Africa. Come di rito, prima dell’inizio del summit i leader europei hanno scattato alcune foto con i capi di Stato e di governo africani. Ad accogliere i leader africani questa volta c’erano la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Arriva il momento di salutare e accogliere il ministo degli Esteri dell’Uganda, Odongo Jeje. Il ministro entra nella sala dove lo stavano aspettando i leader europei, e immediatamente va a salutare prima Michel e poi Macron. La von der Leyen viene ignorata completamente. I fotografi scoppiano in una fragorosa risata, mentre Odongo Jeje stringe la mano a Michel e Macron. Finiti i saluti, mentre la von der Leyen rimane impietrita con le mani congiunte (perché tanto nessuno voleva stringergliele), il presidente del Consiglio europeo con un gran sorriso e un educatissimo movimento del braccio indica al ministro ugandese dove mettersi per scattare le foto. A quel punto interviene il risoluto Macron. Il presidente francese si rivolge al ministro e col braccio gli fa notare la presenza della presidente della Commissione europea. Come a dire: “Ti saresti dimenticato di salutarla”. In tutto ciò che cosa fa Charles Michel? Nulla. Guarda con un timido sorriso la von der Leyen e poi con un altro sorriso il presidente francese. E quando il ministro ugandese si volta a salutare la presidente, Michel si gira verso Macron come a dirgli: “Finalmente l’ha salutata, glielo hai fatto notare Emmanuel, bravo!”. Finisce la scenetta. Esplode la polemica. “Nuovo Sofagate a Bruxelles”, “Von der Leyen ignorata di nuovo”, “Nuovo scandalo sessista contro la presidente della Commissione europea”, titolano i giornali. Monta la polemica: i politici si apprestano a indignarsi per l’episodio e riversano tutta loro deplorazione a suon di hashtag e cinguettii su Twitter. Anche Charles Michel? Niente, silenzio totale. Il giorno dopo l’accaduto, venerdì 18 febbraio, il presidente del Consiglio Ue scrive un tweet: “Il vertice Ue-Africa rappresenta un nuovo inizio nelle nostre relazioni. La nostra rinnovata partnership sarà ancorata al rispetto reciproco e ai valori condivisi”. Menomale che almeno per l’Africa il rispetto c’è.

This EU-@_AfricanUnion Summit represents a fresh start in our relations.

Our renewed partnership will be anchored in mutual respect & shared values.

To make both our continents safer and more prosperous.@Macky_Sall @EmmanuelMacron @vonderleyen @AUC_MoussaFaki #AUEUSummit pic.twitter.com/S9eMDO78qs

— Charles Michel (@eucopresident) February 18, 2022

Sofagate ad Ankara, Charles Michel non reagisce (Stagione 1, episodio 1)

Insomma, nessun commento del presidente del Consiglio Ue per la vicenda del ministro ugandese. Ma torniamo al primo sofagate, quello vero, quello grave, accaduto ad Ankara il 6 aprile 2021. In occasione di un vertice per rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, il presidente Erdogan riceve nel suo palazzo la presidente della Commissione europea von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Michel. I due leader europei vengono fatti accomodare in una sala del palazzo presidenziale. Ad attenderli c’è però una sola sedia. Erdogan fa accomodare Michel, che si siede immediatamente senza pensarci più di tanto. La von der Leyen resta in piedi e con un “Ehm” fa capire a Michel e Erdogan che l’avevano fatta rimanere senza posto dove accomodarsi. Dopo qualche secondo, Erdogan invita la presidente della Commissione Ue a sedersi su un divano più distante, di solito destinato a funzionari di livello più basso secondo il protocollo.

La vicenda fu grave, soprattutto perché quel vertice aveva come obiettivo quello di rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, non peggiorarli. La bufera per il sofagate fu enorme. Il giorno dopo l’accaduto, il 7 aprile 2021, la stessa presidente della Commissione Ue commentò sottolineando di essersi sentita “sola” sia come “presidente” sia come “donna” che come “europea”. Sola, non solo per colpa del presidente turco, ma anche e soprattutto per la mancanza di reazione da parte del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Lo stesso Michel, il 9 aprile 2021, commentò: “Mi spiace molto per l’accaduto. Ho già espresso il mio rincrescimento alla signora von der Leyen e a tutte le donne. Vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella mia testa ho riavvolto il film dell’episodio decine di volte. Assumo la mia parte di responsabilità. Dovremo evitare situazioni di questo tipo in futuro”.

No presidente, non sono state evitate situazioni di questo tipo in futuro. E proprio da lei.

