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Home » HP Blocco Grande » La madre di Leonardo da Vinci: “Schiava e profuga straniera. Ecco chi era Caterina”

La madre di Leonardo da Vinci: “Schiava e profuga straniera. Ecco chi era Caterina”

Rinvenuto nell'Archivio di Stato di Firenze l'atto di liberazione. Da qui è nato il libro dello studioso Carlo Vecce: "Il suo sorriso potrebbe essere quello della Gioconda"

Barbara Berti
15 Marzo 2023
"Il sorriso di Caterina", il nuovo libro di Carlo Vecce

"Il sorriso di Caterina", il nuovo libro di Carlo Vecce

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Schiava, straniera e arrivata in Italia su una nave. Ecco chi era Caterina, la mamma di Leonardo da Vinci, il grande genio del Rinascimento. Un documento originale, ritrovato dallo studioso Carlo Vecce nell’Archivio di Stato di Firenze, riscrive la storia di Caterina, madre di Leonardo da Vinci: una giovane originaria dell’antica Circassia, regione del Caucaso, arrivata come schiava a Firenze e liberata con un atto scritto dal notaio Piero da Vinci, padre di Leonardo, datato 2 novembre 1452. A renderlo noto lo stesso Vecce che proprio da questo atto ha fatto partire la sua ricerca che lo ha portato poi a pubblicare con Giunti “Il sorriso di Caterina”, biografia romanzata della madre del Genio da Vinci, presentata il 14 marzo nella sede fiorentina di Giunti Editore.

Il documento originale che riscrive la storia di Caterina, madre di Leonardo da Vinci
Il documento originale che riscrive la storia di Caterina, madre di Leonardo da Vinci

“La madre di Leonardo era una ragazza della Circassia – rivela Vecce, professore dell’Università di Napoli e studioso della civiltà del Rinascimento – che a un certo punto della sua vita è stata rapita e venduta più volte come schiava fino ad arrivare da Costantinopoli a Venezia e poi a Firenze dove ha incontrato il padre di Leonardo da Vinci”. In particolare, Caterina viene catturata alla Tana, l’ultima colonia veneziana alla foce del Don, l’attuale città russa di Azov. Da lì un viaggio incredibile per il Mar Nero e il Mediterraneo: Caterina vede le cupole d’oro di Costantinopoli alla vigilia della conquista turca, vede Venezia sorgere dalle acque come in un sogno, e infine Firenze nello splendore del Rinascimento. Ma non è un viaggio di piacere: Caterina è una schiava, una cosa.

L’ipotesi che Caterina potesse essere una schiava girava però da tempo. “Un po’ per caso, qualche anno fa, sono venuti fuori questi documenti e ho iniziato a studiarli per dimostrare che questa Caterina schiava non fosse la madre di Leonardo, ma alla fine tutte le evidenze andavano in direzione contraria, soprattutto questo documento di liberazione”. Con le parole “filia Jacobi eius schlava sue serva de partibus Circassie”, l’atto ritrovato attesta la liberazione della schiava Caterina, figlia di Jacob, da parte della sua padrona di Firenze, monna Ginevra, moglie di Donato di Filippo di Salvestro Nati, che l’aveva ceduta in affitto come balia, due anni prima, a un cavaliere fiorentino.

Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento
Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento

Leonardo fu il primogenito di Piero ma non di Caterina, perché, spiega Vecce sulla base dei documenti dell’Archivio di Stato di Firenze, come le “Ricordanze” del letterato umanista Francesco di Matteo Castellani, risulta che nel 1450 era stata già incinta risultando infatti una balia che allattava. Vecce ipotizza anche che il notaio Piero fece l’amore con la quindicenne Caterina in Palazzo Castellani, oggi sede del Museo Galileo, sui lungarni fiorentini, in cui prestava servizio come serva. Nel suo romanzo poi Vecce arriva a immaginare che Jacob fosse un principe del Caucaso, ma questo rientra tra le licenze letterarie che l’autore si concede tra un documento storico e l’altro. “Quello che c’è nel libro è reale – precisa l’autore .- Nel libro, la fiction interviene solo per connettere le loro storie e integrare le lacune”.

