Main Partner

main partnermain partnermain partner

Partner

main partner

Toh, il nucleare. Le frasi urticanti di Cingolani sugli ecologisti ‘radical chic’, i malesseri dei 5S e l'attacco del verde Bonelli: “Inadeguato, si dimetta”

di ETTORE MARIA COLOMBO -
8 settembre 2021
luce1

luce1

Come il sole che risplende all’improvviso, è tornato a farsi largo, quest’estate, un ‘dibattito’ che sembrava seppellito almeno da decenni, quello di un possibile ritorno dell’Italia alla scelta del nucleare, bocciato – seppur in anni lontani – da ben due referendum popolari in modo sonoro. Protagonista del ‘dibattito’ è stato il ministro alla Transizione ecologica (meglio noto, in passato, come ministero dell’Ambiente, ma ora si chiama così, sigla Mte) nel governo Draghi, Roberto Cingolani. Fisico di professione, ‘amico’ di Matteo Renzi da lunga data, venne scelto – ironia della sorte! – personalmente dal fondatore M5s, Beppe Grillo, come ministro, in cambio dell’accettazione dell’ingresso nel governo Draghi, ma oggi è forse uno dei ministri al governo più discussi e criticati. Cingolani ha fatto – e tanto – parlare di sé quando, intervenendo proprio alla scuola di formazione alla politica di Italia Viva a Ponte di Legno, ha rilasciato dichiarazioni che hanno spiazzato tutti, e suscitato le ire di molti, dagli ecologisti storici al M5s.

Fusti con sostanze nucleari

In pratica, Cingolani, ha detto che “il nucleare non deve essere un tabù, soprattutto ora che si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione”, ma anche che “Il mondo è pieno di ambientalisti radical chic ed è pieno di ambientalisti oltranzisti ideologici. Loro sono peggio della catastrofe climatica”, invitando ad un confronto che vada “oltre l'ideologia”. Sul nucleare, ha spiegato Cingolani, “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazionesenza uranio arricchito e acqua pesante. Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”. Quindi, ha concluso, “nell'interesse dei nostri figli è vietato ideologizzare qualsiasi tipo di tecnologia. Stiamo ai numeri, quando saranno disponibili prenderemo le decisioni”.  

Le reazioni inviperite di ecologisti e M5s

  Apriti cielo. Non solo gli ambientalisti (Legambiente, Wwf, Verdi italiani), ma anche i 5Stelle sono, come si suol dire, ‘andati ai matti’, mentre, ovviamente, i ‘nuclearisti’ italiani – come Umberto Minopoli, presidente dell'Associazione italiana nucleare (Ain), ma anche come grandi ‘centri’ di storico potere italiano (l’Enel e l’Eni) hanno applaudito al “coraggio” del ministro. Il Movimento 5 stelle è letteralmente furibondo, con Cingolani, tanto che sui telefonini dei dirigenti M5S sono arrivate precise richieste di dimissioni e che il presidente, Giuseppe Conte, ha dovuto affrettarsi a far sapere di aver chiesto “un chiarimento” (faccia a faccia il 14 settembre). Un faccia a faccia che sarà tutto tranne che indolore: Cingolani non recede, Conte preme.  

La rivolta dei 5S e l’incontro Conte-Cingolani

  Dagli esponenti M5S in commissione Ambiente alla Camera al capogruppo, Davide Crippa, sono tutti convinti che Cingolani, confortato da un'investitura che gli arriva direttamente da Grillo, non stia in alcun modo rispettando le idee del Movimento su rinnovabili, auto elettriche, gas, de-carbonizzazione. Del resto, anche Cingolani è convinto che ci sia un pezzo di Movimento che lavora contro di lui e che si tratti soprattutto degli esponenti più contiani. Per Conte, le idee di Cingolani “sono un problema”. Ma il ministro non ha intenzione di tornare indietro: è stata la Francia, insieme ad altri 10 Paesi, a chiedere la possibilità di avere una certificazione verde per il nucleare di ultima generazione. Se quella certificazione arriverà, bisognerà porsi il problema. Così come per il ministro bisogna porsi il problema di un parco macchine completamente elettrico che non risolverebbe il problema delle emissioni. Nei 5 stelle, invece, “L'impressione è che gli facciamo schifo”, dice un parlamentare vicino a Conte, “ma delle due l'una: o è in quota a noi che nel governo avevamo diritto ad avere cinque ministri, o se non lo è vuol dire che gli equilibri devono cambiare”. In pratica, si tratta di una richiesta di dimissioni…   Dalla sua, il ministro ha ancora Beppe Grillo - che sente di continuo - e Luigi Di Maio, ma c'è tutta un'area che monta e protesta, rischiando di spaccare soprattutto il fronte governativo. Dove potranno portare questi malumori è arduo capire.   A Conte, Cingolani dovrà dire se vuole far parte di questo nuovo corso o se intende continuare a fare di testa sua, mentre il leader M5S chiederà lealtà e un maggiore coordinamento: vuole, soprattutto, che Cingolani parli con lui, non con Grillo e Di Maio. Non è detto che basti, però, perché al netto dei toni, a dividere Cingolani e i 5 stelle è l'idea stessa di ambientalismo.    

