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Home » HP Trio » Arcigay LGBTI, a Reggio Emilia nasce la prima Casa Arcobaleno per vittime di omofobia

Arcigay LGBTI, a Reggio Emilia nasce la prima Casa Arcobaleno per vittime di omofobia

Quasi 8mila euro raccolti per fornire un'abitazione alle persone rifiutate dalla famiglia o dalla comunità di origine. L'associazione Arcigay Gioconda Reggio Emilia: “Vogliamo creare un luogo accogliente e sicuro per permettere a chi è in difficoltà di costruirsi una nuova vita"

Remy Morandi
22 Gennaio 2022
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Una Casa Arcobaleno per le persone LGBTI vittime di violenze e omofobia. L’associazione Arcigay Gioconda Reggio Emilia ci sta riuscendo. A tre settimane dalla sua conclusione, infatti, la campagna di raccolta fondi promossa per sostenere l’apertura della prima Casa Arcobaleno di Reggio Emilia ha quasi raggiunto gli 8mila euro. L’abitazione sarà messa a disposizione di quattro persone LGBTI che non hanno un tetto perché rifiutate dalla famiglia o dalla comunità di origine.

Il deputato Alessandro Zan con i membri dell’associazione Arcigay

L’obiettivo della campagna promossa da Arcigay Gioconda Reggio Emilia è quello di raggiungere tramite la raccolta fondi circa 10mila euro entro il 7 febbraio per finanziare e sostenere i costi dell’appartamento, per realizzare piccole opere di ristrutturazione, l’arredamento e il sostentamento delle persone accolte per il primo periodo di vita nella Casa Arcobaleno. “Vogliamo creare – sottolinea l’associazione – un luogo accogliente e sicuro per permettere alle persone in difficoltà di riprendersi e costruirsi un nuovo percorso di vita. Dal dormire al mangiare, fino al supporto psicologico e alla ricerca attiva del lavoro”.

Tra le ricompense previste per chi dona nella raccolta fondi è prevista anche la possibilità di scegliere a chi intitolare una delle camere della Casa Arcobaleno, che a trent’anni dalla sua scomparsa, è stata intitolata allo scrittore di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, Pier Vittorio Tondelli, quale ringraziamento speciale per il sostegno al progetto. Per volere dell’attivista Claudio Borri, la prima camera sarà dedicata a Bingo, tra le prime persone ad essersi iscritte ad Arcigay Gioconda e storico fotografo dell’associazione. “Voglio ricordare la figura di un uomo mite – spiega Borri – che sulla sua pelle aveva scontato il peso di non essere accettato dalla famiglia. Quindi ci tenevo a dare il nome di questa persona proprio perché una Casa Arcobaleno serve anche per vincere la solitudine”.

Omofobia e casi di violenza, oltre 179 vittime in un anno

L’idea dell’associazione di creare una Casa Arcobaleno per le persone LGBTI vittime di violenze e omofobia è nata proprio dalla consapevolezza di questo grave problema: dall’inizio del 2021 sono state oltre 179 le vittime di omofobia e come ricorda la stessa associazione, “stiamo parlando solo di quelle persone gay, lesbiche e trans che hanno avuto il coraggio di denunciare. Tantissime persone invece rimangono nell’ombra e senza nessuna rete di protezione, pensiamo agli adolescenti che vengono cacciati di casa perché hanno fatto coming out”. Solo a Reggio Emilia nel 2021 sono state una ventina le persone che si sono rivolte ad Arcigay perché vittime di discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. E i numeri non fanno che salire in breve tempo. Durante il lockdown, spiega in particolare l’associazione Arcigay Gioconda Reggio Emilia, gli SOS giunti sono stati tantissimi: si tratta di persone che nelle proprie abitazioni, in famiglia, sono state vittime di prevaricazioni o intimidazioni. Solo per il fatto di essere gay, lesbiche o trans.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Una Casa Arcobaleno per le persone LGBTI vittime di violenze e omofobia. L’associazione Arcigay Gioconda Reggio Emilia ci sta riuscendo. A tre settimane dalla sua conclusione, infatti, la campagna di raccolta fondi promossa per sostenere l’apertura della prima Casa Arcobaleno di Reggio Emilia ha quasi raggiunto gli 8mila euro. L’abitazione sarà messa a disposizione di quattro persone LGBTI che non hanno un tetto perché rifiutate dalla famiglia o dalla comunità di origine.
Il deputato Alessandro Zan con i membri dell'associazione Arcigay
L’obiettivo della campagna promossa da Arcigay Gioconda Reggio Emilia è quello di raggiungere tramite la raccolta fondi circa 10mila euro entro il 7 febbraio per finanziare e sostenere i costi dell’appartamento, per realizzare piccole opere di ristrutturazione, l’arredamento e il sostentamento delle persone accolte per il primo periodo di vita nella Casa Arcobaleno. “Vogliamo creare – sottolinea l’associazione – un luogo accogliente e sicuro per permettere alle persone in difficoltà di riprendersi e costruirsi un nuovo percorso di vita. Dal dormire al mangiare, fino al supporto psicologico e alla ricerca attiva del lavoro”. Tra le ricompense previste per chi dona nella raccolta fondi è prevista anche la possibilità di scegliere a chi intitolare una delle camere della Casa Arcobaleno, che a trent’anni dalla sua scomparsa, è stata intitolata allo scrittore di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, Pier Vittorio Tondelli, quale ringraziamento speciale per il sostegno al progetto. Per volere dell’attivista Claudio Borri, la prima camera sarà dedicata a Bingo, tra le prime persone ad essersi iscritte ad Arcigay Gioconda e storico fotografo dell’associazione. “Voglio ricordare la figura di un uomo mite – spiega Borri – che sulla sua pelle aveva scontato il peso di non essere accettato dalla famiglia. Quindi ci tenevo a dare il nome di questa persona proprio perché una Casa Arcobaleno serve anche per vincere la solitudine”.

Omofobia e casi di violenza, oltre 179 vittime in un anno

L’idea dell’associazione di creare una Casa Arcobaleno per le persone LGBTI vittime di violenze e omofobia è nata proprio dalla consapevolezza di questo grave problema: dall’inizio del 2021 sono state oltre 179 le vittime di omofobia e come ricorda la stessa associazione, “stiamo parlando solo di quelle persone gay, lesbiche e trans che hanno avuto il coraggio di denunciare. Tantissime persone invece rimangono nell’ombra e senza nessuna rete di protezione, pensiamo agli adolescenti che vengono cacciati di casa perché hanno fatto coming out”. Solo a Reggio Emilia nel 2021 sono state una ventina le persone che si sono rivolte ad Arcigay perché vittime di discriminazioni per il proprio orientamento sessuale. E i numeri non fanno che salire in breve tempo. Durante il lockdown, spiega in particolare l’associazione Arcigay Gioconda Reggio Emilia, gli SOS giunti sono stati tantissimi: si tratta di persone che nelle proprie abitazioni, in famiglia, sono state vittime di prevaricazioni o intimidazioni. Solo per il fatto di essere gay, lesbiche o trans.
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