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Home » HP Trio » Abuso di internet e isolamento, un corto per sconfiggere la solitudine degli adolescenti

Abuso di internet e isolamento, un corto per sconfiggere la solitudine degli adolescenti

L’autore è Filippo Forte, 19enne di Bari: “Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori”

Geraldina Fiechter
19 Febbraio 2022
Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio

Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio

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https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/02/Il-video-dello-studente-Filippo-Forte.mp4

Solitudine, sostanze e abuso di internet: un video racconta le difficoltà degli adolescenti. Temi moderni aggravati dall’isolamento del Covid, con l’obbligo ripetuto di restare a casa, spesso soli. La segregazione, insomma, può avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, può condurre verso la depressione. Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio nel periodo post pandemico.

Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
Gek è l’alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari

“Il corto mostra Gek – spiega Forte – il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi. Lo sguardo triste e la benda nera trasmettono l’idea di un personaggio serrato nella sua alienazione. Sulla sua scrivania c’è un computer, un taglierino e oggetti per fumare. Sporto alla finestra, nota un “mostro” tra le luci psichedeliche della città: è una cima d’erba gigante. Combatte senza sosta per sconfiggere chi, nei fatti, è più forte”. E ancora. “Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori. Questo cortometraggio trasmette emozioni attraverso una palette di colori pop, illuminando gli occhi al primo sguardo da un verde vibrante, alle tante sfumature di viola, racchiuso in una città vuota e distopica, solo luci, zero persone”.

Il parere del prof

“Ho guardato questo video – spiega Franco Liuzzi, docente di comunicazione d’impresa all’Università di Bari – con gli occhi di chi è abituato a lasciarsi guidare dalla curiosità. Sembra che dalla sua finestra sul mondo lui abbia visto quello che molti di noi non vedono. Ha dato una lettura personale alle immagini, ai suoni, ai colori su cui si è soffermata la sua attenzione. E questo è un bell’esercizio a cui molti di noi, che pure abbiamo un’età diversa, dovremmo periodicamente prestarci: guardare il mondo con occhi nuovi, con uno sguardo disincantato, con la mente aperta. Avendo fame di cose nuove”.

Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
Gek è l’alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari

E prosegue. “Ha tradotto questi segnali in una short story animata che ha elaborato con la sua sensibilità. Ho avuto la sensazione che abbia pensato in bianco e nero per essere libero di rielaborarla cromaticamente. Come se quanto visto dalla finestra non gli garbasse tanto. Per cui l’ha colorato di nuovo per migliorarlo. E penso che i suoi colori, forti e accecanti, siano la sua risposta, il suo desiderio di dipingere il mondo. Un mondo in cui appaiono elementi singolari: una pistola costellata di cuoricini, la fotografia di un “astro del ciel” bruciato dal tempo, inquietanti creature verdi. E tutti questi elementi si muovono attorno ad un ragazzo che prova ad assumere atteggiamenti maturi, consapevoli. Sguardi e gesti che forse non ancora gli appartengono. Ma che tratteggiano il profilo di chi non si arrende”.

Chi è Filippo Forte

L’autore  del video d’animazione si chiama Filippo Forte ed è uno studente del liceo “De Nittis” di Bari, con l’idea in testa di voler raggiungere il maggior numero di suoi coetanei nel nostro Paese che “vivono sempre più su internet”, con tutte le conseguenze psicologiche che questo passaggio comporta.
Aumentare le ore passate online significa diminuire proporzionalmente quelle passate fuori casa, in società, dove si creano reti di relazione, con l’effetto di moltiplicare il senso di solitudine e isolamento che molti ragazzi subiscono, acuito soprattutto in questi due anni di lockdown, restrizioni e quarantene per via dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19.
In più, come hanno spiegato tanti psicologici in questi mesi, la segregazione può anche avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, conduce dritto alla depressione.

Il messaggio

Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio
Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio

“Il corto in questione mostra Gek, il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi, che stanno attraversando un momento particolarmente difficile.
A marzo dell’anno scorso, sul magazine della Fondazione Umberto Veronesi, sono stati riportati i risultati di uno studio finlandese su 1.750 ragazzi e ragazze, con un’età di 16, 17 e 18 anni. L’obiettivo della ricerca era valutare le conseguenze del lungo isolamento sociale dovuto alle restrizioni sanitarie sulle loro abitudini personali e sociali.
Il rischio maggiore sembra l’abbiano corso i ragazzi di 16 anni che, a fronte di un aumento sensibile di ore passate su internet, hanno visto peggiorare il proprio rendimento scolastico, accusare sempre più di disturbi del sonno e disturbi alimentari, ma anche aumentare il consumo di alcol e stupefacenti, con una condizione di malessere psicologico generale che, come detto, può facilmente sfociare in una depressione.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

