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Da Zaki all'abolizione della pena di morte in Virginia: la top ten dei fatti positivi

di DOMENICO GUARINO -
27 dicembre 2021
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Tra qualche giorno saluteremo il 2021, un anno non particolarmente generoso di buone notizie. Tra pandemia, crisi, tensioni internazionali, conflitti, aumento delle diseguaglianze, diritti negati, i 12 mesi appena trascorsi di certo non lasceranno un ricordo indelebile nelle nostre coscienze. Anche quest’anno però, fortunatamente, non sono mancante le belle notizie. Soprattutto sul fronte dei diritti umani. Amnesty International ha stilato la top ten. Vediamole.

Caso Shell

Il 29 gennaio la Corte d’Appello dell’Aja, nei Paesi Bassi, ha giudicato il gigante petrolifero Shell (la multinazionale ha sede proprio nei Paesi Bassi) responsabile dell’inquinamento da idrocarburi causato dalla sua sussidiaria Shell Nigeria nella regione del delta del fiume Niger. La causa era stata intentata 13 anni fa da tre agricoltori che avevano accusato Shell di aver reso sterili i loro terreni e avvelenato le vasche per gli allevamenti del pesce. Si tratta di una sentenza storica anche perché l’appello ha ribaltato la sentenza di primo grado in cui la giustizia avevadato ragione alla Shell, sostenendo che la casa madre non poteva essere ritenuta responsabile dell’operato di una sua sussidiaria.

Eyab al-Gharib

Esercitando il principio della giurisdizione universale, il 24 febbraio l’Alta Corte Regionale di Coblenza, in Germania, ha condannato il funzionario della sicurezza del governo siriano Eyab al-Gharib a quattro anni e mezzo di carcere per crimini contro l’umanità. Al-Gharib, che era stato arrestato nel febbraio 2020 in Germania,è stato ritenuto responsabile delle torture commesse nella sede 251 dei servizi per la sicurezza dello Stato (conosciuta come al-Khatib) nei confronti di manifestanti arrestati a Damasco. Quella emessa nei confronti di al-Gharib è la prima condanna per crimini di diritto internazionale commessi da un funzionario del governo siriano.
un detenuto con le manette ai polsi in America

Un detenuto con le manette ai polsi in carcere

Virginia e pena di morte

Alle 14 ora locale del 24 marzo il governatore della Virginia, Ralph Northam, ha firmato la legge con cui la Virginia, dopo 413 lunghi anni, ha detto basta alla pena di morte, diventando il 23° stato abolizionista degli Usa. La prima vittima del patibolo di Stato fu il capitano George Kendall, passato per il plotone d’esecuzione per tradimento nel 1608. A seguire in Virginia sono state eseguite altre 1389 esecuzioni, 500 delle quali nei confronti di schiavi. Dal 1977, anno della ripresa delle esecuzioni, la Virginia era stata seconda solo al Texas per numero di condanne a morte eseguite, ben 113. La legge era stata approvata all’inizio del 2021.

Ahmet Altan  scarcerato

La sera del 14 aprile lo scrittore turco di fama mondiale Ahmet Altan è stato finalmente scarcerato e ha fatto rientro nella sua abitazione. Nelle ore precedenti la Corte suprema era intervenuta in suo favore dopo che si era pronunciata contro la sua detenzione anche la Corte europea dei diritti umani. Altan era stato inizialmente arrestato il 9 settembre 2016, insieme al fratello Mehmet, con l’accusa di appartenere a un’organizzazione criminale e di avere, attraverso una serie d’articoli, diffuso all’opinione pubblica messaggi subliminali che evocavano un colpo di stato. L’accusa era stata poi cambiata in appoggio esterno a un’organizzazione criminale.

Lotta alla violenza sulle donne

Il 7 maggio, alla vigilia del decimo anniversario della sua adozione, il parlamento del Liechtenstein ha ratificato con 23 voti su 25 la Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e lotta contro la violenza sulle donne. Il Liechtestein diventa così il 34° stato europeo ad adottare quello che è considerata lo standard internazionale per la protezione delle donne dalla violenza che subiscono quotidianamente.

