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Home » HP Blocco Grande » Come reagisce il cervello delle donne agli stimoli sessuali: una ricerca per curare le ferite lasciate dagli abusi

Come reagisce il cervello delle donne agli stimoli sessuali: una ricerca per curare le ferite lasciate dagli abusi

Tanti i sintomi che i sopravvissuti alle violenze possono manifestare a medio e lungo termine: "Le vittime presentano alti livelli di sofferenza"

Letizia Cini
21 Dicembre 2021
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La zona cerebrale legata al modo in cui il corpo femminile reagisce agli stimoli durante i rapporti sessuali varia da donna a donna e risulta alterata in base alla frequenza delle attività sessuali. Lo rivela uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, condotto dagli scienziati dell’Università libera di Berlino, che hanno analizzato il modo in cui il cervello femminile reagisce agli stimoli sessuali. “La corteccia somatosensoriale – spiegano gli autori – raccoglie gli stimoli derivanti dalla sensazione del tocco da ogni parte del corpo. Identificare la posizione esatta delle risposte associate al campo genitale femminile però può risultare piuttosto complesso”. Studi precedenti avevano prodotto risultati contrastanti a causa di metodi di mappatura poco precisi.

La ricerca

Il team, guidato da Andrea J.J. Knop, ha utilizzato delle tecniche di risonanza magnetica funzionale (Fmri) per mappare l’esatta rappresentazione dei genitali femminili misurando la risposta del cervello alla vibrazione di una membrana nella regione del clitoride. Lo studio è stato progettato per valutare con la massima attenzione qualunque potenziale disagio o sensazione di piacere legata alla stimolazione di una regione così sensibile. “Lo spessore del campo genitale – commentano gli autori – variava con la frequenza dei rapporti sessuali. La regione si ispessiva in caso di intervalli più ravvicinati tra i rapporti, il che suggerisce che la struttura della regione può risultare alterata in relazione alla sua attività”.
“Questi risultati – concludono gli scienziati – evidenziano l’importanza di condurre studi futuri sul ruolo del campo genitale nella relazione sessuale sana, nella disfunzione sessuale e soprattutto nelle conseguenze a lungo termine dell’abuso sessuale“.

Le conseguenze dell’abuso sessuale

Tanti e gravi, infatti, i sintomi sessuali che chi sopravvive a un abuso può manifestare a medio e/o a lungo termine, segni profondi che vengono interpretati come frustranti e invalidanti, e sono fonte di marcata sofferenza. È stato mostrato ad esempio che il 63% delle donne con dolore pelvico aveva alle spalle una storia di abusi sessuali durante l’infanzia; questo dato sembra chiarire perché molte persone con dolore pelvico cronico non rispondono ai trattamenti convenzionali, in quanto il sintomo sarebbe direttamente collegato all’esperienza traumatica (Holland et al., 2000). Numerose evidenze suggeriscono che spesso i meccanismi psicologici che determinano la messa in atto di strategie di fronteggiamento del dolore e della sofferenza da parte delle vittime di abuso sessuale infantile influenzano negativamente la sessualità.

Le vittime

Le vittime spesso presentano delle associazioni, dei flashback o dei ricordi collegati a specifici aspetti dell’abuso sessuale subìto. Anche solo il contatto fisico con il/la partner può innescare pensieri, emozioni e sensazioni fisiche sgradevoli, indesiderati e che producono sofferenza. Questo meccanismo riduce notevolmente i livelli di desiderio (un importante precursore dell’arousal sessuale) e, quindi, ogni forma di contatto sessuale può diventare problematica.
Le persone che hanno subìto un abuso sessuale infantile hanno la tendenza a evitare la vicinanza e l’intimità con l’altro, soprattutto quando queste implicano il contatto fisico e sessuale. Il corpo, infatti, memorizza l’abuso subìto, quindi la vicinanza dell’altro viene considerata minacciosa e l’atto sessuale può essere vissuto come una “ripetizione” attuale dell’abuso passato. Uno studio dimostra che, in un gruppo di donne, l’abuso sessuale infantile mediava l’associazione tra il funzionamento sessuale (relativo alle variabili: desiderio, lubrificazione e orgasmo) e la sofferenza associata alla sessualità. Nello specifico, le donne con storia di abusi sessuali infantili (soprattutto nei casi in cui l’abusante fosse un membro della famiglia) presentavano alti livelli di sofferenza seppur in presenza di un buon funzionamento sessuale, rispetto alle donne che non hanno subìto abusi infantili.

