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"La musica classica deve essere per tutti. In Italia bisogna osare di più e spezzare le catene del pregiudizio"

di BARBARA BERTI -
10 marzo 2022
DirettriceOrchestraVenezi (1)

DirettriceOrchestraVenezi (1)

Nel corso della storia la musica – come tante altre arti – ha preferito 'vestire i pantaloni', nonostante rappresenti uno spazio della libertà. "Una contraddizione quasi imbarazzante" sostiene Beatrice Venezi, nata a Lucca nel 1990, oggi simbolo della conquista femminile dell’area più maschile della musica: la direzione d’orchestra. Grazie a donne come lei e tante altre, che hanno preferito uscire da ogni schema anziché rinunciarvi, oggi la musica sta cambiando. In Italia sono circa seicento gli uomini direttori d’orchestra contro venti donne: la più giovane è la 32enne lucchese, che oggi si fa anche voce narrante della lezione d’autore Breve corso di storia della musica di Feltrinelli Education.

Beatrice Venezi, direttore d'orchestra

"Chiamatemi Direttore d'orchestra"

Beatrice Venezi ha frequentato prima il conservatorio di Lucca poi quello di Milano, provando due volte ad entrare nel corso di direzione d'orchestra

"Da piccola canticchiavo e ballavo, come fanno i bambini. Non vengo da una famiglia di musicisti, per cui l'incontro con questa arte è stato casuale: ho avuto la fortuna di incontrare una signora che con le sue lezioni di pianoforte mi ha fatto innamorare di quello strumento. Così mi sono iscritta al Conservatorio a Lucca e Gaetano Giani Luporini è stato il mio primo maestro di composizione" racconta Beatrice Venezi. Dopo i primi passi a scuola è arrivato l’insegnamento del maestro Piero Bellugi e, infine, il periodo del Conservatorio a Milano. Venezi tenta due volte l’esame di ammissione per il corso di direzione d’orchestra. Ma la prima volta il posto le viene soffiato sotto il naso. "Più di una volta ho visto passarmi avanti persone con curriculum dove la preparazione era inferiore alla mia. E ammetto di esserci rimasta male, di aver avuto momenti di sconforto" prosegue l'artista, che proprio per questo rivendica il titolo di 'maestro'. "Me lo sono sudato" dice Venezi che appunto preferisce l’appellativo di direttore d'orchestra. Una richiesta che fece anche al festival di Sanremo 2021 scatenando un putiferio. "Penso che concentrandosi sulla questione linguistica si perda di vista un altro tassello fondamentale nella crescita: per esempio, il racconto della grandezza delle donne. La musica classica è e deve essere di tutti, senza distinzioni. La figura del direttore maschio e autoritario, che schiaccia i componenti dell’orchestra è superata, è vecchia". I pregiudizi, però, non sono ancora superati del tutto. Oggi le orchestre hanno molte componenti femminili e soprattutto quelle più giovani non ci fanno caso se chi dirige ha i tacchi. "Purtroppo lo stereotipo del direttore d'orchestra resta ancora quello di un uomo di una certa età. Mi è capitato di sentire gli sguardi puntati addosso e uno strano bisbiglio. In Italia mi è successo più spesso che all'estero, ma ho i mezzi per rovesciare i cliché: li sorprendo con le mie competenze. E fortunatamente nel mio settore la meritocrazia conta ancora" prosegue.

Grazie al suo talento e alle competenze ha calcato i più prestigiosi palcoscenici mondiali, collaborando con artisti di fama internazionale

La bacchetta in giro per il mondo

Grazie al suo talento ha portato la sua bacchetta in giro per il mondo: dal Giappone alla Bielorussia, dal Portogallo al Libano, dal Canada all'Argentina, dagli Stati Uniti all'Armenia. Ha collaborato con artisti di fama mondiale come Bruno Canino, Stefan Milenkovich, Valentina Lisitsa, Carla Fracci, Eleonora Abbagnato, Andrea Bocelli, Andrea Griminelli e con orchestre di rilievo internazionale come quella del Teatro La Fenice, l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, la New Japan Philharmonic, la Sofia Philharmonic, la Filarmonica del Teatro Regio di Torino, l'Orchestra I Pomeriggi Musicali, l'Orchestra Sinfonica della Compagnia Nazionale della Televisione e della Radio Bielorussa, l'Orchestra di Stato dell'Armenia. Si è esibita, inoltre, in importanti teatri e sedi come il Festival Puccini di Torre del Lago, di cui è stata Direttore Ospite Principale per due stagioni (2017-2018), il Festival Mascagni, la Suntory Hall di Tokyo, il Teatro dell'Opera Nazionale dell'Azerbaigian e tanti altri. A fine marzo tornerà in Francia per dirigere "La sonnambula" di Bellini poi andrà in Giappone e Argentina, per recuperare le date saltate a causa del Covid. In autunno sarà a Vicenza con due produzioni.

Il Breve corso di storia della musica: oltre gli stereotipi sulle donne

"Il sogno nel cassetto? Raggiungere nuovi e più importanti palcoscenici, lasciare un segno nella divulgazione della musica classica" svela Beatrice Venezi. E portare la classica a un pubblico sempre più ampio è un cammino che ha intrapreso ormai da tempo. L'ultimo, ma solo in ordine cronologico, passo è il Breve corso di storia della musica. "Un modo per far conoscere il mondo della musica e allo stesso tempo contribuire ad abbattere pregiudizi culturali e ruoli prefissati dalla società che impediscono alle figure femminili di rompere il soffitto di cristallo, accompagnando gli ascoltatori in un racconto di tre episodi per dare voce e volto a donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno" spiega. E aggiunge "Vengono narrate per quello che sono, portatrici di valori, di energia e coraggio, l'esatto contrario delle figure tradizionali fragili, da proteggere e tutelare perché da sole non ce la fanno. Sono eroine ed antieroine, capaci di cantare fuori dal coro, prendere decisioni drastiche e controcorrente e pagarne le conseguenze” afferma il direttore d'orchestra.

Venezi, insieme a Feltrinelli Education, è autrice del "Breve corso di storia della musica", tre videolezioni on demand in cui porta alla luce "donne che nella storia hanno dovuto lottare per perseguire il loro sogno"

La lezione d'autore si apre con il tema dell’indipendenza. Venezi racconta la storia di Ildegarda di Bingen, Fanny Mendelssohn, Louise Farrenc e Björk: artiste che, in epoche diverse, ma sempre guidate da parametri e criteri maschili, hanno dovuto lottare per fare musica e affermare la loro autonomia. Il capitolo successivo esplora il tema della maternità, considerata il corso naturale della vita delle donne. Ma attraverso le storie di Nannerl Mozart, Clara Wieck Schumann e Martha Argerich, che hanno dedicato la loro vita alla musica, la lucchese presenta la musica come la vera forza generatrice, dimostrando che non c’è un unico modo di essere madri. Infine, ripercorrendo le storie di Barbara Strozzi, Giuditta Pasta e Maria Callas, si scopre lo scandalo. "Oggi è scandaloso non continuare a provarci. E questo vale non solo per l'ambiente artistico. In Italia bisogna osare di più: la società tende al ribasso aspettative, educazione, formazione, in modo da renderci tutti uguali e ai minimi termini. Così ci perdiamo la facoltà di pensiero critico" conclude.