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Home » HP Trio » Afghanistan, i presentatori televisivi si coprono il volto per solidarietà: “Se le donne sono costrette a farlo, ci mascheriamo anche noi”

Afghanistan, i presentatori televisivi si coprono il volto per solidarietà: “Se le donne sono costrette a farlo, ci mascheriamo anche noi”

Dopo il decreto con cui i talebani hanno obbligato le donne a non far vedere il volto in tv, anche gli uomini hanno deciso di coprirsi. E sui social monta la protesta #FreeHerFace

Edoardo Martini
24 Maggio 2022
afghanistan

afghanistan

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Dopo il decreto emesso dai talebani con il quale tutte le donne sono state costrette a coprirsi il viso in televisione, i presentatori uomini in Afghanistan hanno deciso di fare lo stesso come gesto di solidarietà. Nella protesta soprannominata #FreeHerFace sui social, gli uomini di Tolo News hanno indossato mascherine per imitare l’effetto del velo sul viso che le loro colleghe sono state costrette a indossare.

La protesta dei presentatori televisivi afghani maschi dopo il decreto talebano (Foto Tolo News)

 

I presentatori: “Se le donne sono costrette a coprirsi, lo facciamo anche noi”

Il presentatore Sebghat Sepehr di Tolo News ha presentato le notizie indossando la mascherina poco dopo che il decreto era stato reso pubblico. Lema Spesali, invece, 27 anni, conduttrice di 1TV a Kabul, ha detto al Guardian di aver ricevuto la notizia dell’ultimo decreto dei talebani all’arrivo al lavoro domenica mattina. “Due talebani sono venuti nel nostro ufficio e hanno affermato che la decisione sulle mascherine obbligatorie per le donne deve essere rispettata. Abbiamo tenuto una riunione d’ufficio e abbiamo dovuto accettare l’ordine dei talebani, ma abbiamo deciso che anche i colleghi uomini avrebbero dovuto indossare mascherine e stare al fianco delle colleghe”.

Durante i nove mesi di governo talebano la presentatrice delusa per l’ultimo colpo subito è stata anche costretta a scambiare i suoi vestiti colorati con abiti lunghi. “Non riesco a respirare. Non riesco a prendere l’ossigeno”, ha detto. “Dobbiamo pronunciare le parole con precisione. È molto difficile leggere le notizie con una mascherina”.

Un conduttore maschio di 29 anni su un canale televisivo privato, che non voleva essere nominato per problemi di sicurezza, ha dichiarato al Guardian che lui insieme ad altri colleghi maschi aveva indossato mascherine per lavorare negli ultimi due giorni. Quando l’ordine talebano è arrivato nel loro ufficio, ha detto che le colleghe erano chiaramente scoraggiate. “Esibirsi indossando una mascherina è molto fastidioso”, ha detto. “Quando parlo con una mascherina, mi sento come se qualcuno mi avesse preso per la gola e non riesco a parlare”.

Un altro presentatore maschio, che non ha voluto essere nominato, ha detto che pur indossando una mascherina negli ultimi due giorni si è reso conto di quanto sia difficile essere una donna in un Paese come l’Afghanistan. “Quando ho visto la mia collega mettersi una maschera sul viso e apparire sullo schermo della TV, ho pianto“, ha detto il presentatore maschio. “Ho quindi deciso di indossare una mascherina e di protestare”.

L’altro intervento è quello di Sahar Fetrat, attivista femminista afghana che lavora per Human Rights Watch, che ha dichiarato al Guardian: “I giornalisti maschi indossano mascherine per il viso. È un grande atto. È uno dei pochi casi in cui gli uomini afghani stanno facendo qualcosa di simbolico perché tutta la resistenza e le proteste contro il velo finora sono state soltanto da parte delle donne.”