I dati

Secondo i dati Istat, in Italia il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).

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Instagram

  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
La zona cerebrale legata al modo in cui il corpo femminile reagisce agli stimoli durante i rapporti sessuali varia da donna a donna e risulta alterata in base alla frequenza delle attività sessuali. Lo rivela uno studio, pubblicato sul Journal of Neuroscience, condotto dagli scienziati dell’Università libera di Berlino, che hanno analizzato il modo in cui il cervello femminile reagisce agli stimoli sessuali. "La corteccia somatosensoriale - spiegano gli autori - raccoglie gli stimoli derivanti dalla sensazione del tocco da ogni parte del corpo. Identificare la posizione esatta delle risposte associate al campo genitale femminile però può risultare piuttosto complesso". Studi precedenti avevano prodotto risultati contrastanti a causa di metodi di mappatura poco precisi.

La ricerca

Il team, guidato da Andrea J.J. Knop, ha utilizzato delle tecniche di risonanza magnetica funzionale (Fmri) per mappare l’esatta rappresentazione dei genitali femminili misurando la risposta del cervello alla vibrazione di una membrana nella regione del clitoride. Lo studio è stato progettato per valutare con la massima attenzione qualunque potenziale disagio o sensazione di piacere legata alla stimolazione di una regione così sensibile. “Lo spessore del campo genitale - commentano gli autori - variava con la frequenza dei rapporti sessuali. La regione si ispessiva in caso di intervalli più ravvicinati tra i rapporti, il che suggerisce che la struttura della regione può risultare alterata in relazione alla sua attività". "Questi risultati - concludono gli scienziati - evidenziano l’importanza di condurre studi futuri sul ruolo del campo genitale nella relazione sessuale sana, nella disfunzione sessuale e soprattutto nelle conseguenze a lungo termine dell’abuso sessuale".

Le conseguenze dell'abuso sessuale

Tanti e gravi, infatti, i sintomi sessuali che chi sopravvive a un abuso può manifestare a medio e/o a lungo termine, segni profondi che vengono interpretati come frustranti e invalidanti, e sono fonte di marcata sofferenza. È stato mostrato ad esempio che il 63% delle donne con dolore pelvico aveva alle spalle una storia di abusi sessuali durante l’infanzia; questo dato sembra chiarire perché molte persone con dolore pelvico cronico non rispondono ai trattamenti convenzionali, in quanto il sintomo sarebbe direttamente collegato all’esperienza traumatica (Holland et al., 2000). Numerose evidenze suggeriscono che spesso i meccanismi psicologici che determinano la messa in atto di strategie di fronteggiamento del dolore e della sofferenza da parte delle vittime di abuso sessuale infantile influenzano negativamente la sessualità.

Le vittime

Le vittime spesso presentano delle associazioni, dei flashback o dei ricordi collegati a specifici aspetti dell’abuso sessuale subìto. Anche solo il contatto fisico con il/la partner può innescare pensieri, emozioni e sensazioni fisiche sgradevoli, indesiderati e che producono sofferenza. Questo meccanismo riduce notevolmente i livelli di desiderio (un importante precursore dell’arousal sessuale) e, quindi, ogni forma di contatto sessuale può diventare problematica. Le persone che hanno subìto un abuso sessuale infantile hanno la tendenza a evitare la vicinanza e l’intimità con l’altro, soprattutto quando queste implicano il contatto fisico e sessuale. Il corpo, infatti, memorizza l’abuso subìto, quindi la vicinanza dell’altro viene considerata minacciosa e l’atto sessuale può essere vissuto come una “ripetizione” attuale dell’abuso passato. Uno studio dimostra che, in un gruppo di donne, l’abuso sessuale infantile mediava l’associazione tra il funzionamento sessuale (relativo alle variabili: desiderio, lubrificazione e orgasmo) e la sofferenza associata alla sessualità. Nello specifico, le donne con storia di abusi sessuali infantili (soprattutto nei casi in cui l’abusante fosse un membro della famiglia) presentavano alti livelli di sofferenza seppur in presenza di un buon funzionamento sessuale, rispetto alle donne che non hanno subìto abusi infantili.

I dati

Secondo i dati Istat, in Italia il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
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