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Home » HP Trio » Cosa fare con una persona che vuole suicidarsi? Martina Pigliapoco e le tecniche per fermare un tentativo di suicidio

Cosa fare con una persona che vuole suicidarsi? Martina Pigliapoco e le tecniche per fermare un tentativo di suicidio

Al Festival di Sanremo 2022 è salita sul palco una carabiniera che ha salvato una donna dal suicidio. Ma cosa bisogna dire o fare in questi casi? Ecco come ci si deve comportare

Remy Morandi
4 Febbraio 2022
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La storia di Martina Pigliapoco, la carabiniera di 26 anni che ha salvato una donna dal suicidio, ha emozionato tutti al Festival di Sanremo 2022. Era una mattina di ottobre del 2021, quando la carabiniera riuscì dopo tre ore di conversazione a far desistere la signora, preoccupata per la sua situazione economica e per i tre figli da mantenere, nel suo tentativo di lanciarsi da un ponte e farla finita. A molti sorgono spontanee alcune domande: che cosa ha detto la carabiniera alla donna? E cosa fare con una persona che vuole suicidarsi? Esistono delle tecniche per fermare un tentativo di suicidio? Partiamo con ordine, affidando la risposta a queste domande alla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), ma partendo prima da quello che la carabiniera ha detto alla donna per farla desistere dal suicidio.

La carabiniera Martina Pigliapoco dialoga con la donna che sta per lanciarsi da un ponte vicino Belluno

Che cosa ha detto la carabiniera alla donna per salvarla?

La mattina del 4 ottobre 2021 Martina Pigliapoco, carabiniera in servizio nella stazione dell’Arma di San Vito di Cadore (Belluno), si reca di corsa su un ponte a Perarolo di Cadore, dove era stata avvistata una donna pronta a lanciarsi nel vuoto. La carabiniera arriva sul posto e vede in effetti che la donna aveva scavalcato le ringhiere del ponte e che sembrava sul punto di suicidarsi. La carabiniera si avvicina verso di lei, ma subito la donna le grida di fermarsi, minacciando di buttarsi di sotto. Qui inizia la conversazione tra le due, alla fine della quale, dopo tre ore, la carabiniera riesce a salvare la signora. “Continuava a ripetermi di non avvicinarmi”, dichiara la carabiniera in un’intervista a Fanpage. Per questo motivo Martina Pigliapoco si ferma e si mette a sedere sul ponte perché capisce di dover rispettare la volontà della donna. Se la donna, infatti, avesse pensato che le intenzioni della carabiniera erano quelle di gettarsi su di lei per afferrarla, si sarebbe molto probabilmente lanciata giù. Dunque la carabiniera si mette a sedere lontano dalla signora e in modo pacato e cordiale inizia a parlarle, per cercare di capire quali fossero i motivi che l’avevano spinta a una tale e drastica decisione. Inizia la conversazione. Martina Pigliapoco capisce di avere davanti una signora e madre di tre figli, preoccupata per la sua situazione economica. La tormentava “il pensiero di non riuscire a dare alle figlie un futuro migliore” e aveva “paura di non farcela a pagare tutte le spese di casa”, spiega la carabiniera. Martina Pigliapoco capisce dunque che uno dei punti deboli della signora erano proprio i figli e inizia a farle delle domande su di loro e sulla famiglia. La carabiniera insiste sulla famiglia, deve far capire alla donna che i suoi cari non l’hanno mai e non l’avrebbero mai abbandonata. Deve farle capire che loro l’avrebbero sempre sostenuta. Per tre ore le due donne parlano proprio di questo: dei figli e della famiglia. Tanto che a un certo punto, la signora interrompe la conversazione e telefona a un suo familiare. “Chiuso il telefono – rivela la carabiniera a Fanpage – è scoppiata a piangere e sono riuscita a fare dei passi verso di lei, finché non le sono arrivata accanto”. Martina Pigliapoco le prende la mano e aiuta con calma e gentilezza la signora ad arrampicarsi sul lato sicuro del ponte. A quel punto le due si sono abbracciate ed entrambe sono scoppiate a piangere. “Per strada mi ha detto di aver fatto un errore. Ha capito che nonostante le difficoltà la famiglia è sempre con lei e l’ha sempre sostenuta”, conclude la carabiniera.

La carabiniera Martina Pigliapoco va via abbracciata con la donna che stava per lanciarsi dal ponte

Che cosa bisogna dire (e fare) a chi sta per suicidarsi? Le tecniche dei soccorritori

La storia della carabiniera e della donna che si stava per lanciare da un ponte dimostra come l’empatia (il rispettare le volontà della donna, l’ascoltare i suoi problemi in merito a famiglia e soldi, l’abbraccio e il pianto delle due) sia fondamentale in una situazione di questo tipo. Ed è proprio l’empatia una delle tecniche utilizzate dai soccorritori per fermare una persona che vuole suicidarsi. Nel documento “La prevenzione del suicidio” stilato dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), tra i suggerimenti per la gestione della crisi suicidaria, c’è infatti proprio l’empatia. Vediamoli:

Cosa si deve fare con una persona che sta per suicidarsi

  • Ascoltare attentamente, con calma
  • Comprendere i sentimenti dell’altro con empatia
  • Emettere segnali non verbali di accettazione e rispetto
  • Esprimere rispetto per le opinioni e i valori della persona in crisi
  • Parlare onestamente e con semplicità
  • Esprimere la propria preoccupazione, l’accudimento e la solidarietà
  • Concentrarsi sui sentimenti della persona in crisi

