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Home » HP Blocco Grande » Leader gay contro i diritti Lgbt: perché essere omosessuali e di destra è ancora una contraddizione?

Leader gay contro i diritti Lgbt: perché essere omosessuali e di destra è ancora una contraddizione?

Risponde lo scrittore del libro "A destra di Sodoma" Marco Fraquelli: "La contraddizione nasce dai valori e la destra storicamente l'ha sempre "risolta" con delle supercazzole"

Sofia Francioni
27 Marzo 2022
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Alice Weidel, leader del partito dell’estrema destra tedesco Alternative für Deutschland e Michael Kühnen leader del neonazismo tedesco

In uno dei suoi slogan più celebri “We are everywhere” il Pride lo ricorda: le persone Lgbtqia+ sono ovunque. Eppure: “Essere gay e di destra crea ancora una contraddizione, nonostante le due condizioni siano spesso coincise”. Autore nel 2007 del libro Omossessuali a destra, lo studioso Marco Fraquelli nel suo nuovo A destra di Sodoma, in libreria da agosto per OAKS con l’introduzione di Franco Grillini, ribadisce che “curiosamente, a parità di omofobia fino a qualche decennio fa, la destra è molto più omofila della sinistra: ha infatti molte più icone gay”. E l’autore le presenta. Accanto alle figure più note, come il braccio destro di Hitler, Ernst Röhm, vittima gay del nazismo, a figure più recenti come Alice Weidel, lesbica dichiarata, leader del partito dell’estrema destra tedesco Alternative für Deutschland “che il giorno in cui la Germania ha varato la legge dei matrimoni gay ha pubblicato sul sito del partito un annuncio mortuario”, Fraquelli nel suo libro propone altre figure meno note, come quella del negazionista Michel Caignet, leader neofascista francese, editore di riviste gay e quella di Michael Kühnen, incontrastato leader del neonazismo tedesco tra gli anni settata e ottanta del Novecento, morto di Aids alle soglie degli anni novanta.

La senatrice di Forza Italia Barbara Masini (a destra) insieme alla compagna con cui vive da 12 anni

Di recente in Italia, a portare l’attenzione sull’omosessualità a destra è stata la senatrice di Forza Italia Barbara Masini, che ha fatto outing di fronte agli italiani in difesa del Ddl Zan:  “Quando capì di me,  mia madre disse ho paura per te”, ha confidato commossa nel suo intervento a cuore aperto del 16 luglio in Senato. “Tutti i genitori hanno paura per i loro figli, ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura che ritiene che tuo figlio o tua figlia possa o debba essere un soggetto più vulnerabile per quello che è”. Inoltre, riguardo alla rappresentatività di  genere, la destra italiana ed europea ha dimostrato di essere più attenta alla parità della sinistra: solo in Italia, a ricoprire la seconda carica dello stato da presidente del Senato, c’è la forzista Maria Elisabetta Alberti Casellati e l’unica donna leader in Italia è Giorgia Meloni. Niente rispetto alla rappresentatività Lgbtq+: “non si contano le personalità storiche e le icone gay appartenenti al mondo della destra ancora oggi venerate un po’ ovunque”.

L’intervista all’autore del libro A destra di Sodoma

Marco Fraquelli autore del libro A destra di Sodoma (2021) e Omosessuali a destra (2007)

Dottor Fraquelli, perché essere gay e di destra crea una contraddizione?

“Perché l’omosessualità sconvolge l’impianto valoriale e ideale su cui poggia la destra, che si basa sul patriarcato e sul concetto di famiglia tradizionale, caratterizzato dalla figura del pater familias e da una rigida divisione dei ruoli familiari e sessuali”.

Dall’epopea nazional socialista fino ai nostri giorni, i valori della destra sono cambiati?

“No, sono rimasti sostanzialmente gli stessi, ma nel tempo c’è stata una maggiore attenzione da parte della destra all’omosessualità e soprattutto è sorta una volontà di sfruttare la questione per ottenere maggiore consenso elettorale”.

In che senso?

