Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » HP Trio » Arabia Saudita, condannato a morte perchè a 17 anni aveva partecipato a proteste antigovernative

Arabia Saudita, condannato a morte perchè a 17 anni aveva partecipato a proteste antigovernative

Mustafa al-Darwish è stato giustiziato con l'accusa di terrorismo, che nel Paese include anche il dissenso pacifico contro le politiche governative. Questo nonostante il regno saudita abbia eliminato la pena di morte per crimini commessi dai minorenni

Camilla Prato
22 Giugno 2021
Young Arab messaging his friends at night the plans he has for the next day's desert safari; while standing next to his bedroom window.

Young Arab messaging his friends at night the plans he has for the next day's desert safari; while standing next to his bedroom window.

Share on FacebookShare on Twitter

Morire per le proprie idee. Essere imprigionati con false accuse niente meno che da chi dovrebbe garantire la sicurezza, le forze dell’ordine. Essere torturati, per far sì che la disperazione ci spinga a dire il falso, purché quel dolore abbia fine. E infine venire uccisi, giovani, forse troppo per aver davvero avuto consapevolezza di ciò per cui stavamo combattendo. Sembrano cose che in un Paese civile risalirebbero a tempi lontani, a decenni passati, quando la democrazia era solo una parola che bisognava sussurrare per non essere sentiti e arrestati. Ma sono eventi accaduti davvero, ancora, qualche giorno fa.

Nell’aprile dello scorso anno, il regno saudita aveva annunciato che avrebbe posto fine alla pena di morte per i condannati per crimini commessi quando avevano meno di 18 anni. A patto però che questi crimini non avessero a che fare con la legge antiterrorismo, che si applica anche a chi esprime pacificamente il proprio dissenso. E così un giovane della minoranza sciita, Mustafa al-Darwish, 26 anni, è stato giustiziato a Dammam, una città dell’est, dopo essere stato accusato di aver promosso una rivolta armata contro il sovrano dell’Arabia Saudita con l’intento di “destabilizzare la sicurezza” del regno. “Ancora una volta le autorità saudite hanno dimostrato che le loro promesse sono vane“, ha affermato Ali al-Dubaisi, direttore dell’Organizzazione europea saudita per i diritti umani.

Mustafa è stato arrestato nel maggio 2015 per la sua presunta partecipazione alle proteste durante le rivolte della Primavera araba tra il 2011 e il 2012, quando aveva solo 17 anni. Era in carcere da allora. Nonostante all’epoca dei fatti fosse giovanissimo, il “processo”, se così si può chiamare dato il suo esito scontato ancor prima di avere luogo, lo ha condannato a morte. La legge che ‘salva’ dalla pena capitale chi si è macchiato di un delitto quando era ancora minorenne infatti, non riguarda i condannati ai sensi della legge antiterrorismo, che contiene una serie di disposizioni vaghe e generiche che hanno già portato i tribunali sauditi ad emettere sentenze di questo tipo nei confronti di persone che avevano solo espresso le loro opinioni in dissenso con il governo. Le prove contro il ragazzo includevano una fotografia ritenuta “offensiva per le forze di sicurezza” e la sua partecipazione a oltre 10 raduni di “sommosse” antigovernative tra il 2011 e il 2012. Secondo il ministero degli Interni saudita al-Darwish avrebbe anche tentato di uccidere forze di sicurezza locali.

Secondo Amnesty International e Reprieve, un’associazione contro la pena di morte che ha seguito il suo caso, “Al-Darwish è stato messo in isolamento, picchiato così tanto da perdere conoscenza molte volte. Per far smettere le torture, ha confessato le accuse contro di lui. Al processo, ha detto alla corte di essere stato torturato e ha ritrattato la sua confessione. La corte era anche a conoscenza del fatto che Mustafa era ancora un minore al momento di molti dei presunti reati. Nonostante queste evidenti violazioni del diritto interno e internazionale, è stato condannato a morte”. Reprieve ha precisato che le autorità non hanno nemmeno informato la famiglia del giovane della sua esecuzione, e questa  ne è venuta a conoscenza “leggendo le notizie online”.