La cover del libro di Carlo Vecce
La cover del libro di Carlo Vecce

Tra i punti fermi della narrazione c’è il fatto che Caterina sia arrivata a Firenze grazie a un avventuriero fiorentino di nome Donato che prima di morire, nel 1466, lascia i suoi soldi al convento di San Bartolomeo a Monte Oliveto per la realizzazione della cappella di famiglia. Il notaio che scrive il suo testamento, anch’esso custodito dall’Archivio di Firenze, è sempre Piero da Vinci. Proprio per quella chiesa Leonardo dipinse la sua prima opera, l’“Annunciazione” in cui, secondo Vecce si vede l’influsso della madre. “Nel dipinto ci sono una montagna e una città marina – spiega Vecce -: Caterina potrebbe avergli raccontato i luoghi della sua infanzia”.

Caterina allevò Leonardo per i suoi primi dieci anni di vita. “E Leonardo potrebbe anche aver conosciuto il suo fratellastro maggiore. In seguito, come sappiamo dai documenti, Caterina da donna libera sposò Antonio Butti, detto Attaccabrighe, e visse vicino a Vinci, dando alla luce altri cinque figli, quattro femmine e un maschio. Poco prima di morire, Caterina avrebbe raggiunto il figlio Leonardo a Milano, vivendo per un periodo con lui” dice ancora Vecce.

L'Annunciazione di Leonardo, oggi custodita nella Galleria degli Uffizi di Firenze
L’Annunciazione di Leonardo, oggi custodita nella Galleria degli Uffizi di Firenze

Per l’autore “Caterina ha lasciato a Leonardo una grande eredità: sicuramente lo spirito di libertà, il desiderio più grande di una schiava. Nell’opera di Leonardo, infatti, troviamo l’idea di libertà prima di ogni altra cosa”. Caterina potrebbe avergli passato anche il “grande amore per la natura e una straordinaria attitudine per un’immaginazione creatrice, le donne circasse erano famose per saper disegnare e tessere i tessuti” spiega ancora Vecce. E poi c’è il sorriso, che torna anche nel titolo del libro. “Un’ultima eredità che Caterina può avere lasciato a Leonardo è il tema del sorriso delle figure femminili nella sua opera – aggiunge Vecce -. Questo sorriso che torna, ed è un’idea che arriva da Sigmund Freud, che tenne una conferenza intitolata ‘Il famoso sorriso leonardesco’ e diceva che quel sorriso era l’eco del sorriso della madre, del sorriso di Caterina. Non ho nessuna prova per dire che il sorriso della Gioconda è quello di Caterina, ma lo sento. E per me ha un valore simbolico”.

L'autoritratto di Leonardo da Vinci esposto alla mostra "Il genio di Leonardo" all'aeroporto di Fiumicino (Ansa)
L’autoritratto di Leonardo da Vinci esposto alla mostra “Il genio di Leonardo” all’aeroporto di Fiumicino (Ansa)

Oltre a questo, il romanzo, anche se incentrato sulla figura della madre, cambia anche la storia dello stesso Leonardo. Il genio “non è italiano, lo è solo per metà. È figlio di un notaio, ma per l’altra metà Leonardo è figlio di una straniera, di una schiava, di una donna al più basso gradino sociale di quell’epoca, una donna scesa da un barcone” dice Vecce. Ma la storia di Caterina non finisce con il libro di Vecce. Recentemente a Milano, dietro Sant’Ambrogio, nei lavori per la nuova sede dell’Università Cattolica, sta ricomparendo la cappella dell’Immacolata Concezione, nella cui cripta sono stati trovati resti umani di antiche sepolture. “Forse – ipotizza Vecce – anche i resti di Caterina, morta a Milano tra le braccia del figlio Leonardo nel 1494, e sepolta in quel luogo”.

