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Home » HP Blocco Grande » “La musica classica deve essere per tutti. In Italia bisogna osare di più e spezzare le catene del pregiudizio”

“La musica classica deve essere per tutti. In Italia bisogna osare di più e spezzare le catene del pregiudizio”

Beatrice Venezi, lucchese classe 1990, è tra i più giovani direttori d'orchestra d'Europa. Ma per arrivare ad essere un punto di riferimento in Italia e all'estero ha dovuto sopportare molti pregiudizi, che tuttora l'accompagnano anche se "ho i mezzi per rovesciare i cliché: li sorprendo con le mie competenze"

Barbara Berti
10 Marzo 2022
Beatrice Venezi, lucchese classe 1990, è tra i più giovani direttori d'orchestra d'Europa

Beatrice Venezi, lucchese classe 1990, è tra i più giovani direttori d'orchestra d'Europa

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Nel corso della storia la musica – come tante altre arti – ha preferito ‘vestire i pantaloni’, nonostante rappresenti uno spazio della libertà. “Una contraddizione quasi imbarazzante” sostiene Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, oggi simbolo della conquista femminile dell’area più maschile della musica: la direzione d’orchestra. Grazie a donne come lei e tante altre, che hanno preferito uscire da ogni schema anziché rinunciarvi, oggi la musica sta cambiando. In Italia sono circa seicento gli uomini direttori d’orchestra contro venti donne: la più giovane è la 32enne lucchese, che oggi si fa anche voce narrante della lezione d’autore Breve corso di storia della musica di Feltrinelli Education.

Beatrice Venezi, direttore d’orchestra

“Chiamatemi Direttore d’orchestra”

Beatrice Venezi ha frequentato prima il conservatorio di Lucca poi quello di Milano, provando due volte ad entrare nel corso di direzione d’orchestra

“Da piccola canticchiavo e ballavo, come fanno i bambini. Non vengo da una famiglia di musicisti, per cui l’incontro con questa arte è stato casuale: ho avuto la fortuna di incontrare una signora che con le sue lezioni di pianoforte mi ha fatto innamorare di quello strumento. Così mi sono iscritta al Conservatorio a Lucca e Gaetano Giani Luporini è stato il mio primo maestro di composizione” racconta Beatrice Venezi. Dopo i primi passi a scuola è arrivato l’insegnamento del maestro Piero Bellugi e, infine, il periodo del Conservatorio a Milano.
Venezi tenta due volte l’esame di ammissione per il corso di direzione d’orchestra. Ma la prima volta il posto le viene soffiato sotto il naso. “Più di una volta ho visto passarmi avanti persone con curriculum dove la preparazione era inferiore alla mia. E ammetto di esserci rimasta male, di aver avuto momenti di sconforto” prosegue l’artista, che proprio per questo rivendica il titolo di ‘maestro’. “Me lo sono sudato” dice Venezi che appunto preferisce l’appellativo di direttore d’orchestra. Una richiesta che fece anche al festival di Sanremo 2021 scatenando un putiferio. “Penso che concentrandosi sulla questione linguistica si perda di vista un altro tassello fondamentale nella crescita: per esempio, il racconto della grandezza delle donne. La musica classica è e deve essere di tutti, senza distinzioni. La figura del direttore maschio e autoritario, che schiaccia i componenti dell’orchestra è superata, è vecchia”. I pregiudizi, però, non sono ancora superati del tutto. Oggi le orchestre hanno molte componenti femminili e soprattutto quelle più giovani non ci fanno caso se chi dirige ha i tacchi. “Purtroppo lo stereotipo del direttore d’orchestra resta ancora quello di un uomo di una certa età. Mi è capitato di sentire gli sguardi puntati addosso e uno strano bisbiglio. In Italia mi è successo più spesso che all’estero, ma ho i mezzi per rovesciare i cliché: li sorprendo con le mie competenze. E fortunatamente nel mio settore la meritocrazia conta ancora” prosegue.

Grazie al suo talento e alle competenze ha calcato i più prestigiosi palcoscenici mondiali, collaborando con artisti di fama internazionale

La bacchetta in giro per il mondo

Grazie al suo talento ha portato la sua bacchetta in giro per il mondo: dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all’Argentina, dagli Stati Uniti all’Armenia. Ha collaborato con artisti di fama mondiale come Bruno Canino, Stefan Milenkovich, Valentina Lisitsa, Carla Fracci, Eleonora Abbagnato, Andrea Bocelli, Andrea Griminelli e con orchestre di rilievo internazionale come quella del Teatro La Fenice, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la New Japan Philharmonic, la Sofia Philharmonic, la Filarmonica del Teatro Regio di Torino, l’Orchestra I Pomeriggi Musicali, l’Orchestra Sinfonica della Compagnia Nazionale della Televisione e della Radio Bielorussa, l’Orchestra di Stato dell’Armenia. Si è esibita, inoltre, in importanti teatri e sedi come il Festival Puccini di Torre del Lago, di cui è stata Direttore Ospite Principale per due stagioni (2017-2018), il Festival Mascagni, la Suntory Hall di Tokyo, il Teatro dell’Opera Nazionale dell’Azerbaigian e tanti altri. A fine marzo tornerà in Francia per dirigere “La sonnambula” di Bellini poi andrà in Giappone e Argentina, per recuperare le date saltate a causa del Covid. In autunno sarà a Vicenza con due produzioni.

