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Sos adozioni: tra pandemia, guerre e burocrazia per le coppie che sognano una famiglia è sempre più difficile

di GERALDINA FIECHTER -
4 aprile 2022
Adozioni

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Allarme rosso: le coppie non adottano più bambini e molti enti rischiano di chiudere i battenti. È il quadro raccontato dai dati nudi e crudi sulle adozioni internazionali (precipitate dell’85% in dieci anni) e dai protagonisti di un mondo che un tempo vedevamo in crescita. “Non so quanto sopravviveremo – ammette Gianfranco Arnoletti, presidente del Cifa, uno degli enti più grandi e più longevi fra quelli autorizzati dal governo –. Un tempo facevamo almeno 300 adozioni internazionali l’anno, ora non arriviamo a 50”.
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I dati sulle adozioni internazionali parlano di un calo dell'85% negli ultimi 10 anni

All’inizio ce lo spiegavamo con la crisi economica, quella del 2008, che aveva già dimezzato la disponibilità delle coppie ad adottare un bambino senza famiglia. Poi il governo ha fornito aiuti e sgravi fiscali (non molti a dire il vero), e allora qualcuno ha dato la colpa allo sdoganamento delle pratiche di maternità surrogata, agli 'uteri in affitto'. Adesso c’è la guerra. Ma resta ferma una verità: mentre la nostra società invecchia e non fa abbastanza figli per sopravvivere oltre qualche decennio, nel mondo ci sono 140 milioni di orfani, 3 milioni dei quali stanno in un istituto: sono 10mila i bambini che ogni giorno perdono almeno un genitore per guerre, siccità, povertà, catastrofi naturali. E la contraddizione è anche economica: se una delle 5 milioni di coppie italiane senza figli accede alla fecondazione assistita, sarà interamente rimborsata dallo Stato. Se invece adotta un bambino, solo dopo anni avrà l’aiuto dello Stato e solo per coprire il 50 per cento delle spese. L’adozione, dunque, è ancora considerata una scelta di serie B.

Le stime dell'Unicef parlano di almeno 140milioni di bambini orfani (di almeno un genitore), dato che aumenta ogni giorno di circa 10mila unità a causa di guerre, povertà e disastri naturali

La cavalcata

Certo, il percorso non è né facile né del tutto prevedibile. Bisogna avere molta pazienza ed essere disposti a mettersi in discussione. Un anno circa per avere l’idoneità dal proprio Tribunale dei minori (che si ottiene dimostrando di avere le caratteristiche psicologiche, fisiche ed economiche per affrontare l’avventura) e altri 2-4 anni per arrivare all’adozione vera e propria. Il problema è che dal momento dell’abbinamento a un bambino (che avviene tramite l’ente autorizzato a cui rivolgersi dopo l’idoneità) comincia un’attesa che per gli aspetti emotivi assomiglia a una gravidanza e che per i tempi, invece, è assai meno certa. Con una differenza sostanziale: nell’adozione mamma e papà sono alla pari, entrambi “incinti” allo stesso modo. E per la coppia – come tutti raccontano – è un’esperienza unica e irripetibile.

Il calo

Il 2021 si è chiuso con 563 adozioni internazionali in Italia, la maggior parte delle quali in Bolivia e Brasile (vedi il grafico). Per avere un’idea: vent’anni fa erano state più di 8mila. Poi la lunga discesa fino alle 165 pratiche concluse dal gennaio 2022 ad oggi. Fra le cause del calo di adozioni, molte non dipendono da noi. La Cina, per esempio, ha sospeso le pratiche dall’inizio del Covid e i 126 bambini che avrebbero dovuto arrivare, restano intrappolati negli orfanotrofi. Stessa cosa per le coppie che avevano già avviato le richieste e che erano in attesa dell’abbinamento a un bambino cinese. “La Commissione del governo ha scritto molti appelli alle autorità cinese – dice la dirigente del Cai – ma non riusciamo a sbloccare la situazione. Eppure dovrebbe essere nell’interesse dei bambini essere curati dalle nuove famiglie proprio in un momento di fragilità come quella della pandemia”.
Ma è una tendenza simile in tutti i 24 Paesi del mondo che accolgono le adozioni: fra il 2004 e il 2018 si è passati - in totale - da 45.483 a 8.299 adozioni: l’81,7% in meno.
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Paesi di provenienza dei bambini adottati in Italia (2021)

Il profilo delle coppie

In generale il profilo delle coppie adottive – dice il Report della Cai sugli ultimi dati profilati – conferma la tendenza al rialzo dell’età media, con un alto livello culturale e socio-economico: l’età media dei mariti, alla data di autorizzazione all’ingresso del minorenne, supera i 47 anni (47,2) e quella delle mogli si attesta sopra i 45 anni (45,5), mentre le coppie adottive posseggono una laurea in misura pressoché tripla rispetto alla media.

Età dei bambini adottati

La maggior parte dei bambini adottati ha fra 5 e 9 anni, con una leggera prevalenza dei maschi (il 53%) sulle femmine (età media 6,6 anni). Il range dell’età media dei principali Paesi di provenienza oscilla in un ampio spettro che va dagli 1,6 anni dei bambini provenienti dalla Corea del Sud – unico Paese con età media sotto i tre anni - ai 12,4 anni di quelli bielorussi – unico Paese con età media sopra i 10 anni.
Poco più di un minore su due (52,7%) è stato adottato dopo la revoca della responsabilità genitoriale dei genitori biologici. Una percentuale più bassa ma comunque significativa (36,6%) riguarda invece i minorenni con un generico “abbandono”, mentre si scende fino al 6,3% nel caso in cui si sia verificata una rinuncia alla genitorialità da parte dei genitori biologici e ad un più marginale 2,3% dei minori adottati in quanto orfani. La metà dei bambini adottati nel 2019 avevano special needs, bisogni speciali: dicitura che talvolta nasconde l’unica possibilità di essere adottati e che dunque non sempre corrisponde allo stato reale del bambino.
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I dati sulle adozioni internazionali e la tendenza in calo

L'attesa

Le coppie italiane che stanno aspettando un bambino sono circa 2.800 (dati Cai, Commissione adozioni internazionali). I Paesi più coinvolti sono: India, Colombia, Russia, Bielorussia, Vietnam, Ungheria, Cina, Bulgaria, Ucraina, Perù, Filippine, Nurkina, Bolivia, Brasile, Congo, Etiopia. Seguono con numeri più piccoli Thailandia, Haiti, Corea del Sud, Albania, Armenia, Lituania, Romania, e altri 20 Paesi del mondo più povero.
Il tempo che intercorre tra la domanda di adozione e l’autorizzazione all’ingresso è stato (nel 2019) di 45 mesi in media. I percorsi più lunghi hanno riguardato mediamente Haiti (73,2 mesi) e Bulgaria (63,2 mesi), i più brevi l’Ucraina (fino a ora) e il Burundi (meno di 36 mesi). Gli step intermedi? Ci sono voluti circa 11 mesi tra la domanda di adozione e il decreto di idoneità, 8 mesi tra il decreto di idoneità e il conferimento dell’incarico all’ente e circa 27 mesi tra il conferimento dell’incarico e l’autorizzazione all’ingresso del bambino.