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Solitudine, sostanze e abuso di internet: un video racconta le difficoltà degli adolescenti. Temi moderni aggravati dall’isolamento del Covid, con l’obbligo ripetuto di restare a casa, spesso soli. La segregazione, insomma, può avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, può condurre verso la depressione. Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio nel periodo post pandemico.
Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
“Il corto mostra Gek - spiega Forte - il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi. Lo sguardo triste e la benda nera trasmettono l’idea di un personaggio serrato nella sua alienazione. Sulla sua scrivania c’è un computer, un taglierino e oggetti per fumare. Sporto alla finestra, nota un “mostro” tra le luci psichedeliche della città: è una cima d’erba gigante. Combatte senza sosta per sconfiggere chi, nei fatti, è più forte”. E ancora. “Per noi millennials vivere il quotidiano è difficile, l’utilizzo di sostanze e abuso di schermi, è un modo facile per vedere tutto a colori. Questo cortometraggio trasmette emozioni attraverso una palette di colori pop, illuminando gli occhi al primo sguardo da un verde vibrante, alle tante sfumature di viola, racchiuso in una città vuota e distopica, solo luci, zero persone”.

Il parere del prof

“Ho guardato questo video - spiega Franco Liuzzi, docente di comunicazione d’impresa all’Università di Bari - con gli occhi di chi è abituato a lasciarsi guidare dalla curiosità. Sembra che dalla sua finestra sul mondo lui abbia visto quello che molti di noi non vedono. Ha dato una lettura personale alle immagini, ai suoni, ai colori su cui si è soffermata la sua attenzione. E questo è un bell’esercizio a cui molti di noi, che pure abbiamo un’età diversa, dovremmo periodicamente prestarci: guardare il mondo con occhi nuovi, con uno sguardo disincantato, con la mente aperta. Avendo fame di cose nuove”.
Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
Gek è l'alter ego di Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari
E prosegue. “Ha tradotto questi segnali in una short story animata che ha elaborato con la sua sensibilità. Ho avuto la sensazione che abbia pensato in bianco e nero per essere libero di rielaborarla cromaticamente. Come se quanto visto dalla finestra non gli garbasse tanto. Per cui l’ha colorato di nuovo per migliorarlo. E penso che i suoi colori, forti e accecanti, siano la sua risposta, il suo desiderio di dipingere il mondo. Un mondo in cui appaiono elementi singolari: una pistola costellata di cuoricini, la fotografia di un “astro del ciel” bruciato dal tempo, inquietanti creature verdi. E tutti questi elementi si muovono attorno ad un ragazzo che prova ad assumere atteggiamenti maturi, consapevoli. Sguardi e gesti che forse non ancora gli appartengono. Ma che tratteggiano il profilo di chi non si arrende”.

Chi è Filippo Forte

L’autore  del video d’animazione si chiama Filippo Forte ed è uno studente del liceo “De Nittis” di Bari, con l’idea in testa di voler raggiungere il maggior numero di suoi coetanei nel nostro Paese che “vivono sempre più su internet”, con tutte le conseguenze psicologiche che questo passaggio comporta. Aumentare le ore passate online significa diminuire proporzionalmente quelle passate fuori casa, in società, dove si creano reti di relazione, con l’effetto di moltiplicare il senso di solitudine e isolamento che molti ragazzi subiscono, acuito soprattutto in questi due anni di lockdown, restrizioni e quarantene per via dell’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. In più, come hanno spiegato tanti psicologici in questi mesi, la segregazione può anche avere un effetto intossicante che, nei casi estremi, conduce dritto alla depressione.

Il messaggio

Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio
Filippo Forte, 19 anni, studente del liceo artico “De Nittis” di Bari, ha realizzato un cortometraggio di animazione per sollecitare i giovani ad avere coraggio
“Il corto in questione mostra Gek, il mio alter ego, ma anche quello di molti ragazzi, che stanno attraversando un momento particolarmente difficile. A marzo dell’anno scorso, sul magazine della Fondazione Umberto Veronesi, sono stati riportati i risultati di uno studio finlandese su 1.750 ragazzi e ragazze, con un’età di 16, 17 e 18 anni. L’obiettivo della ricerca era valutare le conseguenze del lungo isolamento sociale dovuto alle restrizioni sanitarie sulle loro abitudini personali e sociali. Il rischio maggiore sembra l’abbiano corso i ragazzi di 16 anni che, a fronte di un aumento sensibile di ore passate su internet, hanno visto peggiorare il proprio rendimento scolastico, accusare sempre più di disturbi del sonno e disturbi alimentari, ma anche aumentare il consumo di alcol e stupefacenti, con una condizione di malessere psicologico generale che, come detto, può facilmente sfociare in una depressione.
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