Il Breve corso di storia della musica: oltre gli stereotipi sulle donne

“Il sogno nel cassetto? Raggiungere nuovi e più importanti palcoscenici, lasciare un segno nella divulgazione della musica classica” svela Beatrice Venezi. E portare la classica a un pubblico sempre più ampio è un cammino che ha intrapreso ormai da tempo. L’ultimo, ma solo in ordine cronologico, passo è il Breve corso di storia della musica. “Un modo per far conoscere il mondo della musica e allo stesso tempo contribuire ad abbattere pregiudizi culturali e ruoli prefissati dalla società che impediscono alle figure femminili di rompere il soffitto di cristallo, accompagnando gli ascoltatori in un racconto di tre episodi per dare voce e volto a donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno” spiega. E aggiunge “Vengono narrate per quello che sono, portatrici di valori, di energia e coraggio, l’esatto contrario delle figure tradizionali fragili, da proteggere e tutelare perché da sole non ce la fanno. Sono eroine ed antieroine, capaci di cantare fuori dal coro, prendere decisioni drastiche e controcorrente e pagarne le conseguenze” afferma il direttore d’orchestra.

Venezi, insieme a Feltrinelli Education, è autrice del “Breve corso di storia della musica”, tre videolezioni on demand in cui porta alla luce “donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno”

La lezione d’autore si apre con il tema dell’indipendenza. Venezi racconta la storia di Ildegarda di Bingen, Fanny Mendelssohn, Louise Farrenc e Björk: artiste che, in epoche diverse, ma sempre guidate da parametri e criteri maschili, hanno dovuto lottare per fare musica e affermare la loro autonomia. Il capitolo successivo esplora il tema della maternità, considerata il corso naturale della vita delle donne. Ma attraverso le storie di Nannerl Mozart, Clara Wieck Schumann e Martha Argerich, che hanno dedicato la loro vita alla musica, la lucchese presenta la musica come la vera forza generatrice, dimostrando che non c’è un unico modo di essere madri. Infine, ripercorrendo le storie di Barbara Strozzi, Giuditta Pasta e Maria Callas, si scopre lo scandalo. “Oggi è scandaloso non continuare a provarci. E questo vale non solo per l’ambiente artistico. In Italia bisogna osare di più: la società tende al ribasso aspettative, educazione, formazione, in modo da renderci tutti uguali e ai minimi termini. Così ci perdiamo la facoltà di pensiero critico” conclude.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
Nel corso della storia la musica – come tante altre arti – ha preferito 'vestire i pantaloni', nonostante rappresenti uno spazio della libertà. "Una contraddizione quasi imbarazzante" sostiene Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, oggi simbolo della conquista femminile dell’area più maschile della musica: la direzione d’orchestra. Grazie a donne come lei e tante altre, che hanno preferito uscire da ogni schema anziché rinunciarvi, oggi la musica sta cambiando. In Italia sono circa seicento gli uomini direttori d’orchestra contro venti donne: la più giovane è la 32enne lucchese, che oggi si fa anche voce narrante della lezione d’autore Breve corso di storia della musica di Feltrinelli Education.
Beatrice Venezi, direttore d'orchestra

"Chiamatemi Direttore d'orchestra"

Beatrice Venezi ha frequentato prima il conservatorio di Lucca poi quello di Milano, provando due volte ad entrare nel corso di direzione d'orchestra
"Da piccola canticchiavo e ballavo, come fanno i bambini. Non vengo da una famiglia di musicisti, per cui l'incontro con questa arte è stato casuale: ho avuto la fortuna di incontrare una signora che con le sue lezioni di pianoforte mi ha fatto innamorare di quello strumento. Così mi sono iscritta al Conservatorio a Lucca e Gaetano Giani Luporini è stato il mio primo maestro di composizione" racconta Beatrice Venezi. Dopo i primi passi a scuola è arrivato l’insegnamento del maestro Piero Bellugi e, infine, il periodo del Conservatorio a Milano. Venezi tenta due volte l’esame di ammissione per il corso di direzione d’orchestra. Ma la prima volta il posto le viene soffiato sotto il naso. "Più di una volta ho visto passarmi avanti persone con curriculum dove la preparazione era inferiore alla mia. E ammetto di esserci rimasta male, di aver avuto momenti di sconforto" prosegue l'artista, che proprio per questo rivendica il titolo di 'maestro'. "Me lo sono sudato" dice Venezi che appunto preferisce l’appellativo di direttore d'orchestra. Una richiesta che fece anche al festival di Sanremo 2021 scatenando un putiferio. "Penso che concentrandosi sulla questione linguistica si perda di vista un altro tassello fondamentale nella crescita: per esempio, il racconto della grandezza delle donne. La musica classica è e deve essere di tutti, senza distinzioni. La figura del direttore maschio e autoritario, che schiaccia i componenti dell’orchestra è superata, è vecchia". I pregiudizi, però, non sono ancora superati del tutto. Oggi le orchestre hanno molte componenti femminili e soprattutto quelle più giovani non ci fanno caso se chi dirige ha i tacchi. "Purtroppo lo stereotipo del direttore d'orchestra resta ancora quello di un uomo di una certa età. Mi è capitato di sentire gli sguardi puntati addosso e uno strano bisbiglio. In Italia mi è successo più spesso che all'estero, ma ho i mezzi per rovesciare i cliché: li sorprendo con le mie competenze. E fortunatamente nel mio settore la meritocrazia conta ancora" prosegue.
Grazie al suo talento e alle competenze ha calcato i più prestigiosi palcoscenici mondiali, collaborando con artisti di fama internazionale