“Pensiamo al fenomeno del cosiddetto omonazionalismo: alcune formazioni della destra estrema, come in Francia il Front National, oggi Rassemblement National, di Marie Le Pen o in Germania l’Alternative für Deutschland (AfD) cercano di stringere un ‘patto’ con la comunità Lgbt, offrendo una sorta di protezione nei confronti dell’Islam, nemico della destra da un punto di vista ideologico e identitario, ma anche della comunità Lgbt, in quanto omofobo. Negli Stati Uniti, però, a differenza di quanto accade in Germania e Francia, questa tendenza non ha un riscontro perché la comunità Lgbt mantiene una caratterizzazione fortemente “antagonista”, di sinistra”.

In Italia invece ci sono delle associazioni che hanno rivendicato l’essere di destra e gay?

Enrico Oliari fondatore di Gaylib

“Nel nostro Paese c’è un precedente importante, Gaylib, una sorta di laboratorio dei gay di destra, creato nel 1997 da Enrico Oliari, giovane esponente di Alleanza Nazionale, oggi vicino a Fratelli d’Italia e fautore della convivenza tra la condizione omosessuale e la destra. Fu proprio lui, insieme ad altre due coppie gay, ad aver accelerato l’approvazione della legge Cirinnà sulle unioni civili, facendo un esposto alla Corte di Strasburgo per farsi riconoscere la pubblicazione in Comune del matrimonio. Oppure, come esempio più recente, il gruppo ‘Omosessuali di destra’ creato da un giovane rappresentante di Fratelli d’Italia, Umberto La Morgia”.

Il braccio destro di Hitler Ernst Röhm, vittima gay del nazismo

Storicamente la destra come ha gestito la contraddizione?

“L’ha gestita con delle tesi ‘giustificazioniste’, io direi meglio delle ‘supercazzole’, attingendo per esempio al presunto valore pedagogico della pederastia nella Grecia antica o, sempre rimanendo in quel contesto, enfatizzando i rapporti omoerotici come espressione del cameratismo tra i guerrieri greci. La destra si è creata un sacco di alibi, arrivando addirittura a distinguere nel rapporto omosessuale la sessualità attiva e passiva, per cui l’uomo virile, maschile, il guerriero può essere di destra e gay, ma l’effemminato no”.

Negli altri paesi europei è stato spesso determinante il voto della destra liberale per i diritti Lgbtqia+. Perché questo non accade in Italia?

“Noi scontiamo il fatto che una destra liberale o liberal-democratica nel senso più compiuto ha fatto molta fatica a emergere e a imporsi: siamo passati dal fascismo all’integralismo cattolico democristiano, avendo praticamente ‘in casa’ il Vaticano, e quindi la presenza incombente di una chiesa cattolica un po’ oppressiva”.

Pier Paolo Pasolini

L’omofobia è stato un problema storico anche del Pci..

“Ne sa qualcosa Pasolini, che è stato cacciato per indegnità morale dal partito e poi, in qualche modo, riabilitato. Ma la tesi principale che emerge dal mio libro è che, curiosamente, nonostante fino a qualche decennio l’omofobia fosse alla pari, la destra è molto più omofila della sinistra. Non si contano le personalità storiche e le icone gay appartenenti al mondo della destra ancora oggi venerate un po’ ovunque”.

 

 

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  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

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Alice Weidel, leader del partito dell’estrema destra tedesco Alternative für Deutschland e Michael Kühnen leader del neonazismo tedesco
In uno dei suoi slogan più celebri “We are everywhere” il Pride lo ricorda: le persone Lgbtqia+ sono ovunque. Eppure: “Essere gay e di destra crea ancora una contraddizione, nonostante le due condizioni siano spesso coincise”. Autore nel 2007 del libro Omossessuali a destra, lo studioso Marco Fraquelli nel suo nuovo A destra di Sodoma, in libreria da agosto per OAKS con l’introduzione di Franco Grillini, ribadisce che “curiosamente, a parità di omofobia fino a qualche decennio fa, la destra è molto più omofila della sinistra: ha infatti molte più icone gay”. E l’autore le presenta. Accanto alle figure più note, come il braccio destro di Hitler, Ernst Röhm, vittima gay del nazismo, a figure più recenti come Alice Weidel, lesbica dichiarata, leader del partito dell’estrema destra tedesco Alternative für Deutschland “che il giorno in cui la Germania ha varato la legge dei matrimoni gay ha pubblicato sul sito del partito un annuncio mortuario”, Fraquelli nel suo libro propone altre figure meno note, come quella del negazionista Michel Caignet, leader neofascista francese, editore di riviste gay e quella di Michael Kühnen, incontrastato leader del neonazismo tedesco tra gli anni settata e ottanta del Novecento, morto di Aids alle soglie degli anni novanta.
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L'intervista all'autore del libro A destra di Sodoma

