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Home » HP Trio » Colombia, la protesta continua. Abusi, stupri e torture: le donne in piazza prese di mira dalla polizia

Colombia, la protesta continua. Abusi, stupri e torture: le donne in piazza prese di mira dalla polizia

"Ci gridavano puttane, puttane" o "Questa è perfetta da violentare". Sono solo alcune delle denunce di centinaia di manifestanti che raccontano le violenze e gli abusi subiti dagli agenti della polizia

Marianna Grazi
25 Giugno 2021
epa09172988  Demonstrators participate in a new day of protests against the tax reform, while commemorating International Workers' Day, in Cali, Colombia, 01 May 2021. Massive demonstrations and marches were held in the main cities of Colombia this Saturday to demand that Colombian President Ivan Duque withdraw the tax reform bill. The protests that have been going on for three days occur just as the country faces the third peak of the COVID-19 pandemic.  EPA/Ernesto Guzman Jr

epa09172988 Demonstrators participate in a new day of protests against the tax reform, while commemorating International Workers' Day, in Cali, Colombia, 01 May 2021. Massive demonstrations and marches were held in the main cities of Colombia this Saturday to demand that Colombian President Ivan Duque withdraw the tax reform bill. The protests that have been going on for three days occur just as the country faces the third peak of the COVID-19 pandemic. EPA/Ernesto Guzman Jr

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EPA/Ernesto Guzman Jr

Vanno avanti da fine aprile ma non accennano a fermarsi. Le proteste antigovernative in Colombia, sorte per contestare una proposta di riforma fiscale, poi abbandonata, continuano. E continua la repressione della polizia, portata avanti in modo violento e senza scrupoli. Al momento si contano 59 morti e più di 2.300 feriti.

Col passare delle settimane le manifestazioni si sono estese in gran parte del Paese, rivolgendosi contro le enormi disuguaglianze e la povertà, entrambi problemi che sarebbero stati aggravati dalla cattiva gestione della pandemia da parte del governo.

Brutalità e violenze sono all’ordine del giorno, ma a pagarne il prezzo maggiore sono le donne, le giovani e meno giovani manifestati che, oltre a rischiare di essere colpite dai proiettili della polizia, spesso devono subire torture e stupri da parte degli agenti che le arrestano. Costrette a spogliarsi completamente davanti a decine di agenti, insultate e minacciate, perfino violentate, come hanno certificato i sanitari in ospedale.

Emilia Márquez, co-direttrice della ong Temblores, si sta occupando di segnalare e denunciare gli abusi delle forze di sicurezza. L’attivista ha definito lo stupro “un’arma di guerra, oltre che un’arma di tortura per punire chi protesta”, e ha detto che a metà maggio l’associazione umanitaria aveva già ricevuto 18 segnalazioni di presunto stupro e 87 di violenze di genere. Ma è stato il gesto disperato di una ragazze di 17 anni che si è tolta la vita dopo essere stata abusata sessualmente dalla polizia a far veramente aprire gli occhi su queste pratiche disumane, lasciando incredulo l’intero Paese.

Lo scorso 12 maggio, infatti, Alison Ugus era stata arrestata mentre riprendeva col suo telefonino alcuni agenti che lanciavano gas lacrimogeni durante una protesta nella sua città, Popoyàn. Una volta rilasciata, Ugus ha scritto un post su Facebook, denunciando di essere stata stuprata da quattro agenti: due giorni dopo era stata trovata morta, per presunto suicidio.

“Ci gridavano puttane, puttane. Ci hanno chiesto cosa facevamo in giro, per strada, di notte e minacciavano di ucciderci”,  ha ricordato Karla Cardoso, 19 anni, parlando degli insulti ricevuti da lei e dalle amiche mentre tornava a casa. Un’altra ragazza ha raccontato di essere stata strattonata dopo aver partecipato a un corteo. “Otto agenti mi hanno circondato e uno ha detto agli altri: questa è perfetta da violentare. Aveva una pistola a pallini e me la puntava sul viso. Voleva spaventarmi, mi hanno salvato dei manifestanti giunti nel frattempo”.

Pratiche disumane, appunto, che hanno attirato ben presto l’attenzione internazionale. La Bbc ha svolto un’indagine sul campo, raccogliendo testimonianze che confermano quanto hanno già denunciato l’Ufficio dell’Ombudsman, struttura governativa a difesa dei diritti umani, e altre associazioni che si battono per i diritti di genere, come Temblores.

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  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
  • Paese che vai inquinamento che trovi. O, se volete, un mal comune che non diventa affatto un mezzo gaudio. Secondo uno studio pubblicato su “The Lancet Planetary Health”, primo autore il professore Yuming Guo, sono infatti a appena 8 milioni le persone che possono dire di respirare aria pulita: lo 0,001% della popolazione mondiale, che vive su una percentuale irrisoria del globo terraqueo, lo 0,18%.

Per i rimanenti 7 miliardi e passa la situazione è grama, se non critica, con la concentrazione annuale di polveri sottili che è costantemente al di sopra della soglia di sicurezza indicata dall’Oms, Organizzazione mondiale della sanità (PM2.5 inferiori a 5 µg/m3), un limite oltre il quale il rischio per la salute diventa considerevole. E come se non bastasse la concentrazione media giornaliera globale è di 32,8 µg/m3, più del doppio della soglia Oms.

Lo studio pubblicato su “Lancet” è il primo al mondo ad aver ricostruito i valori giornalieri di polveri sottili, ovvero smog, su tutto il Pianeta, attraverso un metodo complesso e multifattoriale che ha permesso di ottenere dei valori anche nelle regioni non monitorate, grazie a un mix fatto di osservazioni tradizionali di monitoraggio della qualità dell’aria, rilevatori meteorologici e di inquinamento atmosferico via satellite, metodi statistici e di apprendimento automatico (machine learning).

Dati allarmanti, dunque. Per quanto qualche segnale di miglioramento comincia a intravvedersi, con il totale dei giorni con concentrazioni eccessive che sta diminuendo nel complesso. I dati degli ultimi 20 anni rivelano delle tendenze positive in Europa e Nord America, dove l’inquinamento da PM2.5 è sceso, ma non in Asia meridionale, Australia e Nuova Zelanda, America Latina e Caraibi, dove il trend è invece di crescita. Le concentrazioni più elevate di PM2.5 sono state rilevate nelle regioni dell’Asia orientale (50 µg/m3) e meridionale (37,2 µg/m3), seguite dall’Africa settentrionale (30,1 µg/m3). Poco da gioire, dunque e molto da lavorare.

#lucenews #inquinamento
  • L’arrivo della bella stagione ha il sapore del gelato 🍦

Golosi ma di qualità. È il rapporto degli italiani con il gelato artigianale secondo un’indagine di Glovo. Piattaforma di consegne, e Gusto17, brand gourmet, in vista del Gelato Day del prossimo 24 marzo.

Nel 2022 solo sull’app di Glovo gli italiani hanno ordinato più di 2 milioni di gelati, il 16% in più rispetto al 2021, con una media di 5.500 gelati al giorno, principalmente dalle gelaterie di quartiere, facendo aumentare le vendite del 138% per i piccoli esercenti. In particolare, il picco di ordini si registra alle 21.

Tra i gusti più amati dagli italiani ci sono: crema, pistacchio, nocciola e Nutella. Questa la Top 10 delle città più golose di gelato: Roma, Milano, Torino, Palermo, Napoli, Firenze, Catania, Bologna, Bari e Verona.

🍨E voi, amanti del gelato, qual è il vostro gusto preferito? 

📸 Credits: @netflixit 

#lucenews #lucelanazione #gelatoday
  • 🗣«Persi undici chili in poco tempo. Per cercare di rialzarmi iniziai un percorso con uno psicologo, ma ho capito presto qual era il motivo per cui ero caduta dentro quel tunnel. E ho iniziato presto a lavorare su di me, da sola.