Sui social: “Michel non ci rappresenta, si dimetta”

La notizia del nuovo sofagate a Bruxelles e dell’ennesima mancanza di reazione da parte del presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha fatto infuriare un po’ di europei su Twitter, su Instagram, su TikTok, su Facebook e su qualunque altro social. L’avvocata e influencer Cathy La Torre due giorni fa ha pubblicato un post su Instagram per chiedere le dimissioni di Charles Michel:

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Cathy La Torre (@avvocathy)

“No – scrive Avvocathy – il problema non è lo sgarbo del ministro degli Esteri Ugandese […]. Il vero, enorme, gigante e insopportabile punto della questione è il presidente del Consiglio Charles Michel. Che già nel 2021, in Turchia, si rese protagonista di un episodio quasi identico ai danni della stessa Von Der Leyen, accettando che il presidente turco Erdogan facesse sedere lei su un divano a parte, mentre loro occupavano le sedie d’onore. E che questa volta, in maniera ignominiosa, si ripete senza battere ciglio. Un vero rappresentante delle istituzioni europeo ha l’obbligo di rappresentare anche i valori europei, quelli in cui noi crediamo. E la parità tra uomo e donna, il rispetto identico che si deve a tutti i generi, è uno dei cardini dei nostri valori. Charles Michele, che già in Turchia avrebbe dovuto o cedere il posto alla sua superiore, o sedersi accanto a lei sul divano, o pretendere una terza sedia, questa volta avrebbe dovuto obbligare – sì obbligare – il ministro ugandese a scusarsi con Von Der Leyen e a stringerle la mano. In caso contrario: niente più conferenza. Perché prima vengono i valori, poi il resto. Invece solo Macron ha invitato il ministro ugandese a salutare anche l’unica donna sul palco, ottenendo però giusto un inchino. Ma almeno qualcosa l’ha fatto.Charles Michel, che dopo la Turchia aveva mille motivi in più per doversi muovere, ha invece preferito rimanere impassibile. E un errore si può anche perdonare. La sua sfacciata reiterazione no. In quel caso non parliamo più di errore, parliamo di volontà. E un politico che accetta e anzi asseconda sistematicamente questi comportamenti, non può rappresentare tutti noi. Charles Michel deve dimettersi. Subito. E questa richieste dovrebbe giungere da ogni angolo d’Europa fino al suo soddisfacimento”. Così attacca l’avvocata Cathy La Torre.

Le reazioni si susseguono. Di persone comuni, di influencer, di politici, perfino di virologi. “Michel, il presidente del Consiglio europeo, sembra uno che è stato messo lì a guardare le piante – ha commentato il leader di Azione Carlo Calenda a ‘L’aria che tira’ su La7 – Sembra il personaggio di ‘Oltre il giarino’…”. Arriva poi il tweet di Laura Boldrini che però non accusa Michel ma se la prende col gesto, anzi il mancato gesto, del ministro ugandese: “Ignorare una figura istituzionale perché donna è un grave atto di sessismo”. Interviene quindi perfino Roberto Burioni che commenta: “L’Europa dovrebbe darsi una regola. Se qualcuno (chiunque) si comporta così, la cerimonia si chiude immediatamente e il bifolco viene mandato a quel Paese”. Spunta perfino qualche meme sull’accaduto:

Io: “Questa volta #CharlesMichel interverrà!”
Charles Michel:#Sofagate #UrsulavonderLeyen pic.twitter.com/hL1jJIBSMl

— Nicoletta Fortuna (@NicolettaLucher) February 21, 2022

Insomma, la vicenda del nuovo sofagate ha fatto infuriare proprio tutti. Nel frattempo, Charles Michel è rimasto in silenzio, forse però accennando ogni tanto un sorriso. Cara presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ci pensi lei stessa (come del resto ha sempre fatto) a darsi una mano da sola, perché questi ometti non sembrano proprio esserne in grado.

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  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

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L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
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#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Qualcuno dia una mano a Ursula von der Leyen, perché il presidente del Consiglio europeo Charles Michel non sembra esserne in grado. Sono passati alcuni giorni dal nuovo sofagate, dalla gaffe (o sessismo?) del ministro degli Esteri dell'Uganda, Odongo Jeje, che al vertice Ue-Africa a Bruxelles ha completamente ignorato la presidente della Commissione europea per andare a salutare solo i due maschietti, il presidente francese Emmanuel Macron e, appunto, il presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Tutti si indignarono perché, di nuovo, dopo lo scandaloso primo sofagate del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, un altro uomo si era reso protagonista di una grave mancanza di rispetto nei confronti della presidente della Commissione europea. Però poi, riflettendoci e nemmeno più di tanto, viene ora da chiedersi: è più grave che un ministro dell'Uganda non abbia salutato la von der Leyen o forse che per la seconda volta il presidente del Consiglio europeo non abbia mosso un dito, figuriamoci una mano, per aiutare la collega e leader dell'Unione europea? Ma ripercorriamo quanto accaduto, sia a Bruxelles che ad Ankara.

