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Home » HP Trio » Belle anche low cost: la regina di Spagna ha lo stesso vestito della donna che premia

Belle anche low cost: la regina di Spagna ha lo stesso vestito della donna che premia

Doña Letizia, icona di stile low cost e fast fashion, reagisce alla gaffe con grande entusiasmo

Sofia Francioni
7 Maggio 2022
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In Spagna, durante la cerimonia dei “Premi Regina Letizia 2021” che conferisce un riconoscimento a chi si distingue nel promuovere i diritti delle persone con disabilità, Regina e premiata indossano lo stesso abito. Una coincidenza sfortunata, una potenziale gaffe, che si risolve in un simpatico incontro. La regina Letizia abbraccia la donna e i fotografi le immortalano insieme: due donne belle, eleganti e unite. Nonostante i loro vestiti in bianco e nero siano costati appena 50 euro, 49.99 per l’esattezza. Un prezzo quasi per tutte le tasche, ma impensabile per quelle reali di Doña Letizia. Eppure, lei e la professoressa di diritto civile dell’Università di Siviglia per il 30esimo Royal Board on Disability Council hanno scelto proprio un abito di Mango, marchio di abbigliamento e accessori low cost fondato a Barcellona nel 1984 da due fratelli di origini turche.

Sold out per il vestito della concordia

La regina Letizia e la professoressa da lei premiata indossano lo stesso abito

Il modello da cocktail, sotto il ginocchio, indossato da entrambe con un décolleté nero è andato a ruba: nel sito di Mango il vestito ha fatto sold out nell’arco di un solo giorno. La regina Letizia, nata a Oviedo il 15 settembre 1972, è moglie del sovrano Filippo VI di Spagna. Dimessasi dall’incarico di giornalista a fine 2003, fa parte della famiglia reale di Spagna dal 22 maggio 2004, giorno del matrimonio con l’allora principe ereditario. Appassionata di moda e icona di stile, non è la prima volta che la regina viene immortalata con abiti low cost. Di recente è stata fotografata con un abito firmato dallo stilista spagnolo Adolfo Dominguez (National Designer Prize nel 2014) andato in saldo da 224 euro a 99 euro. Mentre la scorsa estate alle Canarie è stata paparazzata con una mise costata in totale soli 12 euro con tanto di espadrillas in abbinamento, le stesse scarpe in corda beige sfoggiate in altri eventi. Certo, la scelta di abiti low cost non è una novità della corona spagnola, in passato anche la duchessa Kate Middelton è stata sorpresa con abiti alla portata delle tasche di quasi tutti, ma per Doña Letizia quello del fast fashion sembra un vizio…

Letizia, la regina del low cost e del fast fashion 

La regina Letizia, 50 anni, è un’icona di stile, con i suoi outfit “sponsorizza” il low cost e il fast fashion

Nei tre look che vi presentiamo da sinistra, la regina è stata immortalata prima con un vestito squisitamente retrò di Zara con fondo verde e fantasia floreale, diventato subito di tendenza. Stessa sorte toccata all’abito blu, elegantissimo, indossato per una cena a Stoccolma in visita ufficiale dai reali svedesi: il brand dell’abito, H&M, è stato scelto per omaggiare i padroni di casa di cui era ospite dato che la grande catena è svedese. Infine, la gonna pitonata, sempre di Zara: un capo dalla stampa animalier che ha fatto subito scuola. La predilezione per il low cost di Doña Letizia sembra andare a braccetto con quella del fast fashion: cosa ne pensate?

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  • Addio alle distinzioni di genere all’Università di Pisa. Arrivano i bagni ‘genderless’, adottati per superare le categorizzazioni uomo-donna, che identificano il genere, e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. 

“È un atto di civiltà per dichiarare in modo fermo il nostro essere un’Università aperta, in cui la differenza è una ricchezza e le discriminazioni non hanno diritto alla cittadinanza", dichiara il rettore Paolo Mancarella.

Sono 86 quelli attivi dal 29 giugno in tutta l’Università di Pisa, la prima in Toscana e tra le prime in Italia ad adottare questa misura. 

"Mi auguro che sia solo l’inizio di una serie di cambiamenti e che possa essere di ispirazione per le altre università e scuole”, ha commentato Geremia, studente diventato in poco tempo il simbolo della battaglia per l’ottenimento della carriera alias. 

Di Gabriele Masiero e Ilaria Vallerini ✍

#lucenews #lucelanazione #universitàdipisa #unipi #bagnigenderless #genderless #geremia #genderrightsandequality
  • La decisione della Corte suprema americana di abolire il diritto all’aborto come principio costituzionale ha scatenato una vera e propria ondata di terrore anche al di fuori dei confini Usa. Una scelta che ha immediatamente sancito una sorta di condanna per milioni di donne in America ma che ha fatto indignare anche cittadini e cittadine di altri Paesi, non ultimi quelli italiani.

La sola legge 194 non basta più.

Anche se il numero di interruzioni volontarie di gravidanza in Italia continua a scendere e i tassi di abortività sono tra i più bassi al mondo, a spaventare è l’indagine “Mai Dati!” condotta su oltre 180 strutture dalla professoressa Chiara Lalli e da Sonia Montegiove, informatica e giornalista, pubblicata dall’Associazione Luca Coscioni.

Il quadro che emerge è drammatico: sono 31 (24 ospedali e 7 consultori) le strutture sanitarie nazionali con il 100% di personale sanitario obiettore, tra ginecologi, anestesisti, infermieri e OSS. Quasi 50 quelli con una percentuale superiore al 90% e oltre 80 quelli con un tasso di obiezione superiore all’80%.