Protest! Aus Solidarität zu Journalistinnen, die von #Taliban verordnet, ab jetzt ihr Gesicht verhängen müssen, trugen gestern die Männer bei @TOLOnews Maske. Bisher zeigten Taliban keine Reaktion. Dabei wird es aber nicht bleiben,sagt mir eine Reporterin des Senders heute morgen pic.twitter.com/R4XMnkzS0r

— Natalie Amiri (@NatalieAmiri) May 24, 2022

La sfida lanciata dall’ex presidente afghano

In un’intervista alla CNN, l’ex presidente afghano, Hamid Karzai, tra gli altri, ha invitato le presentatrici a sfidare l’ordine talebano e a non indossare le mascherine. L’account Twitter ufficiale dei talebani ha risposto a Karzai: “Negli ultimi due decenni, il signor Karzai ha voluto qualsiasi tipo di libertà per le sorelle afghane e ha aperto la strada alle libertà per rendere felici gli stranieri, ma sua moglie non è apparsa su nessun media poiché ricercata.”

Il capo supremo dei talebani ha stabilito per legge all’inizio di maggio l’obbligo per le donne di coprirsi completamente in pubblico

Le nuove regole da rispettare

Il Ministero della Propagazione della Virtù e della Prevenzione del Vizio ha annunciato che indossare l’hijab è “necessario”, e il miglior tipo è il burqa e l’hijab arabo nero. Secondo il nuovo ordine, nel primo caso in cui l’ordine venga disobbedito, i talebani avviseranno la donna senza velo; come secondo la donna verrà convocata; il terzo passo consiste in tre giorni di reclusione. Come quarto passo, il tutore della donna senza velo verrà portato in tribunale e condannato a una punizione “adeguata”.

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Instagram

  • Un’onda multiforme, dalle mille voci diverse. 🌈

Il Pride Month, il mese dell’orgoglio Lgbtqia+ che tradizionalmente si celebra a giugno, porta ogni anno una vera e propria marea multicolore in tutto il mondo. 

Migliaia di persone che manifestano identità di genere, espressioni di genere o orientamenti sessuali diversi scendono in strada, nelle piazze, portando avanti le istanze della comunità, rivendicando tra cui, forse il più importante, quello di essere e amare chi si vuole. 
Tutti, tutte e tutt* riunit* convenzionalmente sotto un’unica bandiera, quella arcobaleno, simbolo di riconoscimento anche politico per le persone Lgbtqia+. 

Ma se anche la Pride Flag cambia colore, diventando sempre più inclusiva, ogni soggettività ha adottato col tempo dei simboli per potersi identificare e dimostrare unità, orgoglio e i propri valori, oltre che riconoscersi. 

Scorri la gallery per scoprire tutte (o quasi) le bandire del Pride ✨

E tu? In quale ti riconosci? 🏳️‍🌈

#lucenews #lucelanazione #pridemonth #lgbtqiaplus #prideflag #proudtobepride
  • La notizia del matrimonio, giovedì 30 giugno, ha destato scalpore, diventando immediatamente virale, rimbalzando sui siti web e sui social, fino ai quotidiani.

Paola Turci e Francesca Pascale si sposeranno domani, sabato 2 luglio, nella splendida cornice di Montalcino. Ma se i bagliori dello scoop non si sono ancora spenti, quello che si è acceso dopo che l’informazione è diventata di dominio pubblico è anche il fuoco dell’omofobia. Ancora e ancora.
E meno male che il mese del Pride, dell’orgoglio e delle rivendicazioni della comunità Lgbtq+ si è appena concluso (anche se manca ancora Milano tra gli eventi in calendario).

La cantautrice ha infatti ricevuto e denunciato insulti omofobi che le sono stati rivoluti dopo l’annuncio del matrimonio. Stanotte, nella sue storie di Instagram, l’artista ha pubblicato un messaggio ricevuto da un profilo di una guest house piemontese: “Lesbicona che schifo!!“, recita lo squallido post, che la cantante ha mostrato, commentando: “Ignoranza, omofobia, cattiveria e infelicità in una sola frase“.

Immediati i commenti di condanna per il gesto che hanno sommerso il profilo social da cui risulta partito l’insulto. L’indignazione generale non basta però a cancellare il fatto: due donne, anche famose, che scelgono l’amore non sono ancora tollerate. Assurdo? Certo.

È inammissibile che l’odio prevalga ancora sulla gioia, che una persona, un gruppo di individui, una comunità perfino non accettino che due donne celebrino la loro felicità. Cosa, queste nozze, toglierebbero loro?

Per fortuna sul web si moltiplicano invece i messaggi di felicitazioni per la coppia, che avrebbe voluto tenere riservata la notizia dell’unione civile, mantenendo sull’evento la stessa privacy con cui finora ha protetto la relazione, rivelata nell’estate del 2020 dal settimanale “Oggi" che pubblicò lo scatto di un bacio tra le due donne durante una vacanza in barca.

Perché l’amore, in effetti, andrebbe sempre celebrato e non insultato. Che sia quello tra un uomo e una donna, due donne, due uomini, due persone…
L’amore è amore, chiama felicità, non odio.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #paolaturci #pridemonth #matrimonio #unionecivile
  • È la storia di Carson Pickett che non è solo una favola sportiva, ma un esempio di forza volontà e voglia di superare limiti fisici e pregiudizi. ⚽️

Nell’amichevole contro la Colombia, la Nazionale femminile degli Stati Uniti ha dimostrato ancora una volta quanto è all’avanguardia e ha fatto esordire Carson Pickett, giocatrice nata senza una parte del braccio sinistro. 

"La sensazione di essere diverso e l’ansia di non adattarsi è qualcosa che ho passato. Spero di incoraggiare altri a non vergognarsi di quello che sono.”

Questa volta la Nazionale statunitense ha mostrato, ancora una volta, quanto sia avanti nell’inclusione sociale e nelle pari opportunità. I diritti umani e sociali sono sempre in primo piano nella testa delle ragazze e della Federazione, che non di rado si sono esposte su tematiche importanti come il razzismo, l’omofobia e più in generale su questioni spinose.

Dopo il raggiungimento dell’obiettivo della parità salariale con i colleghi uomini, lo sdoganamento dell’omosessualità e altro ancora, ora i riflettori si puntano verso la disabilità e come nonostante essa si possa diventare giocatrici professioniste.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #carsonpickett #football #colombie #womensoccer #uswomensoccer #inspiretheworld
  • Il suo desiderio, più che legittimo, è semplicemente quello di partecipare al Jova Beach party di Viareggio, a settembre, insieme ai suoi amici. Eppure Enrico, classe 1965, padre di due meravigliosi figli adottivi e costretto su una sedia a rotelle dal 1988, non è riuscito a fare quello che tutto il resto della sua comitiva ha fatto con pochi semplici click sul sito di Ticketone: acquistare il suo biglietto. 

“Per noi disabili cose come questa sarebbero troppo semplici. Forse non tutti sanno che la realtà è che, se una persona nelle mie condizioni desidera partecipare a un qualsiasi evento, solitamente gli viene richiesto di individuare per conto proprio gli organizzatori, cercare sul rispettivo sito le indicazioni sulla modalità di richiesta dei biglietti (che variano da organizzatore ad organizzatore) e in fine allegare alla domanda di partecipazione il certificato di invalidità e un documento d’identità. Mai ci è permesso di usare le piattaforme online ad acquisto diretto come Ticketone.

Mi sono sentito ulteriormente discriminato: oltre ai miei limiti fisici mi sono dovuto scontrare con ulteriori ostacoli rappresentati da procedure imposte da persone che non hanno la minima idea di cosa significhi la parola ‘inclusione‘. E quello che più mi ha sorpreso è che questi limiti siano arrivati in abbinamento ad un evento di Jovanotti, che ritengo un paladino dell’inclusione. Mi chiedo se lui sia a conoscenza di tutto questo e cosa ne pensi in tal caso”.

Il racconto di Enrico nell’intervista a cura di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #enrico #jovabeachparty #disabilityinclusion
Dopo il decreto emesso dai talebani con il quale tutte le donne sono state costrette a coprirsi il viso in televisione, i presentatori uomini in Afghanistan hanno deciso di fare lo stesso come gesto di solidarietà. Nella protesta soprannominata #FreeHerFace sui social, gli uomini di Tolo News hanno indossato mascherine per imitare l'effetto del velo sul viso che le loro colleghe sono state costrette a indossare.
La protesta dei presentatori televisivi afghani maschi dopo il decreto talebano (Foto Tolo News)
 