La bacchetta in giro per il mondo

Grazie al suo talento ha portato la sua bacchetta in giro per il mondo: dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all'Argentina, dagli Stati Uniti all'Armenia. Ha collaborato con artisti di fama mondiale come Bruno Canino, Stefan Milenkovich, Valentina Lisitsa, Carla Fracci, Eleonora Abbagnato, Andrea Bocelli, Andrea Griminelli e con orchestre di rilievo internazionale come quella del Teatro La Fenice, l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la New Japan Philharmonic, la Sofia Philharmonic, la Filarmonica del Teatro Regio di Torino, l'Orchestra I Pomeriggi Musicali, l'Orchestra Sinfonica della Compagnia Nazionale della Televisione e della Radio Bielorussa, l'Orchestra di Stato dell'Armenia. Si è esibita, inoltre, in importanti teatri e sedi come il Festival Puccini di Torre del Lago, di cui è stata Direttore Ospite Principale per due stagioni (2017-2018), il Festival Mascagni, la Suntory Hall di Tokyo, il Teatro dell'Opera Nazionale dell'Azerbaigian e tanti altri. A fine marzo tornerà in Francia per dirigere "La sonnambula" di Bellini poi andrà in Giappone e Argentina, per recuperare le date saltate a causa del Covid. In autunno sarà a Vicenza con due produzioni.

Il Breve corso di storia della musica: oltre gli stereotipi sulle donne

"Il sogno nel cassetto? Raggiungere nuovi e più importanti palcoscenici, lasciare un segno nella divulgazione della musica classica" svela Beatrice Venezi. E portare la classica a un pubblico sempre più ampio è un cammino che ha intrapreso ormai da tempo. L'ultimo, ma solo in ordine cronologico, passo è il Breve corso di storia della musica. "Un modo per far conoscere il mondo della musica e allo stesso tempo contribuire ad abbattere pregiudizi culturali e ruoli prefissati dalla società che impediscono alle figure femminili di rompere il soffitto di cristallo, accompagnando gli ascoltatori in un racconto di tre episodi per dare voce e volto a donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno" spiega. E aggiunge "Vengono narrate per quello che sono, portatrici di valori, di energia e coraggio, l'esatto contrario delle figure tradizionali fragili, da proteggere e tutelare perché da sole non ce la fanno. Sono eroine ed antieroine, capaci di cantare fuori dal coro, prendere decisioni drastiche e controcorrente e pagarne le conseguenze” afferma il direttore d'orchestra.
Venezi, insieme a Feltrinelli Education, è autrice del "Breve corso di storia della musica", tre videolezioni on demand in cui porta alla luce "donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno"
La lezione d'autore si apre con il tema dell’indipendenza. Venezi racconta la storia di Ildegarda di Bingen, Fanny Mendelssohn, Louise Farrenc e Björk: artiste che, in epoche diverse, ma sempre guidate da parametri e criteri maschili, hanno dovuto lottare per fare musica e affermare la loro autonomia. Il capitolo successivo esplora il tema della maternità, considerata il corso naturale della vita delle donne. Ma attraverso le storie di Nannerl Mozart, Clara Wieck Schumann e Martha Argerich, che hanno dedicato la loro vita alla musica, la lucchese presenta la musica come la vera forza generatrice, dimostrando che non c’è un unico modo di essere madri. Infine, ripercorrendo le storie di Barbara Strozzi, Giuditta Pasta e Maria Callas, si scopre lo scandalo. "Oggi è scandaloso non continuare a provarci. E questo vale non solo per l'ambiente artistico. In Italia bisogna osare di più: la società tende al ribasso aspettative, educazione, formazione, in modo da renderci tutti uguali e ai minimi termini. Così ci perdiamo la facoltà di pensiero critico" conclude.
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