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Home » Politica » Umbria come l’Ungheria? Sull’aborto si rischia lo scandalo, ma per ora solo ipotesi

Umbria come l’Ungheria? Sull’aborto si rischia lo scandalo, ma per ora solo ipotesi

Donne costrette ad ascoltare il battito del feto prima di abortire. È la denuncia di Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana, con Eleonora Evi dei Verdi

Marianna Grazi
15 Settembre 2022
aborto

Aborto

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È già sconvolgente che accada in un Paese dell’Unione Europea dove, comunque, da quando al governo c’è l’estrema destra, alcuni diritti civili sono stati pesantemente limitati. Ma la notizia che circola nelle ultime ore anche qui in Italia ha una portata a dir poco epocale. E terrificante. La denuncia arriva da Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni per Sinistra Italiana dichiarano infatti di avere “delle segnalazioni che in Umbria stia già accadendo quanto accade nell’Ungheria di Viktor Orbán, e cioè che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto“. Se così fosse e, ribadiamo, al momento non ci sono certezze né riscontri, sarebbe l’ennesimo e durissimo attacco nel nostro Paese a un diritto – quello all’aborto -sancito per legge oltre 40 anni fa, dopo lunghe e dolorose battaglie.

Piccolotti: “Umbria come Ungheria”. Speranza: “Non ho conoscenza diretta, in caso ispettori”

Elisabetta Piccolotti
Elisabetta Piccolotti, candidata alle elezioni per Sinistra italiana, lancia la denuncia in una conferenza stampa alla Camera

“In Umbria i consultori familiari sono quasi smantellati e abbiamo avuto segnalazioni di donne e di associazioni femministe che sta già accadendo quello che accade in Ungheria. Dal 15 settembre ci sono donne costrette, prima di interrompere la gravidanza, ad ascoltare il battito del feto, vengono addirittura fatte tornare in ospedale più volte, perché all’inizio non si riesce ad ascoltarlo”. Lo ha detto in una conferenza stampa alla Camera, insieme all’europarlamentare dei Verdi Eleonora Evi, Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana.

Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, non ha “conoscenza diretta” di quanto denunciato dalle due esponenti politiche, e margine di un’iniziativa elettorale a Terni ha anche spiegato di “non essere a conoscenza diretta della dichiarazione rilasciata”. “Ma se ci sono elementi va valutata una eventuale ispezione” ha aggiunto. Secondo Speranza, infatti, l’ascolto del battito del feto prima dell’aborto, “è uno scenario totalmente irricevibile, fuori dalla norma vigente che tutti dobbiamo rispettare”. “C’è una legge, la 194 – ha proseguito -, che noi difenderemo con tutte le energie di cui disponiamo”. Il ministro ha anche sottolineato che se “c’è qualche forza politica che pensa di cambiarla, dovrà confrontarsi con il consenso delle persone che su questo tema, in modo chiaro, si sono già espresse e noi difenderemo questa legge e la sua applicazione”.

La Regione nega: “Nessuna procedura irregolare riscontrata”

Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio Regionale dell’Umbria

“In nessuna Azienda sanitaria o ospedaliera della Regione Umbria, risulta che le donne che chiedono l’interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto, così com’è stato dichiarato stamani nel corso di una conferenza stampa”. Lo fa sapere con una nota l’Assessorato regionale alla Salute. “Trattandosi di una denuncia grave di un fatto, che lede fortemente i diritti delle donne e tocca una tematica delicata come quella dell’interruzione della gravidanza, sarebbe opportuno che coloro che hanno portato all’attenzione questa gravi fatti, li circostanziassero in modo da permettere alle autorità sanitarie di procedere con le opportune verifiche – aggiunge la regione nel comunicato -. In caso contrario, ribadendo che anche dal riscontro chiesto tempestivamente oggi alle Aziende, non risultano in Umbria fatti del genere, la Regione si vedrà costretta a dover tutelare nelle sedi opportune tutti i professionisti e gli operatori che lavorano con professionalità e correttezza, nel sistema sanitario regionale”.

Guardare il dito e non la luna: la polemica e il disastro annunciato

E se queste dichiarazioni trovassero effettivo riscontro nella realtà delle cose? L’ipotesi che si prospetta è agghiacciante. Non solo per tutte le donne che si trovano già oggi di fronte ad un muro di no – fatto di ideologie, cultura patriarcale e conservatrice (oseremmo dire retrograda) – ad una scelta che, in tutto e per tutto, riguarda esclusivamente il loro corpo. Ma anche per le ragazze, le adolescenti, le giovani che in futuro vorranno far valere il proprio diritto di decidere liberamente chi essere. Perché quando si parla di aborto si parla, prima di tutto, della donna che sceglie di ricorrere alla procedura. Poi del feto, poi del figlio che non vuole o non può avere. Una vita per una vita, anche quando non c’è rischio per la salute della ipotetica madre. Che madre non sarà, per sua volontà, o sarà costretta ad essere, per volontà altrui.

