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Home » HP Blocco Grande » Gli italiani non fanno più figli: l’inverno demografico in un Paese dove manca la cultura della paternità

Gli italiani non fanno più figli: l’inverno demografico in un Paese dove manca la cultura della paternità

Sofia Francioni
14 Maggio 2022
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L’Italia è destinata a diventare sempre più vecchia. Se il crollo delle nascite non verrà arrestato, in meno di trent’anni il Paese perderà 5 milioni di abitanti, di cui 2 milioni di giovani. Mentre “le persone con almeno 90 anni saranno 1.700.000, il doppio degli attuali 800mila. Gli ultracentenari, oggi 20mila, diventeranno 80mila”. Dall’Auditorium della Conciliazione di Roma per gli Stati Generali della Natalità il presidente dell’Istat Gian Carlo Blandiardo lancia l’allarme sull’inverno demografico italiano. “Il tasso di fecondità in Italia è pari a 1,25. E nel nostro Paese quando scende sotto 1,5 figli per donna si dimezza quasi la popolazione”. Organizzata dalla Fondazione per la natalità in corso il 12 e il 13 maggio, la kermesse ha visto la partecipazione della conduttrice Andrea Delogu, dei travel blogger Giulia Lamarca e Andrea Decarlini, della direttrice della Nazione Agnese Pini e – tra gli altri – della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, del segretario della Lega Matteo Salvini intervenuto all’evento tramite un video, del segretario Pd Enrico Letta e del leader di Azione Carlo Calenda.

Ma di chi è la colpa?

Ma di chi è la colpa se sempre meno coppie decidono di avere figli in Italia? La mancanza del lavoro, di garanzie, di politiche a sostegno della famiglia e della maternità. L’individualismo, l’assenza di fiducia nel futuro e, sottolinea la direttrice della Nazione Agnese Pini “la mancanza in Italia della cultura della paternità, di cui si discute ancora molto poco. La mia generazione, quella di chi è stata bambina tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta arriva da un lungo processo di disincentivo culturale (e io aggiungo menomale) verso quella che era la concezione di madre tradizionale: una madre che stava a casa o che aveva un lavoro di assoluta risulta nell’economia familiare. Mentre quelle mamme, pochissime, che lavoravano a tempo pieno venivano percepite con diffidenza. Le mie coetanee sono cresciute con l’idea che una mamma possa e debba avere un lavoro, coltivare una professione, una formazione. A mancare, però, sono state le opportunità. Viviamo in un Paese dove non lavora neppure una donna su due e dove c’è il tasso più basso di natalità in Europa”.

Family Act e asili nido nel Pnrr

La ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti

Tra le soluzioni messe in campo dal governo per sostenere la genitorialità: 20 miliardi di euro all’anno stanziati per il solo assegno nel Family Act e 4.6 miliardi per gli asili nido inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mentre il congedo di paternità resta fermo a 10 giorni. “Il dato delle nascite attuali è devastante perché dipinge un’Italia che non ha speranza davanti a sé. Va reso strutturale l’impegno di politiche e di risorse che il presidente Draghi con questo governo ha messo in campo”, commenta la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, dopo aver preso parte ieri alla inaugurazione degli Stati della Natalità. “La sfida ora è rendere il Family Act esecutivo, come ha chiesto il Presidente Mattarella. È vero, abbiamo poco tempo perché la legislatura sta finendo. Entro quel termine dovranno essere pronti i decreti attuativi”.

Teoria gender e cultura del lavoro gratis

Il problema della denatalità italiana, per la leader di Fdi Giorgia Meloni, è anche europeo: “Le parole di Elisabetta Franchi”, aggiunge ricollegandosi a quanto detto dall’imprenditrice della Maison di moda a proposito della scelta di non assumere donne under 40 “non deve scandalizzarci, perché sono tanti a pensarla come lei. Il problema oggi è anche la cultura gender che sta minando l’identità delle donne, delle madri”. Dalle teorie gender come capo espiatorio, il segretario del Pd Enrico Letta passa ai giovani e allo “scandalo dei tirocini non retribuiti”: “L’obiettivo nel 2030 è far uscire i ragazzi da casa a 25 anni. Oggi sapete qual è la media? 30 anni e mezzo. Questo è il motivo per cui la denatalità è così diffusa. In più, un Paese che pensa che il lavoro giovanile non debba essere pagato è un Paese senza futuro. Lo stage deve tornare a essere un pezzo del percorso formativo, mentre l’ingresso nel mondo del lavoro deve avvenire con un contratto vero e proprio. Infine, per quanto riguarda l’assegno unico, per darlo dovremo tornare a guardare gli Isee”. Tornando ai numeri raccolti dall’Istat, nel 2050 solo poco più di una persona su due in Italia sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20 e i 66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%). In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298mila unità: mentre l’obiettivo erano 500mila nati l’anno.

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  • "Ho provato a far cantare Chiara Ferragni, ma non sono riuscito a portarla sul palco" ha scherzato Gianni Morandi. 

"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
L’Italia è destinata a diventare sempre più vecchia. Se il crollo delle nascite non verrà arrestato, in meno di trent’anni il Paese perderà 5 milioni di abitanti, di cui 2 milioni di giovani. Mentre “le persone con almeno 90 anni saranno 1.700.000, il doppio degli attuali 800mila. Gli ultracentenari, oggi 20mila, diventeranno 80mila”. Dall'Auditorium della Conciliazione di Roma per gli Stati Generali della Natalità il presidente dell’Istat Gian Carlo Blandiardo lancia l’allarme sull’inverno demografico italiano. “Il tasso di fecondità in Italia è pari a 1,25. E nel nostro Paese quando scende sotto 1,5 figli per donna si dimezza quasi la popolazione”. Organizzata dalla Fondazione per la natalità in corso il 12 e il 13 maggio, la kermesse ha visto la partecipazione della conduttrice Andrea Delogu, dei travel blogger Giulia Lamarca e Andrea Decarlini, della direttrice della Nazione Agnese Pini e – tra gli altri - della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, del segretario della Lega Matteo Salvini intervenuto all’evento tramite un video, del segretario Pd Enrico Letta e del leader di Azione Carlo Calenda.

Ma di chi è la colpa?

Ma di chi è la colpa se sempre meno coppie decidono di avere figli in Italia? La mancanza del lavoro, di garanzie, di politiche a sostegno della famiglia e della maternità. L’individualismo, l’assenza di fiducia nel futuro e, sottolinea la direttrice della Nazione Agnese Pini "la mancanza in Italia della cultura della paternità, di cui si discute ancora molto poco. La mia generazione, quella di chi è stata bambina tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta arriva da un lungo processo di disincentivo culturale (e io aggiungo menomale) verso quella che era la concezione di madre tradizionale: una madre che stava a casa o che aveva un lavoro di assoluta risulta nell'economia familiare. Mentre quelle mamme, pochissime, che lavoravano a tempo pieno venivano percepite con diffidenza. Le mie coetanee sono cresciute con l'idea che una mamma possa e debba avere un lavoro, coltivare una professione, una formazione. A mancare, però, sono state le opportunità. Viviamo in un Paese dove non lavora neppure una donna su due e dove c'è il tasso più basso di natalità in Europa".

Family Act e asili nido nel Pnrr

La ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti
Tra le soluzioni messe in campo dal governo per sostenere la genitorialità: 20 miliardi di euro all'anno stanziati per il solo assegno nel Family Act e 4.6 miliardi per gli asili nido inseriti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Mentre il congedo di paternità resta fermo a 10 giorni. "Il dato delle nascite attuali è devastante perché dipinge un'Italia che non ha speranza davanti a sé. Va reso strutturale l'impegno di politiche e di risorse che il presidente Draghi con questo governo ha messo in campo", commenta la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, dopo aver preso parte ieri alla inaugurazione degli Stati della Natalità. "La sfida ora è rendere il Family Act esecutivo, come ha chiesto il Presidente Mattarella. È vero, abbiamo poco tempo perché la legislatura sta finendo. Entro quel termine dovranno essere pronti i decreti attuativi".

Teoria gender e cultura del lavoro gratis

Il problema della denatalità italiana, per la leader di Fdi Giorgia Meloni, è anche europeo: "Le parole di Elisabetta Franchi", aggiunge ricollegandosi a quanto detto dall’imprenditrice della Maison di moda a proposito della scelta di non assumere donne under 40 "non deve scandalizzarci, perché sono tanti a pensarla come lei. Il problema oggi è anche la cultura gender che sta minando l’identità delle donne, delle madri". Dalle teorie gender come capo espiatorio, il segretario del Pd Enrico Letta passa ai giovani e allo "scandalo dei tirocini non retribuiti": "L’obiettivo nel 2030 è far uscire i ragazzi da casa a 25 anni. Oggi sapete qual è la media? 30 anni e mezzo. Questo è il motivo per cui la denatalità è così diffusa. In più, un Paese che pensa che il lavoro giovanile non debba essere pagato è un Paese senza futuro. Lo stage deve tornare a essere un pezzo del percorso formativo, mentre l’ingresso nel mondo del lavoro deve avvenire con un contratto vero e proprio. Infine, per quanto riguarda l’assegno unico, per darlo dovremo tornare a guardare gli Isee". Tornando ai numeri raccolti dall'Istat, nel 2050 solo poco più di una persona su due in Italia sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20 e i 66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l'assistenza ai pensionati (32%). In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298mila unità: mentre l’obiettivo erano 500mila nati l'anno.
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