 

Cosa NON si deve fare con una persona che sta per suicidarsi

  • Interrompere troppo spesso
  • Esprimere il proprio disagio
  • Dare l’impressione di essere occupato e frettoloso
  • Dare ordini
  • Fare affermazioni intrusive o poco chiare
  • Fare troppe domande
  • Ignorare o liquidare il problema
  • Agire con imbarazzo e paura

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
La storia di Martina Pigliapoco, la carabiniera di 26 anni che ha salvato una donna dal suicidio, ha emozionato tutti al Festival di Sanremo 2022. Era una mattina di ottobre del 2021, quando la carabiniera riuscì dopo tre ore di conversazione a far desistere la signora, preoccupata per la sua situazione economica e per i tre figli da mantenere, nel suo tentativo di lanciarsi da un ponte e farla finita. A molti sorgono spontanee alcune domande: che cosa ha detto la carabiniera alla donna? E cosa fare con una persona che vuole suicidarsi? Esistono delle tecniche per fermare un tentativo di suicidio? Partiamo con ordine, affidando la risposta a queste domande alla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), ma partendo prima da quello che la carabiniera ha detto alla donna per farla desistere dal suicidio.
La carabiniera Martina Pigliapoco dialoga con la donna che sta per lanciarsi da un ponte vicino Belluno

Che cosa ha detto la carabiniera alla donna per salvarla?

La mattina del 4 ottobre 2021 Martina Pigliapoco, carabiniera in servizio nella stazione dell'Arma di San Vito di Cadore (Belluno), si reca di corsa su un ponte a Perarolo di Cadore, dove era stata avvistata una donna pronta a lanciarsi nel vuoto. La carabiniera arriva sul posto e vede in effetti che la donna aveva scavalcato le ringhiere del ponte e che sembrava sul punto di suicidarsi. La carabiniera si avvicina verso di lei, ma subito la donna le grida di fermarsi, minacciando di buttarsi di sotto. Qui inizia la conversazione tra le due, alla fine della quale, dopo tre ore, la carabiniera riesce a salvare la signora. "Continuava a ripetermi di non avvicinarmi", dichiara la carabiniera in un'intervista a Fanpage. Per questo motivo Martina Pigliapoco si ferma e si mette a sedere sul ponte perché capisce di dover rispettare la volontà della donna. Se la donna, infatti, avesse pensato che le intenzioni della carabiniera erano quelle di gettarsi su di lei per afferrarla, si sarebbe molto probabilmente lanciata giù. Dunque la carabiniera si mette a sedere lontano dalla signora e in modo pacato e cordiale inizia a parlarle, per cercare di capire quali fossero i motivi che l'avevano spinta a una tale e drastica decisione. Inizia la conversazione. Martina Pigliapoco capisce di avere davanti una signora e madre di tre figli, preoccupata per la sua situazione economica. La tormentava "il pensiero di non riuscire a dare alle figlie un futuro migliore" e aveva "paura di non farcela a pagare tutte le spese di casa", spiega la carabiniera. Martina Pigliapoco capisce dunque che uno dei punti deboli della signora erano proprio i figli e inizia a farle delle domande su di loro e sulla famiglia. La carabiniera insiste sulla famiglia, deve far capire alla donna che i suoi cari non l'hanno mai e non l'avrebbero mai abbandonata. Deve farle capire che loro l'avrebbero sempre sostenuta. Per tre ore le due donne parlano proprio di questo: dei figli e della famiglia. Tanto che a un certo punto, la signora interrompe la conversazione e telefona a un suo familiare. "Chiuso il telefono - rivela la carabiniera a Fanpage - è scoppiata a piangere e sono riuscita a fare dei passi verso di lei, finché non le sono arrivata accanto". Martina Pigliapoco le prende la mano e aiuta con calma e gentilezza la signora ad arrampicarsi sul lato sicuro del ponte. A quel punto le due si sono abbracciate ed entrambe sono scoppiate a piangere. "Per strada mi ha detto di aver fatto un errore. Ha capito che nonostante le difficoltà la famiglia è sempre con lei e l'ha sempre sostenuta", conclude la carabiniera.
La carabiniera Martina Pigliapoco va via abbracciata con la donna che stava per lanciarsi dal ponte

Che cosa bisogna dire (e fare) a chi sta per suicidarsi? Le tecniche dei soccorritori

La storia della carabiniera e della donna che si stava per lanciare da un ponte dimostra come l'empatia (il rispettare le volontà della donna, l'ascoltare i suoi problemi in merito a famiglia e soldi, l'abbraccio e il pianto delle due) sia fondamentale in una situazione di questo tipo. Ed è proprio l'empatia una delle tecniche utilizzate dai soccorritori per fermare una persona che vuole suicidarsi. Nel documento "La prevenzione del suicidio" stilato dalla Società Italiana di Medicina Generale (SIMG), tra i suggerimenti per la gestione della crisi suicidaria, c'è infatti proprio l'empatia. Vediamoli: Cosa si deve fare con una persona che sta per suicidarsi
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  • Dare l'impressione di essere occupato e frettoloso
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