Un cortometraggio animato per spiegare l’“effetto spettatore”. E’ questo quello che fa la pellicola dal titolo Busline35A, realizzata dalla regista e animatrice Elena Felici in collaborazione con la scuola di animazione danese The Animation Workshop. Questo piccolo gioiello d’animazione racconta, in sei minuti, le dinamiche di questo fenomeno psicologico per cui le persone decidono di non intervenire in aiuto di un’altra.
Cos’è il bystander effect?
Con “effetto spettatore” si intende quel fenomeno sociale per il quale gli individui tendono a non soccorrere una persona in difficoltà, quando anche altre persone stanno assistendo alla stessa scena. I primi studiosi di questo particolare meccanismo furono negli anni Settanta Bibb Latané e John Darley, due psicologi della Columbia University che, in seguito all’uccisione di una donna per le strade di New York, spiegarono il fenomeno rifacendosi a due teorie: la prima si basa sull’idea che le persone presumono che vada tutto bene solo perché altre persone presenti non dimostrano di percepire alcunché di strano; la seconda, invece, parla di una diminuzione del senso di responsabilità avvertito da ciascun individuo quando sono presenti altri potenziali soccorritori.
La trama della pellicola
La trama è molto semplice: un autobus, tre personaggi, ognuno alle prese con i propri problemi personali e una domanda: “Se fosse toccato a te, cosa avresti fatto?“. Al centro della pellicola infatti c’è una ragazzina delle medie che torna a casa con un autobus notturno. A una delle fermate un uomo sale sul mezzo e si siede vicino alla giovane donna, iniziando a molestarla verbalmente e non solo. Sempre sullo stesso bus, a pochi sedili di distanza, sono presenti altre tre persone. E sono proprio loro, a ben vedere, i protagonisti silenziosi del film. Silenziosi perché nonostante i commenti rivolti dall’uomo alla ragazzina siano udibili a ognuno di loro, i tre spettatori restano impassibili, ognuno assorto nei propri pensieri. Pensieri che risuonano ad alta voce nella mente, quasi a cercare una via di fuga per giustificare la loro inerzia e, dunque, la loro complicità. Il contrasto tra la scena che avviene sullo sfondo, e le piccole e banali storie dei passeggeri, crea un’atmosfera tragicomica e inquietante, nella quale tutti sanno cosa sta accadendo, ma sperano che sia qualcun altro a fare il primo passo.
Il corto si ispira allo stile dei cineasti Don Hertzfeldt (Rejected) e Roy Andersson (Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza), i quali amalgamano tecniche miste di animazione, dalla stop-motion agli schizzi animati bidimensionali. La pellicola inoltre ha ricevuto premi e consensi in numerosi festival internazionali.