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Home » HP Blocco Grande » Afghanistan, il ritorno dei talebani e i diritti (negati) delle donne. Cristiana Cella: “L’Occidente si vergogni. Non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese”

Afghanistan, il ritorno dei talebani e i diritti (negati) delle donne. Cristiana Cella: “L’Occidente si vergogni. Non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese”

La giornalista e attivista Cisda denuncia la condizione femminile nel Paese mediorientale, dove per paura di ritorsioni sono stati coperti anche i cartelloni pubblicitari con immagini femminili. "La situazione non era buona nemmeno prima: in 20 anni fatti pochissimi passi avanti e solo in alcune famiglie"

Domenico Guarino
16 Agosto 2021
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I diritti delle donne in Afghanistan? Con l’arrivo al potere dei Talebani, che già controllavano da anni una buona parte del Paese, calerà un velo di pesante oscurantismo, ma è chiaro che su questo fronte i progressi negli ultimi anni erano stati minimi. È questo il parere del Cisda (Coordinamento Italiano sostegno donne afghane) che da anni è al fianco delle donne afghane nel percorso di rivendicazione dei loro diritti. “Negli ultimi venti anni i progressi erano stati limitati alle famiglie più aperte e alle aree metropolitane”. Per Cristiana Cella, giornalista, scrittrice (tra gli altri, “Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul”) ed attivista Cisda “L’Occidente non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese, a questo punto può solo vergognarsi“.

 

Qual è ad oggi la situazione dei diritti delle donne in Afghanistan?

“Nella maggior parte del Paese, in questi 20 anni, i diritti delle donne non sono stati rispettati. Ci sono state buone leggi che non vengono quasi mai applicate, la giustizia parallela è quella della Sharia e delle regole tribali feroci contro le donne. Nelle città e nelle famiglie più aperte le donne hanno potuto studiare e lavorare, seppure con grandi difficoltà. Ma nel resto dello Stato l’87 per cento delle donne subiscono violenza, matrimoni forzati e di minori sono all’ordine del giorno”.

Cosa cambia con l’arrivo dei Taliban al potere?

“L’arrivo dei talebani, che governavano già gran parte del Paese, cancellerà anche quei piccoli passi. Le donne militanti che hanno lavorato per i diritti sono oggi in grave pericolo e sole. L’Occidente non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese”.

Quali sono stati gli errori dell’Occidente in questi anni a suo parere?

“Gli errori sono stati tanti e gravi. Gli americani hanno messo al potere i loro alleati di un tempo, signori della guerra e della droga, criminali, potenti e feroci fondamentalisti, tanto quanto i talebani. La società civile non è stata minimamente sostenuta e gli aiuti occidentali sono finiti in tasca a questi ‘war lords’ che ora sono scappati all’estero. Nessun sostegno è stato dato a chi combatteva davvero per i diritti e la democrazia. La grande quantità di vittime civili dei bombardamenti Nato e dei raid notturni hanno spinto molte persone tra le braccia dei talebani. Circa 10mila vittime civili all’anno. Ora quello che sta succedendo è frutto di accordi precisi tra talebani, governo e Stati Uniti. Gli hanno lasciato il campo libero, un Paese intero. L’Occidente si deve davvero vergognare”.

Cosa si può fare a questo punto?

“Il Cisda sta raccogliendo fondi per sostenere i profughi interni e le donne più esposte che sono entrate in clandestinità. Terremo questo denaro aspettando di capire da loro quali sono le necessità più urgenti. Si stanno anche attivando corridoi umanitari”.

Cos’è il Cisda?

“La nostra associazione lavora sul campo in Afghanistan dal 1999 (qui il sito Cisda). Sosteniamo le organizzazioni, le ONG e un partito, Hambastagi, nella lotta per i diritti delle donne e per una società laica e democratica. Le sosteniamo appoggiandole anche politicamente, facendo ascoltare le loro voci nel nostro Paese e sulla stampa, e con progetti umanitari per le donne e i bimbi locali. Siamo state in Afghanistan quasi ogni anno. Oggi la priorità è proteggere queste persone”.

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  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
I diritti delle donne in Afghanistan? Con l’arrivo al potere dei Talebani, che già controllavano da anni una buona parte del Paese, calerà un velo di pesante oscurantismo, ma è chiaro che su questo fronte i progressi negli ultimi anni erano stati minimi. È questo il parere del Cisda (Coordinamento Italiano sostegno donne afghane) che da anni è al fianco delle donne afghane nel percorso di rivendicazione dei loro diritti. "Negli ultimi venti anni i progressi erano stati limitati alle famiglie più aperte e alle aree metropolitane". Per Cristiana Cella, giornalista, scrittrice (tra gli altri, "Sotto un cielo di stoffa. Avvocate a Kabul") ed attivista Cisda "L’Occidente non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese, a questo punto può solo vergognarsi".   Qual è ad oggi la situazione dei diritti delle donne in Afghanistan? "Nella maggior parte del Paese, in questi 20 anni, i diritti delle donne non sono stati rispettati. Ci sono state buone leggi che non vengono quasi mai applicate, la giustizia parallela è quella della Sharia e delle regole tribali feroci contro le donne. Nelle città e nelle famiglie più aperte le donne hanno potuto studiare e lavorare, seppure con grandi difficoltà. Ma nel resto dello Stato l'87 per cento delle donne subiscono violenza, matrimoni forzati e di minori sono all'ordine del giorno". Cosa cambia con l’arrivo dei Taliban al potere? "L'arrivo dei talebani, che governavano già gran parte del Paese, cancellerà anche quei piccoli passi. Le donne militanti che hanno lavorato per i diritti sono oggi in grave pericolo e sole. L'Occidente non ha mai sostenuto la parte democratica del Paese". Quali sono stati gli errori dell’Occidente in questi anni a suo parere? "Gli errori sono stati tanti e gravi. Gli americani hanno messo al potere i loro alleati di un tempo, signori della guerra e della droga, criminali, potenti e feroci fondamentalisti, tanto quanto i talebani. La società civile non è stata minimamente sostenuta e gli aiuti occidentali sono finiti in tasca a questi 'war lords' che ora sono scappati all'estero. Nessun sostegno è stato dato a chi combatteva davvero per i diritti e la democrazia. La grande quantità di vittime civili dei bombardamenti Nato e dei raid notturni hanno spinto molte persone tra le braccia dei talebani. Circa 10mila vittime civili all'anno. Ora quello che sta succedendo è frutto di accordi precisi tra talebani, governo e Stati Uniti. Gli hanno lasciato il campo libero, un Paese intero. L'Occidente si deve davvero vergognare". Cosa si può fare a questo punto? "Il Cisda sta raccogliendo fondi per sostenere i profughi interni e le donne più esposte che sono entrate in clandestinità. Terremo questo denaro aspettando di capire da loro quali sono le necessità più urgenti. Si stanno anche attivando corridoi umanitari". Cos’è il Cisda? "La nostra associazione lavora sul campo in Afghanistan dal 1999 (qui il sito Cisda). Sosteniamo le organizzazioni, le ONG e un partito, Hambastagi, nella lotta per i diritti delle donne e per una società laica e democratica. Le sosteniamo appoggiandole anche politicamente, facendo ascoltare le loro voci nel nostro Paese e sulla stampa, e con progetti umanitari per le donne e i bimbi locali. Siamo state in Afghanistan quasi ogni anno. Oggi la priorità è proteggere queste persone".
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