Germain Rukuki,  Burundi

Il 1 luglio Germain Rukuki, difensore dei diritti umani del Burundi, è stato scarcerato. Rukuki era stato arrestato nel 2018 e condannato, unicamente per le sue attività in favore dei diritti umani, a 32 anni di carcere.Il 4 giugno 2021, in appello, la condanna di Rukuki era stata ridotta a 12 mesi.Il 14 luglio la Corte di Cassazione italiana ha condannatoall’ergastolo 14 ex militari sudamericani. Una sentenza storica della Cassazione conferma l’esistenza del “Piano Condor” e riconosce le responsabilità dei quattordici imputati nell’omicidio di tanti “desaparecidos” italiani. L’inchiesta ha indagato a fondo sull’Operazione Condor, un accordo tra le dittature sudamericane per annientare gli oppositori.

Rilasciata Ikram Nazi

Ikram Nazih

Ikram Nazih è stata liberata in Marocco

Il 23 agosto in Marcocco è stata rilasciata , condannata a giugno a 3 anni di carcere per “offesa alla religione” con l’accusa di aver condiviso, nel 2019, una vignetta satirica sul suo profilo Facebook. La sua pena è stata ridotta a due mesi, già scontati. Giovedì 9 settembre alle 14, la Corte d’appello di Grenoble ha assolto sette cittadini accusati di favoreggiamento all’ingresso e alla circolazione di persone in situazione irregolare (immigrazione clandestina) nell’ambito del processo contro i ”7 de Briançon”. Il tribunale così ha ribaltato la decisione del primo grado dimostrando che l’accusa era infondata: Bastien, Benoit, Eleonora, Juan, Lisa, Mathieu e Théo avevano semplicemente partecipato, il 22 aprile 2018, a una manifestazione per esprimere la loro solidarietà ai migranti e per denunciare un’azione di Identità generazionale sul confine franco-italiano pochi giorni prima.

In libertà Ali al-Nimr

Dopo un incubo durato quasi 10 anni, il 27 ottobre 2021 è tornato in libertà Ali al-Nimr, nipote del leader della minoranza sciita dell’Arabia Saudita Nimr al-Nimr, messo a morte nel gennaio 2016. Ali al-Nimr era stato arrestato nel febbraio 2012 per presunti reati collegati alle proteste degli sciiti nella Provincia orientale. All’epoca aveva 17 anni. Insieme a lui erano stati arrestati altri due minorenni, Dawood al-Marhoun e Abdullah al-Zaher, rispettivamente di 17 e 15 anni. Nel 2020, un decreto reale aveva ordinato che le condanne a morte emesse neiloro confronti venissero commutate. Il 7 gennaio 2021 le tre sentenze erano state sostituite con la pena di 10 anni di carcere.

Genocidio, condannato Taha Al J.

Taha al-J., ritenuto appartenente al gruppo jihadista dello Stato Islamico (IS), si nasconde il volto prima dell'inizio del suo processo in cui è accusato di genocidio (Foto di Arne Dedert/POOL/AFP)

Il 1 dicembre l’Alto tribunale regionale di Francoforte ha condannato all’ergastolo per genocidio e crimini contro l’umanità, alla fine del primo processo al mondo sul genocidio contro gli yazidi. Il 3 agosto 2014 lo Stato islamico lanciò un’offensiva contro la regione del Sinjar, nel nord dell’Iraq, e compì massacri su vasta scala contro la popolazione civile: uccisioni di massa, violenza sessuale, tortura e riduzione in schiavitù. Più di 5000 persone furono uccise e più di 400.000 costrette a lasciare le proprie case. A oggi, più di 2800 donne e bambini yazidi sono ancora prigionieri dello Stato islamico o risultano scomparsi. L’imputato Taha Al J. è stato riconosciuto colpevole di genocidio per aver comprato come schiave una donna yazida e sua figlia di cinque anni, nel 2015. È la prima condanna per genocidio di un ex membro del gruppo armato Stato islamico.

Scarcerato Patrick Zaki

Il 7 dicembre lo studente egiziano Patrick Zaki è stato finalmente scarcerato, in attesa della prossima udienza che si terrà il 1° febbraio. Anche se Patrick rimane ancora sotto processo, si tratta di un passo avanti enorme nella direzione della giustizia. Zaki è un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media: le accuse a suo carico devono essere annullate del tutto. La battaglia per la liberazione di Patrick continua. Salutando il 2021, ci auguriamo che il 2022 sia migliore.