Il verde Bonelli: “Fa solo terrorismo mediatico. Se non crede al green, si dimetta”

    Il leader dei Verdi italiani, Angelo Bonelli, antinuclearista storico e convinto, la mette così, parlandone proprio con il portale di “Luce!”: “Il ministro Cingolani ha problemi molto seri con la comunicazione di quello che fa e che vuol fare. Prima dice una cosa, poi la smentisce. Dire che gli ambientalisti sono dei ‘radical chic’ o che sono ‘la peggiore catastrofe, peggiore anche dei cambiamenti climatici’ sono frasi dissennate che tradiscono solo la sua difficoltà a gestire la transizione ecologica come fanno, e molto bene, quasi tutti gli altri Paesi della Ue. L’Unione ha messo in campo risorse molto ingenti per accompagnare i processi di transizione ecologica. Ad esempio, ha messo dei freni molto forti alla produzione di automobili non elettriche. Settore in cui la Volskwagen, la Renault, la Peugeot, sono all’avanguardia mentre la Fiat è indietro”.   “Il ministro – continua - è andato al ‘frontale’ con la Ue, combinando un vero disastro. Invece di concentrare le scelte del nostro Paese sulle fonti di energia rinnovabili e sugli obiettivi della Ue sul clima (riduzione del 50% di Co2 entro il 2030 e azzeramento entro il 2050, ndr.) e concentrarsi sulle nuove tecnologie, utilizzabili sin da subito - dato che tutti i report sullo smog sono allarmanti, per non dire dei costi sanitari ed economici (47 miliardi l’anno solo per l’Italia, ndr.) - preferisce lanciare una campagna basata solo sulla paura. Se il ministro non crede agli obiettivi della Ue e del governo, ne tragga le conseguenze e si dimetta”.    

“Anche il Pnrr è deficitario”

    Ma Bonelli, non pago, ne ha anche per il PNRR: “Presenta molti problemi e non è davvero bene adeguato alla scelta della transizione ecologica. Sugli investimenti per il trasporto pubblico locale l’Italia è troppo indietro rispetto a paesi come la Germania (5 km per milione di abitanti contro i 23 dei tedeschi, ndr.) o rispetto alla sola città di Madrid (230 km, cioè più dell’Italia, ndr.). Prevede, il Pnrr, che solo il 10% di treni regionali e di autobus verranno sostituiti, davvero troppo pochi”. Tornando al nucleare, Bonelli ride amaro: “L’inadeguatezza del ministro è palese. Due referendum hanno dimostrato che gli italiani sono contrari alla scelta del nucleare. L’ultima centrale costruita in Francia, di ‘nuova generazione’, ha costi lievitati da 3,5 mld a 11 e, iniziata nel 2007, nel 2021 ancora non è finita. I problemi dell’Italia, come questa terribile estate ha dimostrato, sono il caldo torrido, gli incendi, il clima. Non c’è più tempo da perdere, sul clima”.  

I Verdi italici: “Siamo piccoli, ma cresceremo”

  Si potrebbe replicare, però, che i Verdi italiani, guidati proprio da Bonelli, sono un movimento minoritario con percentuali da prefisso telefonico, obiezioni cui Bonelli replica così: “I movimenti e partiti ecologisti sono forti, storicamente, nel Nord Europa, come i Verdi-Grunen tedeschi, e deboli nel Sud Europa, in Italia, Spagna, Grecia, ma noi siamo i più forti di tutti, intorno al 2.3%. Alle prossime elezioni amministrative saremo presenti, per la prima volta, in quasi tutt’Italia, con le liste ‘Europa Verde’, anche al Sud, dove siamo sempre stati deboli. Se l’informazione non ci censurasse, nei sondaggi staremmo al 5%. Sono sicuro che avremo risultati importanti”, chiude Bonelli. Ma si vedrà solo al momento dello scrutinio se le sue ‘previsioni’ sono reali.