Una scoperta rivoluzionaria

Per Antonio Franchini, direttore editoriale di Giunti Editore, “Siamo di fronte a una scoperta storica di rivoluzionaria importanza”. Un giudizio che è stato condiviso subito dallo storico Paolo Galluzzi, accademico dei Lincei. “Il mistero della madre di Leonardo ha assillato tanti studiosi. Ora il mistero è sciolto” commenta “l’editore di Leonardo”, ovvero Sergio Giunti, presidente di Giunti Editore,

“Carlo Vecce è un grande studioso con rapporti di lunga data con Vinci e sicuramente il suo romanzo storico ci aiuterà ad approfondire e conoscere meglio una personalità complessa come quella di Leonardo” commenta il sindaco di Vinci, Giuseppe Torchia. E aggiunge: “L’identità della madre di Leonardo, proprio perché misteriosa e affidata al solo nome e a ben pochi documenti, ha da tempo suscitato grande curiosità anche da parte degli storici. Studi già pubblicati in passato hanno affrontato la questione con varie tesi, avanzando anche l’ipotesi che fosse una schiava di origini mediorientali”. Per il sindaco di Vinci “nel romanzo sicuramente non mancheranno le possibilità di approfondimento, al di là dell’eco della notizia che questa pubblicazione sta creando sui media. Chiederemo la disponibilità all’autore di presentare il suo romanzo a Vinci, il luogo natale di Leonardo, dove da sempre la figura di Caterina ha destato interesse e ha sollecitato la pubblicazione di vari studi di carattere storico biografico”.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

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  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Schiava, straniera e arrivata in Italia su una nave. Ecco chi era Caterina, la mamma di Leonardo da Vinci, il grande genio del Rinascimento. Un documento originale, ritrovato dallo studioso Carlo Vecce nell’Archivio di Stato di Firenze, riscrive la storia di Caterina, madre di Leonardo da Vinci: una giovane originaria dell'antica Circassia, regione del Caucaso, arrivata come schiava a Firenze e liberata con un atto scritto dal notaio Piero da Vinci, padre di Leonardo, datato 2 novembre 1452. A renderlo noto lo stesso Vecce che proprio da questo atto ha fatto partire la sua ricerca che lo ha portato poi a pubblicare con Giunti “Il sorriso di Caterina”, biografia romanzata della madre del Genio da Vinci, presentata il 14 marzo nella sede fiorentina di Giunti Editore.
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Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento
Carlo Vecce, studioso della civiltà del Rinascimento
Leonardo fu il primogenito di Piero ma non di Caterina, perché, spiega Vecce sulla base dei documenti dell'Archivio di Stato di Firenze, come le “Ricordanze” del letterato umanista Francesco di Matteo Castellani, risulta che nel 1450 era stata già incinta risultando infatti una balia che allattava. Vecce ipotizza anche che il notaio Piero fece l'amore con la quindicenne Caterina in Palazzo Castellani, oggi sede del Museo Galileo, sui lungarni fiorentini, in cui prestava servizio come serva. Nel suo romanzo poi Vecce arriva a immaginare che Jacob fosse un principe del Caucaso, ma questo rientra tra le licenze letterarie che l'autore si concede tra un documento storico e l'altro. “Quello che c'è nel libro è reale – precisa l’autore .- Nel libro, la fiction interviene solo per connettere le loro storie e integrare le lacune”.
La cover del libro di Carlo Vecce
La cover del libro di Carlo Vecce
Tra i punti fermi della narrazione c'è il fatto che Caterina sia arrivata a Firenze grazie a un avventuriero fiorentino di nome Donato che prima di morire, nel 1466, lascia i suoi soldi al convento di San Bartolomeo a Monte Oliveto per la realizzazione della cappella di famiglia. Il notaio che scrive il suo testamento, anch’esso custodito dall'Archivio di Firenze, è sempre Piero da Vinci. Proprio per quella chiesa Leonardo dipinse la sua prima opera, l’“Annunciazione” in cui, secondo Vecce si vede l'influsso della madre. “Nel dipinto ci sono una montagna e una città marina - spiega Vecce -: Caterina potrebbe avergli raccontato i luoghi della sua infanzia”. Caterina allevò Leonardo per i suoi primi dieci anni di vita. “E Leonardo potrebbe anche aver conosciuto il suo fratellastro maggiore. In seguito, come sappiamo dai documenti, Caterina da donna libera sposò Antonio Butti, detto Attaccabrighe, e visse vicino a Vinci, dando alla luce altri cinque figli, quattro femmine e un maschio. Poco prima di morire, Caterina avrebbe raggiunto il figlio Leonardo a Milano, vivendo per un periodo con lui” dice ancora Vecce.
L'Annunciazione di Leonardo, oggi custodita nella Galleria degli Uffizi di Firenze
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Per l’autore “Caterina ha lasciato a Leonardo una grande eredità: sicuramente lo spirito di libertà, il desiderio più grande di una schiava. Nell'opera di Leonardo, infatti, troviamo l'idea di libertà prima di ogni altra cosa”. Caterina potrebbe avergli passato anche il “grande amore per la natura e una straordinaria attitudine per un'immaginazione creatrice, le donne circasse erano famose per saper disegnare e tessere i tessuti” spiega ancora Vecce. E poi c'è il sorriso, che torna anche nel titolo del libro. “Un'ultima eredità che Caterina può avere lasciato a Leonardo è il tema del sorriso delle figure femminili nella sua opera – aggiunge Vecce -. Questo sorriso che torna, ed è un'idea che arriva da Sigmund Freud, che tenne una conferenza intitolata ‘Il famoso sorriso leonardesco’ e diceva che quel sorriso era l'eco del sorriso della madre, del sorriso di Caterina. Non ho nessuna prova per dire che il sorriso della Gioconda è quello di Caterina, ma lo sento. E per me ha un valore simbolico”.
L'autoritratto di Leonardo da Vinci esposto alla mostra "Il genio di Leonardo" all'aeroporto di Fiumicino (Ansa)
L'autoritratto di Leonardo da Vinci esposto alla mostra "Il genio di Leonardo" all'aeroporto di Fiumicino (Ansa)
Oltre a questo, il romanzo, anche se incentrato sulla figura della madre, cambia anche la storia dello stesso Leonardo. Il genio “non è italiano, lo è solo per metà. È figlio di un notaio, ma per l'altra metà Leonardo è figlio di una straniera, di una schiava, di una donna al più basso gradino sociale di quell'epoca, una donna scesa da un barcone” dice Vecce. Ma la storia di Caterina non finisce con il libro di Vecce. Recentemente a Milano, dietro Sant'Ambrogio, nei lavori per la nuova sede dell'Università Cattolica, sta ricomparendo la cappella dell'Immacolata Concezione, nella cui cripta sono stati trovati resti umani di antiche sepolture. “Forse - ipotizza Vecce - anche i resti di Caterina, morta a Milano tra le braccia del figlio Leonardo nel 1494, e sepolta in quel luogo”.

Una scoperta rivoluzionaria

Per Antonio Franchini, direttore editoriale di Giunti Editore, “Siamo di fronte a una scoperta storica di rivoluzionaria importanza”. Un giudizio che è stato condiviso subito dallo storico Paolo Galluzzi, accademico dei Lincei. "Il mistero della madre di Leonardo ha assillato tanti studiosi. Ora il mistero è sciolto" commenta "l'editore di Leonardo", ovvero Sergio Giunti, presidente di Giunti Editore, “Carlo Vecce è un grande studioso con rapporti di lunga data con Vinci e sicuramente il suo romanzo storico ci aiuterà ad approfondire e conoscere meglio una personalità complessa come quella di Leonardo” commenta il sindaco di Vinci, Giuseppe Torchia. E aggiunge: “L’identità della madre di Leonardo, proprio perché misteriosa e affidata al solo nome e a ben pochi documenti, ha da tempo suscitato grande curiosità anche da parte degli storici. Studi già pubblicati in passato hanno affrontato la questione con varie tesi, avanzando anche l'ipotesi che fosse una schiava di origini mediorientali”. Per il sindaco di Vinci “nel romanzo sicuramente non mancheranno le possibilità di approfondimento, al di là dell'eco della notizia che questa pubblicazione sta creando sui media. Chiederemo la disponibilità all'autore di presentare il suo romanzo a Vinci, il luogo natale di Leonardo, dove da sempre la figura di Caterina ha destato interesse e ha sollecitato la pubblicazione di vari studi di carattere storico biografico”.
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