A rimetterci, come sempre, sono però le persone, le donne.

L
  • “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. 

A dichiararlo è Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio. 

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

L’intervista completa a cura di Ilaria Vallerini è disponibile sul sito ✨

#lucenews #lucelanazione #saralorusso #ourgeneration #queerlove #pridemonth #proudtobepride #studenthotelfirenze
  • Sono tanti gli esperti e gli attivisti americani che si interrogano se la sentenza della Corte Suprema, che elimina il diritto all’aborto negli Usa, potrà avere impatti anche su altri diritti, compresi quelli alla privacy.

I procuratori possono decidere di indagare su qualsiasi donna che sia stata incinta ma non abbia portato a termine la gravidanza, anche in caso di aborti spontanei.

“La differenza tra ora e l’ultima volta che l’aborto è stato illegale negli Stati Uniti è che viviamo in un’era di sorveglianza digitale senza precedenti”.

A dirlo è la direttrice per la sicurezza informatica della Electronic Frontier Foundation Eva Galperin.

Il caso più eclatante è stato quello di Latice Fisher, la donna del Mississippi che nel 2017 era stata accusata di omicidio di secondo grado dopo aver partorito un bambino nato morto nel terzo trimestre perché, nelle settimane precedenti, aveva cercato online informazioni sulle pillole abortive. Non esisteva nessun’altra prova che Fisher avesse comprato le pillole, ma il caso è comunque durato fino al 2020, quando era stato archiviato.

Le autorità possono decidere di chiedere direttamente alle aziende di fornire i dati in loro possesso relativi a specifici utenti. Non si tratta soltanto di Google, Facebook, Instagram, TikTok o Amazon: a raccogliere dati che possono essere potenzialmente incriminanti sono anche i servizi di telefonia mobile, i provider di servizi Internet e qualsiasi app abbia accesso ai dati sulla posizione. Di solito queste informazioni vengono raccolte a fini pubblicitari, ma possono anche essere acquistate da privati o da forze dell’ordine.

Proprio per questo motivo negli ultimi giorni molte donne americane hanno cancellato le applicazioni per il monitoraggio delle mestruazioni dai loro cellulari, che secondo le stime vengono usate da un terzo delle donne statunitensi, nel timore che i dati raccolti sul proprio ciclo mestruale, o altri dettagli legati alla salute riproduttiva, dalle applicazioni possano essere usati contro di loro in future cause penali negli Stati in cui l’aborto è diventato illegale.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #dirittoallaborto #dirittoallaprivacy #usa #roevwade
In Spagna, durante la cerimonia dei "Premi Regina Letizia 2021" che conferisce un riconoscimento a chi si distingue nel promuovere i diritti delle persone con disabilità, Regina e premiata indossano lo stesso abito. Una coincidenza sfortunata, una potenziale gaffe, che si risolve in un simpatico incontro. La regina Letizia abbraccia la donna e i fotografi le immortalano insieme: due donne belle, eleganti e unite. Nonostante i loro vestiti in bianco e nero siano costati appena 50 euro, 49.99 per l'esattezza. Un prezzo quasi per tutte le tasche, ma impensabile per quelle reali di Doña Letizia. Eppure, lei e la professoressa di diritto civile dell'Università di Siviglia per il 30esimo Royal Board on Disability Council hanno scelto proprio un abito di Mango, marchio di abbigliamento e accessori low cost fondato a Barcellona nel 1984 da due fratelli di origini turche.

Sold out per il vestito della concordia

La regina Letizia e la professoressa da lei premiata indossano lo stesso abito
Il modello da cocktail, sotto il ginocchio, indossato da entrambe con un décolleté nero è andato a ruba: nel sito di Mango il vestito ha fatto sold out nell'arco di un solo giorno. La regina Letizia, nata a Oviedo il 15 settembre 1972, è moglie del sovrano Filippo VI di Spagna. Dimessasi dall'incarico di giornalista a fine 2003, fa parte della famiglia reale di Spagna dal 22 maggio 2004, giorno del matrimonio con l'allora principe ereditario. Appassionata di moda e icona di stile, non è la prima volta che la regina viene immortalata con abiti low cost. Di recente è stata fotografata con un abito firmato dallo stilista spagnolo Adolfo Dominguez (National Designer Prize nel 2014) andato in saldo da 224 euro a 99 euro. Mentre la scorsa estate alle Canarie è stata paparazzata con una mise costata in totale soli 12 euro con tanto di espadrillas in abbinamento, le stesse scarpe in corda beige sfoggiate in altri eventi. Certo, la scelta di abiti low cost non è una novità della corona spagnola, in passato anche la duchessa Kate Middelton è stata sorpresa con abiti alla portata delle tasche di quasi tutti, ma per Doña Letizia quello del fast fashion sembra un vizio...

Letizia, la regina del low cost e del fast fashion 

La regina Letizia, 50 anni, è un'icona di stile, con i suoi outfit "sponsorizza" il low cost e il fast fashion
Nei tre look che vi presentiamo da sinistra, la regina è stata immortalata prima con un vestito squisitamente retrò di Zara con fondo verde e fantasia floreale, diventato subito di tendenza. Stessa sorte toccata all'abito blu, elegantissimo, indossato per una cena a Stoccolma in visita ufficiale dai reali svedesi: il brand dell’abito, H&M, è stato scelto per omaggiare i padroni di casa di cui era ospite dato che la grande catena è svedese. Infine, la gonna pitonata, sempre di Zara: un capo dalla stampa animalier che ha fatto subito scuola. La predilezione per il low cost di Doña Letizia sembra andare a braccetto con quella del fast fashion: cosa ne pensate?
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