Certo è, d’altra parte, che la denuncia arriva a pochissimi giorni dalle elezioni, rischiando di far scoppiare un caso politico e sociale enorme. In Italia, quasi segno del destino, intanto ci concentra sulle parole – ancora una volta – di Giorgia Meloni, che da un comizio a Genova ha lanciato una sorta di campagna anti-abortista, “Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l’aborto sia l’unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto ma aggiungendolo”, poi aggiungere “Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla, ma applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli”. Speriamo solo di non star guardando al dito (le polemiche sulla leader di Fratelli d’Italia) e non alla luna (una situazione nazionale al limite della legalità in materia d’aborto). Sarebbe semplicemente un disastro annunciato.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

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  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

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  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
È già sconvolgente che accada in un Paese dell'Unione Europea dove, comunque, da quando al governo c'è l'estrema destra, alcuni diritti civili sono stati pesantemente limitati. Ma la notizia che circola nelle ultime ore anche qui in Italia ha una portata a dir poco epocale. E terrificante. La denuncia arriva da Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni per Sinistra Italiana dichiarano infatti di avere "delle segnalazioni che in Umbria stia già accadendo quanto accade nell'Ungheria di Viktor Orbán, e cioè che le donne che chiedono l'interruzione di gravidanza siano costrette ad ascoltare il battito del feto". Se così fosse e, ribadiamo, al momento non ci sono certezze né riscontri, sarebbe l'ennesimo e durissimo attacco nel nostro Paese a un diritto - quello all'aborto -sancito per legge oltre 40 anni fa, dopo lunghe e dolorose battaglie.

Piccolotti: "Umbria come Ungheria". Speranza: "Non ho conoscenza diretta, in caso ispettori"

Elisabetta Piccolotti
Elisabetta Piccolotti, candidata alle elezioni per Sinistra italiana, lancia la denuncia in una conferenza stampa alla Camera
"In Umbria i consultori familiari sono quasi smantellati e abbiamo avuto segnalazioni di donne e di associazioni femministe che sta già accadendo quello che accade in Ungheria. Dal 15 settembre ci sono donne costrette, prima di interrompere la gravidanza, ad ascoltare il battito del feto, vengono addirittura fatte tornare in ospedale più volte, perché all’inizio non si riesce ad ascoltarlo". Lo ha detto in una conferenza stampa alla Camera, insieme all’europarlamentare dei Verdi Eleonora Evi, Elisabetta Piccolotti, candidata alle prossime elezioni con Sinistra italiana. Lo stesso ministro della Salute, Roberto Speranza, non ha "conoscenza diretta" di quanto denunciato dalle due esponenti politiche, e margine di un'iniziativa elettorale a Terni ha anche spiegato di "non essere a conoscenza diretta della dichiarazione rilasciata". "Ma se ci sono elementi va valutata una eventuale ispezione" ha aggiunto. Secondo Speranza, infatti, l'ascolto del battito del feto prima dell'aborto, "è uno scenario totalmente irricevibile, fuori dalla norma vigente che tutti dobbiamo rispettare". "C'è una legge, la 194 - ha proseguito -, che noi difenderemo con tutte le energie di cui disponiamo". Il ministro ha anche sottolineato che se "c'è qualche forza politica che pensa di cambiarla, dovrà confrontarsi con il consenso delle persone che su questo tema, in modo chiaro, si sono già espresse e noi difenderemo questa legge e la sua applicazione".

La Regione nega: "Nessuna procedura irregolare riscontrata"

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E se queste dichiarazioni trovassero effettivo riscontro nella realtà delle cose? L'ipotesi che si prospetta è agghiacciante. Non solo per tutte le donne che si trovano già oggi di fronte ad un muro di no - fatto di ideologie, cultura patriarcale e conservatrice (oseremmo dire retrograda) - ad una scelta che, in tutto e per tutto, riguarda esclusivamente il loro corpo. Ma anche per le ragazze, le adolescenti, le giovani che in futuro vorranno far valere il proprio diritto di decidere liberamente chi essere. Perché quando si parla di aborto si parla, prima di tutto, della donna che sceglie di ricorrere alla procedura. Poi del feto, poi del figlio che non vuole o non può avere. Una vita per una vita, anche quando non c'è rischio per la salute della ipotetica madre. Che madre non sarà, per sua volontà, o sarà costretta ad essere, per volontà altrui. Certo è, d'altra parte, che la denuncia arriva a pochissimi giorni dalle elezioni, rischiando di far scoppiare un caso politico e sociale enorme. In Italia, quasi segno del destino, intanto ci concentra sulle parole - ancora una volta - di Giorgia Meloni, che da un comizio a Genova ha lanciato una sorta di campagna anti-abortista, "Vogliamo dare il diritto alle donne che pensano che l'aborto sia l'unica scelta che hanno, di fare una scelta diversa. Non stiamo togliendo un diritto ma aggiungendolo", poi aggiungere "Non voglio abolire la 194, non voglio modificarla, ma applicarla integralmente anche nella parte che riguarda la prevenzione. Il che significa aggiungere diritti non toglierli". Speriamo solo di non star guardando al dito (le polemiche sulla leader di Fratelli d'Italia) e non alla luna (una situazione nazionale al limite della legalità in materia d'aborto). Sarebbe semplicemente un disastro annunciato.
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