“Sei anni fa, Mustafa è stato arrestato con due suoi amici per le strade di Tarout. La polizia lo ha rilasciato senza accuse ma ha sequestrato il suo telefono. In seguito abbiamo scoperto che c’era una fotografia sul telefono che li offendeva. Tempo dopo ci hanno chiamato e hanno detto a Mustafa di venire a prendere il suo telefono, ma invece di restituirglielo lo hanno arrestato e da lì è iniziato il nostro dramma. Come possono giustiziare un ragazzo a causa di una fotografia sul suo telefono? Dal suo arresto, non abbiamo conosciuto altro che dolore”, hanno detto i familiare in una dichiarazione all’associazione. Commentando la morte del 26enne, Amnesty in una nota dichiara che “con questa esecuzione le autorità saudite hanno mostrato un deplorevole disprezzo per il diritto alla vita. È l’ultima vittima del sistema giudiziario profondamente imperfetto dell’Arabia Saudita, che vede regolarmente persone condannate a morte dopo processi gravemente iniqui basati su confessioni estorte attraverso la tortura”.

Questa sorte disumana, che sembra attendere tutti coloro che cerchino di far sentire la propria voce e di lottare pacificamente per una società migliore, è toccata nell’aprile 2019 anche ad altri sei ragazzi, come Abdullah al-Howaiti, arrestato all’età di 14 anni e condannato a morte a 17. Per aggirare la legge, i minorenni vengono condannati per crimini veri o presunti commessi da adolescenti per poi essere uccisi una volta compiuti i diciotto anni. Nel 2019 in Arabia saudita sono stati giustiziati 184 prigionieri, 27 nel 2020. Nel 2021 sono già 26 le pene capitali eseguite.

Potrebbe interessarti anche

Julie Delpy nel film Tv ’Crime and Punishment’ (1998) diretto da Joseph Sargent (tratto dal romanzo ’Delitto e castigo’ di Fedor Dostoevskij), con Patrick Dempsey e Ben Kingsley
Scienze e culture

Donne da romanzo, le eroine di Dostoevskij: “Adulterio? Atto di ribellione”

27 Marzo 2023
a “Tali e quali show”
Spettacolo

I mille volti di Elisa Liistro, da influencer a ‘Tali e Quali’

27 Marzo 2023
L'indagine Dove Body Love 2023 rivela che i più colpiti dagli haters sui social e nella vita sono donne e giovani
Lifestyle

Skin shaming: la cura di sé è il miglior antidoto di benessere

28 Marzo 2023

Instagram

  • In Cina è nata un’app per mandare baci a distanza.

MUA è il dispositivo creato dalla startup cinese di proprietà di Zhao Jianbo che simula i baci. La macchina - il cui nome si ispira al tipico suono che si fa quando si manda un bacio - si compone di labbra finte in silicone che si collegano al cellulare e, attraverso uno scambio di dati, simulano il gesto d’amore. 

💖E tu? saresti disposto a usare Mua per dare un bacio?