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Il presentatore Sebghat Sepehr di Tolo News ha presentato le notizie indossando la mascherina poco dopo che il decreto era stato reso pubblico. Lema Spesali, invece, 27 anni, conduttrice di 1TV a Kabul, ha detto al Guardian di aver ricevuto la notizia dell'ultimo decreto dei talebani all'arrivo al lavoro domenica mattina. “Due talebani sono venuti nel nostro ufficio e hanno affermato che la decisione sulle mascherine obbligatorie per le donne deve essere rispettata. Abbiamo tenuto una riunione d'ufficio e abbiamo dovuto accettare l'ordine dei talebani, ma abbiamo deciso che anche i colleghi uomini avrebbero dovuto indossare mascherine e stare al fianco delle colleghe".

Durante i nove mesi di governo talebano la presentatrice delusa per l'ultimo colpo subito è stata anche costretta a scambiare i suoi vestiti colorati con abiti lunghi. "Non riesco a respirare. Non riesco a prendere l'ossigeno", ha detto. “Dobbiamo pronunciare le parole con precisione. È molto difficile leggere le notizie con una mascherina”. Un conduttore maschio di 29 anni su un canale televisivo privato, che non voleva essere nominato per problemi di sicurezza, ha dichiarato al Guardian che lui insieme ad altri colleghi maschi aveva indossato mascherine per lavorare negli ultimi due giorni. Quando l'ordine talebano è arrivato nel loro ufficio, ha detto che le colleghe erano chiaramente scoraggiate. "Esibirsi indossando una mascherina è molto fastidioso", ha detto. “Quando parlo con una mascherina, mi sento come se qualcuno mi avesse preso per la gola e non riesco a parlare”. Un altro presentatore maschio, che non ha voluto essere nominato, ha detto che pur indossando una mascherina negli ultimi due giorni si è reso conto di quanto sia difficile essere una donna in un Paese come l'Afghanistan. "Quando ho visto la mia collega mettersi una maschera sul viso e apparire sullo schermo della TV, ho pianto", ha detto il presentatore maschio. "Ho quindi deciso di indossare una mascherina e di protestare". L'altro intervento è quello di Sahar Fetrat, attivista femminista afghana che lavora per Human Rights Watch, che ha dichiarato al Guardian: “I giornalisti maschi indossano mascherine per il viso. È un grande atto. È uno dei pochi casi in cui gli uomini afghani stanno facendo qualcosa di simbolico perché tutta la resistenza e le proteste contro il velo finora sono state soltanto da parte delle donne."

Protest! Aus Solidarität zu Journalistinnen, die von #Taliban verordnet, ab jetzt ihr Gesicht verhängen müssen, trugen gestern die Männer bei @TOLOnews Maske. Bisher zeigten Taliban keine Reaktion. Dabei wird es aber nicht bleiben,sagt mir eine Reporterin des Senders heute morgen pic.twitter.com/R4XMnkzS0r

— Natalie Amiri (@NatalieAmiri) May 24, 2022

La sfida lanciata dall'ex presidente afghano

In un'intervista alla CNN, l'ex presidente afghano, Hamid Karzai, tra gli altri, ha invitato le presentatrici a sfidare l'ordine talebano e a non indossare le mascherine. L'account Twitter ufficiale dei talebani ha risposto a Karzai: "Negli ultimi due decenni, il signor Karzai ha voluto qualsiasi tipo di libertà per le sorelle afghane e ha aperto la strada alle libertà per rendere felici gli stranieri, ma sua moglie non è apparsa su nessun media poiché ricercata."
Il capo supremo dei talebani ha stabilito per legge all'inizio di maggio l'obbligo per le donne di coprirsi completamente in pubblico

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Il Ministero della Propagazione della Virtù e della Prevenzione del Vizio ha annunciato che indossare l'hijab è “necessario”, e il miglior tipo è il burqa e l'hijab arabo nero. Secondo il nuovo ordine, nel primo caso in cui l'ordine venga disobbedito, i talebani avviseranno la donna senza velo; come secondo la donna verrà convocata; il terzo passo consiste in tre giorni di reclusione. Come quarto passo, il tutore della donna senza velo verrà portato in tribunale e condannato a una punizione "adeguata".
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