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Home » Politica » “Una donna al Quirinale”, Aidda lancia la ‘sfida’ alla politica: “Il prossimo Capo dello Stato metta al centro la cura e la sostenibilità”

“Una donna al Quirinale”, Aidda lancia la ‘sfida’ alla politica: “Il prossimo Capo dello Stato metta al centro la cura e la sostenibilità”

Le donne, secondo la presidente dell'associazione Antonella Giachetti, incarnano al meglio le sette virtù necessarie per la figura del Presidente della Repubblica. "È il momento di compiere le svolta storica che questo Paese aspetta da tempo"

Domenico Guarino
7 Dicembre 2021
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Una donna al Quirinale? Possibile, anzi, necessario. Ne è convinta Aidda, l’associazione italiana che valorizza e sostiene l’imprenditoria al femminile, che ha lanciato un’apposita campagna con un evento a Napoli dal quale è partita anche una petizione popolare online. Ma perché una donna? Per una questione di pari opportunità, dopo 80 anni di presidenti tutti al maschile.

Ma soprattutto perché una donna riuscirebbe, a detta di Aidda, ad incarnare al meglio le sette virtù necessarie, soprattutto in questo momento storico, per la figura del Capo dello Stato, il vertice del nostro ordinamento costituzionale, che nelle sue mani detiene il cardine di quei pesi e contrappesi democratici su cui si fonda il nostro ordinamento repubblicano. E allora vediamo quali sono queste virtù:

  • Capacità di unire un Paese diviso
  • Uno sguardo ‘glocal’ (orizzonte internazionale, ma radici nei territori),
  • Ascolto e naturale empatia
  • Conoscenza profonda del quadro costituzionale, giuridico e di governance con buona conoscenza di inglese,
  • Rispetto del ruolo tradizionale di super partes
  • Attenzione primaria ai concetti di cura relativa alle persone, all’ambiente, alle relazioni e di one Health, la salute di tutto l’ecosistema che comprende l’uomo e tutto l’ambiente
  • Equilibrio fisico e psicologico

“Sono caratteristiche che intrinseche dell’essere donna e che sarebbe l’ora di portare nel ruolo più prestigioso del Paese, quello che ha il compito di rappresentare l’unità nazionale”, afferma la presidente nazionale di Aidda, Antonella Giachetti. Secondo cui questo è ancor più vero oggi, quando l’Italia si appresta “ad affrontare le difficili sfide della ripresa, dopo l’emergenza sanitaria del Covid, e le opportunità del Pnrr. È necessario che il prossimo presidente della Repubblica metta al centro i valori al femminile: primo tra tutti il concetto di ‘cura’, cura del Paese, delle istituzioni, della famiglia, dell’essere umano e dell’ambiente; e poi quello, oggi così cruciale, della sostenibilità, che non significa solo contrasto ai cambiamenti climatici, ma anche contrasto alla povertà sociale, economica, culturale e di valori”.

“Abbiamo lanciato questa campagna – sottolinea la presidente – perché siamo convinte che questo Paese abbia bisogno della sensibilità e delle peculiarità delle donne. Per affrontare le sfide che il futuro ci presenta c’è bisogno di valori femminili, quindi è l’ora che la politica, le categorie, le associazioni, gli enti sociali ed economici ne prendano consapevolezza e si organizzino di conseguenza, valorizzando le loro risorse al femminile. Sappiamo bene che il mondo non tornerà mai come prima del Covid, la pandemia è per tutti noi uno spartiacque storico, un nuovo punto di partenza”.

Per Giachetti “è il momento di tirare fuori il coraggio di cui questo Paese è capace, rompere i vecchi e polverosi schemi, affrontare con speranza e determinazione e non con timore il futuro che ci aspetta. È quindi il momento di compiere le svolta storica che questo Paese aspetta da tempo: i tempi sono maturi per portare una donna al Quirinale“. E se anche questa volta, nonostante tutto, dovesse toccare a un uomo rappresentare l’unità italiana? “Speriamo, con questa campagna, di iniziare un nuovo percorso, da condividere anche con altre associazioni, che semini un cambio di paradigma i cui frutti potremo raccogliere tra sette anni” conclude la presidente di Aidda.
La campagna Una donna al Quirinale è stata lanciata in occasione delle celebrazioni per i 50 anni di attività della delegazione Aidda Campania, che per l’occasione ha riunito a Napoli le imprenditrici dell’Associazione provenienti da tutta Italia (Questo il link per firmare la petizione).

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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