#lucenews #lucelanazione #mua #cina #bacistellari ellari
  • Partigiana, romanziera e confidente di Sartre: vi dice qualcosa il nome Alba de Céspedes? Forse no, ed è del tutto normale. Perché la scrittrice e poetessa italo cubana è rimasta sconosciuta al grande pubblico per troppo tempo. Ma per fortuna di recente si stanno sempre più riscoprendo le esponenti femminili di uno dei movimenti letterari più entusiasmanti del XX secolo, il neorealismo italiano del dopoguerra. E se nel 2018 l’editore Daunt ha iniziato la sua vitale opera di promozione di Natalia Ginzburg, ora grazie a Pushkin ‘rinasce’ de Céspedes. Donne famose in vita e poi dimenticate, che tornano a far sentire la loro voce anche attraverso moderne colleghe di penna come Elena Ferrante, l
  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
Morire per le proprie idee. Essere imprigionati con false accuse niente meno che da chi dovrebbe garantire la sicurezza, le forze dell'ordine. Essere torturati, per far sì che la disperazione ci spinga a dire il falso, purché quel dolore abbia fine. E infine venire uccisi, giovani, forse troppo per aver davvero avuto consapevolezza di ciò per cui stavamo combattendo. Sembrano cose che in un Paese civile risalirebbero a tempi lontani, a decenni passati, quando la democrazia era solo una parola che bisognava sussurrare per non essere sentiti e arrestati. Ma sono eventi accaduti davvero, ancora, qualche giorno fa. Nell’aprile dello scorso anno, il regno saudita aveva annunciato che avrebbe posto fine alla pena di morte per i condannati per crimini commessi quando avevano meno di 18 anni. A patto però che questi crimini non avessero a che fare con la legge antiterrorismo, che si applica anche a chi esprime pacificamente il proprio dissenso. E così un giovane della minoranza sciita, Mustafa al-Darwish, 26 anni, è stato giustiziato a Dammam, una città dell’est, dopo essere stato accusato di aver promosso una rivolta armata contro il sovrano dell’Arabia Saudita con l’intento di "destabilizzare la sicurezza" del regno. "Ancora una volta le autorità saudite hanno dimostrato che le loro promesse sono vane", ha affermato Ali al-Dubaisi, direttore dell’Organizzazione europea saudita per i diritti umani. Mustafa è stato arrestato nel maggio 2015 per la sua presunta partecipazione alle proteste durante le rivolte della Primavera araba tra il 2011 e il 2012, quando aveva solo 17 anni. Era in carcere da allora. Nonostante all'epoca dei fatti fosse giovanissimo, il "processo", se così si può chiamare dato il suo esito scontato ancor prima di avere luogo, lo ha condannato a morte. La legge che 'salva' dalla pena capitale chi si è macchiato di un delitto quando era ancora minorenne infatti, non riguarda i condannati ai sensi della legge antiterrorismo, che contiene una serie di disposizioni vaghe e generiche che hanno già portato i tribunali sauditi ad emettere sentenze di questo tipo nei confronti di persone che avevano solo espresso le loro opinioni in dissenso con il governo. Le prove contro il ragazzo includevano una fotografia ritenuta "offensiva per le forze di sicurezza" e la sua partecipazione a oltre 10 raduni di "sommosse" antigovernative tra il 2011 e il 2012. Secondo il ministero degli Interni saudita al-Darwish avrebbe anche tentato di uccidere forze di sicurezza locali. Secondo Amnesty International e Reprieve, un'associazione contro la pena di morte che ha seguito il suo caso, "Al-Darwish è stato messo in isolamento, picchiato così tanto da perdere conoscenza molte volte. Per far smettere le torture, ha confessato le accuse contro di lui. Al processo, ha detto alla corte di essere stato torturato e ha ritrattato la sua confessione. La corte era anche a conoscenza del fatto che Mustafa era ancora un minore al momento di molti dei presunti reati. Nonostante queste evidenti violazioni del diritto interno e internazionale, è stato condannato a morte". Reprieve ha precisato che le autorità non hanno nemmeno informato la famiglia del giovane della sua esecuzione, e questa  ne è venuta a conoscenza "leggendo le notizie online". "Sei anni fa, Mustafa è stato arrestato con due suoi amici per le strade di Tarout. La polizia lo ha rilasciato senza accuse ma ha sequestrato il suo telefono. In seguito abbiamo scoperto che c'era una fotografia sul telefono che li offendeva. Tempo dopo ci hanno chiamato e hanno detto a Mustafa di venire a prendere il suo telefono, ma invece di restituirglielo lo hanno arrestato e da lì è iniziato il nostro dramma. Come possono giustiziare un ragazzo a causa di una fotografia sul suo telefono? Dal suo arresto, non abbiamo conosciuto altro che dolore", hanno detto i familiare in una dichiarazione all'associazione. Commentando la morte del 26enne, Amnesty in una nota dichiara che "con questa esecuzione le autorità saudite hanno mostrato un deplorevole disprezzo per il diritto alla vita. È l’ultima vittima del sistema giudiziario profondamente imperfetto dell’Arabia Saudita, che vede regolarmente persone condannate a morte dopo processi gravemente iniqui basati su confessioni estorte attraverso la tortura". Questa sorte disumana, che sembra attendere tutti coloro che cerchino di far sentire la propria voce e di lottare pacificamente per una società migliore, è toccata nell’aprile 2019 anche ad altri sei ragazzi, come Abdullah al-Howaiti, arrestato all’età di 14 anni e condannato a morte a 17. Per aggirare la legge, i minorenni vengono condannati per crimini veri o presunti commessi da adolescenti per poi essere uccisi una volta compiuti i diciotto anni. Nel 2019 in Arabia saudita sono stati giustiziati 184 prigionieri, 27 nel 2020. Nel 2021 sono già 26 le pene capitali eseguite.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto