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Home » HP Trio » Campagna elettorale e crisi climatica: la faccenda dell’elefante nella stanza

Campagna elettorale e crisi climatica: la faccenda dell’elefante nella stanza

Di ambiente, tra i politici e i partiti, si parla molto ma in prospettiva futura. Invece l'emergenza è attualissima e a comprenderlo si ricaverebbe anche un tornaconto in termini di voti

Margherita Ambrogetti Damiani
17 Agosto 2022
Elefante nella stanza

La crisi climatica è l'elefante nella stanza nella campagna elettorale italiana

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Ferragosto ormai alle spalle, la campagna elettorale entra nel vivo. C’è chi riunisce gli organismi per approvare la composizione delle liste, chi si prepara a consultare la base e chi, “per le strade, tra la gente”, tra un “Credo” e un “Pronti”, cerca di convincere gli elettori a votare per il proprio schieramento. Tutto come da programma, considerando che all’appuntamento elettorale manca un mese e poco più. Non fosse per l’elefante nella stanza.

La crisi climatica è l’Elefante nella stanza

Se siete tra i pochi che non conoscono la faccenda dell’elefante nella stanza, provo a spiegarvela con un’immagine. Pensatevi in una stanza con altre persone a parlare di qualcosa. Al centro della stanza c’è un enorme, gigantesco, elefante impossibile da non vedere. Eppure, non ve ne curate. Continuate a parlare come se nulla fosse. Come se fosse del tutto normale la presenza di quell’animale dalle dimensioni decisamente poco discrete al centro della vostra stanza. A giudicare dalle prime battute elettorali, la crisi climatica pare essere finita esattamente nella casella “Elefante nella stanza”. Programmi elettorali, comizi, interventi in TV e sui social sono pieni zeppi – tra le tante altre – della parola ambiente. Peccato, però, che nessuno la declini al tempo presente. Si parla di ciò che dovrà essere, senza ammettere a se stessi e agli elettori che gli effetti della crisi climatica sono già reali e che serve darsi un metodo per non esserne travolti. Il libro dei sogni sulle politiche ambientali non basta più.

Greenwashing
Nei programmi politici al momento si parla molto di ambiente ma per il futuro, senza affrontare davvero l’emergenza già in atto

Nanni Moretti in “Caro diario” – pellicola che, peraltro, inizia proprio con un richiamo al Ferragosto – dice che le parole sono importanti. A parlare di sopravvivenza sul pianeta Terra appare difficile trovare espressione più azzeccata. E allora proviamo davvero a stare sul tema, chiarendo che se, da una parte, tutte e tutti siamo chiamati a lavorare per mitigare il processo (a partire dall’abbandono delle fonti fossili), dall’altra è fondamentale che si cominci a ragionare su sviluppo e attuazione di piani di adattamento. Siccità, eventi atmosferici estremi, crisi idrica, caldo torrido, scioglimento dei ghiacciai sono solo alcuni dei campanelli di allarme da non trascurare. Al contrario, dovremmo metterli in cima alla lista delle cose da fare oggi, non domani, convincendo chi dovrà rappresentarci a fare altrettanto. Che poi, a ben vedere, ci sarebbe pure un tornaconto elettorale, a ragionare in questi termini: quando la politica si mette (seriamente) a parlare di ambiente, riesce pure a rintracciare il cosiddetto voto dei giovani, che oggi nello Stivale sembra essersi perso chissà dove.

Il voto dei giovani

giovani voto emergenza clima
I giovani, quasi del tutto esclusi dalla politica, chiedono un’azione immediata e concreta per contrastare l’emergenza della crisi climatica (LaPresse)

Sì, perché i giovani, che purtroppo della classe politica fanno poco o niente parte e non per loro volontà, sono tra i pochi ad essersi battuti per accendere i riflettori sulla crisi climatica in atto. Il punto, forse, è che la crisi climatica conta ancora troppo pochi titoli di giornale. Non viene raccontata – e quindi percepita – come emergenza/urgenza e, di conseguenza, viene derubricata a questione secondaria, da affrontare poi, a margine, con la dovuta distanza e tenendo conto di equilibri politici di sorta. Peccato che le cose stiano in maniera diversa e per fortuna che l’Europa, seppur timidamente, non ci lascerà in balìa dei proclami. Tra l’altro, è bene ricordare che al di là dei confini nazionali c’è chi, tutto sommato, qualcosa di buono lo sta facendo, dimostrando che non solo è possibile ma è pure proficuo. Sarà mica che questa corsa alle poltrone tutta al maschile sia stata eccessivamente e per l’ennesima volta privata di un vero sguardo di genere che – forse – ci avrebbe aiutati a capire che è arrivato il momento di prendersi cura della casa che brucia?

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Ferragosto ormai alle spalle, la campagna elettorale entra nel vivo. C’è chi riunisce gli organismi per approvare la composizione delle liste, chi si prepara a consultare la base e chi, "per le strade, tra la gente", tra un "Credo" e un "Pronti", cerca di convincere gli elettori a votare per il proprio schieramento. Tutto come da programma, considerando che all’appuntamento elettorale manca un mese e poco più. Non fosse per l'elefante nella stanza.

La crisi climatica è l'Elefante nella stanza

Se siete tra i pochi che non conoscono la faccenda dell’elefante nella stanza, provo a spiegarvela con un’immagine. Pensatevi in una stanza con altre persone a parlare di qualcosa. Al centro della stanza c’è un enorme, gigantesco, elefante impossibile da non vedere. Eppure, non ve ne curate. Continuate a parlare come se nulla fosse. Come se fosse del tutto normale la presenza di quell’animale dalle dimensioni decisamente poco discrete al centro della vostra stanza. A giudicare dalle prime battute elettorali, la crisi climatica pare essere finita esattamente nella casella "Elefante nella stanza". Programmi elettorali, comizi, interventi in TV e sui social sono pieni zeppi - tra le tante altre - della parola ambiente. Peccato, però, che nessuno la declini al tempo presente. Si parla di ciò che dovrà essere, senza ammettere a se stessi e agli elettori che gli effetti della crisi climatica sono già reali e che serve darsi un metodo per non esserne travolti. Il libro dei sogni sulle politiche ambientali non basta più.
Greenwashing
Nei programmi politici al momento si parla molto di ambiente ma per il futuro, senza affrontare davvero l'emergenza già in atto
Nanni Moretti in "Caro diario" - pellicola che, peraltro, inizia proprio con un richiamo al Ferragosto - dice che le parole sono importanti. A parlare di sopravvivenza sul pianeta Terra appare difficile trovare espressione più azzeccata. E allora proviamo davvero a stare sul tema, chiarendo che se, da una parte, tutte e tutti siamo chiamati a lavorare per mitigare il processo (a partire dall’abbandono delle fonti fossili), dall’altra è fondamentale che si cominci a ragionare su sviluppo e attuazione di piani di adattamento. Siccità, eventi atmosferici estremi, crisi idrica, caldo torrido, scioglimento dei ghiacciai sono solo alcuni dei campanelli di allarme da non trascurare. Al contrario, dovremmo metterli in cima alla lista delle cose da fare oggi, non domani, convincendo chi dovrà rappresentarci a fare altrettanto. Che poi, a ben vedere, ci sarebbe pure un tornaconto elettorale, a ragionare in questi termini: quando la politica si mette (seriamente) a parlare di ambiente, riesce pure a rintracciare il cosiddetto voto dei giovani, che oggi nello Stivale sembra essersi perso chissà dove.

Il voto dei giovani

giovani voto emergenza clima
I giovani, quasi del tutto esclusi dalla politica, chiedono un'azione immediata e concreta per contrastare l'emergenza della crisi climatica (LaPresse)
Sì, perché i giovani, che purtroppo della classe politica fanno poco o niente parte e non per loro volontà, sono tra i pochi ad essersi battuti per accendere i riflettori sulla crisi climatica in atto. Il punto, forse, è che la crisi climatica conta ancora troppo pochi titoli di giornale. Non viene raccontata - e quindi percepita - come emergenza/urgenza e, di conseguenza, viene derubricata a questione secondaria, da affrontare poi, a margine, con la dovuta distanza e tenendo conto di equilibri politici di sorta. Peccato che le cose stiano in maniera diversa e per fortuna che l’Europa, seppur timidamente, non ci lascerà in balìa dei proclami. Tra l’altro, è bene ricordare che al di là dei confini nazionali c’è chi, tutto sommato, qualcosa di buono lo sta facendo, dimostrando che non solo è possibile ma è pure proficuo. Sarà mica che questa corsa alle poltrone tutta al maschile sia stata eccessivamente e per l’ennesima volta privata di un vero sguardo di genere che - forse - ci avrebbe aiutati a capire che è arrivato il momento di prendersi cura della casa che brucia?
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