Marco Fraquelli autore del libro A destra di Sodoma (2021) e Omosessuali a destra (2007)
Dottor Fraquelli, perché essere gay e di destra crea una contraddizione? “Perché l’omosessualità sconvolge l’impianto valoriale e ideale su cui poggia la destra, che si basa sul patriarcato e sul concetto di famiglia tradizionale, caratterizzato dalla figura del pater familias e da una rigida divisione dei ruoli familiari e sessuali”. Dall’epopea nazional socialista fino ai nostri giorni, i valori della destra sono cambiati? “No, sono rimasti sostanzialmente gli stessi, ma nel tempo c’è stata una maggiore attenzione da parte della destra all’omosessualità e soprattutto è sorta una volontà di sfruttare la questione per ottenere maggiore consenso elettorale”. In che senso? “Pensiamo al fenomeno del cosiddetto omonazionalismo: alcune formazioni della destra estrema, come in Francia il Front National, oggi Rassemblement National, di Marie Le Pen o in Germania l’Alternative für Deutschland (AfD) cercano di stringere un ‘patto’ con la comunità Lgbt, offrendo una sorta di protezione nei confronti dell’Islam, nemico della destra da un punto di vista ideologico e identitario, ma anche della comunità Lgbt, in quanto omofobo. Negli Stati Uniti, però, a differenza di quanto accade in Germania e Francia, questa tendenza non ha un riscontro perché la comunità Lgbt mantiene una caratterizzazione fortemente “antagonista", di sinistra”. In Italia invece ci sono delle associazioni che hanno rivendicato l’essere di destra e gay?
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Il braccio destro di Hitler Ernst Röhm, vittima gay del nazismo
Storicamente la destra come ha gestito la contraddizione? “L’ha gestita con delle tesi ‘giustificazioniste’, io direi meglio delle ‘supercazzole’, attingendo per esempio al presunto valore pedagogico della pederastia nella Grecia antica o, sempre rimanendo in quel contesto, enfatizzando i rapporti omoerotici come espressione del cameratismo tra i guerrieri greci. La destra si è creata un sacco di alibi, arrivando addirittura a distinguere nel rapporto omosessuale la sessualità attiva e passiva, per cui l’uomo virile, maschile, il guerriero può essere di destra e gay, ma l’effemminato no”. Negli altri paesi europei è stato spesso determinante il voto della destra liberale per i diritti Lgbtqia+. Perché questo non accade in Italia? “Noi scontiamo il fatto che una destra liberale o liberal-democratica nel senso più compiuto ha fatto molta fatica a emergere e a imporsi: siamo passati dal fascismo all’integralismo cattolico democristiano, avendo praticamente ‘in casa’ il Vaticano, e quindi la presenza incombente di una chiesa cattolica un po’ oppressiva”.
Pier Paolo Pasolini
L’omofobia è stato un problema storico anche del Pci.. “Ne sa qualcosa Pasolini, che è stato cacciato per indegnità morale dal partito e poi, in qualche modo, riabilitato. Ma la tesi principale che emerge dal mio libro è che, curiosamente, nonostante fino a qualche decennio l’omofobia fosse alla pari, la destra è molto più omofila della sinistra. Non si contano le personalità storiche e le icone gay appartenenti al mondo della destra ancora oggi venerate un po’ ovunque”.    
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