Sofagate a Bruxelles, Charles Michel non reagisce (Stagione 1, episodio 2)

Oh no, it’s #sofagate all over again. Good thing that this time Emmanuel Macron was there to save the day :) pic.twitter.com/kvqdIDLOcc

— Viktor Daněk (@ViktorDanek_) February 18, 2022
Giovedì 17 febbraio si è tenuto a Bruxelles il vertice bilaterale tra Europa e Africa. Come di rito, prima dell'inizio del summit i leader europei hanno scattato alcune foto con i capi di Stato e di governo africani. Ad accogliere i leader africani questa volta c'erano la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Arriva il momento di salutare e accogliere il ministo degli Esteri dell'Uganda, Odongo Jeje. Il ministro entra nella sala dove lo stavano aspettando i leader europei, e immediatamente va a salutare prima Michel e poi Macron. La von der Leyen viene ignorata completamente. I fotografi scoppiano in una fragorosa risata, mentre Odongo Jeje stringe la mano a Michel e Macron. Finiti i saluti, mentre la von der Leyen rimane impietrita con le mani congiunte (perché tanto nessuno voleva stringergliele), il presidente del Consiglio europeo con un gran sorriso e un educatissimo movimento del braccio indica al ministro ugandese dove mettersi per scattare le foto. A quel punto interviene il risoluto Macron. Il presidente francese si rivolge al ministro e col braccio gli fa notare la presenza della presidente della Commissione europea. Come a dire: "Ti saresti dimenticato di salutarla". In tutto ciò che cosa fa Charles Michel? Nulla. Guarda con un timido sorriso la von der Leyen e poi con un altro sorriso il presidente francese. E quando il ministro ugandese si volta a salutare la presidente, Michel si gira verso Macron come a dirgli: "Finalmente l'ha salutata, glielo hai fatto notare Emmanuel, bravo!". Finisce la scenetta. Esplode la polemica. "Nuovo Sofagate a Bruxelles", "Von der Leyen ignorata di nuovo", "Nuovo scandalo sessista contro la presidente della Commissione europea", titolano i giornali. Monta la polemica: i politici si apprestano a indignarsi per l'episodio e riversano tutta loro deplorazione a suon di hashtag e cinguettii su Twitter. Anche Charles Michel? Niente, silenzio totale. Il giorno dopo l'accaduto, venerdì 18 febbraio, il presidente del Consiglio Ue scrive un tweet: "Il vertice Ue-Africa rappresenta un nuovo inizio nelle nostre relazioni. La nostra rinnovata partnership sarà ancorata al rispetto reciproco e ai valori condivisi". Menomale che almeno per l'Africa il rispetto c'è.

This EU-@_AfricanUnion Summit represents a fresh start in our relations.

Our renewed partnership will be anchored in mutual respect & shared values. To make both our continents safer and more prosperous.@Macky_Sall @EmmanuelMacron @vonderleyen @AUC_MoussaFaki #AUEUSummit pic.twitter.com/S9eMDO78qs — Charles Michel (@eucopresident) February 18, 2022

Sofagate ad Ankara, Charles Michel non reagisce (Stagione 1, episodio 1)

Insomma, nessun commento del presidente del Consiglio Ue per la vicenda del ministro ugandese. Ma torniamo al primo sofagate, quello vero, quello grave, accaduto ad Ankara il 6 aprile 2021. In occasione di un vertice per rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, il presidente Erdogan riceve nel suo palazzo la presidente della Commissione europea von der Leyen e il presidente del Consiglio Ue Michel. I due leader europei vengono fatti accomodare in una sala del palazzo presidenziale. Ad attenderli c'è però una sola sedia. Erdogan fa accomodare Michel, che si siede immediatamente senza pensarci più di tanto. La von der Leyen resta in piedi e con un "Ehm" fa capire a Michel e Erdogan che l'avevano fatta rimanere senza posto dove accomodarsi. Dopo qualche secondo, Erdogan invita la presidente della Commissione Ue a sedersi su un divano più distante, di solito destinato a funzionari di livello più basso secondo il protocollo.