Nel 2014 avevo ripreso ad allenarmi da pochissimo tempo, quando ho incontrato una donna, Luana Angeletti. Ho scoperto dopo che era la mamma di un amico, ma la cosa importante è quello che lei mi disse quella volta.

Che avevo una struttura fisica adatta a competere nella categoria bikini, nel body-building. Mi è scattato dentro qualcosa, ho iniziato a lavorare perché volevo migliorare e finalmente farmi vedere dagli altri, dopo che per otto anni non ero andata neanche al mare perché mi vergognavo del mio fisico e della mia scoliosi. Grazie a Luana sono passata dal nascondermi allo stare su un palco guardata da tante persone. È stata decisiva.

Imparate a volervi bene, e se non ci riuscite con le vostre forze, non abbiate paura di farvi aiutare e seguire da altri. È importantissimo».

Dai disturbi alimentari al body building, l
EPA/Ernesto Guzman Jr
Vanno avanti da fine aprile ma non accennano a fermarsi. Le proteste antigovernative in Colombia, sorte per contestare una proposta di riforma fiscale, poi abbandonata, continuano. E continua la repressione della polizia, portata avanti in modo violento e senza scrupoli. Al momento si contano 59 morti e più di 2.300 feriti. Col passare delle settimane le manifestazioni si sono estese in gran parte del Paese, rivolgendosi contro le enormi disuguaglianze e la povertà, entrambi problemi che sarebbero stati aggravati dalla cattiva gestione della pandemia da parte del governo. Brutalità e violenze sono all'ordine del giorno, ma a pagarne il prezzo maggiore sono le donne, le giovani e meno giovani manifestati che, oltre a rischiare di essere colpite dai proiettili della polizia, spesso devono subire torture e stupri da parte degli agenti che le arrestano. Costrette a spogliarsi completamente davanti a decine di agenti, insultate e minacciate, perfino violentate, come hanno certificato i sanitari in ospedale. Emilia Márquez, co-direttrice della ong Temblores, si sta occupando di segnalare e denunciare gli abusi delle forze di sicurezza. L'attivista ha definito lo stupro "un’arma di guerra, oltre che un’arma di tortura per punire chi protesta", e ha detto che a metà maggio l'associazione umanitaria aveva già ricevuto 18 segnalazioni di presunto stupro e 87 di violenze di genere. Ma è stato il gesto disperato di una ragazze di 17 anni che si è tolta la vita dopo essere stata abusata sessualmente dalla polizia a far veramente aprire gli occhi su queste pratiche disumane, lasciando incredulo l'intero Paese. Lo scorso 12 maggio, infatti, Alison Ugus era stata arrestata mentre riprendeva col suo telefonino alcuni agenti che lanciavano gas lacrimogeni durante una protesta nella sua città, Popoyàn. Una volta rilasciata, Ugus ha scritto un post su Facebook, denunciando di essere stata stuprata da quattro agenti: due giorni dopo era stata trovata morta, per presunto suicidio. "Ci gridavano puttane, puttane. Ci hanno chiesto cosa facevamo in giro, per strada, di notte e minacciavano di ucciderci",  ha ricordato Karla Cardoso, 19 anni, parlando degli insulti ricevuti da lei e dalle amiche mentre tornava a casa. Un’altra ragazza ha raccontato di essere stata strattonata dopo aver partecipato a un corteo. "Otto agenti mi hanno circondato e uno ha detto agli altri: questa è perfetta da violentare. Aveva una pistola a pallini e me la puntava sul viso. Voleva spaventarmi, mi hanno salvato dei manifestanti giunti nel frattempo". Pratiche disumane, appunto, che hanno attirato ben presto l'attenzione internazionale. La Bbc ha svolto un’indagine sul campo, raccogliendo testimonianze che confermano quanto hanno già denunciato l’Ufficio dell’Ombudsman, struttura governativa a difesa dei diritti umani, e altre associazioni che si battono per i diritti di genere, come Temblores.
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