La vicenda fu grave, soprattutto perché quel vertice aveva come obiettivo quello di rilanciare i rapporti tra Europa e Turchia, non peggiorarli. La bufera per il sofagate fu enorme. Il giorno dopo l'accaduto, il 7 aprile 2021, la stessa presidente della Commissione Ue commentò sottolineando di essersi sentita "sola" sia come "presidente" sia come "donna" che come "europea". Sola, non solo per colpa del presidente turco, ma anche e soprattutto per la mancanza di reazione da parte del presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Lo stesso Michel, il 9 aprile 2021, commentò: "Mi spiace molto per l'accaduto. Ho già espresso il mio rincrescimento alla signora von der Leyen e a tutte le donne. Vi assicuro che da allora non dormo bene la notte e che nella mia testa ho riavvolto il film dell'episodio decine di volte. Assumo la mia parte di responsabilità. Dovremo evitare situazioni di questo tipo in futuro". No presidente, non sono state evitate situazioni di questo tipo in futuro. E proprio da lei.

Sui social: "Michel non ci rappresenta, si dimetta"

La notizia del nuovo sofagate a Bruxelles e dell'ennesima mancanza di reazione da parte del presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha fatto infuriare un po' di europei su Twitter, su Instagram, su TikTok, su Facebook e su qualunque altro social. L'avvocata e influencer Cathy La Torre due giorni fa ha pubblicato un post su Instagram per chiedere le dimissioni di Charles Michel:
 
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Un post condiviso da Cathy La Torre (@avvocathy)

"No - scrive Avvocathy - il problema non è lo sgarbo del ministro degli Esteri Ugandese [...]. Il vero, enorme, gigante e insopportabile punto della questione è il presidente del Consiglio Charles Michel. Che già nel 2021, in Turchia, si rese protagonista di un episodio quasi identico ai danni della stessa Von Der Leyen, accettando che il presidente turco Erdogan facesse sedere lei su un divano a parte, mentre loro occupavano le sedie d’onore. E che questa volta, in maniera ignominiosa, si ripete senza battere ciglio. Un vero rappresentante delle istituzioni europeo ha l’obbligo di rappresentare anche i valori europei, quelli in cui noi crediamo. E la parità tra uomo e donna, il rispetto identico che si deve a tutti i generi, è uno dei cardini dei nostri valori. Charles Michele, che già in Turchia avrebbe dovuto o cedere il posto alla sua superiore, o sedersi accanto a lei sul divano, o pretendere una terza sedia, questa volta avrebbe dovuto obbligare - sì obbligare - il ministro ugandese a scusarsi con Von Der Leyen e a stringerle la mano. In caso contrario: niente più conferenza. Perché prima vengono i valori, poi il resto. Invece solo Macron ha invitato il ministro ugandese a salutare anche l’unica donna sul palco, ottenendo però giusto un inchino. Ma almeno qualcosa l’ha fatto.Charles Michel, che dopo la Turchia aveva mille motivi in più per doversi muovere, ha invece preferito rimanere impassibile. E un errore si può anche perdonare. La sua sfacciata reiterazione no. In quel caso non parliamo più di errore, parliamo di volontà. E un politico che accetta e anzi asseconda sistematicamente questi comportamenti, non può rappresentare tutti noi. Charles Michel deve dimettersi. Subito. E questa richieste dovrebbe giungere da ogni angolo d’Europa fino al suo soddisfacimento". Così attacca l'avvocata Cathy La Torre. Le reazioni si susseguono. Di persone comuni, di influencer, di politici, perfino di virologi. "Michel, il presidente del Consiglio europeo, sembra uno che è stato messo lì a guardare le piante - ha commentato il leader di Azione Carlo Calenda a 'L'aria che tira' su La7 - Sembra il personaggio di 'Oltre il giarino'...". Arriva poi il tweet di Laura Boldrini che però non accusa Michel ma se la prende col gesto, anzi il mancato gesto, del ministro ugandese: "Ignorare una figura istituzionale perché donna è un grave atto di sessismo". Interviene quindi perfino Roberto Burioni che commenta: "L'Europa dovrebbe darsi una regola. Se qualcuno (chiunque) si comporta così, la cerimonia si chiude immediatamente e il bifolco viene mandato a quel Paese". Spunta perfino qualche meme sull'accaduto:

Io: "Questa volta #CharlesMichel interverrà!" Charles Michel:#Sofagate #UrsulavonderLeyen pic.twitter.com/hL1jJIBSMl

— Nicoletta Fortuna (@NicolettaLucher) February 21, 2022
Insomma, la vicenda del nuovo sofagate ha fatto infuriare proprio tutti. Nel frattempo, Charles Michel è rimasto in silenzio, forse però accennando ogni tanto un sorriso. Cara presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ci pensi lei stessa (come del resto ha sempre fatto) a darsi una mano da sola, perché questi ometti non sembrano proprio esserne in grado.
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